Attraversa il corridoio e si siede in prima fila. E sedendosi dichiara a voce alta che lei non ha niente contro gli animali ma che non intende viaggiare accanto a un cane, il quale «deve stare a casa sua». Intima poi all’assistente di volo di portarle la valigia. Lo ripete a tutti là intorno: lei il cane la valigia e ancora il cane la valigia lei. A voce sempre alta. Il suo vicino si allontana di una poltrona; non fa in tempo e arriva un altro tizio che gli chiede se può cedergli il posto (non si capisce perché). L’altro naturalmente risponde di no. Intanto la donna ancora sbraita sul caneleivaligia. E a metà volo l’arpia chiede nuovamente di avere il proprio bagaglio, anche se non c’è proprio dove metterlo. Promette di andare a prenderselo da sola. E lo fa. Tornata con la valigia, l’assistente di volo le ricorda che è già molto se ha ottenuto di cambiare posto ma che non può tenersi anche il bagaglio. Lei risponde minacciandola «se tocca la mia valigia». Una colluttazione le sottrae il bagaglio. E la malnata riprende i suoi alti lai valigiacaneschi. In fase di atterraggio -siamo più o meno a mille metri di altezza- si accende il plinplon di un telefono. Qualche malato di cellulare non è riuscito ad attendere ancora per pochi minuti la somministrazione della sua droga.
Adulti infantili, cervelli istupiditi, corpi volgari nello spazio. Il cane si è risparmiato il disonore di viaggiare accanto a un umano di tal fatta. Ma i suoi antenati hanno commesso l’errore di sottomettersi all’Homo sapiens. Avrebbero dovuto sbranarlo.
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13 commenti
agbiuso
Assai più che curioso, veramente istruttivo.
Persino “una modesta imitazione di porfirio rubirosa” (bellissima questa) può sentirsi intimidito dalla buona educazione.
La buona educazione, già, un atteggiamento diventato ormai rivoluzionario dopo che piccolo borghesi seduti nei cinema non si sa perché, presuntuosi giovinastri laureadotati, teppisti fuori dagli stadi e matrone impellicciate si vanno scatenando in autentici sabba della maleducazione.
Da sempre nutro un vero e proprio culto verso le buone maniere. Puoi anche ferire a morte ma è tuo dovere farlo con cortesia. Senza le forme diventiamo fango.
Pasquale D'Ascola
Scusa Alberto mi era sfuggita; deliziosa. Ma senti questa. Treno regio 2559 delle 16:20 da Milano centrale a Lecco. Carrozza piena. Un tizio prende la parola con il telefono e ci fa conoscere a gran voce tutti dettagli della sua grana con l’assicurazione dell’auto e il meccanico. Ma il bello deve ancor avvenire. Ed eccolo, una modesta imitazione di porfirio rubirosa sale, si installa e apre le conversazioni con il suo di telefono. Il volume della voce sale quasi subito per allinearsi prima, contrastare poi e superare infine, quello dei posti accanto. Parte un shh da qualche angolo della vettura, femminile, ma disatteso. Poi mi alzo io, individuo il porfirio, lo è, di sicuro è un fascista biologico, baffetti e tutto denunciano un uomo in svendita totale, un federale privo di orizzonti adesso che non c’è più lui ma un altro; vabbè, m’inchino in namasté sorrido e senza interromperlo, grida sempre di più, accenno un gentile, Si abbassi di tono, ha comperato solo il biglietto non il treno. Magnifico egli non scosta nemmeno la bocca dal fiero pasto e in diretta urla, Ma cosa vuole, che abbassi la voce, perchè, accento grave da lombardo in trasferta interna, Le dà fastidio, ma non so qui c’è uno che gli do fastidio e allora se gli do fastidio, dice al telefono e a chi gli corrisponde, che se ne vada vada vada là nel deposito bagagli. La vettura ha infatti un comparto per le bici e i bagagli ingombranti non riscaldato. Il federale porfirio sottolinea le parole, se mai ce ne fosse bisogno, con il gesto della mano a dita chiuse che ondeggiano indicando la direzione del bagagliaio. Ma non ondeggio io e gli risponde con candore, Siamo tanti qui, vada lei di là. E me ne torno al mio sedile. Prima però suggerisco di abbassare il master del volume anche al compare dall’assicurazione problematica.
Dopo qualche secondo di borbottio e proteste però gli urli si chetano e le telefonate finiscono. Curioso, vero.
Illumination
Io,Mila,Stella,Eva,Adria,Achille,Chicco,Shiro,Coccolino,Birba,Vito,Shila,Cleide,Russina,Napoleone,Luna,Giallo, Mila2,Mila3,Mila4,Mila5,Grigina…Siamo avvertiti, non prenderemo l’aereo, ci terremo lontani da tutti gli umani, anche da quelli che prendono il treno. Grazie Alberto!
Adriana Bolfo
Correggo la scritta translitterata:
Kalà Kristoùgenna.
Adriana Bolfo
Totalmente d’accordo con diegod56, non solo per l’apprezzamento 😉
Colgo l’occasione per fare a tutti gli auguri di Buon Natale nella forma con cui ultimamente sto vessando il prossimo:
Kalà Kristugenna
neogreco con accento tonico sulla u, non so se anche grafico, e ciò per ricordare ancora una volta i GRECI, realmente vessati dall’€uropa.
diegod56
La riflessione dell’amica Adriana Bolfo, non è affatto banale. È un po’ che ci penso, nel rileggere questa gustosa brachilogia (caro Alberto, secondo me hai se vuoi anche una penna briosa per il genere comico).
Il cane è un prodotto antropico, nel senso che l’uomo è intervenuto con forza nel processo della selezione plasmando una forma di vita adattata alla convivenza fra le due specie. Questo non è «innaturale» giacchè forme di collaborazione fra specie sono presenti in natura già nelle forme primordiali e lo stesso corpo umano vive per la simbiosi con milioni di batteri nell’intestino, i quali hanno bisogno dell’uomo che, a sua volta, senza di loro non vivrebbe.
Quindi verso i cani dobbiamo avere un atteggiamento non semplicemente di rispetto, ma anche di responsabilità, nel senso che quel ramo della storia della vita si è intrecciato indissolubilmente con quella parte della biologia umana che definiamo «cultura», in un intreccio indissolubile, che separiamo solo per comodità concettuale, lessicale. I cani, i nostri cani, sono parte dell’umano, sono parte del «mondo» umano. Non possiamo non amarli, sarebbe un tradimento.
Adriana Bolfo
Meno male che non l’hanno fatto, sbranare etc etc., altrimenti non saremmo qui a ragionarne, eh eh…
Contributo utile ad abbassare il livello degli altri commenti 😉
Cateno Tempio
Che scena surreale! Eppure, anche se non nella forma almeno nella sostanza, a scene del genere si assiste quotidianamente, basta andare un po’ in giro. Una sequela di scene surreali: di questo è fatta la realtà.
Non posso che concordare appieno con la chiusa.
agbiuso
Grazie, cari amici. Quel cagnetto ignora lo scampato pericolo di una pessima compagnia. Altri viaggiatori ce la siamo sorbita ma tutti con grande disprezzo verso la zoticona.
Giusy Randazzo
Caro Alberto,
la tracotanza, l’ignoranza, l’idiozia umane rendono gli animali i migliori compagni di viaggio, persino di quello esistenziale.
“Adulti infantili, cervelli istupiditi, corpi volgari nello spazio”. Che magnifica sintesi!
Un abbraccio,
Giusy
biagio guastella
L’epiteto “bestia” si confà più all’animale uomo che agli altri animali.
diego
Peccato, è meraviglioso stare accanto ad un cane.
Augusto
Concordo, ma a patto che i notri antenati non fossero andati di traverso in gola ai cagnetti primitivi…