Mi sembra sorprendente ed estremamente positivo che un popolo innamorato del calcio come quello brasiliano stia avendo la forza di denunciare «le spese faraoniche in vista dei Mondiali, a scapito della qualità dei servizi sanitari e educativi, e la gigantesca corruzione, vero buco nero delle risorse statali. […] Negli stadi, incuranti del divieto della Fifa, molti tifosi hanno sostenuto le proteste: “Brasile svegliati, un professore vale più di un Neymar”». Ma anche di questa rivolta, come di quella turca, l’informazione italiana parla il meno possibile. E allora di fronte alla pervicacia istupidente del mainstream mediatico -teso sempre a sopire, troncare, tacere, ingannare– è opportuno ricordare come e perché si sia generato quell’insieme di eventi che vengono definiti «crisi»:
Il punto di partenza della crisi del 2008 è stato, da un lato, la deregolamentazione quasi totale delle prassi dei mercati finanziari e, dall’altro, la comparsa di “paesi emergenti”, a cominciare dalla Cina, che si sono accaparrati una parte crescente della produzione mondiale grazie al dumping salariale. Quella concorrenza, che spiega anche le delocalizzazioni, ha comportato un calo generale dei redditi nei paesi occidentali, calo che i nuclei familiari sono stati incoraggiati a compensare con un indebitamento crescente, che si supponeva potesse permettere di conservare il loro livello di vita. Ovviamente, le cose non sono andate affatto così, e il sistema è crollato quando i mancati pagamenti si sono accumulati. È quel che è accaduto negli Stati Uniti con la crisi dei crediti ipotecari (subprimes). Gli Stati sono stati allora costretti ad indebitarsi a loro volta per impedire al sistema bancario di sprofondare. Il problema dell’indebitamento privato si è così tramutato in problema dell’indebitamento pubblico.
[…]
Le banche, che potranno contrarre presiti all’1% dalla Bce, concederanno presiti al Mes [Meccanismo europeo di stabilità] ad un tasso di interesse nettamente superiore, dopo di che il Mes presterà agli Stati ad un tasso ancor più elevato. […] In ultima analisi, le banche daranno agli Stati, imponendo interessi, del denaro che consentirà a quei medesimi Stati di rimpinguare le casse di quelle stesse banche. Una situazione davvero surrealista, la cui causa prima, come è noto, è la proibizione fatta a partire dal 1973 agli Stati di contrarre prestiti ad interesse minimo o nullo con le loro banche centrali, il che li ha posti sostanzialmente alle dipendenze del settore privato. (Alain De Benoist, Diorama letterario, n. 314, pp. 8-9)
La natura non soltanto assurda di queste transazioni -assurda per il bene pubblico ma assai sensata per gli interessi dei banchieri- è aggravata dal fatto che essa è stata resa per legge irreversibile, privando in questo modo parlamenti e governi di ogni potere, riducendoli a ornamento della finanza. Ha dunque ragione Gaby Charroux -deputato francese comunista e sindaco di Martigues- a osservare che in questo modo «consegniamo direttamente le chiavi della nostra politica economica e di bilancio ai tecnocrati di Bruxelles e scivoliamo verso […] una forma morbida, giuridicamente corretta, di dittatura finanziaria» (Ivi, p. 11). Con l’ascesa al potere anche politico di impiegati e funzionari della Goldman Sachs ad Atene, a Roma, a Francoforte (Mario Draghi), gli Stati sono diventati evidentemente degli Stati di classe diretti dal capitalismo finanziario: «Le banche, che controllano anche i mezzi di pagamento dei cittadini, hanno preso lo Stato in ostaggio per conto dei loro ricchi azionisti. Lo Stato diventa una macchina per ricattare le popolazioni a beneficio dei più ricchi» (Emmanuel Todd in un’intervista a Le Point, 13.10.2011).
Uscire da una spirale irrazionale e violenta come questa sarebbe possibile se il potere politico fosse altro da quello finanziario e prendesse provvedimenti come i seguenti: applicazione di un protezionismo europeo, nazionalizzazione delle banche, rifiuto di pagare il debito pubblico. Provvedimenti gravi ma praticabili se -appunto- i governi non fossero ormai ridotti alla condizione di impiegati della finanza il cui mandato è di agire contro i loro popoli, cominciando con l’ingannarli. Popoli i quali «non credono più nell’Europa, che confondono a torto con l’Unione europea. Non hanno più fiducia nella polizia […], non hanno più fiducia nei tribunali, che non sanzionano mai i delinquenti in colletto bianco e nemmeno i banditi della finanza di mercato» (de Benoist, Diorama letterario, n. 214, p. 23).
Anche le operazioni di killeraggio internazionale sono mosse dagli stessi scopi speculativi e di controllo delle risorse, come accaduto in Libia, con i massacri perpetrati da Sarkozy e Obama, «assassinando il capo dello Stato libico Muammar Gheddafi e la sua famiglia, inclusi i bambini piccoli»; come accaduto in Iraq, dove le potenze anglosassoni e i loro servi italici hanno causato «due milioni di morti, affamato intere popolazioni, distrutto un paese unificato, allora il più evoluto industrialmente, socialmente ed economicamente della regione, averlo consegnato alla guerra civile, agli scontri tribali o religiosi, alla persecuzione delle minoranze come quella cristiana e agli attentati omicidi quotidiani. Del resto, George W. Bush non aveva dichiarato di voler riportare l’Iraq all’età della pietra?» (Maurice Cury, ivi, p. 24). La stessa operazione si sta ferocemente tentando contro il popolo siriano.
11 commenti
agbiuso
Il nazionalsocialismo vinse anche e soprattutto perché prometteva riscatto al popolo tedesco stremato e ormai alla fame. Non si impara davvero niente dal passato.
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I garanti dello status quo ormai insopportabile, in Italia la coppia al comando è Napolitano – Letta, continuano imperturbabili nelle loro convinzioni ignorando il mondo che gli sta crollando intorno.
Indifferenti a un mostro che si sta svegliando e che sarà difficile, quasi impossibile, rinchiudere nelle gabbie del suo passato se diventerà più forte.
Per questi finti democratici, tutori dei loro interessi personali, collegati con la finanza e non con il popolo che disprezzano sta suonando la campana a martello. Purtroppo, oltre che per loro, rischia di suonare per le democrazie. Il fascismo sta avanzando grazie a questi sciagurati in tutta Europa.
Un sondaggio di ieri dà Alba Dorata primo partito in Grecia con il 26%, in Francia il Front National di Marine Le Pen è dato come primo partito dalla sua nascita con il 24%, in Norvegia ha vinto il Partito conservatore insieme all’affermazione del Partito del progresso, nel quale militò Anders Breivik, responsabile dell’uccisione di 77 persone. In Ungheria il governo di estrema destra ha stilato una lista nera di personalità che avrebbero fornito ai media stranieri informazioni contro l’immagine dell’Ungheria. Viktor Orban, il primo ministro, ha cambiato la Costituzione minando l’indipendenza della Banca centrale, l’autonomia della magistratura e dell’autorità garante della privacy e ha come obiettivo la Grande Ungheria nazionalista.
Quali sono le cause della nascita dei nuovi fascismi? Chi sono i veri responsabili? Chi ha tradito la democrazia?
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Da L’Europa verso il fascismo
Pasquale D'Ascola
Ebbene, gentili signori, grazie ad Alberto per la citazione. Anche con poca competenza di matematica e per di più finanziaria, si capisce di che morte moriremo in modo chiaro.
Ci vorrebbe una guerra a questo punto. Possibilmente mondiale. O tante guere sistemiche ma parziali. Dei teatrini.
In alternativa dunque mi permetto, restando peraltro in tema e senza indulgere in narcisismi fuori di luogo, di proporre la lettura del mio dramma
Auto Sacramental.
È un dramma politico che di sacramentale ha solo il titolo e la forma nota nel seicento, ariosa ma tale.
Se qualcuno fosse preso da curiosità ecco il link all’editore. Io non ne ho nemmeno una copia, mi spiace. A tutti buonasera
http://www.ipocpress.it/Auto-sacramental.shtml
agbiuso
Sì hai ragione, caro Diego. Più in generale, questa duplicità del “pensiero laico e illuminista” è stata analizzata in modo profondo da Horkheimer e Adorno in Dialettica dell’illuminismo, sin dal suo celebre incipit: “L’illuminismo, nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha perseguito da sempre l’obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni. Ma la terra interamente illuminata splende all’insegna di trionfale sventura”
(Trad. Einaudi, 1982, p. 11).
Sui temi del mio intervento propongo la lettura di un’analisi un po’ tecnica ma che restituisce bene la situazione nella quale ci troviamo e ci troveremo:
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Mentre il Governo si trastulla aspettando Godot, l’Italia rischia il default. Bisogna agire al più presto con la ristrutturazione del debito. Gli interessi chiesti dal mercato sui nostri titoli di Stato decennali sono aumentati del 10% nelle ultime due settimane. Lo spread è tornato a circa 300 punti, ai livelli di settembre del 2012, e il suo rialzo è appena iniziato perché il mercato dovrà digerire molte brutte notizie per l’Italia.
La prima notizia. E’ ormai chiaro che la “droga” monetaria fornita dalla FED negli ultimi anni ad un ritmo di 85 miliardi di dollari al mese e di acquisti di titoli di Stato stampando moneta è finita. L’annuncio di Ben Bernanke è stato una doccia fredda per i mercati. L’economia americana è ripartita a tal punto da non richiedere più il sostegno della FED che ora è preoccupata di frenare l’inflazione. I rendimenti sui titoli di Stato sono destinati ad aumentare: il decennale americano è arrivato a 2,5% di interesse: il più alto incremento di rendimento settimanale dell’ultimo decennio. Anche il Bund tedesco ha aumentato i suoi rendimenti. E allora perché si dovrebbero comprare titoli di Stato italiani se economie molto più solide offrono sempre maggiori rendimenti? L’Italia è vittima del suo ritardo perché non ha agito sul debito pubblico durante gli anni della politica monetaria favorevole degli Stati Uniti. E’ scontato che i rendimenti dei titoli di Stato di molti Paesi ripartiranno rendendo di difficile collocazione i nostri titoli.
La seconda notizia. Nei mercati emergenti, dal Brasile alla Cina, l’economia sta rallentando. Una doppia brutta notizia, sia per la nostra economia che vive di esportazioni verso questi Paesi, sia per la fuga di capitali dai mercati emergenti verso gli Stati Uniti che costringerà le loro banche centrali ad alzare i tassi di interesse, come ha fatto l’Indonesia. Un’ulteriore concorrenza per i nostri titoli.
La terza notizia. Tutta la periferia d’Europa porta pessime nuove per l’Italia. Il rendimento dei titoli decennali portoghesi è schizzato al 6,6% contro 5,2% di inizio giugno. Stessa cosa per quello irlandese arrivato al 4%. L’Irlanda deve finanziarsi sul mercato per restituire a dicembre 2013 i 67,5 miliardi di euro di prestiti europei per il salvataggio delle sue banche. Ed è di 78 miliardi di euro il conto che il Portogallo deve rimborsare entro giugno 2014. Portogallo e Irlanda rischiano di dover presto ristrutturare il debito con l’Europa. Mentre l’Italia sta decidendo il da farsi con annunci propagandistici, gli altri Paesi non solo hanno chiesto aiuti, ma stanno già rinegoziando le condizioni di tali aiuti, in sostanza la ristrutturazione del loro debito. Cipro ha chiesto di ridiscutere il suo salvataggio di 17,5 miliardi di euro che include la tassazione sui depositi bancari. In Grecia c’è la crisi di Governo. Se si aggiunge la probabile ristrutturazione del debito in Argentina, la parola tanto temuta in Italia: “ristrutturazione del debito” è all’ordine del giorno.
Ristrutturare il debito, quindi deprezzare i nostri titoli di Stato e farlo ora, il più presto possibile, per l’Italia significa scaricare il 35% delle perdite all’estero Attendere che tutto il debito sia in mano italiana, facendolo comprare alle nostre banche, prima di ristrutturarlo vuol dire fare un enorme favore alla Germania e alla Francia che ne posseggono una gran parte, non certo agli Italiani che si troverebbero a sostenere tutte le perdite, esattamente come successo ai greci.
La quarta notizia. Quando lo stanziamento di 60 miliardi di euro per ripulire i bilanci delle banche sembrava acquisito con l’Unione bancaria, i partner europei si sono arenati. La Germania pretende che prima di attingere al salvadanaio europeo ogni governo contribuisca con il 20% del costo e le banche delle singole nazioni aumentino il patrimonio con la conversione di strumenti di debito in titoli propri o la imposizione di perdite che potrebbero includere i depositi bancari. Se ipotizziamo 20 miliardi di euro per “ripulire” le banche italiane, arrivate a 140 miliardi di euro di sofferenze (ndr; crediti difficilmente o non esigibili), significa che la metà dovrà metterla l’Italia tra governo centrale e privati.
La Spagna ha ottenuto sostegni europei per 100 miliardi di euro per le banche in difficoltà. L’Italia è inerte. Aspettando Godot, l’Italia avrà come unico risultato l’aumento del costo del suo salvataggio che sarà fatto interamente sulla pelle dei cittadini. Come? E’ quello che stanno decidendo. Se con una mega patrimoniale, con un’ulteriore austerity o mettendo le mani sui depositi bancari. Chi è responsabile al governo di una strategia così miope? C’è qualcuno a Palazzo Chigi?
Il tempo e’ una risorsa preziosissima che si sta lasciando trascorrere senza agire. Questo atteggiamento non farà altro che aumentare il costo che la crisi presenterà agli italiani. Le stime dei conti pubblici del Governo prevedono una crescita negativa del PIL di meno 1,3% per il 2013. In realtà nella prima metà del 2013 l’Italia ha viaggiato a meno 2,4% ed è probabile che si chiuda l’anno con meno 3%. Qualcuno sano di mente può credere che l’Italia possa crescere dell’1% nella seconda metà del 2013 come prevedono Letta&Alfano? L’Italia è avviata verso una manovra di aggiustamento dei conti pubblici di almeno 20 miliardi (che potrebbero raddoppiare) dopo l’estate. Altro che permesso dell’Europa di sforare il 3% di deficit. Altro che rinvio dell’IMU. Aspettando Godot l’Italia muore.
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Fonte: Aspettando Godot
diegob
Molto interessante anche l’intervento dell’amico Biagio. Mi fa ragionare su una caratteristica della Francia, che emerge con la questione del matrimonio delle coppie omosessuali. La Francia è spesso, anche nel nostro immaginario, la culla della libertà, del pensiero laico e illuminista, ma questa immagine è sempre stata in rapporto ambiguo con l’altra Francia, quella del dominio coloniale. E in questi frangenti ce ne rendiamo conto.
agbiuso
Caro Biagio, la ringrazio moltissimo per questo suo intervento che ricorda con parole chiare e documentate quanto sta accadendo nell’ “Africa francese”. Sì, uno degli inganni più sottili ma anche più clamorosi della storiografia contemporanea è aver fatto credere a milioni di persone e di studenti -me compreso- che l’imperialismo fosse una struttura da declinare al passato. Esso, invece, ha soltanto mutato tattica mantenendo e anzi aggravando la strategia del controllo politico, dello sfruttamento economico, del condizionamento culturale. Quanto lei ci racconta lo conferma pienamente.
Dalle sue parole emerge anche qualcos’altro di molto insidioso: governi deboli con i poteri finanziari, industriali e militari o governi pienamente complici, governi imperialisti, credono di potersi presentare come governi “di sinistra” o “progressisti” soltanto perché fanno delle concessioni nel campo dei diritti civili. Io credo che proprio quanti sono sensibili a tali diritti debbano denunciare una simile strumentalizzazione, come ha giustamente fatto lei.
biagio guastella
All’articolo che condivido in pieno, all’analisi straordinariamente lucida (a cui il Prof. Biuso ci ha ormai abituati), aggiungo solo un altro intervento imperialista completamente passato in sordina: l’invasione militare del Mali da parte dei francesi. Dall’autunno 2012 la Francia è in Mali per assicurarsi le riserve d’uranio (questa è la verità). E’ curioso come quella parte del mondo, i territori africani occupati dal colonialismo francese, siano ancora ritenuti territori “di competenza” francese. La Francia è stata uno dei paesi colonialisti più brutali della storia, non che ci sia un imperialismo “positivo”, ma quello inglese, in confronto, è paradiso! I francesi hanno annichilito culturalmente (oltre che sfruttare economicamente) i Paesi che dominavano (e dominano) al punto da far studiare nelle scuole (per quei pochi fortunati che riuscivano ad accedervi) la storia e la geografia della Francia. Colleghi congolesi, senegalesi ecc…mi raccontano che hanno appreso la storia e la geografia dei loro Paesi solo in seguito ma mai a scuola. Una barbarie perpetrata ancora oggi senza che nessuno si chieda: Perché la Francia ha invaso il Mali? Era davvero così alto il rischio del “terrorismo islamico” (la giustificazione con cui il governo ha spiegato le ragioni dell’intervento)? Dov’era (e dov’è) l’ONU? Chi controlla le azioni dei francesi? Così un Paese può alzarsi la mattina e invaderne un altro senza che nessuno muova un dito?
Certo, l’importante è che Hollande non “disturbi” la lobby dei banchieri, non ponga in essere i provvedimenti di controllo della finanza che aveva promesso. Apprezzo molto il coraggio con cui il governo francese ha legalizzato i matrimoni per le coppie omosessuali, ma questo non significa che si possa concedere carta bianca al loro imperialismo. Quello che più mi sbalordisce oggi (dopo mesi dall’intervento che doveva essere “lampo”) è che i telegiornali non si occupano più del Mali, tutto l’arco costituzionale (dal FN ai Comunisti) erano d’accordo all’intervento, Hollande è stato premiato (!) dalla comunità dei Paesi Africani per essere intervenuto militarmente in Africa.
Pasquale D'Ascola
Merci.
agbiuso
Sono particolarmente contento che tu stia apprezzando Contro il Sessantotto. Se devo essere brutalmente sintetico, è per persone come te che l’ho scritto. Per persone che tentano di essere libere, persone che sanno che la libertà è un asintoto ma è tale infinito avvicinarsi che dà senso alla curva faticosa dell’esistere.
Pasquale D'Ascola
Grazie Alberto; non contento ho aggiunto delle riflessioni sugli asparagi.
Non hai idea di come Contro il ’68 mi punga; per motivi personali certo, al ricordo del fascismo permanente effettivo del movimento studentesco, dei -sei un anarchico individualista- sparati come revolverate. E sì anche perché le tue riflessioni appartenevano a mio padre che non le mise mai per iscritto, per una sciocca omertà con l’Altro che gli diceva forse, lascia perdere. A part ça, credo che si tratti di un testo fondante un pensiero che latita dovunque. Lo consiglierò a qualche amico politico. Osservare e diffondere.
agbiuso
Curiosa e significativa sì, Pasquale. Non avevo letto la tua riflessione di oggi. La definizione dell’omino come “Letta a due Piazze” mi sembra meravigliosa, oltre che politologicamente esattissima. Come del tutto descrittiva è la constatazione dei “favori tra teppisti” che si fanno l’italico governo (con annessa sbirreria) e quello turco.
Pasquale D'Ascola
Curiosa Alberto l’affinità tra il tuo e il mio post di oggi. Almeno a me pare così. I pensieri che volano; trovo magnifico. Naturalmente io non sarei capace di scrivere da filosofo. E mi duole avere scordato di citare la crisi siriana che, seguendo il consueto copione, gli S.U. stanno alimentando: prima consigli militari ai ribelli, poi consiglieri, poi operazioni coperte, e poi e poi, beh una guera che come tera scrivesi con du’ere.
Non sarà che i bombardieri F35 serviranno a questo? Certo che se si va in casa d’altri è bene presentarsi con il bombardiere buono.
A presto