Confalonieri ricevuto da Napolitano; Violante che delira di ulteriori gradi di giudizio; orde di giornalisti, giuristi e deputati scatenati a difesa del loro padrone. Tutto per sottrarre un cittadino alla sentenza definitiva della Cassazione. Nello stesso tempo, attivisti No Tav sono in galera da mesi senza processo. La Rivoluzione Francese è servita a poco. Lo Stato è sempre il luogo del crimine organizzato.
46 commenti
agbiuso
Intressante analisi di Adriano Todaro, su girodivite.it, a proposito di Sergio Mattarella, del detto e del non detto che lo circonda:
Un grigio siciliano
agbiuso
Ca cettu, Pasquale.
Non perdono tempo.
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Corruzione, i partiti applaudono Mattarella. Ma poi bloccano la legge
il Fatto Quotidiano, 4.2.2015
Ieri le ovazioni multipartisan alle parole del neopresidente sulla lotta al sistema della tangenti. Oggi il voto compatto al Senato contro la richiesta del M5S di avviare la discussione del ddl Grasso che prevede pene più dure. Votano sì solo grillini, Sel e Misto. Cioffi: “Anche la Lega di Salvini difende i corrotti”
agbiuso
Meraviglioso il tuo pastiche linguistico, Pasquale, che condivido per intero. «Un viso nipponico» è strepitoso. Evidentemente dietro il ferreo controllo di partito-coalizione sull’elezione quirinalizia (le diverse bande hanno scritto in modo differente il nome di Sergio Mattarella, Mattarella Sergio, Onorevole Mattarella, S.Mattarella e così via) ci sono accordi che garantiscono, debbono garantire, il delinquente di Arcore.
Si racconta che Mattarella, molti anni fa, abbia definito Mediaset «un incubo», che ora sembra però scaduto al livello di sogno. E chi avrebbe mai potuto, per l’appunto, far immaginare al buon catto-nipponico l’evenienza della Presidenza? Il Quirinale val bene un incubo.
Lo Stato biscazziere (ho letto il terribile articolo del manifesto sulla gente perduta dietro bingo, lotterie, scommesse legali, gratta e perdi).
Lo Stato puttaniere (le ragazze dell’invitato al Quirinale).
Lo Stato torturatore di Gulotta. Lo Stato assassino di Giuseppe Pinelli, del G8 genovese e di tanti altri omicidi e stragi.
Lo Stato, per l’appunto, criminale.
I hate them too.
Pasquale D'Ascola
Mi correggo non era condizionale ma indicativo presente e futuro anteriore. La dama di arcore va a palazzo, e senza jihab. Si è convertita al cattomanesimo. Ah merde presidente zero e lode. Ora si capisce perché alla fosse ardeatine, a onorare i martìri della bozen. P.
Pasquale D'Ascola
Ca certo Alberto. Del resto io non so più che lacrime piangere. Il nuovo presidente invita /rebbe il belluscone a palazzo per il giuramento, o è lo spergiuro? Basta il condizionale ad assolvere l’eventuale pensiero deteriore? E quella che ci deve pensare su, la dama smarrita di arcore.
Il nuovo presidente va a spasso con la pinda panda di menarchionne eh eh poi va a messa. Olà. Il nuovo presidente nel suo passeggio iperscortato, iperprotetto dai devoti come nemmeno santa rosalia e interrogato da sciocchi giornalisti, nello stile che si confà allo stato, orbu sordu e taci, mica arrisponne, gnanca un plissè per dirla lombarda; nemmeno, su richiesta, un sorriso. Nix. Un viso nipponico. E bastava così poco. Un, Grazie grazie signori, non so che cosa rispondere, mi avete inguaiato con questa carica e sono uomo di poche parole, cercherò di fare molti fatti e buoni per il nostro paese. Accetto consigli. Scrivetemi. E adesso chiedo pirdonanza che ho da dare retta a questo mischino qui ( un carneade che gli parlava fitto fitto). Ma niente, il palazzo ha la patta abbottonata, mai che ci faccia vedere il pacco bomba che tiene lì sotto. I hate them. Do you? P.
agbiuso
Molto tempo fa alcuni cittadini furono in Italia condannati all’ergastolo perché confessarono sotto tortura l’omicidio di due carabinieri.
Ora sono stati assolti. Uno di loro -Giuseppe Gulotta- racconta come e perché ha scontato ingiustamente 22 anni di prigione. E dice: «I veri colpevoli evidentemente fanno parte dello stesso Stato che ha depistato le indagini. Sui giornali ho letto varie ipotesi: mi sembra verosimile quella che ricollega la strage alla presenza di una base Gladio in quella zona» (Fonte: “La strage di Alcamo Marina 39 anni fa Gulotta: “Lo Stato mi ha lasciato solo”, Antimafia 2000).
Si conferma che “lo Stato è sempre il luogo del crimine organizzato”.
agbiuso
Un’evidente conferma del fatto che lo Stato è il luogo del crimine organizzato.
E una conferma anche dei nefasti accordi tra i banditi del Partito Democratico e i banditi di Forza Italia, con la garanzia super partes di Giorgio Napolitano.
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In lutto per la giustizia
di Paolo Flores d’Arcais
Si avvicinano le feste di Natale, ma per la giustizia questi sono giorni di lutto. Ieri la Procura di Palermo è stata commissariata dal PUP (Partito Unico della Politica). Tutti i membri “laici” del Csm (tutti! Compreso quello votato, con evidente leggerezza, dal M5S, sugli altri di “sinistra” non stendiamo neppure un velo pietoso, ormai “sinistra” è sinonimo di inciucio e altri patti del Nazareno) al Csm hanno votato compatti per Lo Voi, privo dei requisiti solitamente indicati per un incarico dirigenziale del genere, allo scopo di impedire che due magistrati da anni diversamente impegnati contro la mafia, Lo Forte e Lari, potessero prevalere (quella di Lo Forte era la nomina praticamente ovvia, se il Csm applicasse i criteri sbandierati in ogni documento, cerimonia solenne, monito presidenziale).
I migliori tecnici del diritto sostengono che ci sono tutte le premesse per un ricorso al Tar che rovesci una decisione in cui la negazione dell’imparzialità grida al cospetto del cielo. Ma ormai la tecnica giuridica sempre meno detta il diritto, sempre più la giustizia e i suoi annessi e connessi obbediscono ai voleri del Palazzo, agli umori dell’establishment, alla “legge” del più forte, che della giustizia è negazione. Quindi, una sentenza giusta del Tar sarebbe un miracolo, come sarebbe stato un miracolo una decisione equa, meritocratica, da parte del Csm (lo avevamo già scritto del resto un paio di settimane fa).
Perché i due tratti salienti della carriera del neo-procuratore Lo Voi sono il rifiuto di firmare l’appello con cui tutti magistrati antimafia chiesero, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, l’allontanamento del procuratore Giammanco, indimenticabile nemico di Falcone, e la nomina a un importante incarico europeo (Eurojust) da parte del governo Berlusconi. Mentre il curriculum anti-mafia (e non solo) di Lo Forte è impressionante, e assai cospicuo anche quello di Lari: ragioni inoppugnabili per NON nominarli, da parte di un establishment che NON vuole la lotta alla mafia proprio quando di tale lotta si riempie vieppiù la bocca.
Di fronte al carattere ciclopicamente scandaloso della scelta fatta dall’organo che dovrebbe assicurare l’autogoverno dei magistrati (sic!) i membri togati che hanno votato in ottemperanza ai criteri che tutti solennemente proclamano, dovrebbero trovare l’elementare coraggio di dimettersi in massa, unico modo per porre di fronte all’opinione pubblica la drammaticità di una situazione che oltretutto mette irresponsabilmente ad ulteriore repentaglio la vita dei magistrati che a Palermo la mafia la combattono davvero. Perché è stato scritto infinite volte, e ripetuto in infinite commemorazioni ufficiali e solennissime, che isolare Falcone e Borsellino che la combattevano è stato per la mafia il segnale che si poteva colpirli.
Sarebbe consolante poter scrivere che comunque ci sarà un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica, nelle grandi testate “indipendenti” che in altri momenti e per molto meno (or non è guari, non decenni fa) chiamavano a mobilitarsi in piazza, tra i colleghi dei magistrati così ingiuriosamente privati di quanto i criteri stessi proclamati dal Csm doveva loro conferire. Non accadrà nulla, probabilmente, complice anche il clima natalizio, festoso di mega-applausi per gli etici comandamenti in salsa catodica ma vilmente indigente di indignazione quando nella realtà i valori più elementari della nostra Costituzione vengono calpestati.
E il sonno dell’indignazione genera mostri.
La giustizia del Gattopardo
di Marco Travaglio, da il Fatto quotidiano, 18 dicembre 2014
Ieri, con la nomina di Franco Lo Voi a successore di Francesco Messineo, il Palazzo si è ripreso la Procura di Palermo che aveva dovuto mollare 22 anni fa, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, con la rivolta dei pm ragazzini cresciuti al fianco di Falcone e Borsellino che misero in fuga il famigerato Pietro Giammanco e propiziarono l’arrivo di Gian Carlo Caselli.
Ora quella stagione che, fra alti e bassi, aveva garantito risultati eccezionali nella lotta a Cosa Nostra e ai suoi tentacoli politico-affaristico-istituzionali, si chiude violentemente con un colpo di mano che ha nel Csm l’esecutore materiale e negli alti vertici dello Stato e dei partiti i mandanti. Un replay, ma in peggio, dell’operazione che nel 1988 portò l’anziano Antonino Meli e non l’esperto Giovanni Falcone al vertice dell’Ufficio Istruzione. In peggio perché, allora, prevalse nel Csm l’osservanza delle regole formali dell’anzianità. Stavolta tutte le regole, fissate in precise circolari del Csm, sono state travolte per premiare il candidato più giovane, inesperto e totalmente sprovvisto dei titoli minimi richiesti per quell’incarico.
Lo Voi ha 9 anni in meno dei due concorrenti – i procuratori di Messina, Guido Lo Forte, e di Caltanissetta, Sergio Lari –, non ha mai diretto né organizzato un ufficio giudiziario, non è mai stato né capo né aggiunto, ma solo sostituto (e per tre anni appena). L’unico incarico di prestigio l’ha ottenuto per nomina politica: delegato italiano in Eurojust per grazia ricevuta dal governo B. Il che, a prescindere dagli altri handicap, avrebbe dovuto escluderlo in partenza dalla corsa per la Procura che ha fatto condannare per mafia Marcello Dell’Utri e lo sta processando per la Trattativa. Invece è stato questo uno dei pregi che gli sono valsi la vittoria. Non è qui in discussione l’onestà personale né la capacità professionale di Lo Voi, che ha fama di buon magistrato. Ma la violazione sfacciata della legalità da parte di un Csm che, totalmente asservito ai diktat della politica, ha rinunciato per sempre al ruolo costituzionale di “autogoverno” dei magistrati e ora non tenta neppure di spiegare perché non rispetta neppure le proprie regole.
L’ordine partito dai piani alti era ben noto agli addetti ai lavori fin da luglio, quando il Quirinale bloccò il Csm che stava per nominare Lo Forte (uscito primo in commissione Incarichi direttivi): normalizzare Palermo e commissariare la Procura che ha osato trascinare sul banco degli imputati boss, politici e alti ufficiali per la trattativa Stato-mafia, fino allo sfregio finale di disturbare il presidente Napolitano. E l’ordine è stato puntualmente eseguito da tutti i membri laici, cioè politici, di centrodestra e centrosinistra: il Patto del Nazareno con l’aggiunta sorprendente del “grillino” Zaccaria (complimenti vivissimi) e quella scontata dei togati di Magistratura Indipendente (la corrente di Lo Voi) e dei vertici della Cassazione.
Cioè del presidente Giorgio Santacroce, già commensale di Previti; e del Pg Gianfranco Ciani, che due anni fa parlò con Piero Grasso di avocare l’indagine sulla Trattativa a gentile richiesta del Quirinale e dell’indagato Mancino. Di fatto, Lo Voi è il primo procuratore di nomina politica della storia repubblicana, sulla scia di quel che accadde nel 2005 per la Procura nazionale antimafia, quando il governo B. varò tre leggi (poi dichiarate incostituzionali dalla Consulta) per eliminare Caselli e intronare il suo unico concorrente, Grasso.
Dopo due anni di condanne a morte targate Riina e Messina Denaro – con tanto di tritolo già pronto – contro il pm Nino Di Matteo, e di minacce di servizi vari (“deviati”, si dice) al Pg Roberto Scarpinato, totalmente ignorate dai vertici istituzionali, Palermo attendeva un segnale da Roma. E quel segnale è arrivato: Lari, scortato col primo livello di protezione per le sue indagini su stragi e depistaggi, non può guidare la Procura di Palermo; e nemmeno Lo Forte, reo di aver processato Andreotti, Carnevale, Contrada, Dell’Utri & C.: rischiavano di sostenere il processo sulla trattativa e le indagini sui mandanti esterni delle stragi. Lo Stato di Mafia Capitale non se lo può permettere.
(18 dicembre 2014)
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Fonte: La devastante decisione del Csm a Palermo
MicroMega, 18.12.2014
Biuso
L’antipolitica sono loro, i corrotti, perché sono loro i nemici della polis.
Di fronte a questa gente e a questi partiti, sì, anch’io #SonoUnEversore
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Lo confesso, sono un eversore, mi faccio schifo, Napolitano ha ragione. Pago le tasse, non rubo, denuncio il malaffare, non mi faccio i cazzi miei e nessuno ha ancora cercato di comprarmi.
Sono un problema e me ne rendo conto. L’onestà da noi è fuori moda e una persona onesta con la sua sola presenza dà imbarazzo ai ladri che ormai sono la maggioranza. I delinquenti stanno tracimando, vivono tra noi, nelle istituzioni, nelle banche, nei partiti, nei media, nelle partecipate. A chi ruberanno quando gli onesti saranno assoluta minoranza? Si mangeranno tra di loro, ma la colpa sarà degli eversori, delle persone che si ostinano a rimanere oneste. Dare il buon esempio in questo Paese è l’atto più eversivo possibile. Se non sei ricattabile sei un individuo pericoloso, un eversore appunto.
Ebbene, caro Napolitano, io sono e rimarrò un eversore e ne vado fiero. Accostarmi al Sacco di Roma come lei ha fatto ieri, detto da lei all’Accademia dei Lincei, mi rende anche un po’ orgoglioso. Un monito così equivale a un’onorificenza. A una medaglia al valore, a tre cavalierati tutti insieme, a un incarico di governo”
L’antipolitica è patologia” dice il bisPresidente, a me invece sembra una reazione, ancora flebile, alla malapolitica. Come un corpo che vuole disperatamente mantenersi sano attua i suoi anticorpi. Il M5S, e qui Napolitano ha perfettamente ragione, è alternativo alla Repubblica dei ladri, è una medicina, un antibiotico per distruggere i virus che avvelenano il Paese. Dal punto di vista degli agenti patogeni è sicuramente eversivo.
Mi viene spontanea una domanda al presidente, ma lei mentre la Repubblica affondava nel fango, lei dov’era? Su Marte? E’ in politica, quella buona si intende, dal dopoguerra e in Parlamento dal 1953. Non si sente un minimo responsabile di quello che è successo? Chi è l’antipolitica, lei o io che mi dichiaro senza alcun dubbio eversore? Eversore vero. L’onestà tornerà di moda, le auguro di fare in tempo a vederla!
Firmato: L’eversore
PS: Anche tu sei un eversore? Fallo sapere a Napolitano! Manda un selfie su Twitter utilizzando l’hashtag #SonoUnEversore
Fonte: L’eversore #SonoUnEversore
agbiuso
Sì, Pasquale, le parole sono armi che noi sappiamo utilizzare. E con queste spariamo.
A vuoto? A salve? Alla luna? Non importa. È un dovere di libertà.
Per quanto riguarda la tua domanda, neppure der Papst starb è un papa buono. Anche perché i successori li fanno vivere e vincere. Sono troppo “esperti in umanità” -come affermava il pur negletto Paolo VI- e sanno perfettamente come incantare le folle, con quali speranze, con quali timori, con quali lusinghe, con quali inautenticità.
Con quali amicizie, come nel caso illustrato qui sotto.
Pasquale D'Ascola
C’era una canzone, paroledi Mina. Vuol dire che c’è un punto di rugiada in cui o le parole si trasformano in azione di difesa o per dirla con Céline, muori inculato e devi anche ringraziare. Se non è questa una mostruosa maffioneria che cos’è, amico Alberto.
Dalla televisione, aspetto di vedere un vecchio film con le Grammatica, mi arrivano le note esaltate che giuggiulano di papi buoni e santi. Il papa buono sai qual’è, vero?!
p.
agbiuso
Da Televideo.
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Aldovrandi, applausi a agenti condannati
29/04/2014 19:55
19.55 Circa cinque minuti di applausi e delegati in piedi al Congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di Polizia, per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldovrandi durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara.
“E’ terrificante, mi si rivolta lo stomaco”. Reagisce così Patrizia Moretti, raggiunta dall’ANSA, all’applauso che la platea del Sap ha rivolto agli agenti condannati per la morte del figlio Federico.
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Degni sicari dello Stato criminale.
agbiuso
L’Italia in mano ai criminali, dal Quirinale in giù.
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E perché mai il Capo dello Stato non avrebbe dovuto ricevere un pregiudicato, perché Giorgio Napolitano non avrebbe dovuto sedersi attorno a un tavolo con il decaduto senatore, con l’ex cavaliere, per ascoltare le sue richieste personali e magari per un giro di orizzonte sulle grandi riforme che cambieranno i connotati alla nostra Carta costituzionale.
Già il presidente del consiglio ce l’aveva messa tutta per resuscitare il capo di Forza Italia, mettendo così la pietra miliare della sua irresistibile ascesa. Già Matteo Renzi aveva fatto di Berlusconi l’interlocutore privilegiato delle riforme, accordandosi su come ripartire il consenso elettorale con nuove regole ipermaggioritarie. Poi certo, avevano chiacchierato anche della riforma del Senato e del Titolo V, ma l’osso dello scambio era (e resta) la legge elettorale. Con priorità assoluta sul resto. Questo il patto da rispettare.
Di conseguenza eccoci all’incontro al Colle di ieri pomeriggio. A rivelarlo (togliendogli il pudore della riservatezza) sono stati proprio i berlusconiani, per l’ovvio interesse a reclamizzare il clamoroso faccia a faccia alla vigilia della decisione della magistratura sugli arresti domiciliari (o affidamento ai servizi sociali) dell’evasore di Arcore. Tra pochi giorni Berlusconi potrebbe trovarsi detenuto in villa, impossibilitato a svolgere comizi e manifestazioni per la campagna elettorale delle europee. Dunque quale migliore pressione verso i giudici che la sfacciata dimostrazione di essere un interlocutore politico del Capo dello Stato.
La posta in gioco evidentemente è molto alta, al punto da esporre il Presidente della Repubblica a un così imbarazzante, stupefacente atto politico. Berlusconi tenta qualche estrema via d’uscita dai guai giudiziari, magari guadagnare l’affidamento ai servizi sociali. Ma, sullo sfondo, c’è anche altro. E, come raccontavano ieri le voci del Palazzo, si sarebbe discusso delle riforme. Non sappiamo se effettivamente così è stato. Ma certo la segretezza (poi sfumata), la mancanza di trasparenza autorizza i peggiori sospetti.
Norma Rangeri
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Fonte: Il Colle spregiudicato, il manifesto, 3.4.2014
agbiuso
Il tono è grottesco ma è vero -ed è fenomeno indubbiamente interessante- che i “partiti”, vale a dire l’attuale crimine organizzato che deruba l’Italia, sembrano subire una sorta di cupio dissolvi.
Contrappasso? Normale fenomeno di lite interna tra malviventi? Prevalere dei narcisismi alimentati dalla televisione? Fuga dal padrone in lenta ma inesorabile decadenza (nel caso del PdL), astuzia della ragione?
L’importante è che la presa di queste organizzazioni sulla vita politica ne esca attenuata.
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Dilaga il fenomeno della combustione politica spontanea. I partiti flambè stanno incenerendosi da soli, dall’interno, come avviene in rari casi per la combustione umana spontanea, dove il corpo brucia misteriosamente da dentro in assenza di fonti di calore esterne.
L’autocombustione dei partiti è ancora più inquietante in quanto stanno bruciando TUTTI INSIEME e SIMULTANEAMENTE. Pdl, pdmenoelle e Scelta Civica divampano in un rogo che non conosce tregua.
Il pdl tecnicamente non esiste più, è polvere che parla nel vento di un truffatore fiscale e dei suoi servi che cercano invano di salvarsi. Le fiamme lo hanno già diviso in due tronconi che si stanno scannando tra loro. Quello più incandescente, dove agita il forcone un noto delinquente, si consuma come una candela alimentata dal suo cerone, l’altra si appresta a spegnersi alle prossime elezioni con percentuali inferiori a quelle di Ingroia grazie al fascino di Alfano e Quagliariello che nessuno voterebbe neppure sotto tortura.
Il pdmenoelle è uno scherzo di natura. Nessuno sa chi e quanti sono gli iscritti, i votanti, i consiglieri provinciali. Più che un partito è un giro di poltrone. Si entusiasmano solo quando si discute di segreterie, ministeri, sottosegretari. Il loro è un bruciare al ritmo di un tango argentino, una combustione lenta, spontanea di fuochi fatui. Fanno un falò di un segretario all’anno, talvolta anche due. Legna da ardere prima trasformata in leader dal Sistema e poi annichilita dalla sua inconsistenza: da Topo Gigio Veltroni, a Bimbominkia Renzie, all’ectoplasma Epifani. Il pdmenoelle assembla in sé molteplici parti, come Frankestein che vogliono staccarsi e tirano a destra, a sinistra, al centro.
Monti e Casini hanno già dato fuoco alle polveri e sono ridotti a rifiuti speciali. E’ stato un rogo improvviso che aveva il vantaggio di divampare su legna secca e sui rovi dell’Udc. Una fiammata e via.
L’autocombustione è materia da X-files, da paranormale, legata a improvvise e ignote reazioni chimiche. I partiti bruciano dall’interno nello stesso momento. Per spiegare l’autocombustione dei partiti possono essere valutate varie ipotesi, tra cui i fuochi di Sant’ Elmo, il pirotrone, la kundalini, ma tra tutte la più probabile è dovuta ai loro elementi tossici interni che agiscono da formidabile combustibile.
Lo sterco secco brucia come una torcia.
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Partiti flambé, 9.11.2013
agbiuso
A proposito di Matteo Renzi e della sua irredimibile incompetenza, segnalo due documenti.
– Un articolo di Roars dello scorso 22 settembre:
Matteo Renzi e università: parliamo di cose concrete
– Un comunicato dell’ANDU del 23 settembre
ANDU – Associazione Nazionale Docenti Universitari
Renzi batte Confindustria 5 a 17
Molti politici sanno dell’Universita’ solo quello che ‘passa’ la grande
stampa (quella che fa/e’ l’opinione pubblica).
E’ l”opinione pubblica’, fatta da accademici-opinionisti (con in testa
professori bocconiani), sostiene da anni il programma della Confindustria e
dell’accademia che conta: ridurre a non piu’ di 17 gli atenei veri
(didattica e ricerca) ed emarginare o chiudere tutti gli altri.
Questo progetto prevede la concentrazione delle risorse pubbliche negli
Atenei ‘veri’, il controllo assoluto degli Atenei da parte dei rettori e
dei loro CdA, la riduzione ulteriore del numero degli studenti e
l’abolizione del valore del voto di laurea, l’aumento del precariato e la
riduzione dei docenti di ruolo, l’ulteriore gerarchizzazione tra i diversi
livelli della docenza.
In Italia il ‘gioco’ e’ stato condotto dalla CRUI ed e’ stato ‘tradotto’
in norme legislative e ministeriali da tutti i Partiti e da tutti i Ministri.
Per ‘documentare’ la necessita’ di completare la distruzione del Sistema
nazionale delle Universita’ statali, diffuse nel territorio e aperte a
tutti, i tifosi degli Atenei (auto)eccellenti si servono anche delle varie
classifiche internazionali che collocano i primi atenei italiani molto
lontano dai primi posti.
Invano e’ stato dimostrato da piu’ parti e piu’ volte che queste
classifiche servono a chi le fa.
Piu’ recentemente, Marino Regini ha svolto una condivisibile analisi sul
“campionato internazionale di universita’” (per leggere l’intervento
“Atenei e classifiche, il gioco inutile” v. link in calce).
Ieri l’aspirante primo ministro Matteo Renzi, facendo proprio quanto
propinato dalla ‘grande’ stampa, e’ andato ben oltre quanto ‘indicato’
dalla Confindustria: secondo Renzi gli Atenei eccellenti italiani devono
essere cinque.
Ecco cio’ che Renzi ha dichiarato ieri a “8 e mezzo”:
“Ma come sarebbe bello se riuscissimo a fare cinque hub della ricerca,
cosa vuol dire? Cinque realta’ anziche’ avere tutte le universita’ in mano
ai baroni, tutte le universita’ spezzettatine, dove c’e’ quello, il
professore, poi c’ha la sede distaccata di trenta chilometri dove magari ci
va l’amico a insegnare, cinque grandi centri universitari su cui
investiamo..le sembra possibile che il primo ateneo che abbiamo in Italia
nella classifica mondiale sia al centoottantatreesimo posto? Io vorrei che
noi portassimo i primi cinque gruppi, poli di ricerca universitari nei
vertici mondiali.”.
Le Organizzazioni dei docenti, dei tecnico-amministrativi, dei precari e
degli studenti dell’Universita’ insieme incontreranno da domani i Gruppi
parlamentari e la Commissione Cultura della Camera, dove e’ iniziata la
conversione in legge del recente decreto-legge sull’istruzione (104/2013).
Si chiedera’ ai Deputati di accogliere nel DL le richieste urgenti
contenute nel documento unitario “Per salvare e rilanciare l’Universita’”
(v. link in calce).
Certamente i Deputati con i quali avverra’ il confronto non hanno le idee
di chi parla solo per sentito dire, con l’unica preoccupazione di
rispettare le opinioni e gli interessi dei poteri forti.
Insomma, certamente (e finalmente) avverra’ quanto auspicato dalle
Organizzazioni universitarie nel loro documento, e cioe’ che questo
Parlamento e questo Governo, a differenza dei precedenti, non ascoltino
“soltanto coloro che hanno interesse allo smantellamento dell’Universita’
statale”.
= Per leggere l’intervento di Regini cliccare:
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2013/09/06SIB5021.PDF
= Per approfondire le conoscenze sul progetto di smantellamento
dell’Universita’ statale cliccare (tra l’altro):
http://www.andu-universita.it/2013/06/10/peggio/
e
http://www.andu-universita.it/2013/07/04/incontro-ministro/
= Per leggere il documento “Per salvare e rilanciare l’Universita’” cliccare:
http://www.andu-universita.it/blog/wp-content/uploads/2013/09/Documento-unit
ario-finale-9.13.doc
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= per ricevere notizie dall’ANDU inviare una e-mail ad anduesec@tin.it con
oggetto “notizie ANDU”
= per non ricevere piu’ notizie dall’ANDU inviare una e-mail ad
anduesec@tin.it con oggetto “rimuovi”
diegob
Sono d’accordo caro Alberto. Sai dov’è nato il marcio? Nel potere locale, nella grande e continua spartizione nei poteri periferici ma potentissimi. Uno per tutti: fondazioni bancarie. Anche il PD, partito la cui base è composta al 90% da persone per bene, con i loro limiti ma per bene, è troppo incardinato in una logica di spartizione. Non scrivo altro, qui. Ma penso che ci siamo capiti.
agbiuso
“è così caro Alberto, io da anni ho la sensazione che il popolo italiano sia «vecchio», incapace in gran parte di una spinta innovatrice autonoma”.
Caro Diego, questo è vero. Ribadisco tuttavia che il punto fondamentale è la televisione e il suo potere assoluto di plasmare la mente individuale e collettiva.
Potere che in Italia si è coniugato in modo diretto a quello politico tramite il malfattore e chi glielo ha permesso.
Sono sempre più convinto che se si trascura questo elemento non si può comprendere che cosa sia avvenuto in Italia negli ultimi vent’anni, quale errore si sia commesso, come ti chiedi nel tuo blog.
Si è commesso l’errore terribile di lasciare che il proprietario di tre reti televisive private nazionali e di una pletora di pubblicazioni a stampa potesse diventare presidente del consiglio dei ministri.
La grottesca vicenda del videomessaggio che questo vecchio delinquente ha registrato e minaccia ogni giorno di mandare in onda (?!) è la conferma più evidente di quanto sto dicendo.
agbiuso
Ti ringrazio, caro Pasquale, per aver segnalato questa notizia.
Ogni volta che leggiamo “libero commercio” si può star certi che la cosa ha a che fare con il colonialismo finanziario anglosassone.
In questo caso la vicenda è particolarmente ripugnante perché si tratta di alimentazione, oltre che di contadini.
Gli Stati Uniti d’America si confermano il Paese più terrorista del mondo.
Pasquale D'Ascola
et dulcis in fundo
ilfattoquotidiano.it/2013/09/17/colombia-accordo-pro-ogm-con-usa-rivolta-dei-campesinos-scontri-con-polizia
Pasquale D'Ascola
CIò che mi domando in questa sera nera di malanno è non se ma che senso ha un parlamento e delle elezioni.
No Tav? Fino alle estreme conseguenze? Il chiapas?
Capisco di aver armato una pistola virtuale e sarei grato a qualcuno se la disarmasse.
Good night and good luck.
diegod56
è così caro Alberto, io da anni ho la sensazione che il popolo italiano sia «vecchio», incapace in gran parte di una spinta innovatrice autonoma; la crisi economica gravissima che stiamo attraversando (e il peggio deve ancora arrivare…) è anche una crisi di speranza, di desiderio di costruire; è un generale «si salvi chi puo’”, chi riesce ad andare in pensione, chi riesce a tenersi il suo posticino o la sua botteguccia facendo attenzione a non allargarsi, a non mettere un piede fuori dal recinto; come si fa ad avere un futuro, così?
agbiuso
“buona parte degli elettori non iscritti, cioè dieci volte tanto, tutto sommato lo apprezzano”.
Se è davvero così, nonostante l’impoverimento complessivo e sempre più esteso di milioni di persone.
Se è davvero così, nonostante la corruzione evidente e capillare del ceto politico al potere.
Se è davvero così, nonostante l’autoritarismo miope e barbaro che cerca di soffocare le istanze più vive del corpo sociale.
Se è davvero così, nonostante l’ignoranza e la volgarità degli attuali potenti.
Se è davvero così, la ragione sta certo nell’antropologia servile che caratterizza gli italiani ma anche e soprattutto nel dominio pervasivo della televisione.
Un sistema televisivo -Rai e Mediaset- degno di un paese totalitario può creare consenso in modo assolutamente grottesco. In una brachilogia dello scorso maggio ho ricordato le parole di Franco Berardi Bifo a proposito del medium televisivo:
«Il cinismo è il suo tono morale predominante, perché l’inconscio collettivo prevale sulla ragione critica, e l’inconscio collettivo si identifica ora con la figura narrativa del vincente. La sinistra pensava che l’immoralismo avrebbe portato alla sconfitta del mammasantissima. Sbagliava perché gli italiani che vivono nel mondo descritto in Reality da Matteo Garrone voteranno Berlusconi anche quando lo vedranno inculare il bambino Gesù (purché sia mostrato in tivù)» («L’evento italiano», in Alfabeta2, n. 28, aprile 2013 , p. 6).
diegod56
in effetti, caro Alberto, è vero che ormai esiste, radicata anche in una parte dell’opinione pubblica, l’idea che un governo PD-PDL non sia poi un gran male, tutt’al più un male necessario ed è anche vero che se gli iscritti al PD (500mila persone) non amano il governo di larghe intese, buona parte degli elettori non iscritti, cioè dieci volte tanto, tutto sommato lo apprezzano
quindi, mi sono convinto anch’io che esista una sorta di “partito unico”
in effetti neanche a me entusisama il votare Renzi, ma il candidato che preferisco io, cioè, con tutti i suoi limiti, il Civati, non diventerà sicuramente candidato PDC
che dire, caro Alberto? io non riporto ciò che mi piace, tutt’altro, ma solo ciò che, secondo me, accadrà
il movimento di Grillo ha delle buone ragioni per esistere e per raccogliere suffragi, e come “spina nel fianco” al sistema di potere, ha anche una sua importante funzione
vedremo quel che accade, senza pre-visioni azzardate
agbiuso
Caro Diego, questo spauracchio sul quale insisti -berlusconi al quirinale- a me sembra piuttosto bizzarro per le seguenti ragioni:
1 Il mandato quirinalizio di Giorgio Napolitano scadrà nel 2020.
2 Una sentenza passata in giudicato comporta per l’attuale legge italiana l’esclusione di berlusconi dai pubblici uffici; se, come è probabile, il Partito Democratico salverà ancora una volta il suo alleato/padrone, in ogni caso il 18 ottobre di quest’anno i tribunali milanesi ricalcoleranno l’interdizione del bandito dai pubblici uffici.
3 Se avesse davvero temuto la presenza di berlusconi al quirinale, il Partito Democratico avrebbe dovuto proporre e votare (in questi vent’anni ha avuto varie volte i numeri per farlo) una legge liberal-democratica sul conflitto di interessi, cosa che non ha fatto mai e a ragion veduta, come spiegato con chiarezza da Luciano Violante.
4 E pertanto il voto al Partito Democratico è stato, è e continuerà a essere «utile» alla sopravvivenza politica e imprenditoriale di berlusconi .
5 In ogni caso, l’attuale presidente della repubblica va benissimo a berlusconi, che lo ha sostenuto con entusiasmo.
Questi i fatti. Evidentemente devo ammettere che hanno ragione Grillo e tutti coloro che pensano che berlusconi sia ormai da molto tempo indispensabile al Partito Democratico, che senza di esso si disintegrerebbe. La conferma, per me assai triste, è nelle tue parole. L’unico argomento che enunci -e lo fai pensando già che il prossimo capo del tuo partito sarà la nullità mediatica che ha nome Matteo Renzi!- è “meglio renzi di berlusconi”. Un ragionamento identico a quello coloro che votano pdl pensando “meglio berlusconi che i comunisti”. Quando la discussione arriva a questi livelli, evidentemente ha vinto l’antipolitica dei personalismi, degli uomini della provvidenza, dei mussolinismi di qualunque colore.
Io invece continuo a cercare di fare politica -con i miei modesti mezzi- e a pensare che il voto utile per cominciare a restituire un poco di decenza e di dignità all’Italia sia quello che non si dà a nessuna delle due correnti del Partito Unico che governa l’Italia dal novembre del 2011, prima con il governo Monti e poi con il governo Letta; quello che non si dà a nessuna delle due bande che hanno ridotto a brandelli l’Italia, la sua politica, la sua economia, la sua immagine; quello che non si dà né alla fazione che si chiama Partito della Libertà né a quella che ha nome Partito Democratico.
E penso soprattutto che il voto individuale sia un fatto statisticamente poco più che simbolico e di scarsissima rilevanza, che sia assai più grave difendere ogni giorno i personaggi e le bande che hanno portato l’Italia nel fango. Ai miei occhi, quindi, non è triste che i miei amici votino Pd e Pdl ma che rivendichino questo errore come un merito. Per me il voto di dignità, libertà e speranza è quello che si dà a chi ha un programma che salvaguarda il territorio, l’ambiente, la giustizia, la pace, la partecipazione, l’indipendenza nazionale, la Costituzione Repubblicana. Un voto quindi che non si dà al partito democratico. Prima del Movimento 5 Stelle non c’era una lista politica che avesse intenzione di attuare -dal governo o dall’opposizione- un simile programma. Ora c’è e sta operando molto bene, nonostante l’immensa forza coalizzata contro di essa. Io sono quindi contento della mia scelta. Evidentemente sei contento anche tu della scelta del partito per il quale hai votato, la scelta di allearsi anche formalmente -nella sostanza lo erano da tempo- con Silvio Berlusconi. Il mio voto è stato utile. E il tuo?
diegod56
Io penso, caro Pasquale, che una vittoria del PD condotto da Renzi sia meno peggio di una vittoria del PDL condotto da B., che andrebbe dritto ad insediarsi al Quirinale. In ogni caso, non credo che, seppur ottenendo un risultato apprezzabile, il movimento di Grillo possa vincere. Questo ovviamente non vuole essere un invito al bruttissimo «voto utile» ma solo un’opinione sugli accadimenti. Io sono pessimista: vincerà il peggiore e non il meno peggiore.
Pasquale D'Ascola
Cari signore e signori, pongo una quaestio, proprio in senso inquisitorio ma che non vuole tormentarvi bensì ottenere lumi, ovvero i vostri pronostici. Supponiamo che si vada alle elezioni domani, bè in questi prossimi scuri di luna. Supponiamo di votare, noi almeno per m5s e nemmeno con lo spirito del tanto peggio tanto megio, ma proprio convinti che occorra farlo per il nostro bene cioè per il paese. Non so come andare avanti adesso a supporre. Ma è qui lo snodo. Che succede con il Pd? La base seccata gli si rivolta contro specie se fanno quello che hanno in mente di fare, trovare cioè vie di fuga – una ci sarebbe, spedire un passaporto clandestino al signore delle mosche – oppure il Comitato centrale, cioè di centro o scentrato, fa scivolare in mano a Renzi il salvacondotto per salvare il partito e trasformarlo de jure nel pdl banco piglia tutto, cioè nella neodc e ci cascano in molti e ottengono i voti di Cl che in questo caso mollerebbe il pdl? Poichè ho sempre amato Cassandra, anche per l’acume che dimostrava, sono dell’opinione che la possibilità c’è. Ma c’è di peggio. Il peggio lo sapete è che vinca ancora il PDl con o senza di lui. Il peggio ultimo infine: non non ci voglio pensare. Che m5s ottenga un risultato molto opaco. Non sono molto lucido ‘stasera e chiedo perdonanaza. Una bella serata di cuore. Piove e sono contento perchp il potere èladro ciò nonostante. CI sta rubando la bellezza che è in noi, da anni e si dura fatica a tirare avanti.
agbiuso
Grazie del suo contributo, gentile Marina.
Alcuni anni fa ho lavorato per un certo periodo nei ministeri romani e sono convinto che a quei livelli non si possano commettere, e non si commettano, errori così evidenti, clamorosi, ripetuti. Sarebbe far torto, nonostante tutto, all’intelligenza di quei personaggi.
No, l’azione di costoro è consapevole, programmata, voluta. Viene da lontano, viene dalla Loggia massonica Propaganda 2, il cui programma il partito di berlusconi ha sin dall’inizio messo in atto (Berlusconi era iscritto alla P2 con la tessera n. 1816, codice E. 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625), sostenuto da un certo momento in avanti da frange del partito che ora si chiama democratico. Quelle frange ora dominano totalmente il partito e le istituzioni. Il controllo quanto più capillare possibile dell’informazione, della RAI e della magistratura era uno degli obiettivi primari della Loggia, a sua volta propedeutico al controllo dell’intero corpo sociale.
Negli ultimi vent’anni quel progetto è diventato in gran parte realtà. Non errori quindi ma una lucida, paziente, decisa azione politica.
Non possiedo il televisore e la mia “allucinazione” positiva consiste invece nel vedere costoro “intervistati” all’inferno da qualche implacabile diavolo.
marina
Mi inserisco nella discussione con un brevissimo commento al giudizio secondo cui sarebbe ormai chiaro che Napolitano è un uomo di Berlusconi. E’ possibile, possibilissimo, e non mi meraviglierebbe minimamente, e tuttavia a mio parere è anche peggio di così. Leggendo quel giudizio, mi è tornata alla mente la vecchia, abusata e sempre attuale citazione (non ho mai indagato quanto autentica e quanto apocrifa) di Bismark: “E’ peggio di un delitto, è un errore”. Anche ammessa (e non concessa)la sua buona fede, Napolitano ha il torto gravissimo – storico – di considerare Berlusconi un normale uomo politico (magari perfino un normale avversario politico) e di non avere la più vaga percezione dell’abisso senza fondo di degradazione morale, intellettuale, culturale, politica, rappresentato da Berlusconi e dal berlusconismo. Questo, naturalmente vale anche per il PD et similia. Capita anche a voi, come a me, di guardare (se ancora lo stomaco vi regge) qualche cosiddetto dibattito politico in TV e, con un’improvvisa allucinazione, vederli tutti in toga, comodamente sdraiati su triclini, e intervistati da Svetonio?
agbiuso
Cari amici, sino a che questi partiti avranno il controllo del Parlamento non potremo aspirare non dico alla Svezia ma neanche alla Spagna, che pure sarebbe antropologicamente alla nostra portata.
Costoro hanno trasformato il Parlamento “in un bivacco di manipoli” di farabutti, di analfabeti, di servi.
In politica si può anche rubare ma l’arroganza dei ladri che insultano chi li chiama ladri è veramente insostenibile. E meriterebbe reazioni molto molto più dure della scrittura.
Ma qui e ora questo posso fare e questo faccio.
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Ieri, alla Camera, alla richiesta del M5S di espellere i delinquenti, si è levato alto il grido “Moralisti del cazzo!”. I nominati del pdl e del pdmenoelle si sono indignati.
E’ un paradosso che invece di accompagnare alla porta Berlusconi, un delinquente condannato in via definitiva, i nominati dai capibastone del pdmenoelle e dal truffatore fiscale, volessero buttare fuori noi, i cosiddetti moralisti (del cazzo).
Siamo fieri di essere moralisti del cazzo e soprattutto di starvi sul cazzo. Il vostro tempo è finito, è questione di mesi e voi lo sapete, per questo reagite come un qualunque ladruncolo sorpreso con le mani nel sacco. Ieri sembravate tonni dentro una tonnara.
Noi siamo i moralisti del cazzo, quelli che hanno rifiutato i rimborsi elettorali, che si sono tagliati gli stipendi, che hanno rinunciato alle auto blu. Noi siamo i moralisti del cazzo che non vogliono condannati in Parlamento, che mantengono la parola data agli elettori, gli unici a votare alla Camera per la decadenza del Porcellum. Noi siamo i moralisti del cazzo che hanno votato contro l’acquisto dei cacciabombardieri F35, che hanno chiesto il ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan.
Noi siamo i moralisti del cazzo che hanno chiesto conto alla RAI del miliardo di euro dato a cinque società esterne delle quali non viene reso noto neppure il nome.
Noi siamo i moralisti del cazzo che vogliono restituire al Parlamento il suo ruolo che è espropriato dal governo con i decreti legge.
Noi siamo i moralisti del cazzo e ne siamo fieri. Senza questi moralisti del cazzo, il pdmenoelle avrebbe ancora una volta salvato il suo vero leader, Berlusconi, e non è detto che non ci riesca, di sicuro ci sta provando i tutti i modi con azzeccagarbugli e legulei in servizio permanente.
E’ vero, siamo moralisti del cazzo e vogliamo moralizzare la vita pubblica, il Parlamento, ogni Comune, ogni istituzione. Vogliamo che l’onestà torni di moda, che i semafori rossi vengano rispettati, che i ladri finiscano in galera, che Camera e Senato diventino dei luoghi rispettabili e non dei postriboli della democrazia.”Questi sono i cittadini a Cinque Stelle/ Occhio d’aquila, gamba di cicogna/ denti di lupo, baffi di spinoso/ alla canaglia grattano la rogna.”.
Al voto subito. Fuori i delinquenti dal Parlamento!
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Fonte: Moralisti del cazzo
agbiuso
Intanto, caro Diego, accogliamo la “prassi” del Partito Democratico e dell’inqualificabile Giorgio Napolitano che stanno ubbidendo al malfattore, allungando l’agonia, distruggendo la Costituzione e il diritto?
Francamente, questa è una “prassi” a tutto vantaggio dei delinquenti e me ne voglio tenere ben distante.
Definire poi “assai generici” gli obiettivi che ribadisco qui sotto mi sembra semplicemente incomprensibile.
– Difesa della Costituzione repubblicana
– Cancellazione dei privilegi indebiti di deputati e senatori
– Abrogazione (già sancita da un referendum) del finanziamento pubblico dei partiti
– Difesa dell’ambiente, dell’acqua pubblica e delle pratiche ecologiste
– Autonomia dal Vaticano
– Giustizia fiscale
– Ripudio costituzionale della guerra e della assurda -enorme- spesa per i cacciabombardieri F35
– Autonomia dall’imperialismo statunitense (cfr. No Muos)
– Ripudio dello spreco corruttore delle cosiddette Grandi Opere (cfr. No Tav)
– Principio e pratica della buona amministrazione negli enti locali.
Quali sarebbero gli obiettivi specifici del PD e di Napolitano? Quelli di far prosperare Mediaset, di rincretinire ulteriormente il corpo sociale, di indirizzare le finanze pubbliche verso le grandi opere e i cacciabombardieri sottraendoli a sanità, scuola, cultura, trasporti? L’obiettivo concreto è dunque dare alla “degradata” società italiana la conferma che l’arroganza e la corruzione costituiscono l’asse della vita sociale?
Con sincerità: mi sembra che tali discorsi stiano diventando pericolosamente complici del crimine politico berlusconiano. È anche a causa di questi atteggiamenti infatti che il regime e l’egemonia (sotto)culturale berlusconiani hanno trionfato e continuano a vincere. Perché rassegnarsi è il primo passo verso la sconfitta.
diegod56
io credo, cari amici, in particolare Pasquale ed Alberto, che il punto chiave del nostro dibattito, qui, sia il giudizio sul corpo sociale italiano; a me convince poco il Grillo perchè lo schema che propone è:
– togliamo di mezzo la casta
quindi
– la società civile «reale» potrà esprimere le sue giuste istanze
in effetti sul giudizio della casta e l’intenzione di defenestrarla il Grillo potrebbe aver ragione, ma, e qui mi ricollego in specie alle analisi qui presentate col consueto brillante e efficace stile da Pasquale, la società italiana è «in sè» degradata, quindi l’operazione «scacciacasta» seppur moralmente giusta non è affatto la soluzione del problema; per quel che concerne l’opinione di Alberto, nitidamente espressa, cioè che, alla fin fine, l’unico a portare contenuti davvero di sinistra è il movimento del genovese, ravvedo un limite di fondo: sono scopi e obiettivi condivisibili, ma a mio modesto avviso assai generici, mancanti appunto della «prassi» per raggiungere i risultati, e qui ha ragione Pasquale con la bella metafora del governo a cavallo per non meno di tre lustri;
comunque, temi molto interessanti
pasquale
Devo dire che diegd56 mi onora ogni volta con i suoi apprezzamenti personali lusinghieri e fa ruotare la mia piccola personale coda di pavone. Ciò detto intervengo alla breve. Non so se condividere con Alberto la fiducia nel m5s; a pelle non mi piace lo stile di grillo ma riconosco che le azzecca spesso e che i bersagli sono quelli di tutti noi che pensiamo a un italia passabile, sapete quale, quella che che si sperava sarebbe sorta dopo le magnifiche giornate del trionfo del divorzio, dell’aborto e della legge basaglia: cose da paese affrancato e poi tradite. Però ne godiamo i vantaggi. Sinistra; qui di sinistro c’è tutto un paese cari amici, altro che. E di sinistra ve ne renderete conto, mi pare ci sia solo la speranza di avere una modesta repubblica liberal socialista, cauta come la svizzera ma almeno pulitina. Che sogno vero? Qui sta il punto, non credo sia possibile, per le ragioni che tutti avete sciorinato, passare a fondare un modello sociale avanzato da uno trapassato, il nostro, che è una variante informatica del franchismo, senza la garrota. Prima mi pare che dobbiamo perare di diventare svizzeri poi un po’ svedesi, sapete quelli che hanno le scuole con la mensa e le prigioni con le stanze singole e il computer e qualche accennod i cogestione nelle fabbriche. Poi possiamo pensare di dare una botta al resto. Mi pare di poter dire che solo per arrivare al benessere, inteso ocme stare bene, di un psotino svizzero occorrono 15 anni di governi folgorati, a cavallo e sulla via di damasco. È vero che la rivoluzione scoppiò in russia, in un apaese analfabeta – come il nostro- e rurale – il nostro è truzzo e più o meno ci siamo – al contrario dell previsioni di marx. Mah, non ho risposte. Qualcuno ha domande?
agbiuso
Cari amici, a proposito della mia convinzione che il Movimento 5 Stelle sia l’unico di sinistra ancora presente nel Parlamento italiano, segnalo:
La dichiarazione di Dario Fo a proposito delle alleanze con il Partito democratico
Una bellissima intervista di Erri de Luca a sostegno della resistenza della popolazione No Tav contro l’esercito occupante. Quell’esercito e quell’opera che il Partito Democratico sostiene in tutti i modi, a cominciare dal sindaco di Torino Fassino.
Dario Fo ed Erri De Luca nell’Italia di oggi rappresentano certamente la sinistra, direi anzi proprio quella estrema 🙂
diegod56
grazie della risposta, sincera e limpida come te, caro Alberto,
ci penserò su con la dovuta attenzione, perchè hai toccato un punto chiave del rapporto che ha un filosofo, uno scrittore, con i suoi lettori, con coloro i quali usano il suo pensiero per pensare essi stessi; davvero importante una riflessione su questo punto, ci torneremo su
agbiuso
E infatti, caro Diego, non ho mai scritto quello che mi attribuisci, per il semplice fatto che non lo penso: “Se noi riusciamo a togliere il «tappo» del vertice, della casta corrotta, allora dall’humus sano, puro, santo direi, del terreno finalmente sgombro della società, cresceranno piante sane e profumate”.
Una simile ingenuità è molto lontana dalle mie posizioni antropologiche.
E neppure ha senso confrontare le righe mie con quelle di altri, deputati o meno che siano. La mia posizione sul Movimento 5 Stelle è molto pragmatica. Non mi interessano Casaleggio né Grillo. Non mi interessano le alleanze con altri partiti -esplicitamente rifiutate anche da Dario Fo- né le beghe interne.
Vedo in tale Movimento l’unica attuale speranza istituzionale perché semplicemente ne condivido il programma e apprezzo l’azione che sta attuando in Parlamento:
– Difesa della Costituzione repubblicana
– Cancellazione dei privilegi indebiti di deputati e senatori
– Abrogazione (già sancita da un referendum) del finanziamento pubblico dei partiti
– Difesa dell’ambiente, dell’acqua pubblica e delle pratiche ecologiste
– Autonomia dal Vaticano
– Giustizia fiscale
– Ripudio costituzionale della guerra e della assurda -enorme- spesa per i cacciabombardieri F35
– Autonomia dall’imperialismo statunitense (cfr. No Muos)
– Ripudio dello spreco corruttore delle cosiddette Grandi Opere (cfr. No Tav)
– Principio e pratica della buona amministrazione negli enti locali.
E così via. In pratica, è l’unico movimento “di sinistra” ancora presente in Parlamento.
Il resto è televisione.
diegod56
Secondo me, caro Alberto, c’è, nelle tue posizioni, una sopravvalutazione non troppo giustificata delle qualità intrinseche del corpo sociale. Come dire che se noi riusciamo a togliere il «tappo» del vertice, della casta corrotta, allora dall’humus sano, puro, santo direi, del terreno finalmente sgombro della società, cresceranno piante sane e profumate. Non so, da colui che ha scritto pagine magnifiche in «Antropologia e Filosofia» sulla natura complessa e per nulla roussovianamente buona dell’uomo, non me lo aspetterei. Ti cito il nostro meraviglioso interlocutore, il grande Pasquale:
gli italiani sono malati di se medesimi
quindi, secondo me, è un po’ illusoria l’impostazione del M5S, quel «tutti a casa» che lascerebbe il campo ai «giusti»; sarò brutalissimo: tre righe del Biuso «vero» non saranno mai neanche lontanamente paragonabili alle scritture di un mediocre, molto mediocre, Messora.
Perdona la brutalità
agbiuso
Cari amici, permettetemi di rispondere alle vostre argomentazioni con un fatto, cosa metodologicamente scorretta che però in questo caso credo sia eloquente.
Sulla struttura criminale dello Stato e sulla natura cialtrona dei potenti vecchi e nuovi (compresa l’insopportabile nuova che presiede la Camera dei deputati), credo che dica molto l’episodio riassunto da un deputato del M5S.
Vi si parla di difesa della Costituzione repubblicana e degli alti lai della presidentessa per i 1500 euro (o, più verosimilmente, 140) che un’azione di difesa della stessa Costituzione comporterebbe per la Camera. 1500 o 140 euro, quando invece i deputati del M5S ne hanno restituiti un milione e seicentomila.
Consiglio di leggere per intero il breve testo sul sito di Messora:
Altrimenti ci arrabbiamo!
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“Dunque un vecchio puttaniere che si è fatto proteggere dalla mafia (sentenza Dell’Utri), che ha comprato giudici per interposta persona (Vittorio Metta) e che è stato appena condannato in via definitiva con interdizione dai pubblici uffici può continuare a gravare sui conti pubblici (prendere stipendi, avere commessi, avere protezione da parte delle forze dell’ordine o per esempio pagare solo l’1% sul fatturato per le concessioni delle frequenze televisive), pur senza presentarsi mai al Senato. Invece, una dozzina di parlamentari del M5S, incensurati, con tutti i loro bravi diritti politici a posto, che al contrario del vecchio puttaniere si presentano talmente tanto sul posto di lavoro da restarci anche per una intera nottata pur di difendere i principi in cui credono e gli ideali dell’elettorato che rappresentano, dovrebbero invece venire sanzionati e perdere il diritto di voto.
[…]
Una cosa francamente imbarazzante e inaccettabile. Non è “decoroso” dal punto di vista istituzionale che ci sia qualche ragazzo di una forza politica da 9 milioni di voti che appende uno striscione che ricorda ai cittadini l’amore che devono a se stessi, alla loro forma di Stato, a chi ha combattuto per realizzarla. Invece, per la Boldrini è decorosissimo che ci siano centinaia di parlamentari che tentano di cambiare la Costituzione senza rispettare le regole della Costituzione stessa. Non si sa se ridere o se piangere.
[…]
Ossia interdizione dai lavori dell’aula da due a quindici giorni di seduta, il che equivale a togliere al Movimento 5 Stelle una dozzina di voti per un massimo di due settimane, ostacolando così ancora di più la difesa della Costituzione, visto che il Movimento 5 Stelle è l’unico che ancora se ne preoccupa e visto che, proprio da lunedì, si inizia a votare su come cambiare l’articolo 138, che è quello che dice come si cambia l’articolo 138, senza rispettare le regole indicate dall’articolo 138. Un capolavoro del furto con scasso da veri delinquenti della democrazia.
Ma forse la Boldrini, giacché secondo lei questa operazione sarebbe stata fonte di maggiore esborso per le istituzioni, intende allora addebitarne i costi smodati agli incauti sventolatori di striscioni sovversivi? Innanzitutto bisognerebbe chiederle allora come intenderebbe incassare l’eventuale sanzione pecuniaria, giacché non ha mai neppure permesso al Movimento 5 Stelle di versare nei bilanci della Camera le eccedenze delle indennità dei parlamentari pentastellati. Quelle sì, che rappresentano a tutti gli effetti “maggiori costi” per le istituzioni, tanto che i Cinque Stelle hanno dovuto arrangiarsi da soli e versare sul fondo di ammortamento del debito pubblico ben un milione e seicentomila euro (il famoso Restitution Day cui presto ne seguirà un altro forse ancora più sostanzioso).
[…]
Quindi, secondo una nuova e interessante interpretazione di “decoro istituzionale”, i famigerati vecchi puttanieri pregiudicati di cui sopra possono gravare per miliardi di euro sulle spalle dei cittadini e stuprare la Costituzione a loro piacimento, senza incorrere in nessuna sanzione pecuniaria e tantomeno senza essere privati del loro sacrosanto diritto di voto (pur se interdetti dai pubblici uffici) per essere più sicuri che l’operazione riesca al meglio, mentre i cittadini che la Costituzione vogliono rispettarla devono perdere la possibilità di farlo in aula, non possono restituire un milione e seicentomila euro e in più si deve presto istituire una nuova procedura d’urgenza per chiedergli la fondamentale restituzione di 140 euro.
[…]
Claudio Messora
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diegod56
domandiamoci quanti che non mangiano gelati al pistacchio sanno che cosa successe a Bronte.
meravigliosa, questa battuta, grande Pasquale
diegod56
Caro Alberto, ti rispondo che condivido i concetti da te espressi, in nome dell’amicizia però, osservo che non condivido la nettezza con cui definisci il soggetto del comportamento criminale.
«Stato» è un termine troppo netto. Secondo me lo Stato è un apparato, un aggregato, una «macchina» che trova al suo interno la lotta fra uomini normali e uomini mascalzoni. Per esempio: anche tu, che sei un docente all’Università di Catania, sei parte dello Stato, così come lo sono quei giudici coraggiosi che hanno il coraggio di infastidire i potenti. Parte dello stato sono i tanti dipendenti pubblici che lavorano con dedizione al servizio della collettività, come lo sono la minoranza non irrilevante di quelli che rubano lo stipendio in posti e collocazioni immeritate, di politica derivazione.
Insomma lo Stato a me sembra più un campo di battaglia, un territorio strategico importante dove si confrontano interessi leciti ed illeciti. Certo, la natura anarchica della tua formazione politica, caro Alberto, tende a vedere lo stato quasi identificabile con il Leviatano che è oppressivo nella sua essenza ontologica. Ma io credo che sia più giusto vedere lo Stato come uno strumento, perfettibile, necessario al vivere in poco spazio di milioni di persone. Certo, son questioni complesse, lo so.
Pasquale D'Ascola
Fischia, interventi densi, signori miei cui mi perito di dire forse meno di due cosette, dacché il grosso è stato già scritto Alberto. Ho letto il pezzo di Travaglio ieri, la cui facondia però non riesce, a mio avviso, ad andare oltre la citazione mirandolesca di dati e la cui rabbia, da noi condivisa, esplota e frena ad un tempo la capacità di penetrazione del colpo che vuole infliggere. Insomma è come un panzerfaust che eplode prima del bersaglio. Siccome sono piuttosto anziano ricordo il percorso di Montanelli che lessi sempre, da bambino si può dire, e che da giovane aveva lo stesso istinto bellicoso e ipersarcastico di Travaglio. Da anziano sappiamo tutti. Nota di colore, mio padre ci fece a botte a un comizio per la monarchia da Indro sostenuta: ci fu un po’ di riscaldamento motori e finì a labbrate. D’altro canto se si legge il luminoso Scalfari di oggi si notano le stesse osservazioni che tu fai Alberto e che condivido e che mi valsero nel 68 il titolo di trotzkista o troschista secondo che a parlare fosse il figlio dell’architetto o del panettiere; di anarco educazionista olte a quello, allora in voga per tutti, di fascista. Questo, è curioso dirlo, dopo che in un’assemblea infuocata accusai il MS di vigliaccheria, che se volevano la guerra ai fasci dovevano avere il coraggio delle estreme azioni, di ribaltare il paese e fare casamicciola. Sai meglio di me perchè così non andò e invece della rivoluzione ebbimo il terrorismo talebano che tutti ricordiamo. Intano Cl, Opus dei e P2 prosperavano e oggi infestano. Un passo è importante nel dire di Scalfari. Il nostro è un paese che si è privato del privilegio di fare rivoluzioni e quindi è arrivato a questa classe senza attributi diffusa, cui tutti apparteniamo più o meno, senza passare per una borghesia alla buddenbrock, protestante di sostanza se non di fatto. In altre parole credo che siamo arrivati dal bracciante al proprietario di villetta o viletta o vileta a schiera, per merito intendiamoci ma senza coscienza politica. Il risorgimento però mi pare che non vada dimenticato come tentativo di creare una classe dirigente. Non mi addentro nei suoi limiti, hai citato Bronte Alberto; qui sta il busillis: domandiamoci quanti che non mangiano gelati al pistacchio sanno che cosa successe a Bronte. A prescindere dalle eziologie il nostro è un paese malato di una malattia grave e bizzara, e che il candidato dominate egemone – quello che non si nomina – incarna benissimo, la malattia del non volere ricordare, di non volere storia né geografia, non volere sapere, nel tutto confondere che è tipico degli ignoranti sistematici e che è il virus che la scuola inocula in varie maniere agli studenti, lo sappiamo bene noi; mia nipote maturata quest’anno a furia di paragoni e sottotesto e le date per carità salvaci gesù, non colloca la prima guerra mondiale e confonde la rivoluzione russa con la francese; mi capitò un’allieva , anni e anni fa che alla vista del film Partitura per pianola meccanica , tutti sanno che è ambientato nella Crimea occupata dai Bianchi, mi chiese se quei soldati erano nazisti. La pianto qui. Dunque il candidato dominante egemone disse una volta che avrebbe stretto volentieri la mano a papà Cervi e perchè no a tutti i fratelli se qualcuno glieli avesse presentati.
Molto tempo prima che egli fondasse quella sentina che sono le sue televisioni, intendiamoci all’americana, il modus è quello, ricordo una parrucchiera zotica quanto avvenente che, per inciso era l’amante di un mio lontano parente, che in anni non sospetti diceva con la sua bella voce adenoidea quanto non si potesse guardare la Rai, non c’era ancora il terzo canale, datosi che mi sembrerebbe tutta comunista. Erano i tempi di Bernabei. Già. Chiudo: gli italiani sono malati di se medesimi. Hai voglia a guarirli, non ci riuscì Totò né Sordi, e noi, noi siamo dei fortunati per non dire privilegiati. In tempi andati avremmo dovuto aprire conventi e biblioteche e andare campagna campagna e distribuire abc in cambio di noci. Forse, pensiamoci. Saluto tutti indistintamente e senza nulla pretendere-Totò Peppino e la malafemmena-
Ho scritto più di due cosette. Sorry.
P. S. C’è una cosa che non perdono al PC. e a Togliatti: la pacificazione, il perdono ai repubblichini e affini. Allora l’occasione era propizia: di una epurazione, direi purificazione. Sapete di che parlo. E l’avere permesso che migliaia di sbirri e miliari fascisti ricostituissero, pro bono pacis, la milizia del potere. Questo PD ne è l’erede e Renzi il suo pupillolo. Non dico di no magari farà del buono. Ma la condizione è sempre la stessa di quest’oggi senza domani: dimenticare. Credo. Bye bye.
agbiuso
“Forse il potere gioca pulito solo quando vince, mentre quando c’è il rischio di perdere la partita, allora bara”.
Lo hai detto in modo assai efficace, caro Diego. Questo atteggiamento ha come risultato l’imposizione di regole ferree e feroci per i cittadini/sudditi -in Val di Susa e a Niscemi; la mancata erogazione di uno scontrino da pochi euro; errori nella compilazione del 730 e così via- e invece l’impunità per gli immensi evasori fiscali come il pregiudicato Berlusconi Silvio, con la complicità degli altri senatori, oltre che dei suoi dipendenti “giornalisti” di tutte le testate.
Anche per questo lo Stato, in particolare quello italiano, è un’associazione a delinquere.
diego
Forse il potere gioca pulito solo quando vince, mentre quando c’è il rischio di perdere la partita, allora bara.
Mi sto convincendo che il Partito Democratico deve rifondarsi dacccapo, e salvarsi soprattutto da se stesso, dal groviglio di potere, dalla tela di ragno da lui costruita e nella quale, aracnide impazzito, si è imprigionato
senzazione che si prova ormai anche ai livelli di potere mediobassi
agbiuso
Disincantata, e dunque saggia, osservazione la tua, Pasquale.
Soltanto che in Italia accade lo strano fenomeno di una reazione senza fine che però non è stata preceduta da alcuna rivoluzione, di un Paese che attende ancora la ghigliottina. Nel suo Elogio della ghigliottina, appunto (23 novembre 1922), Piero Gobetti scriveva parole che è molto facile adattare all’oggi, dove l’oggi è proprio il 7 settembre 2013: “Né Berlusconi né Giorgio Napolitano hanno virtù di padroni, ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi” (La Rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, Einaudi 1995, p. 166; nell’originale i nomi sono quelli di Mussolini e di Vittorio Emanuele di Savoia).
Il grottesco, la corruzione, la viltà, la prepotenza, il tradimento come cifra della storia italiana sono ben espressi dalla visita che il privato che amministra Mediaset ha fatto al Presidente della Repubblica. Visita che Marco Travaglio qui descrive:
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Quirimediaset
La domanda è molto semplice e, nonostante la comicità della situazione generale, molto seria. Se è vera la notizia – pubblicata da alcuni quotidiani e non smentita per tutta la giornata di ieri – del “colloquio riservato” di Fedele Confalonieri con Giorgio Napolitano per impetrare la grazia o altri salvacondotti sfusi per l’amico Silvio, a che titolo il presidente della Repubblica ha ricevuto il presidente di Mediaset?
Il 2 luglio scorso, quando Beppe Grillo, leader del M5S che aveva appena raccolto il 25 % alle elezioni, chiese sul suo blog di incontrare il capo dello Stato, questi rispose piccato di non aver “ricevuto alcuna richiesta di incontro nei modi necessari per poterla prendere in considerazione”.
Resta ora da capire se, quando e come il signor Confalonieri, privato cittadino sprovvisto di qualsivoglia carica o politica – anzi da vent’anni dichiarato dal Parlamento ineleggibile ai sensi della legge 361/1954 per assicurare l’eleggibilità abusiva a B. – abbia formulato una richiesta di incontro col Presidente, e nei modi necessari per essere presa in considerazione dal destinatario.
Ma purtroppo non se ne sa nulla, come non è dato sapere a che titolo Gianni Letta, altro privato cittadino sprovvisto di qualunque carica elettiva o politica a parte la parentela diretta con il Premier Nipote, entri ed esca dal Quirinale, come riferiscono i giornali vicini a B. e N., anch’essi mai smentiti.
In qualunque democrazia, anche la più scalcinata, quando un’alta carica dello Stato riceve Tizio o Caio, lo comunica ufficialmente ai cittadini, spiegandone il perché. In Italia invece la clandestinità del potere è diventata normale anche sul Colle più alto, come insegnano le trame per assecondare le pretese del signor Mancino, indagato per falsa testimonianza sulla trattativa Stato-mafia.
E come dimostra l’incredibile nota diffusa l’altroieri, poco dopo l’incontro aumma aumma Napolitano-Confalonieri, non direttamente dal capo dello Stato, ma da non meglio precisati “ambienti del Quirinale” che nessuno ha mai capito in che cosa consistano, a chi rispondano, che valore abbiano, perché parlino. Un modo come un altro per dire e non dire, lanciare il sasso e ritrarre la mano, una via di mezzo fra ufficialità e ufficiosità (l’ufficialosità) per poi, a seconda delle convenienze, poter dire “io l’avevo detto” o “io non l’avevo detto”.
Nella nota ufficialosa, si comunicava che il Presidente “non sta studiando o meditando il da farsi in casi di crisi” perché “conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni dell’on. Berlusconi sul sostegno al governo”. A parte l’involontaria assonanza con il “nutro fiducia” di Luigi Facta, ultimo premier democratico d’Italia prima del fascismo, nei giorni della marcia su Roma, quelle parole sanno di presa in giro degli italiani, visto che la visita di Confalonieri le smentisce platealmente: il Presidente sta studiando e meditando eccome, infatti prosegue la trattativa (ancora!) con gli emissari privati del noto ricattatore pregiudicato perché tenga in piedi il governo Letta.
É la trattativa Stato-Mediaset. Non è la prima volta che Confalonieri scende a Roma e consulta politici di destra, centro e sinistra: lo fa ogni qualvolta l’amico Silvio, e dunque la ditta, è in difficoltà. Lo fece nel 2006 quando tentò di mandare l’amico D’Alema al Quirinale. Lo rifece nel novembre 2011 quando le azioni Mediaset precipitavano nel gorgo della tempesta finanziaria e si trattava di pilotare la ritirata di B. in cambio del suo salvataggio politico e aziendale col governo Monti e le mancate elezioni anticipate.
E ora rieccolo – scrive il Corriere – “parlare di politica con i politici” in un “giro romano delle sette chiese” e “consultare amici e avversari, prima e dopo la sua salita al Colle”, convinto che “è necessario muoversi senza fare casino”. Per parlare di cosa? Dei nuovi palinsesti di Canale 5? Delle azioni Mediaset? Delle polizze Mediolanum? Della campagna acquisti del Milan? No, secondo il Corriere ha parlato di “garantire l’agibilità personale per Berlusconi con un gesto di clemenza”.
Sarà un caso, ma appena il presidente di Mediaset è sceso dal Colle, i proclami guerreschi del Pdl si sono interrotti. È l’apoteosi del conflitto d’interessi che, dopo avere privatizzato governi, parlamenti, codici, leggi e Costituzione, s’impossessa dell’ultimo arbitro, cancellandone definitivamente la terzietà e l’imparzialità.
Dopo Confalonieri e Letta, si attende con ansia il pellegrinaggio al Colle di Doris, Galliani, Marina e Pier Silvio, Allegri, Balotelli, Kaká e Gabibbo (ma perché non Dell’Utri?). Poi sul campanile del Quirinale, al posto del Tricolore, garrirà giuliva la bandiera del Biscione.
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Fonte: il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2013
aurora
“Chi di spada colpisce,di spada perisce”,sarebbe clamoroso se con i voti transfughi di scontenti pdl,si mettesse in piedi un secondo governo Enrico Letta,sono d’accordo la rivoluzione Francese del 1789 non ha cambiato molto la società civile,ricorderò sempre Andreotti ,che di potere se ne intendeva,:”Il potere logora chi non ce l’ha”
Pasquale D'Ascola
Sai ALberto che leggo sempre e come in questo caso mi pare pleonastico commentare. No la rivoluzione francese è servita, ma non abbastanza, non è stata abbastanza rivoluzionaria probabilmente. Ma tutti sanno che le rivoluzioni sono come certe contratazioni orientali, chiedi mille poi vediamo se si conclude a duecento.
Pasquale
agbiuso
Ha ragione, caro Ingallina.
I fatti di Bronte del 1860 e ciò che sta accadendo adesso a Niscemi da parte delle forze di occupazione statunitensi (con la complicità dei collaborazionisti italiani) rappresentano ulteriore conferma che la scelta del titolo Leviatano da parte di Hobbes fu anche ironica. Almeno possiamo sperarlo.
Quanto ad Aristotele, il maestro vide ancora una volta nel profondo. E mi sembra che, nonostante tutto, nelle parole da lei ricordate rimanga l’impronta di Platone.
È comunque chiaro che le attuali “magistrature supreme” italiane -tutte quante- sono lontanissime non dico dalle condizioni poste da Aristotele ma da qualunque semplice decenza. Il segno di tale indegnità sta nel modo con il quale usano -violentano- il linguaggio per farlo aderire non alle falsità che dicono ma alla menzogna che essi sono.
Pietro Ingallina
Caro Prof. Biuso,
quoto in pieno questo suo intervento e mi permetto, umilmente, due postille. La prima, relativa all’aggiunta della sigla (con annesse le relative situazioni) MUOS accanto a quella TAV. La seconda è un breve rimando: il natio luogo da cui proviene fu già teatro (e oggi potremmo ben affermare allegoria) ottocentesco di questo status tutto nostro.
Chiudo, riferendomi anche al suo precedente I servi con le parole di uno dei grandi maestri:
“Tre requisiti devono avere quelli che si apprestano a coprire le magistrature supreme: primo, rispetto della costituzione in vigore, poi, estrema capacità nei doveri della carica, terzo, infine, virtù e giustizia, in ogni costituzione quella che conviene alla costituzione”.
Aristotele, Politica, trad. di R. Laurenti, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 177