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Le côté de Guermantes

Le côté de Guermantes

I Guermantes
di Marcel Proust
(Le côté de Guermantes, 1920-21)
Trad. di Mario Bonfantini
Einaudi, 1978 (1949)
Pagine XVII – 686

Nella Recherche il mondo aristocratico è vissuto dapprima nella esaltazione poetica di antichi nomi, di storie nascoste, di mitologiche origini, di sogni e vite inarrivabili. Poi viene penetrato dal calmo e implacabile disincanto del Narratore: «Così l’aristocrazia, in quella sua costruzione pesante, dalle rade finestre che lasciano entrar poca luce, mostra la stessa mancanza di slancio, ma anche la stessa potenza cieca e massiccia, dell’architettura romanica: rinchiude tutta la storia, la mura in sé, la mortifica» (pag. 581) 1 . Il duca di Guermantes, «uomo di gentilezza commovente e di durezza ripugnante, schiavo dei più piccoli obblighi mondani e indifferente ai più sacri doveri morali» (473) 2, dà molta più importanza a una serata in società che alla malattia e alla morte dei suoi amici.
Anche il barone di Charlus –il personaggio più riuscito dell’Opera, una scultura- nonostante il suo «immenso orgoglio» (603) 3 vive un bisogno struggente degli altri, dello stare con loro, «aveva l’aria di temere il momento in cui l’avrei lasciato solo: quella sorta di timore un po’ ansioso cui la sua cognata e cugina Guermantes m’era sembrata in preda un’ora prima, quando aveva voluto obbligarmi a restare ancora un po’, quasi con la stessa passeggera inclinazione per me, con lo stesso sforzo per far durare di più l’attimo» (606) 4. E la duchessa Oriane de Guermantes, la “dea” dall’esistenza misteriosa e inaccessibile, è oggetto di una parabola che parte dalla devota ammirazione e dall’amore del Narratore e giunge a una limpida condanna: «Fui disgustato dalla vera malvagità della signora di Guermantes» (556) 5. Questi individui vengono descritti come un bestiario favoloso e variegato dentro il quale spira gelido il vento della menzogna e, infine, della delusione più fonda: «Per risvegliare la mia vita interiore durante quelle ore mondane, in cui io abitavo la mia epidermide […] quanto dire che ero incapace di provare ciò che era per me il vero piacere della vita» 6 (570).
Molto altro si legge nei Guermantes. L’identità tra l’amare e il soffrire, la fecondità dei superamenti, la pervasività del sentimento, la totalità della mente, che è in qualche modo l’intero: «Gli sciocchi si immaginano che le vaste dimensioni dei fenomeni sociali siano un’ottima occasione per penetrare più addentro nell’animo umano: dovrebbero invece comprendere che solo discendendo in profondità nell’interno di un individuo abbiamo qualche probabilità di capire la natura di quei fenomeni» (357) 7.
E, infine e come sempre nell’Opera, la bellezza, la bellezza assoluta di una sera veneziana dipinta come solo un Signore della parola –quale è Proust- sa fare: «Così più tardi a Venezia, molto dopo il tramonto del sole, quando sembra che sia notte completa, vidi, grazie all’eco in sé invisibile d’una ultima nota di luce indefinitamente tenuta sui canali come per effetto di qualche pedale ottico, il riflesso dei palazzi stampato come per sempre in un velluto più nero, sul grigio crepuscolare delle acque» (154) 8.

Note

1.«Telle l’aristocratie en sa construction lourde, percée de rares fenêtres, laissante entrer peu de jour, montrant le même manque d’envolée, mais aussi la même puissance massive et aveuglée que l’architecture romane, enferme toute l’histoire, l’emmure, la renfrogne» (À la recherche du temps perdu, Gallimard, Paris 1999, p. 1158)

2. «homme attendrissant de gentillesse et révoltant de dureté, esclave des plus petites obligations et délié des pactes les plus sacrés» (1082)

3. «immense orgueil» (1173)

4. «Il avait même l’air de redouter l’instant de me quitter et de se retrouver seul, cette espèce de crainte un peu anxieuse que sa belle-sœur et cousine Guermantes m’avait paru éprouver, il y avait une heure, quand elle avait voulu me forcer à rester encore un peu, avec une espèce de même goût passager pour moi, de même effort pour faire prolonger une minute» (1175-1176)

5. «Mais ce fut par la véritable méchanceté de Mme de Guermantes que je fus révolté» (1141)

6. «Pour que ma vie intérieure pût se réveiller durant ces heures mondaines où j’habitais mon épiderme […] c’est-à-dire où je ne pouvais rien éprouver de ce qui était pour moi, dans la vie, le plaisir» (1150)

7. «Les niais s’imaginent que les grosses dimensions des phénomènes sociaux sont une excellente occasion de pénétrer plus avant dans l’âme humaine; ils devraient au contraire comprendre que c’est en descendant en profondeur dans une individualité qu’ils auraient chance de comprendre ces phénomenès» (1002)

8. «Ainsi plus tard, à Venise, bien après le coucher du soleil, quand il semble qu’il fasse tout à fait nuit, j’ai vu, grâce à l’écho invisible pourtant d’une dernière note de lumière indéfiniment tenue sur les canaux comme par l’effet de quelque pédale optique, les reflets des palais déroulés comme à tout jamais en velours plus noir sur les gris crépusculaire des eaux» (857)

6 commenti

  • Alberto G. Biuso » Sodome et Gomorrhe

    Gennaio 1, 2014

    […] tempo la mondanità si rivela sempre più superficiale e insulsa decadendo, tra l’altro, dai Guermantes di Parigi alla «setta» dei Verdurin alla Raspelière. Se la protagonista dei timori del Narratore […]

  • aurora

    Giugno 24, 2013

    Proust se la vedesse ora, Venezia, non userebbe le soavi parole di allora,Venezia oggi è involgarita dal turismo di massa,il mondo si muove con ritmi distruttivi,quello che ci consola è la letteratura di valore, la quale ci soccorrerà sempre

  • gabriella carnino

    Giugno 23, 2013

    Vero: bellissimo e prezioso. Nulla da aggiungere, solo un impeto di gratitudine….

  • poetella

    Giugno 23, 2013

    prezioso post…
    Prezioso, come Proust

  • agbiuso

    Giugno 23, 2013

    Il più grande, sì, Pasquale. Uno di coloro che da soli giustificano l’esistenza della specie.

  • Pasquale D'Ascola

    Giugno 23, 2013

    È così bello e inattuale, come le considerazioni di Fritz Nietzsche, che si riparli della Recherche, di Proust, del più grande, ebbe a dire il maestro Saramago. Evviva.

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