Serbelloni Mazzanti Viendalmare
La contessa Lorenza Goldrini Serbelloni Mazzanti Viendalmare aveva da sempre una spiccata inclinazione per i poveri. Senza di essi non poteva vivere e quindi operava affinché crescessero di numero. Un soggiorno in Africa le diede infatti le maggiori gioie di sua vita, tanto da spingerla a prendere in considerazione un trasferimento definitivo di là dal mare dal quale pur veniva.
E tuttavia quando la Repubblica Monarchica e Socialista di Gutania reclamò per lei un alto soglio non poté dir di no agli operai e ai contadini che a quella responsabilità l’avevano catapultata, vincendo la sua innata modestia di millenaria nobildonna. Il discorso d’insediamento suscitò l’entusiasmo dovuto a chi da Presidente della Stanza Suprema di Gutania discettava sul volgere dei mondi e su come aggiustar l’asse terrestre, da troppo tempo poco elegantemente inclinato di traverso. E ci sarebbe certo riuscita, la contessa, se non le si fossero messi d’ostacolo alcuni volgarissimi plebei poco interessati a rotazioni e rivoluzioni dell’asse e molto, invece, alle stelle e a come evitare che i banchieri di Gutania estendessero i loro forzieri al firmamento. Ma per quanto tali plebei strepitassero, urtando le nobili orecchiette goldriniane, la Presidente repubblicana monarchica e socialista ebbe alla bisogna il conforto di antichi ricordi della scuola. Le sovvenne quindi della ghigliottina. Non rammentava, è vero, che quello strumento aveva tolto ogni pensiero ad alcune sue antenate ma fu meglio. Perché lo utilizzò come pochi in Gutania avrebbero saputo, anzi come mai avevan fatto. E allora Zac! e ogni opposizione fu taciuta.
9 commenti
agbiuso
Laura Boldrini equiparata a Donna Prassede è meraviglioso.
===========
La Papessa Laura
di Marco Travaglio
Chissà se madonna Laura Boldrini, papessa della Camera, ha letto di recente I promessi sposi e s’è dunque imbattuta in Donna Prassede, bigottissima moglie di Don Ferrante, convinta di rappresentare il Bene sulla terra e dunque affaccendatissima a “raddrizzare i cervelli” del prossimo suo e anche le gambe ai cani, sempre naturalmente con le migliori intenzioni, di cui però – com’è noto – è lastricata la via per l’Inferno. Noi tenderemmo a escluderlo, altrimenti si sarebbe specchiata in quel personaggio petulante e pestilenziale descritto con feroce ironia da Alessandro Manzoni, e avrebbe smesso di interpretarlo ogni giorno dal suo scranno, anzi piedistallo di terza carica dello Stato.
Invece ha proseguito imperterrita fino all’altroieri, quando ha fatto sapere alla Nazione di non avere per nulla gradito l’imitazione “sessista” della ministra Boschi fatta a Ballarò da Virginia Raffaele, scambiando la satira per lesa maestà e l’umorismo su una donna potente per antifemminismo. E chissenefrega, risponderebbe in coro un altro paese, abituato alla democrazia, dunque impermeabile alla regola autoritaria dell’Ipse Dixit. Invece siamo in Italia, dove qualunque spostamento d’aria provocato dall’aprir bocca di un’Autorità suscita l’inevitabile dibattito.
Era già capitato quando la Rottermeier di Montecitorio aveva severamente ammonito le giovani italiane contro la tentazione di sfilare a Miss Italia, redarguito gli autori di uno spot che osava financo mostrare una madre di famiglia che serve in tavola la cena al marito e ai figli, sguinzagliato la Polizia postale alle calcagna degli zuzzurelloni che avevano postato sul web un suo fotomontaggio in deshabillé e fare battutacce – sessiste, ça va sans dire – sul suo esimio conto (come se capitasse solo a lei), proibito le foto e i video dei lavori parlamentari in nome di un malinteso decoro delle istituzioni, fatto ristampare intere risme di carta intestata per sostituire la sconveniente dicitura “Il presidente della Camera” con la più decorosa “La presidente della Camera”.
Il guaio è che questa occhiuta vestale della religione del Politicamente Corretto è incriticabile e intoccabile in quanto “buona”. E noi, tralasciando l’ampia letteratura esistente sulla cattiveria dei buoni, siamo d’accordo: Laura Boldrini, come volontaria nel Terzo Mondo e poi come alta commissaria Onu per i rifugiati, vanta un curriculum di bontà da santa subito. Poi però, poco più di un anno fa, entrò nel listino personale di Nichi Vendola e, non eletta da alcuno, anzi all’insaputa dei più, fu paracadutata a Montecitorio nelle file di un partito del 3 per cento e issata sullo scranno più alto da Bersani, in tandem con Grasso al Senato, nella speranza che i 5Stelle si contentassero di così poco e regalassero i loro voti al suo governo immaginario. Fu così che la donna che non ride mai e l’uomo che ride sempre (entrambi per motivi imperscrutabili) divennero presidenti della Camera e del Senato.
La maestrina dalla penna rossa si mise subito a vento, atteggiandosi a rappresentante della “società civile” (ovviamente ignara di tutto) e sventolando un’allergia congenita per scorte, auto blu e voli di Stato. Salvo poi, si capisce, portare a spasso il suo monumento con tanto di scorte, auto blu e voli di Stato. Tipo quello che la aviotrasportò in Sudafrica ai funerali di Mandela, in-salutata e irriconosciuta ospite, in compagnia del compagno. Le polemiche che ne seguirono furono immancabilmente bollate di “sessismo” e morte lì. Sessista è anche chi fa timidamente notare che una presidente della Camera messa lì da un partito clandestino dovrebbe astenersi dal trattare il maggior movimento di opposizione come un branco di baluba da rieducare, dallo zittire chi dice “il Pd è peggio del Pdl” con un bizzarro “non offenda”, dal levare la parola a chi osi nominare Napolitano invano, dal dare di “potenziale stupratore” a “chi partecipa al blog di Grillo”, dal ghigliottinare l’ostruzionismo per agevolare regali miliardari alle banche.
Se ogni tanto si ghigliottinasse la lingua prima di parlare farebbe del bene soprattutto a se stessa, che ne è la più bisognosa. In fondo non chiediamo molto, signora Papessa. Vorremmo soltanto essere lasciati in pace, a vivere e a ridere come ci pare, magari a goderci quel po’ di satira che ancora è consentito in tv, senza vederle alzare ogni due per tre il ditino ammonitorio e la voce monocorde da navigatore satellitare inceppato non appena l’opposizione si oppone. Se qualcuno l’avesse mai eletta, siamo certi che non l’avrebbe fatto perché lei gli insegnasse a vivere: eventualmente perché difendesse la Costituzione da assalti tipo la controriforma del 138 (che la vide insolitamente silente) e il potere legislativo dalle infinite interferenze del Quirinale e dai continui decreti del governo con fiducia incorporata (che la vedono stranamente afona).
Se poi volesse dare una ripassatina ai Promessi Sposi, le suggeriamo caldamente il capitolo XXVII: “Buon per lei (Lucia) che non era la sola a cui donna Prassede avesse a far del bene; sicché le baruffe non potevano esser così frequenti. Oltre il resto della servitù, tutti cervelli che avevan bisogno, più o meno, d’esser raddrizzati e guidati; oltre tutte l’altre occasioni di prestar lo stesso ufizio, per buon cuore, a molti con cui non era obbligata a niente: occasioni che cercava, se non s’offrivan da sé; aveva anche cinque figlie; nessuna in casa, ma che le davan più da pensare, che se ci fossero state. Tre eran monache, due maritate; e donna Prassede si trovava naturalmente aver tre monasteri e due case a cui soprintendere: impresa vasta e complicata, e tanto più faticosa, che due mariti, spalleggiati da padri, da madri, da fratelli, e tre badesse, fiancheggiate da altre dignità e da molte monache, non volevano accettare la sua soprintendenza. Era una guerra, anzi cinque guerre, coperte, gentili, fino a un certo segno, ma vive e senza tregua: era in tutti que’ luoghi un’attenzione continua a scansare la sua premura, a chiuder l’adito a’ suoi pareri, a eludere le sue richieste, a far che fosse al buio, più che si poteva, d’ogni affare. Non parlo de’ contrasti, delle difficoltà che incontrava nel maneggio d’altri affari anche più estranei: si sa che agli uomini il bene bisogna, le più volte, farlo per forza”.
Poco dopo, sventuratamente, la peste si portò via anche lei, ma la cosa fu così liquidata dal Manzoni: “Di donna Prassede, quando si dice ch’era morta, è detto tutto”. Amen.
===========
Fonte: Micromega, 11 marzo 2014
agbiuso
Grazie, caro Elio, per aver ricordato non soltanto alcune delle tante forme incivili e violente con le quali viene trattata l’opposizione parlamentare del Movimento 5 Stelle, ma anche il fatto che tutto questo sta servendo per nascondere uno degli aspetti più terribili del dramma italiano: la corruzione che frena e distrugge l’economia e per contrastare la quale in vent’anni di governo Forza Italia e il Partito Democratico non hanno fatto nulla perché nulla potevano fare, visti i loro interessi criminali e bancari.
Stamattina al TG3 -vale a dire alla radio di Stato- si diceva che le statistiche vedono l’Italia come il Paese europeo più corrotto dopo Romania, Bulgaria e Grecia.
A questo le istituzioni della Repubblica dovrebbero pensare, non a far la guerra ai gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle in un modo che esula da ogni regolamento interno (“ghigliottina”) e da ogni garanzia istituzionale.
Elio Rindone
Invece di dare assoluto rilievo al pesante giudizio dell’Europa sulla corruzione italiana, oggi molti giornali tornano ancora sugli insulti attribuiti al M5S nei confronti della presidente della Camera. Non parlano, però, degli insulti rivolti ai 5S. Lo fa, molto opportunamente, Marco Travaglio sul fattoquotidiano di oggi: di seguito qualche esempio tratto da un lunghissimo elenco.
Rottinculo. “Ciao rottinculo” (saluto dei deputati Pdl ai colleghi M5S, testimonianza della deputata Patrizia Terzon, 2013). “Vi faccio un culo così” (Mario Ferrara di Gal a Vincenzo Santangelo e Paola Taverna di M5S, Montecitorio, 22-11-13).
Merde & C. “Stronzo, coglione, venite fuori, quattro pezzi di merda, moralisti del cazzo” (deputati Pd e Pdl ai 5Stelle, Montecitorio, 10-9-13)
Finti morti. “Se trovassimo Grillo steso per terra, penseremmo: guarda cosa deve fare per tirare a campare un povero professionista del ridicolo” (Francesco Merlo, Repubblica, 4-9-12).
In galera. “Grillo è un fuorilegge della democrazia, parassita malato delle polemiche… Dovrebbe essere bandito dalla scena pubblica con metodi rigorosi ed estremi… È un mostro antidemocratico di volgarità e di menzogna… un’infusione di bestialità… Deve essere eliminato dal finto gioco delle regole e delle parti” (Giuliano Ferrara, Foglio, 3-2-14).
Bagasce. “Ciao bagascia” (due deputati del Pdl alla collega Paola Pinna del M5S, 30-6-13).
agbiuso
Questo documentato e bellissimo articolo di Elio Rindone mostra con l’evidenza della storia a quale abisso di autoritarismo sia arrivata l’Italia contemporanea, un Paese ancor meno libero di quello monarchico tra fine Ottocento e inizi Novecento.
Di tale autoritarismo imperante chiedo conto al partitoitalodemocratico forzuto.
Sappiate che non tutti siamo disposti a rinunciare a pensare, a essere liberi.
===========
LA GHIGLIOTTINA
di Elio Rindone | 02.02.2014
Maggio 1899: presentando al parlamento il suo secondo governo, Luigi Pelloux chiede che venga discusso e rapidamente approvato un disegno di legge contenente modifiche restrittive delle norme sulla pubblica sicurezza e sulla libertà di stampa.
Le forze d’opposizione, allora, decidono immediatamente di contrastare l’approvazione di provvedimenti considerati liberticidi ricorrendo a un nuovo metodo di lotta politica, l’ostruzionismo, che consiste nel pronunziare lunghi discorsi, chiedere ripetutamente la verifica del numero legale, proporre pregiudiziali e ordini del giorno o presentare emendamenti per ogni articolo del disegno di legge.
Altrettanto immediata la contromossa delle forze conservatrici, che propongono una modifica del regolamento della Camera: se la discussione di una legge si protrarrà in modo da ostacolare il regolare andamento dei lavori parlamentari, sarà possibile contingentare il tempo massimo dei singoli interventi e fissare il giorno in cui si procederà alla votazione. Ma, particolare non trascurabile, anche questa proposta di modifica, per essere approvata, dovrà superare l’ostruzionismo delle opposizioni.
Per vincerne le resistenze, il governo decide perciò di far passare le leggi liberticide con un decreto reale, che entrerà in vigore a breve, dopo che il parlamento avrà approvato, in tempi quindi prefissati, il disegno di legge per la sua conversione. Inevitabile la bagarre in aula: i deputati della Sinistra si precipitano nell’emiciclo per impedire la votazione e si scontrano con gli avversari, dando vita a un duro corpo a corpo, accompagnato da non metaforici cazzotti, a cui partecipano personaggi della levatura di Sidney Sonnino e Leonida Bissolati. E quando, nel marzo del 1900, la maggioranza vorrà approvare con un colpo di mano (consentito dal presidente della Camera, Giuseppe Colombo, subito definito perciò dagli avversari ‘indegno dell’ufficio’ ricoperto) le contestate modifiche del regolamento, le opposizioni (radicali, socialisti e, in un secondo momento, anche liberali progressisti) escono dall’aula gridando Abbasso il Governo! e addirittura Abbasso il re!.
A questo punto il Pelloux si convince che ci sia una sola via per ridimensionare la forza parlamentare dell’opposizione: lo scioglimento della Camera. Con le elezioni, spera infatti di ottenere dagli elettori l’approvazione della sua politica autoritaria, gradita al sovrano ma che invece risulterà sonoramente bocciata dalle urne. Il re Umberto I prende quindi atto dell’esito del voto, accetta le dimissioni di Pelloux e nel giugno del 1900 affida all’ottantenne presidente del Senato, Giuseppe Saracco, l’incarico di formare un governo che lascerà cadere i propositi illiberali del precedente ministero. Grazie a un ostruzionismo durato oltre un anno, l’opposizione ha vinto la sua battaglia.
Gennaio 2014: stanno per scadere i termini per la conversione di un decreto e una parte dell’opposizione, ritenendo che esso contenga, nascosto dietro la norma che abolisce la seconda rata dell’IMU, uno scandaloso regalo alle banche fatto a danno dei cittadini, ricorre all’ostruzionismo per farlo decadere. A poche ore dalla scadenza cosa fa la presidente della Camera? Decide che si debba interrompere la discussione e si debba passare alla votazione: il decreto è approvato e la battaglia dell’opposizione è vanificata.
È bene ricordare che si tratta di un fatto letteralmente inaudito, perché nella storia dell’Italia repubblicana è la prima volta, e a questo punto è facile prevedere che non sarà l’ultima, che accade qualcosa del genere. E si tratta di una decisione a dir poco discutibile, perché pare che il regolamento della Camera non preveda affatto la possibilità di troncare il dibattito nel caso di disegni di legge di conversione dei decreti.
Un atto di tale gravità poteva non provocare le dure proteste (purtroppo con degli eccessi, ma abbiamo ricordato qualche illustre precedente) di chi, utilizzando le armi della lotta parlamentare, si era battuto per il rispetto della Costituzione, che ammette il ricorso al decreto-legge solo in casi di necessità e urgenza e su temi omogenei? Nel caso in questione è difficile sostenere che la ricapitalizzazione di Bankitalia abbia qualcosa a che fare con l’abolizione della seconda rata dell’IMU e che rivesta i requisiti di necessità e urgenza.
Spetterebbe al presidente della Repubblica e a quelli di Camera e Senato il compito di impedire ogni abuso nel ricorso alla decretazione d’urgenza e quello di garantire i diritti delle opposizioni. Possiamo dire che ciò stia avvenendo? A giudicare dalla legge elettorale oggi in discussione, pare che si vada piuttosto nella direzione contraria: un premio consistente assegnerebbe, infatti, a una minoranza di nominati una maggioranza di seggi tale da governare senza il fastidio di una forte opposizione.
Come eliminare il sospetto che quanto avvenuto nei giorni scorsi alla Camera sia un chiaro segnale: renditi conto, cara opposizione, che da oggi in poi conterai sempre meno perché non avrai più l’unica arma di cui disponevi?!
E se fosse così, come non rimpiangere i bei tempi dell’Italia monarchica, quando era possibile bloccare le leggi illiberali e far cadere i governi, e in parlamento si poteva gridare abbasso il governo e abbasso il re? È possibile che l’Italia repubblicana si sia ridotta al punto che in parlamento si potrà gridare solo viva il governo e viva il re (pardon, il presidente)?
===========
Fonte: italialaica.it, 2.2.2014
agbiuso
La sintesi di Andrea Scanzi
======
La parzialità, la faziosità, la retorica e l’arroganza della Preside Super Vicky Boldrini sono semplicemente sconcertanti.
La sua, ormai, è una esondazione mediatica inaudita, all’insegna della mistificazione più ostentata e si direbbe quasi compiaciuta (cit). Viene un accenno di depressione a pensare che la sinistra italiana sia passata da Nilde Iotti a lei. Una delle peggiori presidenti della Camera mai viste. Spiace dirlo, ma la Boldrini sta ormai a Napolitano come la Biancofiore a Berlusconi.
Chiederle di essere arbitro della democrazia parlamentare è un po’ come chiedere a Lupin di fare la guardia alla Gioconda. Alla sua elezione aveva alimentato speranze, ma francamente non poteva agire e operare peggio di così. Peccato.
======
agbiuso
Per costoro, caro Pasquale, l’Europa è un alibi, come tutto il resto. A questo hanno ridotto quel luogo della mente -assai più che un continente- nel quale, come diceva Canetti, vorrei entrare ancor di più, altro che uscirne!
L’Europa dei banchieri, quindi l’Europa anche del Partito Democratico, sta divorando l’Europa della cultura e delle culture, l’Europa delle nostre letterature, l’Europa della scienza. Vi sostituiscono la caricatura di un territorio in mano a bande di massoni, di banchieri e di professionisti dei parlamenti.
Nel mio ordine interiore mi sento prima di tutto europeo, poi siciliano e infine italiano. Anche per questo sono radicato nella vera Europa e non in questa orrenda parodia del partitoitalodemocraticoforzuto.
Pasquale D'Ascola
Il disegno del pregiudicato sta per essere completato dal partito deteriore. Era detestabile un tempo come PCI ma giustificato dai tempi e dalla necessità. Ora è solo detestabile. La lista dei bersagli sta diventando troppo lunga. Non si illudano quanti pensano che stare in Europa costituisca una debole, ma garanzia. Pensino all’Ungheria.
Mi spiace che le mie iniziali coincidano. Dunque pasquale edgardo giuseppe Peg.
agbiuso
La violenza antidemocratica sta diventando preoccupante.
===========
“In Parlamento, lo scorso giovedì, sono avvenuti due fatti incontrovertibili. L’aggressione filmata e vista in tutto il mondo del questore di Scelta Civica D’Ambrouso alla portavoce del M5S Lupo e il totale stravolgimento delle regole parlamentari con l’interruzione d’imperio, motu proprio, degli interventi dell’opposizione sul decreto IMU/Bankitalia da parte della presidente della Camera Boldrini.
Un atto inaudito da parte di chi deve garantire la discussione parlamentare. Così incredibile da essere stato adottato, in totale spregio alla democrazia, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana. Il decreto legge è stato proposto dal Governo associando, in modo immotivato, la seconda rata dell’Imu alla sottrazione di valore di 7,5 miliardi alla Banca d’Italia regalati alle banche. Il M5S ha chiesto lo scorporo del decreto sull’IMU dalla predazione di Banca d’Italia. Gli è’ stato rifiutato. Ha chiesto di discuterne pubblicamente in Aula. E’ stato zittito insieme ai nove milioni di persone che l’hanno votato.
Ora, di fronte a questo scempio, la responsabilità di quanto è accaduto viene attribuita al M5S dal presidente del Consiglio Enrico Letta che minaccia, perché siamo giunti alle minacce, tolleranza zero verso chi esce dalle regole democratiche.
“Credo che ci sia stato un livello di tolleranza eccessivo, rispetto a modalità al di fuori di quelle consentite dalle regole democratiche. E’ da respingere con forza e nettezza sia atto d’accusa nei confronti del Capo dello Stato sia i comportamenti visti in queste ore”.
Si vuole annullare la voce di un’opposizione democratica che cerca di proteggere gli interessi degli italiani? Che ha rifiutato i rimborsi elettorali? Che non vuole regalare 7,5 miliardi di euro alle banche? Che pretende che le leggi vengano discusse in Parlamento e non in una stanza del Nazareno con un pregiudicato? Chi è dalla parte della democrazia e delle regole? Forse chi abusa eccessivamente della pazienza degli italiani e della LORO tolleranza?”
Beppe Grillo – Gianroberto Casaleggio
===========
Fonte: #TolleranzaLetta
agbiuso
Stupefacenti le coincidenze con l’operato dell’attuale Presidente della Camera dei deputati in Italia:
==========
“La Presidente Laura Boldrini è riuscita a passare alla storia. Con la voce tremante, le mani malferme, in mezzo ad un’aula parlamentare trasformata in un delirio di proteste, ha annunciato la famosa “tagliola” e in appena un minuto ha fatto votare l’ignominioso decreto IMU/Bankitalia per poi scappare dalla porta posteriore.
La Boldrini si vergognava di essere colei che, per la prima volta in settant’anni di Repubblica, ha tappato la bocca alle opposizioni appartenendo lei stessa all’opposizione.
Fittizia, ovvio: il suo partitino servile nel mezzo del caos ha sfidato il MoVimento 5 Stelle cantando “Bella Ciao” insieme al PD, come se il bavaglio fosse qualcosa da festeggiare. Gente senza dignità alcuna.
Forse, la Boldrini si vergognerà ancora di più osservando le immagini dalla “sua” aula, quella che lei dovrebbe gestire. Insulti, parolacce, minacce all’indirizzo delle opposizioni, e l’inaudito gesto del deputato questore Dambruoso (Scelta Civica) che ha schiaffeggiato con violenza la cittadina Loredana Lupo rivendicandolo poi sfacciatamente.
Tante prime volte, in una giornata nera per il Parlamento. E due donne: una principessa obbediente, ed una cittadina malmenata. Molti altri italiani (e italiane) direbbero che, invece, non c’è proprio nulla di nuovo.”.
MoVimento 5 Stelle Camera
==========
Fonte: Laura #TagliolaBoldrini