Homo ludens
Quando l’arte incontra il gioco
Gallerie d’Italia- Milano
Sino al 30 marzo 2014
Huizinga ha mostrato con efficacia attraverso quali vie e con quali forme l’elemento ludico ha generato e continua a nutrire il sapere, l’arte, la poesia, il diritto, la guerra, il mito, la filosofia. Se in molti di questi ambiti è stato perduto il nesso con il gioco, l’arte figurativa rimane permeata di una gratuità senza la quale si ridurrebbe a puro strumento di mercato o a narcisistica espressione dell’io. Quando invece prende sul serio il mondo, e quindi non prende sul serio se stesso, l’artista diventa il tramite per l’esplosione di numeri, lettere, forme logiche, colori accesi, che segna molta arte contemporanea e in particolare quella che si definisce cinetica e concettuale.
Così Antonella Mazzoni pone l’uno accanto all’altro un mandolino, un oboe, uno zufolo e sotto di essi la parola Art; il risultato ha l’evidenza di un nome/suono. Bruno Munari costruisce un Tetracono che ha tutta l’aria di uno di quei meravigliosi giochi che emergevano dalle scatole ricevute in regalo da bambini. Negli Scacchi di Enrico Baj ogni pezzo ha una propria personalità, abbigliamento, struttura e con essi sembra di esser pronti alla sfida dell’intelligenza. L’Archeologia di Emilio Tadini chiude la mostra e sembra trasformare il gioco in testimonianza antropologica per i millenni. Gli specchi, le strutture in rilievo, la paratassi iconica scandiscono questo percorso dentro la forma/gioco che è l’umano.