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Eguali

Qualche tempo fa ho ricordato che «la Democrazia è fatta di almeno quattro elementi: divisione dei poteri, eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, elezioni libere e segrete, informazione indipendente da chi governa» e che in Italia manca un’informazione libera (L’Oppio, 2 giugno 2013).
Quasi a volermi testardamente dare ragione, la realtà politica conferma adesso che da noi non esiste neppure l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Nonostante, infatti, una immensa disponibilità finanziaria che gli ha consentito di assoldare gli avvocati più spregiudicati e di prolungare i processi sino alla prescrizione, il pregiudicato Berlusconi Silvio ha subìto, è vero, una condanna definitiva per aver evaso favolose somme al fisco (centinaia di milioni di euro) ma dopo tale verdetto si sono mosse immediatamente le forze dell’informazione, i partiti politici, le istituzioni, nel tentativo di annullare il significato e le conseguenze di questa sentenza. Conseguenze che comportano, per legge, la decadenza del pregiudicato-condannato-evasore dal suo seggio di senatore, l’incandidabilità futura, la fine di ogni ulteriore aspirazione istituzionale e di governo. La neolingua orwelliana utilizzata dai suoi servi -e dunque ripresa da tutta la stampa e dalle televisioni- ha inventato l’espressione «agibilità politica» come patetico ma insieme pericoloso eufemismo che maschera la pretesa di ottenere la «grazia» -vecchio relitto  giuridico dell’Ancien Régime– da parte di Napolitano. Chi chiede la grazia riconosce con ciò stesso la propria colpevolezza e si dice formalmente pentito per ciò che ha fatto. Nessuna di tali e altre condizioni è presente nell’azione e nelle parole del pregiudicato Berlusconi Silvio e tuttavia il pessimo Napolitano si è detto disponibile a concedere la grazia al «leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza», aggiungendo con infondata certezza che «va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto» (Dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, 13 agosto 2013).
Perché un tale assoluto, inaudito, antidemocratico privilegio per il delinquente Berlusconi Silvio? La verità è che se Salvatore Riina fosse stato il proprietario di tre reti televisive e del Giornale, i suoi servi avrebbero chiesto di non eseguire le sentenze, il Partito Democratico avrebbe aperto un dibattito e Napolitano lo avrebbe ricevuto al Quirinale: «Tutti gli animali sono eguali ma alcuni animali sono più eguali degli altri» (Orwell, La fattoria degli animali, Mondadori 1995, p. 100).

 

21 commenti

  • Filippo Scuderi

    Novembre 28, 2013

    Dobbiamo uscire dal tunnel, sicuramente questa data 27 novembre c.a. rimarrà per tanti italiani come una piccola soddisfazione, ma è anche vero che ci sono ancora tanti onorevoli che non meritano affatto questo aggettivo, e non c’è bisogno di riunire il parlamento, basta che si guardano nello specchio e riflettendosi anche nella loro coscienza capirebbero che tutt’altro sono che essere chiamati onorevoli. Nella tomba dell’illustrissimo Kant, c’è scritto : il cielo stellato sopra di me e la morale dentro di me. Siamo lontani ma molto lontani, tanta strada dobbiamo ancora fare per uscire dal tunnel.

  • agbiuso

    Novembre 27, 2013

    Almeno per una volta -e seppur con molta fatica- anche in Italia il principio dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge non è una formula vuota.
    Questo chiaro e appassionato discorso di Paola Taverna ne rappresenta una degna testimonianza.

    Video: Senato, 27.11.2013

    ===========

    27 novembre 2013, aula del Senato, ore 16.20. Paola Taverna legge il suo discorso in aula nel giorno della decadenza da Senatore di Silvio Berlusconi.

    Signor Presidente,
    Onorevoli Colleghi,

    si chiude, oggi, impietosamente, una «storia italiana»: segnata dal fallimento politico, dall’imbarbarimento morale, etico e civile della Nazione e da una pesantissima storia criminale. Storie che si intrecciano, maledettamente, ai danni di un Paese sfinito e che riconducono ad un preciso soggetto, con un preciso nome e cognome: Silvio Berlusconi.

    La sua lunga e folgorante carriera l’abbiamo già ricordata in passato: un percorso umano e politico costellato di contatti e rapporti mai veramente chiariti con la Mafia, passando per società occulte, P2, corruzione in atti giudiziari, corruzione semplice, concussione, falsa testimonianza, finanziamento illecito, falso in bilancio, frode fiscale, corruzione di senatori, induzione alla prostituzione, sfruttamento della prostituzione e prostituzione minorile. Insomma un delinquente abituale, recidivo e dedito al crimine, anche organizzato, visti i suoi sodali. Ideatore, organizzatore e «utilizzatore finale» dei reati da lui commessi.

    Senatore Berlusconi, anzi Signor Berlusconi
    Forse alcuni hanno dimenticato che la sua “discesa in campo” ha avuto soprattutto, per non dire esclusivamente, ragioni imprenditoriali: la situazione della Fininvest nei primi anni novanta, con più di 5 mila miliardi di debiti, parlava fin troppo chiaro. Il rischio di bancarotta era dietro l’angolo. Alcuni suoi dirigenti vedevano come unica via d’uscita il deposito dei libri contabili in tribunale.

    La cura Forza Italia è stata fantastica per le sue finanze. Perché, ricordiamolo, lei non è entrato in politica per il bene di questo paese, come declamava da dietro una scrivania su tutte le SUE televisioni.

    Le elezioni politiche del 1994 hanno segnato l’inizio di una carriera parlamentare ILLEGITTIMA, sulla base della violazione di una legge vigente sin dal ’57, la 361, secondo la quale Silvio Berlusconi era ed è palesemente ineleggibile. Quella legge che non è mai stata applicata, benché fosse chiarissima, grazie alla complicità «inciucista» del Centro-Sinistra di «D’Alemiana» e «Violantiana» memoria. Per non parlare dell’eterna promessa, mai mantenuta, di risolvere il conflitto di interessi. E tutto ciò è avvenuto non per ragioni giuridiche, come ora qualcuno mentendo vorrebbe farci credere, ma per onorare patti scellerati, firmati sottobanco per dividersi le spoglie di un Paese.

    Forse qualcuno si indignerà urlando che queste sono semplici illazioni… lasciamo che sia la storia a rispondere: Camera dei Deputati, 28 febbraio 2002, resoconto stenografico della seduta n. 106 della XIV Legislatura… queste le parole dell’Onorevole Luciano Violante, al tempo capogruppo dei DS, oggi PD, mentre si rivolge a un collega dell’apparentemente opposto schieramento: “l’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, e non adesso, nel 1994, che non sarebbero state toccate le televisioni quando ci fu il cambio di Governo. Lo sa, lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta («zio»). Voi ci avete accusato di regime nonostante, ripeto, non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni, avessimo aumentato durante il centrosinistra il fatturato di Mediaset di 25 volte”.

    Questa è storia. Come storia è la sua discesa in campo fatta di promesse mai mantenute, dal taglio delle tasse al milione di posti di lavoro. Ma non era lei l’imprenditore illuminato che avrebbe salvato l’Italia? Anzi l’azienda Italia? Quello che doveva pensare alla “cosa pubblica”?

    Dal suo discorso del 1994: “la vecchia classe politica è stata travolta dai fatti e superata dai tempi”… l’autofondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal debito pubblico e dal finanziamento illegale dei partiti lascia il paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio ad una nuova Repubblica”.

    Incredibile ma vero… sono proprio sue parole…. potrà sorgerci però legittimamente il dubbio che lei si sia preso gioco di noi per 20 anni?

    E ancora adesso. Due mesi fa abbiamo visto diversi Ministri, in suo nome, presentare le dimissioni, dando inizio al siparietto della prima crisi di un Governo nato precario.
    Per non parlare della legge di Stabilità che giaceva ormai da settimane nella V Commissione, in totale spregio di quanto previsto dalla procedura. Ieri ne abbiamo visto la triste conclusione: fiducia… fiducia verso chi e verso cosa?

    Lo vogliamo dire agli italiani che la legge che dovrebbe assicurare i conti, ma soprattutto garantire la ripartenza economica del nostro paese, la sua “stabilità” appunto, è stata svilita e degradata a semplice espediente dilatorio per farle guadagnare qualche altro giorno in carica?

    Vogliamo ricordar loro, inoltre, i due bei regali che riceverà a spese di tutti noi contribuenti? Assegno di “solidarietà” pari a circa 180.000 euro. Assegno vitalizio, circa a 8.000 euro al mese.

    C’è bisogno poi di ricordare perché ancora oggi qualcuno, nonostante l’evidenza dei fatti, nonostante una sentenza passata in giudicato, voglia un voto, uno stramaledetto voto, per applicare una legge? Ha senso ribadire lo sfacelo di 20 anni di indottrinamento fondato sull’apparire, sul dire e non sul fare? Sull’avere e non sull’essere?

    Anche nell’ultimo atto della sua storia parlamentare, comunque, riuscirà a segnare un record. L’illegittimità e l’indegnità della sua carica senatoriale sono addirittura triple: incandidabilità sopravvenuta, ineleggibilità e interdizione dai pubblici uffici per indegnità morale. Un vero capolavoro!

    Questo Senato, poi, sentirà una enorme mancanza dell’operato parlamentare del Signor Berlusconi. Dall’inizio della legislatura, i dati dimostrano la sua dedizione al lavoro in questa istituzione; dimostrano la passione con cui ha interpretato il proprio mandato nell’interesse del Paese.

    Disegni di legge presentati: zero!
    Emendamenti presentati: zero!
    Ordini del giorno presentati: zero!
    Interrogazioni: zero!
    Interpellanze: zero!
    Mozioni: zero!
    Risoluzioni: zero!
    Interventi in Aula: uno, il 2 ottobre, per annunciare la fiducia al Governo!
    Interventi in Commissione: zero!
    Presenze in Aula: zero virgola zero uno per cento!

    Di cosa stiamo discutendo quindi? Della decadenza dalla carica di Senatore di un personaggio che il suo mandato non lo ha mai, neppur lontanamente, svolto. Di un signore che però ha puntualmente portato a Palazzo Grazioli e ad Arcore ben 16 mila euro al mese! Per non fare assolutamente nulla, se non godere dell’immunità parlamentare.

    In questi 20 anni lei è stato:
    4 volte presidente del Consiglio dei Ministri
    Presidente del Consiglio dell’Unione Europea
    2 volte Ministro dell’Economia e delle Finanze
    1 volta Ministro dello Sviluppo Economico
    Ministro degli Affari Esteri
    Ministro della Salute.

    Soprattutto, è stato il Presidente del Consiglio che ha mantenuto per più tempo la carica di Governo e che ha disposto della più ampia maggioranza parlamentare della storia.
    Un immenso potere, svilito e addomesticato esclusivamente ai propri fini, cioè architettare reati e incrementare il suo personale patrimonio economico.

    Quante cose avrebbe potuto fare per questo nostro paese, se solo avesse anteposto il bene comune ai suoi interessi personali? Le riforme strutturali alle leggi ad personam? E invece… dopo tutto questo tempo ci ritroviamo con la disoccupazione giovanile al 40%, pensionati a 400 euro mensili, nessun diritto alla salute, nessun diritto all’istruzione, un territorio devastato dalle Alpi alla Sicilia, le nostre città sommerse dalle piogge e le nostre campagne avvelenate… era il 1997 quando Schiavone veniva a denunciare dove erano stati riversati quintali di rifiuti tossici… lo stesso anno in cui questo Stato decise di segretare tali informazioni.

    E tutto ciò con l’Iva al 22% e un carico fiscale che si conferma il più alto d’Europa, pari al 65,8% dei profitti commerciali… e gli imprenditori che si suicidano per disperazione. Spesso nemmeno per i debiti… ma per i crediti non pagati dalla pubblica amministrazione, cioè dallo STATO stesso!!!!

    Di tutto questo lei non sembra preoccuparsi. La decadenza di un intero paese sembra non interessarle minimamente: conta solo la sua, giusto? Ha il terrore di espiare la propria pena ai servizi sociali, di svolgere mansioni che ritiene “non alla sua altezza”. Beh, sappia che quelli sono lavori che centinaia di migliaia di italiani perbene svolgono con una dignità e un’onestà che lei può solo sognare!!!

    Le auguriamo che questa possa essere, invece, un’occasione per uscire dal suo mondo dorato. Così, forse, potrà rendersi conto del disastro e del baratro in cui i cittadini normali si trovano, a causa del sistema da lei generato e alimentato.

    Questo però non deve essere un discorso di rabbia. Questo vuole essere un discorso di speranza. Perché stiamo già percorrendo, a grandi passi, la lunga e faticosa strada del cambiamento.

    8 settembre 2007. Il Primo V-day. Il giorno in cui abbiamo presentato l’iniziativa “Parlamento Pulito”. Riforme semplici e chiare: nessun condannato in Parlamento, un massimo di due legislature, ripristino della preferenza diretta.
    350.000 firme di cittadini raccolte in un solo giorno. Firme che, da allora, sono state prima ignorate, derise, e poi completamente dimenticate.
    Speravate che ci saremmo arresi. Che, per l’ennesima volta, ci saremmo abbandonati ai due mali più terribili dell’Italia. La rassegnazione e il fatalismo.
    Beh, vi sbagliavate.

    Ci avete costretti ad entrare nelle istituzioni per combattere quella che non è solo la nostra battaglia, ma è la battaglia di tutti i cittadini onesti.
    Una battaglia che prima di essere politica è soprattutto ETICA.

    Stiamo cominciando a raggiungere il nostro scopo: riportare nella politica trasparenza e legalità. La classe partitica italiana è stata costretta a votare la legge Severino, ponendo qualche “paletto” alla candidabilità degli improponibili: si poteva e si doveva fare meglio. Ma è già un segnale.

    Si è tentato di dichiararla anticostituzionale per non applicarla a una persona che si ritiene al di sopra della giustizia. Ma il MoVimento 5 Stelle ha tenuto altissima l’attenzione dell’opinione pubblica, spingendo anche le altre forze politiche a reagire per non essere travolte dall’indignazione popolare.

    La nostra presenza in quest’aula, oggi, rappresenta un solo, semplice concetto: non vogliamo chiamarci politici ma restituire il potere ai cittadini.
    Signor Berlusconi accetti la decadenza o rassegni le sue dimissioni!

    Questa non è una vendetta. Qui non c’è nessuna ingiustizia o persecuzione. La sua immagine per noi è già piccola, sfuocata e lontana. È già passato. E qui ci sono solo cittadini italiani che vogliono riprendersi il proprio presente. Perché altrimenti non avranno più un futuro.

  • agbiuso

    Novembre 4, 2013

    Caso Ligresti: Anna Maria Cancellieri, un Guardasigilli ricattabile?
    di Peter Gomez | il Fatto Quotidiano, 4 novembre 2013

  • agbiuso

    Novembre 3, 2013

    Gli amici della Cancellieri
    di Giorgio Drago
    da Sud – 2.11.2013

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    Per comprendere quanto accade in Italia bisogna partire sempre dalla mia Isola, sempre. Sin dal tempo dell’Unità.
    Nel Dipartimento dove insegno ci fu anche chi propose per Anna Maria Cancellieri la laurea honoris causa.
    Insieme alla laurea assegnata a Francesco Bellavista Caltagirone è stato uno dei punti più bassi nei quali è precipitato l’Ateneo catanese, che ora con fatica sta cercando di venirne fuori.
    È qualcosa di molto siculo-italiano che non intenda dimettersi una ministra della giustizia amica di famiglia dei Ligresti (siciliani di Paternò) e che ha fatto pressioni per far uscire dal carcere la persona che l’anno prima ha dato a suo figlio una buonuscita di 3,6 milioni di euro.
    Ma, come si intuisce da questo articolo di Drago, c’è anche dell’altro, molto altro.

  • agbiuso

    Agosto 25, 2013

    Caro Filippo, la ringrazio dell’invio di questa sintesi.
    Come tutti i riassunti di libri così complessi, essa tuttavia non rende giustizia (è il caso di dire) alla ricchezza della Repubblica, in particolare alla raffinata articolazione della sua antropologia. Credo che il suo tema principale non sia il potere ma la potenza del pensare.

  • Filippo Scuderi

    Agosto 25, 2013

    Sul motore di ricerca google , ho trovato una sintesi della repubblica di Platone libro 1 e 2 , ;

    BREVE INTRODUZIONE

    Libro 1. Durante le feste Bendidie, Socrate si reca con Glaucone e altri a casa di Cefalo. Questi inizia a discutere con Socrate sui presunti svantaggi e sui benefici della vecchiaia, dichiarando che le ricchezze aiutano l’uomo a sopportare l’età senile e a comportarsi in modo giusto. Il discorso quindi si incentra sull’essenza della giustizia. Polemarco sostiene che la giustizia consiste nel fare del bene agli amici e del male ai nemici; Socrate confuta questa tesi mostrandone i paradossi, e pone l’accento sulla necessità di distinguere i veri amici e i veri nemici da coloro che sembrano tali, ma non lo sono. Aggiunge che chi danneggia rende sempre peggiore il danneggiato, e questo non può essere l’obiettivo del giusto. Qui irrompe nel dialogo Trasimaco, che con un intervento aggressivo afferma che la giustizia consiste nell’interesse del più forte, cioè di chi detiene il potere. Prima obiezione di Socrate: i più forti possono anche sbagliare, cosicché obbedire loro potrebbe significare danneggiarli. Trasimaco replica che i governanti, quando esercitano la loro arte con competenza, non sbagliano mai. Seconda obiezione di Socrate: ogni arte non persegue il proprio utile, ma l’utile di ciò cui si rivolge. Trasimaco insiste: la giustizia è un bene altrui, mentre l’ingiustizia giova a se stessa; per questo è superiore alla giustizia e l’ingiusto gode di una vita più felice del giusto. Socrate ribadisce che ogni arte è disinteressata; se chi pratica un’arte ne trae un guadagno, ciò è dovuto al fatto che egli pratica insieme anche l’arte mercenaria. Perciò il vero uomo politico non mira al proprio interesse, ma a quello dei sudditi, e non accetta di governare per ricevere un compenso. Dato che Trasimaco identifica l’ingiustizia con la virtù, Socrate lo porta ad ammettere che il giusto non cerca di prevalere sul giusto, ma solo sull’ingiusto, l’ingiusto invece cerca di prevalere su entrambi; non si può quindi attribuire all’ingiustizia la sapienza e la virtù, poiché in tutte le attività chi è competente (e quindi sapiente) cerca di prevalere solo su chi è incompetente. L’ingiustizia indebolisce l’azione degli uomini, rendendoli discordi tra loro e invisi agli dèi. Posto che ogni cosa ha una sua funzione e una sua virtù, grazie alla quale può fare ciò che è meglio, la funzione e la virtù propria dell’anima è la giustizia; quindi solo l’anima giusta è felice. Libro 2. Intervento di Glaucone, che distingue tre categorie di beni: quelli che si desiderano solo per se stessi, quelli che si desiderano anche per i vantaggi che procurano, quelli che si desiderano solo per questi ultimi. La giustizia, secondo Socrate, rientra nella seconda categoria, ma l’opinione comune, di cui Glaucone si fa portavoce, la colloca nella terza. Glaucone con un discorso provocatorio finge di sostenere la tesi di Trasimaco: il massimo desiderio dell’uomo è commettere ingiustizia restando impunito e la paura più grave è subire ingiustizia senza potersi vendicare; chi non commette ingiustizia lo fa solo per timore delle conseguenze. Adimanto intenzionalmente reca altri argomenti a favore di Trasimaco: gli uomini in realtà non lodano la giustizia, ma la reputazione di uomo giusto; la condizione migliore è dunque quella di un’ingiustizia mascherata da giustizia. Socrate allora propone di analizzare la giustizia nell’ambito più ampio dello Stato e delinea una città semplice e primitiva, costituita da contadini, artigiani e commercianti e basata su una precisa divisione dei compiti. Glaucone reclama uno Stato più ricco, il che però comporta un ampliamento della città; ciò implica l’esercizio della guerra, e di conseguenza la creazione della classe dei guardiani, dedita alla difesa della città. I guardiani devono essere miti e animosi a seconda delle circostanze, nonché amanti del sapere. Si pone quindi il problema della loro educazione, che sarà innanzi tutto musicale e ginnica. Quanto all’educazione musicale, bisogna eliminare dalla città tutte le opere poetiche che danno un’immagine distorta di dèi ed eroi, presentandoli immersi nei vizi e nella malvagità. La divinità, essendo buona e perfetta, può compiere solo azioni buone e non subisce metamorfosi.

  • agbiuso

    Agosto 24, 2013

    Parole chiare, di buon senso e rispettose della Costituzione repubblicana.

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    Berlusconi pretende da Napolitano e Letta un golpe bianco
    di Paolo Flores d’Arcais

    L’ultimo ukase parla di amnistia. È il più indecente. Una amnistia ad personam non si è mai sentita. Berlusconi pretende da Napolitano e Letta un golpe bianco. I suoi squadristi al botulino lo battezzano “agibilità politica”, ma in buon italiano di golpe si tratta. Controlliamo sul vocabolario Treccani: “Golpe bianco: colpo di Stato svolto senza ricorso alla forza da parte di un governo che eserciti il potere in modo anticostituzionale”. Alla lettera quello che Berlusconi e le sue cheerleader mediatiche vogliono imporre.
    Sarebbe “esercitare il potere in modo anticostituzionale” se la legge Severino, di cui Alfano menava vanto e primogenitura, non venisse applicata per Berlusconi, considerandolo legibus solutus perché unto da milioni di schede. “La legge è eguale per tutti” solo se vale allo stesso modo per chi dispone di un voto e per chi ne raccoglie milioni. Disattendere questo principio significa scalzare il fondamento dell’ordinamento giuridico. Lascia allibiti che semplicemente se ne discuta. Che su una pretesa golpista si invochi “la trattativa” o anche una semplice “pausa di riflessione”, come vanno blaterando quasi tutti i mass media.
    Napolitano, Letta, Epifani hanno ribadito che il ricatto (o “l’agibilità” o cade il governo) è irricevibile. Dichiarazioni che vanno prese alla lettera in tutta la loro impegnativa solennità, perché il mero sospetto che alle parole non seguano comportamenti coerenti suonerebbe offesa nei loro confronti. Deve essere perciò chiaro che l’inizio del golpe bianco sarebbe segnato da qualsiasi rinvio che la Giunta del Senato concedesse il 9 settembre. Ogni giorno e anzi ogni ora di dilazione costituirebbe un bacio della pantofola alla protervia eversiva del Delinquente. Ogni minuto sottratto alla legalità repubblicana una complicità golpista. Oltretutto, lo sfregio andrebbe ripetuto per ogni prossimo processo berlusconiano con eventuale condanna: un salvacondotto tombale di impunità ad personam, un golpe bianco permanente.

    Intanto una scheggia di golpe, che Napolitano, Letta ed Epifani passano sotto silenzio, è già la mancata tutela nei confronti del giudice Esposito da parte del Csm. Quanto alla minaccia di far cadere il governo, si accomodino: è una sciabola di cartapesta, solo che Napolitano, Letta ed Epifani non tradiscano la parola data. Ci sono altre due maggioranze possibili, infatti: un bel governo senza ministri di partito, presieduto da Rodotà o Zagrebelsky, o un brutto governo Letta-bis con qualche decina di sbandati del berlusconismo pronti a riciclarsi. Al ricatto di Berlusconi e manutengoli può dare ascolto solo chi è ricattabile.

    Il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2013

  • agbiuso

    Agosto 21, 2013

    Ringrazio Filippo per la sua testimonianza.
    Su girodivite.it è apparso un interessante e limpido commento di Adriano Todaro, il quale condivide il giudizio su Giorgio Napolitano come “peggiore, presidente dalla Repubblica che abbiamo avuto”.

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    Certezza della pena

    Non so, cari lettori, se ci avete fatto caso ma non si parla più di “certezza della pena”. Per anni, in televisione e sui giornali, c’erano personaggi dall’incerta qualificazione che discettavano sulla “certezza della pena”. Quando poi arrivava qualche sensibile uomo delle caverne, con la camicia verde, ecco che la “certezza della pena” era sempre accompagnata dalla frase: “rinchiuderli e sbattere via la chiave”.

    I beneficiari di questo delizioso trattamento erano immigrati o droga dipendenti. Ci hanno fatto una capa tanta e tutti parlavano della “certezza della pena”. Tu andavi dal barbiere e si parlava della “certezza della pena”, la signora Maria trovava dal panettiere la signora Rosa e dopo essersi lamentate dei rincari, finivano sempre a concordare che la soluzione era la “certezza della pena”. Sembrava quasi che nel nostro Paese in galera non andasse nessuno.

    Eppure c’erano (e ci sono) più di 66 mila persone con 45.568 posti. Ma se non c’era certezza della pena chi cazzo erano (e sono) queste 66 mila persone? Intanto in galera ci sono ben 25.970 detenuti in attesa di sentenza definitiva e 12.857 in attesa di giudizio. Per loro nessuna certezza nel senso che ancora i processi non sono stati fatti. Poi magari saranno riconosciuti innocenti.

    Ho nostalgia di quei tempi. Perché la “certezza della pena” è una bella frase, riempie la bocca, è completa. Di questa esigenza ne parlavano tutti all’unisono, destra e “sinistra”. Ed anche Gasparri e il cugino Ignazio. Ho nostalgia perché ora che la sentenza per l’Omino Penoso è definitiva, di “certezza della pena” non ne parla più nessuno. Neppure Gasparri.

    E allora mi sorge un dubbio. Piccolo, s’intende. Vuoi vedere che la “certezza della pena” quando c’era di mezzo un povero cristo andava bene ed ora che c’è di mezzo l’Omino Delinquente non va più bene? Allora ricapitoliamo: il primo agosto la Corte di Cassazione conferma le motivazioni della sentenza nei confronti dell’Omino Frodatore. E le motivazioni della sentenza sono quelle del Tribunale di Milano del 26 ottobre 2012 e confermate dalla Corte d’Appello l’8 maggio 2013. E cosa dicono queste motivazioni? Dicono che l’Omino Fardato ha avuto un “ruolo di direzione e di ideatore fini da primordi di gruppo Fininvest di un’attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale. Va poi considerata la sua particolare capacità a delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno, consistito nell’architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso [senza sottacere il fatto] che dalla suddetta attività delittuosa è conseguita per l’imputato un’immensa disponibilità economica all’estero, in danno non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle società del settore”.

    Sembra chiarissimo ma i corifei servitori dell’Omino Delittuoso non ci stanno perché sanno benissimo che se cade lui, anzi Lui, per loro la cuccagna è finita. Ecco, allora, le pressioni su Re Giorgio di Savoia affinché conceda la grazia o simile. Re Giorgio pensa e ripensa e dalla tranquilla tenuta di Castelporziano, silenziosa e riflessiva, partorisce una “nota” (non un monito, per carità!) che più democristiana non poteva essere. Deve esserci la mano dello sbarazzino e giovine Macaluso in questa nota perché è un capolavoro del dire e, contemporaneamente, del non dir nulla. Qua non si parla di “certezza della pena”. Anzi. Re Giorgio di Savoia fa finta di tirare le orecchie ad uno che ha evaso 7 milioni di euro ma poi, preso dall’entusiasmo dice che capisce il “turbamento e preoccupazione per la condanna a pena detentiva di personalità che ha guidato il governo e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza”.

    Com’è che questo presidente capisce “turbamento e preoccupazione” di un personaggio che ha “particolare capacità a delinquere”? E perché non dice una parola in difesa del giudice Esposito massacrato dai giornali di proprietà del delinquente?

    Sulla eventuale concessione della grazia, Re Giorgio di Savoia è chiarissimo: “Nessuna domanda mi è stata indirizzata”. Bel colpo! Un po’ come dire: l’Omino Tacco Alto chieda la grazia ed io deciderò. Ma la grazia si può concedere per motivi umanitari non perché uno ha evaso 7 milioni di tasse ed è in attesa delle sentenze di altri cinque processi. Comunque, l’importante è che il governo del Nipote Pallido continui ad esistere e a rimandare i problemi. Per ultimo, come aveva già fatto alcuni giorni or sono, Re Giorgio di Savoia parla di giustizia o, meglio, di riforma della giustizia, proprio quello che vuole Berlusconi. Per lui, quindi, è necessario, creare “Una prospettiva di serenità e di coesione per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all’ordine del giorno”.

    Massì stiamo sereni e coesi. Io lo sono. Sono coeso con i problemi che gravano sul capino dell’Omino Colorato, sono sereno perché vedo davanti a me un grande avvenire dove evadere le tasse sarà un diritto inserito nella nuova Costituzione su proposta dei 42 saggi che si sono autoeletti.

    A mio parere, come più volte scritto, Giorgio Napolitano è stato uno dei peggiori, se non il peggiore, presidente dalla Repubblica che abbiamo avuto. Secondo Famiglia cristiana: “Non si può pretendere dal Colle un segnale o un salvacondotto che minano l’uguaglianza di tutti i cittadini. Ne andrebbero di mezzo la credibilità e, ancor più, il prestigio di un presidente amato e stimato da tutti per essere stato, in questi turbolenti anni, un vero baluardo delle istituzioni e della democrazia in Italia”.

    Un presidente amato e stimato da tutti? Beh tutti meno uno. Lasciate fuori, per piacere, il sottoscritto. In quanto al rappresentare un “vero baluardo delle istituzioni e della democrazia in Italia”, i dizionari ci fanno sapere che baluardo significa fortificazione, bastione, difesa. Ecco, dividiamoci i compiti. Lui continui pure a fare la fortificazione; noi a difendere istituzioni e democrazia. Come sempre.

  • Filippo Scuderi

    Agosto 21, 2013

    Ho letto con molto interesse tutti i commenti, il pensiero che mi passa per la testa in questo momento e che di politica non ne capisco mai abbastanza , perché appena qualcosa mi è chiara subito accade qualcosa che sgretola quello che mi sembrava politicamente corretto, sono un cinquantenne alquanto confuso, per fortuna lo studio della filosofia non mi da lo stesso effetto della politica, e i consigli del carissimo Prof.Biuso li faccio tesoro, da ragazzo non ricordo bene per quale motivo ero simpatizzante del msi , dicevo che la sinistra era stata fregata dallo scudo crociato, trovavo nella destra qualcosa che mi attirava, poi mi davano del fascista e la cosa mi dava molto fastidio, allora ho abbandonato questa idea di destra, non so per quale caso passai di sinistra, ma mi hanno giudicato al pari delle brigate rosse, allora ricordo che la prima volta che sono andato a votare, sia per protesta sia perché ero rimasto sconvolto dal delitto Moro, votai scudo crociato, ma mi hanno detto che proprio quelli dello scudo non sono riusciti a gestire il momento di crisi,altra confusione. Un giorno vado a palazzetto dello sport a sentire il comico Grillo, che devo dire il vero pensavo altro che comico, questo tizio sa il fatto suo magari entrasse in politica, poi ho sperato che il girotondo di Moretti, funzionasse di più e mi sono avvicinato di nuovo alla sinistra, sono stato un accanito oppositore di forza Italia, pensavo che onorevole ( parolona che tanti in politica non meritano) Silvio, proseguiva solo quello che Bettino non era riuscito a completare ( Il caimano di Moretti è da vedere) ho sperato che l’avvocato Cesare insieme a Silvio finisse in galera, cosa che in parte è riuscita, poi in un momento di confusione politica ecco che il Grillo ritorna in piazza, e se era stato bravo per il caso parmalat aveva le carte in regola per cercare di dare una sistematina a questa barca Italia, che fa acqua da tutte le parti, centro, destra, sinistra ect ect, ho detto nella mia modesta vita ho votato a dx a sx , centro, tanto più buio di mezzanotte non può fare, M5S mi ricordava in parte Msi , insomma gli ho dato il voto, “tutti a casa” diceva, ma poi ho visto una luce una stella finalmente dopo tanti anni passati solo a sperare che Silvio rimanesse a casa, a gustarsi le meritate feste, ( che alcuni italiani addirittura invidiavano) mentre io facevo discussioni con amici e parenti che c’è una morale e un etica da rispettare, venivo insultato che oramai ragionavo solo con il pensiero che uscisse dalla politica il cavaliere, rispondevo che se siamo in questo stato è per colpa sua, negli ultimi venti anni lui è stato il principale artefice della politica italiana, ma ritornando al movimento 5 stelle , pensavo che hanno avuto la possibilità di mandarlo definitivamente a casa, ma questo non è successo, e qui sono entrato di nuovo in confusione, una cosa è certa quando da ragazzo guardavo un cinquantenne , vedevo una persona già sistemata sicuramente non era uno che doveva incominciare daccapo, invece adesso che io di anni ne ho cinquanta devo ricominciare tutto daccapo anche con il pensiero politico. Ritornando al discorso della lettura filosofica, preferisco leggere La Repubblica di Platone , che leggere il quotidiano .
    Filippo Scuderi

  • agbiuso

    Agosto 16, 2013

    Caro Diego,
    anch’io potrei condividere l’ipotesi che formuli: “se chiudesse la sua «baracca politica» in cambio dell’evitare le patrie galere, sarebbe un accadimento repellente, ma meno grave di una sua (probabile) vittoria alle prossime elezioni”.
    MA:
    – quali forme giuridiche e istituzionali dovrebbe assumere una simile soluzione? Forme nuove e non previste dalla Costituzione? Forme quindi che costituirebbero un micidiale vulnus allo stato di diritto e un pericolosissimo precedente?
    E SOPRATTUTTO:
    – mi permetto di dire che le tue parole sono il frutto di una grande illusione e di un errore di prospettiva. Per il pregiudicato Berlusconi Silvio, infatti, quella che tu definisci “la sua baracca politica” è
    1. La condizione indispensabile, dei suoi affari.
    2. Strumento di controllo e di ricatto universali.
    3. Il senso stesso della sua vita, ormai.
    Cullare l’illusione di uno “scambio” di tale natura è gravissimo, pericolosissimo, suicida perché:
    1. Permette al delinquente di allungare i tempi a proprio favore.
    2. Gli dà ulteriore centralità politica.
    3. Gli consente di procedere esattamente come fece il Cancelliere Adolf Hitler, il quale prima annesse l’Austria e dichiarò che gli bastava; poi aggiunse i Sudeti e giurò che si sarebbe fermato lì; invase infine la Polonia, promettendo che se gli avessero concesso di tenersi la parte occidentale (quella orientale l’aveva già concessa al suo compare Stalin in cambio della neutralità di costui) non avrebbe richiesto altro.

    Questa è la psicologia del potere, di questo ho soprattutto parlato in Contro il Sessantotto, per questo non riconosco al delinquente Berlusconi Silvio non soltanto legittimità politica ma neppure, e specialmente, natura umana.

  • diegod

    Agosto 16, 2013

    Ovviamente, caro Alberto, vengo a discutere non per contraddire alcune verità così nitide, come quelle da te dispiegate in apertura.

    Su questo punto non sono d’accordo:

    ritengo […] che il partito del delinquente Berlusconi Silvio non abbia e in ogni caso non avrà la forza di occupare quirinale e istituzioni.

    Ovviamente quel che è scritto nel tuo bel libro «Contro il Sessantotto» tu lo sai. Il berlusconismo non è solo la vicenda di un uomo, per quanto spregiudicato, potente, astuto. È una mutazione «genetica» del corpo sociale, un modo di essere, un modo di vedere le istituzioni, che investe strati ampi della popolazione. Su quel che ha fatto la televisione, in specie commerciale, abbiamo già scritto più volte. Non per coglierti in fallo, caro Alberto (e tutti sanno quanto io sono un tuo lettore, «innamorato» della tua scrittura) ma tu (come molti) sottovalutasti non poco la capacità elettorale e propagandistica del cavaliere, che per poco invece non vinse, a febbraio.
    Io penso che se chiudesse la sua «baracca politica» in cambio dell’evitare le patrie galere, sarebbe un accadimento repellente, ma meno grave di una sua (probabile) vittoria alle prossime elezioni.
    Questo scrivo per amor di sincero dibattito, sincero fino in fondo. Ovviamente lo so che tutto ciò è molto cupo, ma così la penso.

  • agbiuso

    Agosto 16, 2013

    Caro Diego, la tua esplicita analisi suggerisce tre questioni:
    – Non mi è ben chiaro che cosa significhi nel concreto delle procedure giudiziarie e istituzionali l’espressione “resa condizionata”. Quali forme dovrebbe avere tale resa?
    Se comportasse la rinuncia all’eguaglianza dei cittadini non sarebbe, permettimi, una “resa condizionata” ma una resa totale e assolutamente fuori dal principio moderno dello stato di diritto, come ha ben chiarito Dario Generali.
    – Il Partito Democratico non ha bisogno di arrendersi perché si arrenderebbe a se stesso. Tale formazione politica è infatti non soltanto complice ma attiva protagonista di ciò che tu chiami “sconfitta della democrazia”. Anche per questo non comprendo come si possa sostenere tale partito e insieme la democrazia.
    – Tutti i grandi maestri della politica e dell’arte militare insegnano che ogni “resa psicologica e culturale” è il presupposto immancabile della resa senza condizioni sul campo di battaglia. Poiché la vera lotta è sempre quella che attraversa le coscienze, le idee, i progetti di società.
    – Per questo ritengo:
    primo, che il partito del delinquente Berlusconi Silvio non abbia e in ogni caso non avrà la forza di occupare quirinale e istituzioni. La prova sta nel fatto che se avesse tale potere saremmo già andati ad elezioni. Inoltre nulla è preferibile all’attuale inquilino del quirinale per il bandito bs. La presidenza della Repubblica è infatti occupata dal suo migliore complice;
    secondo, che sia in ogni caso preferibile una esplicita dittatura a una resa politica, giuridica, civile e culturale che cancellerebbe ogni possibilità di rinascita. Da una dittatura prima o poi si esce (cfr. Stalin e tanti altri), una servitù interiore e politica si può protrarre invece per secoli.

  • diegod56

    Agosto 16, 2013

    I quattro elementi fondamentali che possono configurare una democrazia autentica, non bastano nel mondo attuale, dove esiste una forma di potere dai contorni sfumati ma dall’efficacia ferrea: il controllo dei mezzi di comunicazione di massa. C’è un potere che si è fondato sul possesso delle televisioni, un potere che da un lato puo’ sistematicamente alterare la realtà degli eventi e dall’altro, nel medio periodo, alterare le menti dei telespettatori. Tutta questa mio forse banale preambolo per dire che la situazione è eccezionale, eccentrica rispetto ad una «normale» democrazia, non da adesso, ma da decenni. La vicenda della condanna che non riesce a condannare è solo l’occasione per mostrarci come siamo messi male. Sarò brutale: in questa guerra strisciante una resa seppur condizionata sarebbe comunque meglio che un eventuale nuovo voto e la presa di parlamento e quirinale da parte se non più del personaggio di qualche suo «pupo» tenuto per i fili. In effetti, la posizione del pur moderatissimo Epifani mi pare ferma nel ribadire che le sentenze vanno applicate sempre e comunque. Ma non illudiamoci, la sconfitta della democrazia è già avvenuta il giorno in cui Craxi emanò il decreto a favore della televisione del Cavaliere, e di anni ne sono passati assai.

  • Pasquale D'Ascola

    Agosto 14, 2013

    Gentili tutti, non aggiungo che una postilla di ordine etico. L’Italia come voi tutti sapete, è un paese che ha conquistato sì attraverso due processi pararivouzionari- la resistenza, il risorgimento- il proprio diritto di nazione, ma, mi pare non sia da trascurare, in entrambi i casi si è affannata dopo a osannare a parole e dimenticare con i fatti la propria ascendenza e a rinnegare la propria migliore coscienza. E un paese malato, ecco che cos’è, molto malato. Non diversamente per molti aspetti da israele e la palestina parrebbe che l’italia sia afflitta da una sorta di nevrosi ossessivo compulsiva a ripetere e farsi male. La diagnosi, se verosimile, non comnforta mai il medico. E io non lo sono. Temo molto una catastrofe più che una catarsi.

  • agbiuso

    Agosto 14, 2013

    Caro Dario,
    ti ringrazio per aver ricordato con assoluta chiarezza che cosa è in gioco in questa vicenda: il senso stesso della convivenza civile.
    Credo che la società italiana, per precisa responsabilità delle sue istituzioni -in primo luogo la presidenza della Repubblica-, stia andando verso quella condizione che Spinoza così descrive:
    “Nam certum est naturam absolute consideratam jus summum habere ad omnia, quae potest, hoc est, jus naturae eo usque se extendere, quo usque ejus potentia se extendit” (Tractatus theologico-politicus, cap. XVI)
    La condizione, dunque, nella quale il diritto di ciascuno si estende sin là dove arriva la sua potenza. In tale situazione nessuna legge ha valore e ciascuno viene reintegrato nella sua originaria libertà di padrone di se stesso.
    Mi sono già informato sulla possibilità di rinunciare alla cittadinanza italiana e di ottenere lo statuto di apolide ma a quanto pare non è possibile.
    E’ comunque certo che se il delinquente Berlusconi Silvio non subirà le conseguenze della condanna che gli è stata comminata, non riconoscerò più come valida nessuna legge di questo Stato. Solo il foro interiore sarà la norma dei miei comportamenti.

  • Dario Generali

    Agosto 14, 2013

    Caro Alberto,

    è inutile dirti che condivido ogni parola della tua analisi e dei tuoi giudizi.
    Il solo fatto che Berlusconi sia ancora al suo posto in Senato e che non abbia invece immediatamente iniziato a scontare la sua condanna è scandaloso e delegittima, se pur esiste ancora qualcosa di legittimo nella prassi del governo del nostro paese, il sistema politico e amministrativo italiano.
    Se Berlusconi non sconterà la sua pena nei termini che le normative imporrebbero lo Stato italiano non avrà più alcun diritto di esercitare il potere giudiziario su alcuno, perché il contratto sociale sul quale si fonda la legittimità della violenza esercitata dallo Stato sul trasgressore delle leggi non avrebbe più valore.
    Qualsiasi azione che evitasse a Berlusconi le conseguenze della sua condanna avrà un valore radicalmente eversivo del patto sociale e chiunque sarà affrancato dall’obbligo del rispetto di ogni norma.
    Chi non capisce questo o non ha la più pallida idea di cosa sia uno stato di diritto e su quali basi trovi la propria legittimazione o è in perfetta malafede e quindi impegnato in un’azione di favoreggiamento di quello che dovrebbe essere un detenuto.
    Un caro saluto.
    Dario

  • agbiuso

    Agosto 14, 2013

    E con questo, gentile Aurora?
    Flores D’Arcais osserva giustamente che ” ‘La legge è eguale per tutti’ significa infatti che è eguale per chi dispone di un solo voto e per chi ne raccoglie alcuni milioni”.
    Se un mafioso, uno stupratore, un bandito raccoglie milioni di voti, avrà per questo diritto a qualche trattamento di riguardo? E Berlusconi Silvio è un bandito, ormai certificato.
    Che cosa significa “politicamente”? Anche Adolf Hitler vinse le elezioni, con una maggioranza assai più consistente dei voti che attualmente ha il partito del pregiudicato italiano. Per questo l’azione del Partito Nazionalsocialista fu dunque legittima?
    Importantissimo è, poi, ricordare che la maggioranza di quei voti del Pdl sono frutto della televisione. Se l’Italia fosse un Paese liberal-democratico, invece della dittatura mediatica in cui consiste, il Pdl non avrebbe mai ottenuto i voti per governare. Perché il Partito Democratico non ha mai approvato una norma sul conflitto di interessi tra potere mediatico e potere politico? Perché è ricattato e venduto, è la mia risposta.
    Accettare il prepotente soltanto perché è riuscito a essere prepotente è un atteggiamento assai pericoloso, è il male della storia.

  • aurora

    Agosto 14, 2013

    Sono d’accordo su questo punto: «la Democrazia è fatta di almeno quattro elementi: divisione dei poteri, eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, elezioni libere e segrete, informazione indipendente da chi governa»,però non dimentico che politicamente il paese è diviso in tre filoni e gli elettori del Berlusconi sono 8 o, 9 milioni

  • agbiuso

    Agosto 14, 2013

    Anche Paolo Flores D’Arcais parla, giustamente, del potere di ricatto esercitato dal delinquente Berlusconi Silvio:

    =======
    La situazione politica non è mai stata così semplice e cosi chiara. Il capo di una delle tre principali forze elettorali del paese è stato condannato in via definitiva ad una pena superiore ai due anni di carcere, e in forza di una legge votata anche dal suo partito pochi mesi fa non può più essere membro del parlamento. Neppure la grazia presidenziale, scandalosa e inconcepibile, o un’amnistia ad hoc, altrettanto indecente, cambierebbero questo fatto ormai irreversibile: Berlusconi non godrà più della immunità parlamentare.

    La legge è eguale per tutti” significa infatti che è eguale per chi dispone di un solo voto e per chi ne raccoglie alcuni milioni. Ovvietà talmente lineare e lapalissiana che non dovrebbe sfuggire neppure a Giuliano Ferrara, e financo a Pigi Battista, forse (intanto sul “Corriere” se ne è accorto Galli della Loggia: accontentiamoci). Ogni azione per aggirare o annullare l’estromissione definitiva del Delinquente di Arcore dal Palazzo si qualifica perciò come tentativo di ‘golpe bianco’.

    Di conseguenza la politica italiana, se resta nell’alveo dell’ordinamento costituzionale, dovrà svolgersi senza Berlusconi. Che probabilmente si darà alla latitanza: dei suoi crimini noi conosciamo sola la punta dell’iceberg rivelata dalle inchieste giudiziarie, mentre l’ex Cavaliere li conosce tutti, e se paventa che un gup potrebbe farlo arrestare ne avrà ben donde.

    Il suo partito dovrà perciò attrezzarsi ad esistere con lui latitante – come già avvenne per il Psi di Craxi – o comunque fuori dai giochi. Se ci riuscirà. Altrimenti la destra italiana dovrà darsi altri strumenti elettorali, magari meno eversivi.

    A parte i suoi scherani, i ruffiani e le cheerleader mediatiche, non si vede chi altro dovrebbe adoperarsi per impedire che la normalità legale e costituzionale della vicenda Berlusconi segua il suo corso.

    Ad affannarsi per l’impunità del Delinquente di Arcore possono essere solo due categorie: i complici e i ricattati. Se i dirigenti del Pd non fanno parte né degli uni né degli altri (un SE da scrivere in maiuscole), la smettano di tracheggiare, riducano i tempi all’osso, come chiede il M5S, e Berlusconi in politica resti solo un disgustoso ricordo.

    I suoi lacché faranno cadere il governo? Ci sono altre due maggioranze possibili: un bel governo Rodotà o Zagrebelsky senza ministri di partiti o un brutto governo Pd con gli sbandati del berlusconismo pronti a riciclarsi.
    =======

    Fonte: La grazia per Berlusconi? Un golpe bianco, 14 agosto 2013

  • agbiuso

    Agosto 14, 2013

    Grazie, Galavotti.
    Hai ricordato dei princìpi libertari che condivido pienamente.
    Rispetto alla loro altezza e significato, l’attuale realtà italiana si muove su un livello di profondo squallore. Ma, a quanto pare, “non si fanno schifo” neanche un po’.

    ==============
    Chi state proteggendo? Dico a voi, nelle istituzioni, nel governo, nei partiti, oltre a voi stessi. Di sicuro non l’Italia.
    Un condannato per frode fiscale non può essere interlocutore della presidenza della Repubblica e del presidente del Consiglio, anche se Napolitano e Letta Nipote devono a lui l’elezione.
    Di quante divisioni dispone Berlusconi? Quanti pennivendoli ha a libro paga? Quanti parlamentari del pdmenoelle sono ai suoi ordini, oltre ai suoi impiegati, perché altro non sono, fatti eleggere nel pdl? Quante televisioni possiede? Quante persone possono essere ricattate da quest’uomo? In questo Paese se non sei ricattabile non puoi fare politica, quanti scheletri ci sono nei suoi armadi?
    La grazia, la si chiami come si vuole: agibilità politica o clemenza non gli può essere concessa. L’Italia è una repubblica parlamentare, il popolo dovrebbe essere sovrano, ma non conta nulla. Chi state proteggendo insieme a Berlusconi? Quali poteri economici? Il vostro pericolante futuro, le vostre sconfitte, i corrotti? Avete ridotto il Paese a un deserto economico e sociale e vi aggrappate a un delinquente per sopravvivere. Non vi fate almeno un po’ schifo?
    Non dite una parola di sostegno al giudice Esposito attaccato dal partito del Padrone e dai suoi giornali?
    Se Berlusconi sarà salvato, moriranno le istituzioni. Napolitano uscirà di scena nel peggiore dei modi. Il mio consiglio è che rassegni ora le dimissioni. Il mutismo del pdmenoelle è quello dei complici, degli ignavi, di chi più prosaicamente non vuol perdere la pagnotta, la poltrona, il potere che si è autoconferito insieme al suo sodale di Arcore.
    Il MoVimento 5 Stelle non resterà a guardare, questo è certo. Prepariamoci all’autunno.
    ==============

    Fonte: Di quante divisioni dispone Berlusconi?

  • Enrico Galavotti

    Agosto 14, 2013

    Democrazia vuol dire anche possibilità di poter autogestire i propri bisogni sociali, economici, culturali, cioè di non dipendere in tutto e per tutto da entità esterne o estranee, incontrollabili, indipendenti dalla propria volontà, come i mercati e gli Stati.
    Vuol dire anche revocabilità immediata di un mandato, quando l’eletto compie cose antidemocratiche.
    Vuol dire obbligo di rendicontazione costante da parte dell’eletto nei confronti dell’elettore.
    Vuol dire anche che i poteri conferiti all’eletto dovrebbero essere inversamente proporzionali alla distanza dalla comunità che glieli conferisce: quanto più un eletto è lontano tanto meno è controllabile, quindi tanti meno poteri deve avere.

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