Come un tuono
(The Place Beyond the Pines)
di Derek Cianfrance
Con: Ryan Gosling (Luke), Bradley Cooper (Avery), Eva Mendes (Romina), Dan DeHaan (Jason), Emory Cohen (AJ), Ray Liotta (De Luca)
USA, 2012
Trailer del film
Luke è un esperto motociclista che si guadagna da vivere in numeri da circo. Uno sbandato, sostanzialmente. Torna in un posto dove era stato l’anno prima e scopre di essere diventato padre. Da quel momento abbandona la vita da nomade per stare vicino al figlio. Ma la madre del bambino ha una sua vita, un suo compagno e rifiuta l’insistenza di Luke. Il quale per assicurare un futuro al figlio comincia a rapinare delle banche. Finché gli va male, molto male. Ma il poliziotto che lo uccide, anche lui padre da poco, ha sparato per primo mentre Luke voleva arrendersi. Una colpa che si porterà appresso nella sua vita da eroe e poi da magistrato. Quindici anni dopo i due figli senza padre, uno perché morto e l’altro perché assente, diventano compagni di scuola. Quando il figlio di Luke conosce l’identità di chi gli ha ucciso il padre, medita un’inevitabile vendetta.
La prima parte del film è uno spettacolare ma banale racconto di rapine. Il finale è un poco allungato e inevitabilmente retorico (siamo pur sempre negli USA) ma la sezione centrale è molto interessante per la misura e l’efficacia con la quale racconta la profonda corruzione della polizia degli Stati Uniti d’America e intreccia tra di loro sentimenti apparentemente diversi come l’onestà, l’ambizione, la paternità, l’amicizia. La figura del Padre incombe in modi diversi su tutti i personaggi, bambini e non. Divenire adulti significa anche sentire che siamo diventati il padre e che per questo non abbiamo più bisogno di lui. La struttura circolare del film è naturalmente il procedere di una Nemesi.
2 commenti
agbiuso
Sono contento che tu, caro Diego, abbia colto con tale chiarezza la centralità di quest’affermazione. Sì, il suo significato è esattamente quello che hai inteso.
Dopo la morte di mio padre notai in me una trasformazione. Era come se alcuni degli elementi del suo carattere -prima nascosti- stessero emergendo nella mia persona. Naturalmente tanti altri invece rimanevano miei, anche molto distanti dai suoi.
Così si cresce, in una dinamica senza posa di identità e differenza.
diegob
«Divenire adulti significa anche sentire che siamo diventati il padre e che per questo non abbiamo più bisogno di lui.»
Bellissima questa affermazione.
Questa frase è di enorme interesse, perché sembra sottendere l’impossibilità, alla fine, di potersi distinguere dal proprio padre. Alla fine, perché il ciclo della vita possa funzionare, devi comunque prendere il suo posto. È cosi? Sì, è proprio così, mentre un Maestro, un uomo che prendi a guida, puoi affiancarlo, puoi farne un compagno di viaggio, il Padre lo devi comunque superare, è troppo forte la sua presenza, tu non sei mai tu, finché c’è lui.