Martedì 8 aprile 2014 alle 16,30 nell’auletta seminari del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania terrò insieme ad alcuni colleghi una relazione su Mente estesa e artefatti.
Più passa il tempo (involontario gioco di parole) più penso che il tema di fondo de «La mente temporale» sia la migliore definizione dell’umano in termini di distinzione rispetto alle soggettività non umane. Cosa differenzia uno di noi, per esempio da un cane? Anche il cane prova dolore, prova piacere, prova paura, ed anche sensazioni più complesse come affetto, amicizia, piacere della socialità e perfino noia, sensazione abbastanza sofisticata. Ma la differenza fondamentale (lo afferma di di cani ne ha allevati e addestrati a decine) è il rapporto con la temporalità. Il cane ha una memoria, ricorda molte cose anche meglio di noi, ma è estremamente limitata la sua possibilità di collegare una parola ad un ricordo. Tanto è vero che è assai sbagliato sgridare un cane per la marachella che ha compiuto ieri o anche due ore fa, accoglierebbe il rimprovero con mestizia, sopportando magari per affetto, ma senza collegare le nostre parole adirate con i fatti del giorno prima. Dunque noi umani siamo umani per la nostra continua mappatura del tempo, sia nel passato che nel futuro, e questo ovviamente colora in modo assoluto il nostro essere al mondo. Spero che il mio esempio sia consono, altrimenti vuol dire che devo ristudiare!
Caro Diego,
il seminario di oggi ha visto la partecipazione di numerosi studenti e di sei docenti del Dipartimento che si sono confrontati su un tema che tocca le loro diverse specializzazioni scientifiche -archeologi, antropologi, filosofi della scienza, del linguaggio, della mente, storici delle culture semitiche- ponendo i presupposti di metodo per ulteriori incontri che contiamo di organizzare.
Io ho cercato di chiarire alcuni concetti di base -cultura, tecnologia, tecnica-; ho poi detto qualcosa sui sei livelli che uniscono e differenziano il mondo naturale e umano:
le leggi fisiche
la struttura chimico-molecolare
i processi biologici
l’identità psichica
le relazioni sociali
i paradigmi e le visioni del mondo culturali.
Ho presentato e commentato le seguenti affermazioni:
«Per vedere qual è il contenuto di una mente non si deve guardare dentro un cervello, ma fuori di esso verso gli eventi che stanno costituendo il suo contenuto» (R. Manzotti – V. Tagliasco, Coscienza e realtà. Una teoria della coscienza per costruttori e studiosi di menti e cervelli, Il Mulino 2001, p. 454).
L’esser corpo (e non soltanto averne uno) è modalità costitutiva dell’essere-nel-mondo, e non dualisticamente «come supporto dello spirito in cui esso emerga, ma come interfaccia olistico dell’essere uomo dell’uomo, del suo fenomeno» (E. Mazzarella, Ermeneutica dell’effettività. Prospettive ontiche dell’ontologia heideggeriana, Guida 2001, p. 156)
La mente è soprattutto «un modo di descrivere l’esercizio di certe capacità che possediamo, capacità che pur sopravvenendo sull’attività dei nostri cervelli e sulle nostre varie transazioni con l’ambiente, non possono essere spiegate riduttivamente usando il vocabolario della fisica e della biologia, e neppure quello dell’informatica» (Manzotti-Tagliasco, p. 109).
Ho concluso affermando che questa modalità di apertura all’ambiente/mondo è sin dall’inizio –e quindi costitutivamente- inserita in un tessuto di relazioni con tutto ciò che sta fuori dalla testa, in quel mondo della vita che plasma i contenuti semantici e rende comprensibili gli eventi.
Sono poi seguite domande incrociate tra i docenti e da parte degli studenti. Si è parlato -tra l’altro- dell’origine del tutto empirico/pratica della scrittura in Mesopotamia, del continuismo/discontinuismo tra la nostra specie e gli altri animali, della differenza tra segni e simboli nella nostra e in altre culture. Insomma, un incontro davvero coinvolgente.
Caro Diego, prendi dunque un volo e vieni sotto il vulcano 🙂
Le tue parole mi hanno fatto ricordare di un’altra analoga richiesta di qualche giorno fa; ho dunque inserito sul sito gli appunti utilizzati per Neurociak.
l’argomento è di un deflagrante interesse per me; potessi seguire il mio desiderio di sapere, farei una corsa fino a Pisa e da lì un volo per Catania
più modestamente, se vorrai riservare il privilegio ai lettori di questo blog di un piccolo estratto dei punti salienti, penso sarà graditissimo, non solo a me, ma anche ad altri ben più degni di me
5 commenti
diego
Più passa il tempo (involontario gioco di parole) più penso che il tema di fondo de «La mente temporale» sia la migliore definizione dell’umano in termini di distinzione rispetto alle soggettività non umane. Cosa differenzia uno di noi, per esempio da un cane? Anche il cane prova dolore, prova piacere, prova paura, ed anche sensazioni più complesse come affetto, amicizia, piacere della socialità e perfino noia, sensazione abbastanza sofisticata. Ma la differenza fondamentale (lo afferma di di cani ne ha allevati e addestrati a decine) è il rapporto con la temporalità. Il cane ha una memoria, ricorda molte cose anche meglio di noi, ma è estremamente limitata la sua possibilità di collegare una parola ad un ricordo. Tanto è vero che è assai sbagliato sgridare un cane per la marachella che ha compiuto ieri o anche due ore fa, accoglierebbe il rimprovero con mestizia, sopportando magari per affetto, ma senza collegare le nostre parole adirate con i fatti del giorno prima. Dunque noi umani siamo umani per la nostra continua mappatura del tempo, sia nel passato che nel futuro, e questo ovviamente colora in modo assoluto il nostro essere al mondo. Spero che il mio esempio sia consono, altrimenti vuol dire che devo ristudiare!
diegod56
Sono i «tuoi» temi, caro Alberto, e, con immodestia lo scrivo, i «nostri» temi
agbiuso
Caro Diego,
il seminario di oggi ha visto la partecipazione di numerosi studenti e di sei docenti del Dipartimento che si sono confrontati su un tema che tocca le loro diverse specializzazioni scientifiche -archeologi, antropologi, filosofi della scienza, del linguaggio, della mente, storici delle culture semitiche- ponendo i presupposti di metodo per ulteriori incontri che contiamo di organizzare.
Io ho cercato di chiarire alcuni concetti di base -cultura, tecnologia, tecnica-; ho poi detto qualcosa sui sei livelli che uniscono e differenziano il mondo naturale e umano:
le leggi fisiche
la struttura chimico-molecolare
i processi biologici
l’identità psichica
le relazioni sociali
i paradigmi e le visioni del mondo culturali.
Ho presentato e commentato le seguenti affermazioni:
«Per vedere qual è il contenuto di una mente non si deve guardare dentro un cervello, ma fuori di esso verso gli eventi che stanno costituendo il suo contenuto» (R. Manzotti – V. Tagliasco, Coscienza e realtà. Una teoria della coscienza per costruttori e studiosi di menti e cervelli, Il Mulino 2001, p. 454).
L’esser corpo (e non soltanto averne uno) è modalità costitutiva dell’essere-nel-mondo, e non dualisticamente «come supporto dello spirito in cui esso emerga, ma come interfaccia olistico dell’essere uomo dell’uomo, del suo fenomeno» (E. Mazzarella, Ermeneutica dell’effettività. Prospettive ontiche dell’ontologia heideggeriana, Guida 2001, p. 156)
La mente è soprattutto «un modo di descrivere l’esercizio di certe capacità che possediamo, capacità che pur sopravvenendo sull’attività dei nostri cervelli e sulle nostre varie transazioni con l’ambiente, non possono essere spiegate riduttivamente usando il vocabolario della fisica e della biologia, e neppure quello dell’informatica» (Manzotti-Tagliasco, p. 109).
Ho concluso affermando che questa modalità di apertura all’ambiente/mondo è sin dall’inizio –e quindi costitutivamente- inserita in un tessuto di relazioni con tutto ciò che sta fuori dalla testa, in quel mondo della vita che plasma i contenuti semantici e rende comprensibili gli eventi.
Sono poi seguite domande incrociate tra i docenti e da parte degli studenti. Si è parlato -tra l’altro- dell’origine del tutto empirico/pratica della scrittura in Mesopotamia, del continuismo/discontinuismo tra la nostra specie e gli altri animali, della differenza tra segni e simboli nella nostra e in altre culture. Insomma, un incontro davvero coinvolgente.
agbiuso
Caro Diego, prendi dunque un volo e vieni sotto il vulcano 🙂
Le tue parole mi hanno fatto ricordare di un’altra analoga richiesta di qualche giorno fa; ho dunque inserito sul sito gli appunti utilizzati per Neurociak.
diegod56
l’argomento è di un deflagrante interesse per me; potessi seguire il mio desiderio di sapere, farei una corsa fino a Pisa e da lì un volo per Catania
più modestamente, se vorrai riservare il privilegio ai lettori di questo blog di un piccolo estratto dei punti salienti, penso sarà graditissimo, non solo a me, ma anche ad altri ben più degni di me