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L'anarchismo nell'era digitale
L’assemblea permanente è in rete
il manifesto
23 aprile 2014
pag. 11
Quegli stessi strumenti che ampliano gli spazi di azione sono utilizzabili anche per la “sorveglianza”
3 commenti
diego
Grazie infinite Alberto. Canetti lo leggo troppo «da destra», è vero.
agbiuso
Caro Diego,
ti ringrazio per la triplice lettura 🙂
La mia risposta generale alla questione che poni si trova per l’appunto nella recensione e soprattutto in Cyborgsofia, testo che tu conosci.
Venendo agli interrogativi più specifici:
– Per quanto riguarda Canetti, anche altre volte ho avuto l’impressione che tu ne conduca una lettura troppo elitaria. Canetti in realtà non giudica la massa ma la descrive in tutti i suoi aspetti e nelle sue articolazioni più nascoste.
– Tutti i progetti politici sono per fortuna «di nicchia»; soltanto i progetti totalitari vogliono coprire l’intero. L’anarchismo, poi, è presente ben al di là degli anarchici. In poche parole: se le società umane in qualche modo funzionano (anche se male), lo si deve in gran parte alle loro componenti libertarie.
– Il rischio che «tutti quanti abbiano torto» non ha nulla a che vedere con lo specifico della Rete ma con il principio stesso della democrazia numerica. Quando un’assemblea di qualunque genere e natura prende una decisione a maggioranza (l‘unanimità è il caso limite della maggioranza) rimane la possibilità che si sia sbagliata, web o non web.
– Molte espressioni della Rete sono certamente effimere e volgari ma il mio giudizio sulle potenzialità politiche e realmente democratiche del web è molto più aperto e fiducioso del tuo. La Rete, infatti, supera le due forme tradizionali di comunicazione –da uno a molti (radio, televisione, stampa) e da uno a uno (telefono, posta)- generando una comunicazione da molti a molti che mi sembra la forma più compiuta di democrazia.
Non solo: in Rete per lo più si scrive e questo segna la netta superiorità del web rispetto alla passività televisiva. E soprattutto Internet è una fonte preziosissima di informazione alternativa rispetto ai circuiti ufficiali e al mainstream dei grandi potentati di azienda e di partito.
La riprova sta nel fatto che chi arriva al potere in contesti comunicativamente sottosviluppati (come l’Italia), una delle prime cose che tenta è di censurare la Rete. Proprio per questo cerco di essere presente in Internet. Senza illusioni, naturalmente, ma cercando di dare voce alle posizioni realmente critiche verso l’esistente e i suoi padroni.
Credo che queste siano anche le tesi di due libertari come Castells e Ibáñez, protagonisti di questo sintetico ma fecondo dialogo.
diego
ho letto già tre volte la tua recensione, caro Alberto; per intanto allora comprerò il piccolo libro di Elèuthera
spero di trovarvi qualcosa circa una mia ipotesi riguardo i pericoli insiti nel web, cioè che l’eccesso di facilità nel consultare tutto il corpo sociale con estrema facilità non possa essere un potentissimo strumento nelle mani del potere
la «massa» di canettiana memoria non è depositaria del sapere giusto e ragionato, e puo’ essere facilmente innescata la «scarica» proprio grazie ad un mezzo così capillare quale il web
gli anarchici, nelle loro riflessioni e investigazioni, spesso elaborano concetti e analisi di grandissima qualità (gran parte degli articoli della rivista «A» sono davvero interessanti), ma non è un pensiero di massa, è spesso un pensiero incardinato in una nobile minoranza, un pensiero bello ma «di nicchia»
quindi mi domando: interpellare il corpo sociale senza mediazioni non è pericolosamente vicino al perpetuare quello che è il pensiero dominante?
questo il primo problema: interpelli tutti, ma se questi tutti hanno torto?
il secondo problema è:
secondo me il rischio che il web sia un illusorio sfogatoio per cui tutti abbiamo i famosi 15 minuti di gloria, tutti possiamo postare qualcosa, per cui siamo liberi, liberissimi, ma per questo siamo ininfluenti e sostanzialmente appagati ma ben poco attivi sulla realtà; per capirsi: il mio personale blog lo leggono circa 30 persone al giorno, che sono tanti per me, ma un nulla rispetto alla comunicazione che i centri di potere possono mettere in campo
comunque ordinerò il libro, grazie della tua recensione che è già di per sè una garanzia di qualità