Il Partito Democratico e il senatore Berlusconi
Rasenta l’incredibile e precipita nello squallore, nell’autolesionismo, nell’irrazionalità che un tiranno mediatico e politico, un soggetto che non ha rispetto per niente e per nessuno, venga da vent’anni (vent’anni!) protetto da chi tutti i giorni riceve da lui insulti, dal Partito Democratico. Con costui il PD ha progettato di riscrivere la Costituzione (era ed è il sogno di D’Alema); gli ha garantito -come ammise una volta Luciano Violante alla Camera dei deputati- il possesso di tre reti televisive che hanno manipolato sino al midollo le coscienze e l’informazione; ha concordato e concorda con lui sugli sprechi e sulle folli spese a danno dello stato sociale, della scuola, della sanità (e cioè a danno dei ceti più deboli e di tutti noi) e a favore invece dell’acquisto dei cacciabombardieri F35 e del TAV in Val di Susa; ha accuratamente evitato di regolamentare un conflitto di interessi enorme come l’Everest; ha sistematicamente sottovalutato e giustificato iniziative golpiste delle quali l’occupazione del Palazzo di giustizia di Milano è soltanto la più recente; gli ha permesso e gli permette -con l’attivo e primario contributo di Napolitano– di sottrarsi alla legge e ai tribunali; ha governato insieme a lui nell’esecutivo del banchiere Monti.
Rasenta l’incredibile e precipita nello squallore, nell’autolesionismo, nell’irrazionalità che molti militanti ed elettori del Partito Democratico, i quali hanno tollerato per vent’anni tutto questo schifo e ancora lo accettino, si dedichino ora all’attacco sistematico e continuo di un Movimento -come il 5 Stelle- il cui programma e la cui azione intendono ampliare gli spazi di democrazia, restituire all’Italia la dignità smarrita, garantire una maggiore eguaglianza economica e giuridica tra i cittadini, difendere la Costituzione repubblicana.
Tra qualche giorno la Giunta elettorale del Senato dovrà stabilire se Berlusconi è eleggibile oppure -sulla base della legge 361 del 1957- in quanto concessionario del servizio radiotelevisivo non possa svolgere le funzioni di senatore:
«Art.10. Non sono eleggibili inoltre: 1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta».
I senatori del M5S si sono già espressi per il rispetto della legge e dunque per l’ineleggibilità di questo soggetto. Dal Partito Democratico il silenzio sul tiranno è stato rotto soltanto dal senatore Luigi Zanda -da poco eletto capogruppo- il quale si è detto d’accordo con il M5S. Al momento del voto su tale questione si vedrà quale partito -se il M5S o il PD- è disposto a tollerare il capo dei fascisti e dei banditi politici presenti nel parlamento italiano.
55 commenti
agbiuso
È ancora lì, il tumore.
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L’interesse privato prevale: il selfie di B.
di Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 19 dicembre 2018
Alla solita presentazione del libro dell’eterno Bruno Vespa Silvio Berlusconi alla caccia di ‘responsabili’, da reclutare soprattutto fra i Cinque Stelle, per rimpinguare Forza Italia che rischia di veder ridotto il suo consenso allo zero virgola, ha affermato: “Sappiamo che queste persone non avrebbero convenienza a tornare al voto perché non sarebbero rieletti. Invece così avrebbero ancora 4 anni di stipendio, 14 mila euro al mese dei quali non dovrebbero darne 8 mila al partito. E io so che l’interesse privato è sempre superiore all’interesse generale”.
L’ex Cavaliere si è fatto un selfie. Nelle sue parole c’è il suo ritratto. Pensa che tutti siano come lui, disposti a corrompere, a farsi corrompere, interessati solo al denaro. Omnia sozza sozzis. Purtroppo col suo impareggiabile cinismo Berlusconi coglie nel segno. Mi diceva Susanna Agnelli che il sogno di suo fratello, Gianni, che se ne intendeva, era di trovare l’Incorruttibile, ma che non l’aveva mai incontrato. Non ci sarebbero corrotti, o ce ne sarebbero molti di meno, se non esistessero i corruttori ed è certamente difficile per chiunque resistere a un corruttore che ha la potenza di fuoco di Berlusconi e che già si è appropriato di un disabile approdato nel mondo grillino.
Ma la parte più grave del discorso dell’uomo di Arcore è là dove dice: “Io so che l’interesse privato è sempre superiore all’interesse generale”. Questo sentimento, chiamiamolo così, sarebbe già grave in un normale cittadino, diventa gravissimo in un uomo politico la cui funzione è proprio quella di guardare all’”interesse generale”. E quello che Berlusconi dice lo ha sempre praticato in venticinque anni di vita politica, mascherandosi da liberale e da “moderato” (se c’è un uomo che non è moderato, che è in realtà un violento, questi è Silvio Berlusconi: come disse il buon Mino Martinazzoli “la moderazione non è un luogo in cui ci si pone all’interno degli schieramenti politici, è un modo di essere”). Si è sempre interessato e occupato dei fatti suoi, senza avere alcuna idealità che non coincidesse coi propri interessi privati. E la sua attività di politico cominciata nel 1994 è lì a dimostrarlo senza se e senza ma. In venticinque anni, passati per la metà al governo del Paese e per l’altra come il più importante leader dell’opposizione, non ha combinato assolutamente nulla che avesse a che fare con l’”interesse generale”. Quello che solo ha fatto è stato togliere agli italiani quel poco di senso di legalità che ancora gli era rimasto.
Eppure quest’uomo nefasto, questo “delinquente naturale”, questo corruttore di magistrati, di finanzieri, questo colossale evasore fiscale, questo specialista nella compravendita di parlamentari a suon di milioni di euro, questo truffatore ai danni di una ragazza orfana e minorenne, questo individuo sospettato con buone ragioni di avere rapporti con la mafia e di aver cominciato la sua carriera di imprenditore grazie ai soldi della mafia, è ancora e sempre lì e condiziona la vita politica del nostro Paese.
Questo tumore chiamato Berlusconi si è sviluppato, con le sue infinite metastasi, in una democrazia. Nelle altre democrazie occidentali, pur imperfette e corrotte come sono in genere le democrazie, un fenomeno come quello berlusconiano non sarebbe mai esistito. In Italia invece è stato e continua a essere possibile.
Biuso
Sarkozy arrestato perché fece promesse a un magistrato. In Italia chi si è comprato i giudici riscrive la Costituzione insieme al Partito Democratico. È il nostro abisso di corruzione.
agbiuso
Sempre insieme, sempre a farsi reciproci favori, come degni compari di malaffare.
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Il comportamento di Berlusconi (sì esiste ancora…) durante la campagna elettorale è, ma solo in apparenza, incomprensibile.
Invece di attaccare il suo presunto avversario, il Pd, i comunisti che mangiavano i bambini e di riattaccare la nenia del Libro nero del comunismo con centinaia di milioni di morti a causa di un’ideologia malata, ha fatto campagna contro il M5S. E’ come se avesse fatto campagna acquisti per l’Inter.
Grillo grazie al potere mediatico di Berlusconi, gentilmente concessogli da D’Alema, Veltroni e Violante, è diventato un babau, un “assassino”, il nuovo Hitler. Il che detto da un pregiudicato amico di mafiosi, il cui partito è stato creato da Dell’Utri condannato a sette anni di carcere farebbe sbellicare dalle risa chiunque.
Ma il bombardamento mediatico dell’ometto fa comunque danni, spara nel mucchio e qualcosa rimane. Craxi gli disse ai tempi di Tangentopoli: hai dei cannoni, le televisioni, usale! Lui le usò e il Paese in vent’anni è finito nel baratro. Perché il nemico (a parole) si è trasformato in amico? Tutto tranne il M5S? La risposta sono i danèe.
Con una vittoria del M5S Berlusconi sarebbe stato rovinato e tra salvare il partito e le sue aziende ha scelto queste ultime.
Il M5S avrebbe infatti chiesto l’abolizione della legge Gasparri, la rinegoziazione delle concessioni delle frequenze radiotelevisive nazionali (oggi praticamente regalate), l’introduzione di una legge sul conflitto di interessi e lo sviluppo della banda larga in Italia. Orrore. Per Mediaset sarebbe stata la fine.
Woody Allen disse: “Dio è morto, Marx è morto e anch’io non mi sento molto bene”, tradotto “Mediaset è morta, Mondadori quasi e io passo il tempo all’ospizio tra i miei coetanei e a fare inciuci”. Ora i giornali di questo individuo parlano proprio di Incucio tra il M5S e il PD per una discussione che sarà trasparente e in streaming sulla legge elettorale, lui che inciucia da vent’anni per salvare il suo patrimonio.
La sua dimensione politica è ormai risibile e quella economica molto fragile. Mediaset ha perso 12,5 milioninel primo trimestre e la pubblicità si sta spostando in Rete. Good bye Publitalia? E Mondadori? Perdita 2013 netta di 185,4 milioni di euro. Bisogna salvare le aziende. Ma come? Leggi contro la rete, leggi “compensazione” tipo se Google guadagna 100, 20 devono andare a Mediaset, nuove leggi Gasparri e, per fare questo, appoggio incondizionato al governo Renzi. Il tutto prossimamente su questo schermo.
Fonte: I tormenti del (falso) giovane Berlusconi
agbiuso
Per questo 25 aprile 2014 soltanto una parola ai dirigenti del Partito Democratico e al loro Caro Leader: Traditori.
Adriana Bolfo
E anche fuori. Ma mi rendo conto che questo dipende dai punti di vista, e qui torniamo al buonafedismo, ora aggiungerei cieco, di parte degli elettori “diversamente stalinisti”, e dalla volontà di altri di vincere a tutti i costi, in qualunque modo, alleandosi con chiunque e soprattutto con quello che per vent’anni hanno criticato e che pochi mesi fa volevano in galera.
Ancor prima che la coerenza, che potrebbe essere interpretata come un disvalore e uno dei “lacci e laccioli”, è proprio la logica che fa difetto. Ma non si rendono conto, gli elettori, che in caso di vittoria, non ci guadagneranno proprio nulla? Ma vuoi mettere l’ebbrezza di sostenere la squadra che sarà vincente comunque, perché, alla peggio, si spartirà le seggiole con la prima arrivata?
agbiuso
“Insomma, il berlusconismo trionfa. Matteo appare oggi il vero erede di Silvio. […]
Il giovanottello di quartiere ha già assunto il tono del piccolo duce”.
Da Renzi e Berlusconi: la democrazia ridotta a farsa, di Angelo D’Orsi, Micromega, 21.1.2014
agbiuso
Televideo
20/01/2014 18:05
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Renzi respinge le critiche della sinistra del Pd che l’ha messo sotto accusa per aver incontrato e discusso con Berlusconi la riforma elettorale. Sono critiche “stravaganti”,”strumentali”.”La legittimazione del presidente di Forza Italia “deriva dal consenso elettorale“, obietta alla direzione Pd. “Berlusconi è il capo del centrodestra. E’ un dato di fatto”, nota. Cita il cane del Cavaliere.”Avrei dovuto parlare con Dudù?”,ironizza.”Io non sono subalterno culturalmente”. Sottolinea: “Non cambio idea” se Berlusconi “la pensa come me”.
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«La legittimazione del presidente di Forza Italia deriva dal consenso elettorale». Esattamente quello che da sempre affermano i sostenitori del pregiudicato. Renzi è proprio berlusconiano «dentro».
agbiuso
Cara Adriana,
io penso che gli elettori e gli iscritti del Partito Democratico meritino di essere presi in giro in questo modo dai loro dirigenti, ai quali in questi anni hanno permesso di arricchirsi, di fare carriera, di accumulare potere all’ombra di Berlusconi.
La fuffa/truffa di Matteo Renzi è totale, molti di coloro che lo hanno votato alle primarie immagino che lo abbiano fatto certi che avrebbe reciso i legami ormai storici del PD con Mediaset. Già soltanto per tale ingenuità meriterebbero di subire quello che stanno subendo.
Ma un merito Renzi lo ha rispetto ai suoi predecessori: non si preoccupa di fingere, di nascondersi, di fare accordi segreti, come hanno fatto invece D’Alema, Veltroni, Fassino.
Certo, neppure lui dice tutto -ci mancherebbe- e possiamo soltanto immaginare che cosa abbia promesso al criminale sul terreno della “giustizia”. Ma intanto esprime in modo aperto la sua stima per Berlusconi e l’intenzione di dividersi le spoglie dell’Italia.
La linea politica, insomma, è la stessa del vecchio apparato -non dimentichiamo l’ormai celebre confessione di Luciano Violante- ma, invece che essere nascosta, è rivendicata con orgoglio.
Adriana Bolfo
Il bello è che la base del Pd crede che il Pd non possa vedere Berlusconi o, peggio, si ostina a predicargli contro, nonostante tutte le prove contrarie dell’amore tra i dirigenti Pd e il suddetto compresa quest’ultima.
Ciò è dovuto a stato catalettico continuo? massiccia assunzione di….che? cecità naturale o acquisita?
Lo zoccolo duro del Pd continuerebbe a votare i dirigenti anche se li vedesse…non esprimo ipotesi per non procurare problemi a me stessa e chiunque frequenta questo spazio di libertà, nonché, in primis, al prof.
Biuso.
I “fedeli” troveranno anche stavolta qualche motivazione nobile o passeranno sotto silenzio il tutto?
agbiuso
Il segretario, il neurologo e il mafioso
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L’Italia è in preda alle allucinazioni e ai dejà vu.
Ieri sono riapparsi D’Alema che stringeva la mano allo statista Berlusconi della Bicamerale e Veltroni fotografato accanto all’amico Berlusconi sovrapposti a Renzie in Profonda Sintonia con il pregiudicato Berlusconi.
Le allucinazioni hanno origine in assenza di una qualsiasi realtà esterna. Vediamo, udiamo, percepiamo cose che non esistono. Eppure sono presenti nella nostra mente. Le crediamo reali. Noi riteniamo possibile che Berlusconi possa esistere in una democrazia. Riteniamo che i conflitti di interesse, i suoi processi, le sue frequentazioni mafiose con personaggi come l’eroico Mangano, siano fole, balle, invenzioni. Le allucinazioni, come scritto dal neurologo Oliver Sacks, tendono ad allarmare. Spaventano.
Per questo ci sono le cure. Noi, al posto degli psicofarmaci abbiamo i giornalisti. Ci tranquillizzano. Dicono che è per il bene del Paese. Quel ragno gigantesco e peloso al centro della stanza è in realtà una farfalla variopinta. Berlusconi è, di volta in volta, un riformatore, uno statista, un perseguitato. L’italiano è inerme di fronte a questo fenomeno allucinatorio che dura da vent’anni. “Quando si tratta di allucinazioni siamo passivi. Esse ci accadono in modo autonomo: appaiono e scompaiono quando vogliono loro, e non quando vogliamo noi”.
La Profonda Sintonia con un pregiudicato al quale vengono affidate le sorti del Paese attraverso una nuova legge elettorale è un’allucinazione. Non può succedere che chi è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato per frode fiscale dal M5S con i voti del PD sia chiamato a fare le leggi dal PD. Chiunque sano di mente non ci può credere. E’ un’allucinazione.
Suvvia, non può essere che il pregiudicato entri un sabato pomeriggio nella sede del PD di Roma come se fosse Augusto portato in trionfo. Non è vero, non è vero, NON E’ VERO! Le leggi si fanno in Parlamento non in una stanza con due extraparlamentari, uno in attesa del gabbio. Ripetiamolo davanti allo specchio con gli occhi chiusi che è una fantasia malata della nostra mente e l’immagine di una democrazia trasformata in farsa e in dittatura forse scomparirà. Profonda Sintonia, Profondo Rosso, Sprofonda Italia.
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Fonte: Profonda Sintonia. Profondo Rosso
agbiuso
“Berlusconi è soddisfatto: a dispetto delle Procure e della parte minoritaria e radicale del Pd, riceve la legittimazione forte da parte dell’avversario”.
Parola del Giornale
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La vittoria di Berlusconi: sono le mie riforme affossate dalla sinistra
Renzi: “Piena sintonia con Berlusconi: riforma Costituzionale, camera delle autonomie e riforma elettorale”. Il Cavaliere: “Restano le critiche al governo Letta, ma Forza Italia voterà le riforme. Poi la parola torni agli elettori”
Berlusconi fa goal in trasferta e sigla il patto con Renzi a casa del Pd. Il Cavaliere, accompagnato dall’eminenza azzurra Gianni Letta, arriva nella sede di via del Nazareno in perfetto orario: pochi minuti prima delle 16.
Ne uscirà due ore e mezzo dopo un summit cordiale salutato subito da un tweet del renziano Andrea Marcucci: «Fumata bianca».
Nei giorni scorsi soprattutto Verdini aveva preparato il campo e l’intesa era scontata, a dispetto di una pattuglia di contestatori del Popolo Viola che accolgono l’ex premier con lanci di uova e grida. Al temine dell’incontro, Renzi parla di «profonda sintonia» e poco dopo il Cavaliere gli fa eco: «Ho garantito al segretario Renzi che Forza Italia appoggerà in Parlamento le riforme».
Ecco i punti cardine del patto: riforma del titolo V della Costituzione; trasformazione del Senato per superare il bicameralismo perfetto; nuova legge elettorale per sottrarre chi vince le elezioni dai veti dei piccoli partiti. I due, su questi temi, si intendono a meraviglia. E pure davanti al segretario del Pd Berlusconi ricorda che queste «erano le mie riforme, poi il tuo partito me le ha affossate». Concetto, questo, che Berlusconi vuole sottolineare anche nella nota-video registrata appena dopo il faccia a faccia e prima di ripartire per Arcore: darò l’appoggio a Renzi per fare «due riforme indispensabili, urgenti e necessarie per ridare efficienza al nostro sistema istituzionale, per ridurre drasticamente i costi della politica e modernizzare il Paese». E quindi: «Si tratta di riforme – aggiunge – che il centrodestra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare, attraverso un referendum, interrompendo così il percorso di rinnovamento avviato». Per fortuna Renzi non è della stessa pasta dei precedenti segretari della sinistra: «Siamo quindi lieti, oggi, di prendere atto del cambiamento di rotta del Pd».
Berlusconi è soddisfatto: a dispetto delle Procure e della parte minoritaria e radicale del Pd, riceve la legittimazione forte da parte dell’avversario. Le riforme si fanno insieme o non si fanno. E Berlusconi torna prepotentemente al centro della scena politica del Paese.
Riconosce che il sindaco di Firenze ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri e quindi è meglio non solo andarci d’accordo ma addirittura sostenerlo. La battuta è di qualche giorno fa il Cavaliere ha ammesso: «Se andassimo alle elezioni con Renzi leader prenderemmo il 56%». Accordo fatto, quindi. Anche se restano due problemi: la minoranza interna del Pd, allergica a Berlusconi e i piccoli partiti, Ncd e Scelta civica in testa. Proprio durante il summit pare che sia stato Renzi a rassicurare il Cavaliere: «Ci staranno tutti, glielo assicuro».
E da lì sarebbe partita una telefonata ad Alfano per coinvolgerlo sul problema «legge elettorale». Intanto Forza Italia esulta: Stefania Prestigiacomo parla di «giornata storica» mentre Daniele Capezzone twitta che «Oggi nasce la Terza Repubblica. Bi-tripartitismo, alternanza e competizione, stop ricatti partitini». Idem Mariastella Gelmini: «Come sempre in questi venti anni, Berlusconi ha agito ancora una volta nell’interesse superiore dell’Italia e ha saputo ricollocarsi al centro della scena dove lo hanno posto i milioni di consensi ricevuti in questi anni».
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Fonte: La vittoria di Berlusconi: sono le mie riforme affossate dalla sinistra
agbiuso
Si fa chiaro a che cosa serva davvero Matteo Renzi: a restituire legittimità e centralità al condannato Berlusconi. Viva il Partito Democratico!
agbiuso
Ma perché il pregiudicato Berlusconi Silvio è ancora a piede libero?
Me lo chiedo ormai da mesi.
Qui sotto una possibile risposta.
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C’è un signore che si aggira per l’Italia con la spocchia degli impuniti.
Questo tizio è stato sbattuto fuori dal Parlamento dal MoVimento 5 Stelle, dopo vent’anni di spartizione dell’Italia con il PD. Sembra però che non se ne sia mai andato.
Anzi, è stato persino riverginato da Renzie che lo considera il principale interlocutore per la nuova legge elettorale. L’ebetino di Firenze e il creatore del Porcellum insieme per una Nuova Italia. Non è meraviglioso? Del resto, Renzie è un suo ammiratore, appena eletto sindaco si precipitò ad Arcore a chiedere consigli.
Berlusconi è stato condannato in via definitiva per frode fiscale ai danni dello Stato. Qualcuno, magari dall’alto del Colle, forse dal basso della segreteria del PD, dovrebbe spiegare perché:
– Berlusconi è ancora a piede libero e non ai domiciliari o ai servizi sociali
– Berlusconi è citato, intervistato dai telegiornali quasi ogni giorno e ospitato nei talk show della televisione pubblica
– Berlusconi può mantenere la concessione per le frequenze radiotelevisive, a suo tempo generosamente concesse dallo statista D’Alema, allora presidente del Consiglio
– Berlusconi può permettersi di candidarsi alle elezioni europee in tutte le circoscrizioni
– Berlusconi è ancora a capo di un partito politico senza che nessuno si indigni, a iniziare dai responsabili dell’informazione
– Berlusconi è considerato un interlocutore politico dal PD, il partito unico al Governo, come se fosse la cosa più naturale del mondo fare le riforme con un condannato in via definitiva
Nessuno risponderà a queste domande per il semplice fatto che l’inciucio tra expdl e pdexmenoelle non è mai finito. Si amavano e tuttora si amano alla luce del sole.
Una cosa va comunque fatta. Togliere le concessioni radiotelevisive alle aziende di Berlusconi. Non è ammissibile infatti che delle concessioni dello Stato siano assegnate a un condannato per truffa fiscale. Neppure in questa Italia delle banane. In alto i cuori!
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Fonte: Berlusconi, perché?
agbiuso
Condivido l’analisi di Pellizzetti. Matteo Renzi è la continuazione del berlusconismo dentro il Partito Democratico, il suo trionfo.
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Primarie Pd, sicuri che con Renzi si vince?
di Pierfranco Pellizzetti | 8 dicembre 2013
La spudorata corsa a riciclarsi nel renzismo di larga parte della nomenklatura di centrosinistra – ossia gente rotta a ogni cambio di casacca e ormai grottesca nella pratica del triplo salto carpiato opportunistico (un po’ come quello nel cerchio di fuoco dei gerarchi panzoni del Ventennio) – dice molto sulle dinamiche in atto nel perimetro del Partito Democratico. In larga sintesi, le residue nomenclature burocratiche (di cui Massimo d’Alema è storico riferimento e lord protettore) si mimetizzano nelle pieghe del pur nobile discorso “rosso antico” di Gianni Cuperlo, le frange ancora idealistiche e sognatrici si raccolgono attorno all’immagine sbarazzina e fuori dai giochi di corridoio del Pippo Civati. Ma il grosso del corpaccione inerte di quel che resta dei mastodonti partitici della Prima Repubblica sceglie Matteo Renzi. Per una ragione che si ha perfino la sfrontatezza di esplicitare: Matteo vince!
Insomma, l’unica ragione effettiva (e intimamente contraddittoria) per una scelta che tende a far diventare il PD un organismo geneticamente modificato (una “cosa” venuta dallo spazio profondo del blairismo di decenni fa, come ibridazione del thatcherismo/reaganismo con dosi di benevolenza paternalistica e tanta mediatizzazione: “la Terza Via come Prima Via con un po’ di zucchero”); ebbene, quell’unica ragione è il mero calcolo di interesse per la propria sopravvivenza.
Purtroppo la politica è anche questo. Specie se diventa una pratica riservata a cinici imprenditori di se stessi. Con un dubbio comunque inaggirabile: e se il calcolo delle convenienze si rivelasse sbagliato?
L’intera questione ruota attorno a un assunto: per battere l’immortale Berlusconi occorrerà mettere in pista un competitor in grado di sfidarlo sul suo stesso terreno. Ossia nella dimensione comunicativa. Sicché Renzi – presunto brand più trendy e smart di quello ormai usurato del vecchio sporcaccione condannato in Cassazione – potrebbe assicurare un sfondamento di marketing nelle fasce di mercato controllate dalla concorrenza. Tra l’altro, nella presunzione che il cambio di marchio (e relativi messaggi identificanti) non creerà defezioni nella tradizionale clientela “captive” (il popolo che vuole votare a sinistra).
L’impalcatura tattica parte da una premessa che – una volta smentita – può far crollare l’intera costruzione: Berlusconi come fenomeno mediatico. Certo, è anche questo. Ma siamo sicuri che sia solo questo? Lo pensavano – illudendosi – quanti a suo tempo gli candidarono contro Francesco Rutelli, perché “più telegenico”; e preferirono dimenticare come proprio una negazione del mass-market – quale Romano Prodi – avesse sconfitto per ben due volte il tycoon di Arcore.
Questo perché Berlusconi è prima di tutto e soprattutto “un fenomeno sociale”, espressione e massimo aggregatore di uno spezzone di Paese che corrisponde a circa un quarto dell’intero corpo elettorale. Quel conglomerato di risentimenti e protervie che si riconobbe in lui già al tempo della sua “discesa in campo”; e continua a seguirlo in quanto garante – prima di tutto – di un modo di essere: l’Italia del familismo amorale che si è mescolata con la neoborghesia cafona; Mastri don Gesualdo e quelli del SUV parcheggiato in terza fila.
Presumere il disinnesco di questa relazione esclusivamente interpersonale (il motivo per cui Berlusconi non può avere eredi) con le giuggiole renziane può rivelarsi un calcolo profondamente sbagliato. Comunque rivelatore non solo del cieco istinto di sopravvivenza in notabili per tutte le stagioni, oggi al seguito di un infiocchettatore di banalità imbonitorie. Rivela l’incapacità elaborativa del partito tuttora più grosso. Una sorta di pigrizia mentale che alle riflessioni sulla composizione sociale di questo Paese in profonda trasformazione (o involuzione), preferisce le trovate e le battute.
L’idea, che potrebbe rivelarsi ancora una volta foriera di sconfitte, per cui si marginalizza l’invecchiato primattore della Seconda Repubblica, ormai ridotto a un mascherone vizzo e pittato, facendogli scippare la parte da un attor giovane forte soltanto della propria spregiudicatezza chiacchierina.
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Fonte: il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2013
agbiuso
Caro Diego,
le tue analisi sono molto chiare ma ancora una volta chiedo di lasciar perdere il Movimento 5 Stelle, in ciò che ha di buono e in ciò che non convince. Tanto è un Movimento senza potere, all’opposizione e lasciato ai margini dalle istituzioni, dalla stampa e dalla tv.
Ritorniamo a chi ha, invece, il potere di incidere sulla realtà a proposito di decisioni da prendere in merito -mi ripeto per l’ennesima volta:
agli F35;
alle cosiddette grandi opere distruttive del territorio e arricchenti partiti, banche, imprese amiche e corporazioni;
alla opzione liberista;
all’asservimento alla finanza;
alla distruzione della scuola e dell’università pubbliche;
alla complicità ventennale con Silvio Berlusconi.
Qui non si tratta di “idee” verso le quali essere più o meno aperti e tolleranti; si tratta di una violenza sistematica e profonda che il ceto politico italiano attua nei confronti della cosa pubblica, del territorio, dell’onestà e del futuro.
Sino a pochi mesi fa il M5S non esisteva; questi problemi sì.
Come si pone rispetto a essi il Partito Democratico?
Si pone come tutta la defunta sinistra europea, con una resa totale e distruttiva verso l’ultraliberismo, verso la guerra, verso il saccheggio del territorio e l’oppressione delle comunità.
Non serve a nulla essere “severissimi” con un partito e poi difenderlo a ogni occasione e addirittura votarlo (non parlo poi dell’essere iscritti). Meglio, allora, abbracciarne sino in fondo la politica e dire che si è favorevoli:
agli F35;
alle cosiddette grandi opere distruttive del territorio e arricchenti partiti, banche, imprese amiche e corporazioni;
alla opzione liberista;
all’asservimento alla finanza;
alla distruzione della scuola e dell’università pubbliche;
alla complicità ventennale con Silvio Berlusconi.
Le idee non c’entrano nulla. Tanto meno c’entrano “destra” e “sinistra”, che sono parole micidiali, perché nascondono l’inganno e la violenza del ceto politico che comanda, servono da paravento, fungono da mito invalidante. Sono, in altri termini, parole del tutto reazionarie e funzionali al potere costituito.
Che nei miei testi ci sia “proprio quel «vuoto» quel dissolvimento del «sè» che c’è al centro della strana esperienza che definamo l’«esserci»” è assolutamente vero. Ti ringrazio per averlo colto e per averlo espresso così bene.
diego
Vorrei però aggiungere una questione di fondo, che riguarda la mia mentalità. Io sono inguaribilmente un tollerante, in pratica non riesco a disprezzare alcuna idea altrui. Non è sempre un pregio, perchè comporta anche delle incoerenze, ma non ci posso fare nulla, sono istintivamente propenso al dialogo e mi piace mettere i miei pensieri a confronto con quelli altrui. Difatti ho amici di sinistra che mi criticano per gli amici di destra, amici che mi criticano per una certa personalità camaleontica, che si adatta all’interlocutore. A volte, come cantava il grande catanese, non trovo un centro di gravità permanente. Ma è così caro Alberto, a volte provo lo strano disagio di avere nel contempo due opinioni contrastanti. Difatti quello che mi ha attratto della tua filosofia, fin dalla prima lettura de «La mente temporale» è stato proprio quel «vuoto» quel dissolvimento del «sè» che c’è al centro della strana esperienza che definamo l’«esserci». Non rispondere a questa notazione, è troppo oscura, me ne rendo conto.
diego
C’è un doppione nel nome di defalt, devo stare più attento, nel postare. Veniamo al dunque.
In effetti, caro Alberto, io intendo ragionare sul M5S in modo obiettivo, proprio senza preconcetti e valutare quegli aspetti che a me sembrano dei limiti importanti e quegli aspetti che a me appaiono delle qualità apprezzabili.
Mi sono domandato, anche seriamente, perchè non l’ho appoggiato? Perchè non lo voto, quando parte significativa del suo programma mi piace, lo approvo?
Cercherò quindi di analizzare questa scelta, o meglio, questa non scelta. Scelta che potrebbe anche essere un errore, io non parto mai dall’idea di avere ragione in anticipo, voglio avere ragione dopo aver ragionato.
Il leader: a me pare che, nonostante il tentativo non banale di creare un movimento partecipato, un luogo di elaborazione «dal basso» come si usava dire quando ero al liceo, in realtà le decisioni politiche le prende Grillo da solo. Non che Grillo sia una persona stupida, niente affatto, la società e i suoi malesseri con grande intelligenza, meglio di tanti professori e studiosi «blasonati». Non mi è chiaro come funzionino le cose dentro il movimento, però che abbia uan forte impronta personalistica è innegabile.
Il programma: è imperniato su istanze che condivido ma, questa è la mia irrilevante opinione, mi pare più evidenziato quel che si vuole ottenere, ma molto meno il «come» lo si vuole ottenere. Come dire: il dentista deve curarmi il mal di denti, ma non basta che dica a voce alta che me lo vuol curare, deve proprio saperlo curare (anche facendomi male, se occorre). Per esempio una cosa come l’uscita dall’Euro è complicatissima, non basta volerlo.
Il messaggio: il M5S si nutre per una gran parte del disprezzo verso la classe politica e dirigente dell’Italia di oggi, e trae molta simpatia dal suo essere contro questo nefasto sistema di potere. Giusto, anche sacrosanto. Però, e qui davvero è il profondo della mia non adesione, è un messaggio sostanzialmente triste. Funziona perché c’è rabbia e rancore diffuso nel corpo sociale. Sentimenti sacrosanti, umani. Comprendo infatti l’adesione, per esempio del grande Fo, l’adesione di chi sceglie la voce di chi non ha potere, la voce di chi non ha partecipato alla grande abboffata. Io penso però che il consenso che nasce solo dal disagio sia ambiguo, è come una benzina che accende un fuoco, un incendio di cui non si conosce l’esito (non necessariamente catartico).
C’è poi spesso una contraddizione negli scritti di Grillo: da un lato essere portatori delle istanze del corpo sociale e dall’altro il diprezzo per una maggioranza di persone che non puo’ capire, perchè ignorante, egoista, cieca. Oscilla fra queste due contrapposte visioni.
Giustamente il M5S è un movimento radicale, quindi o vince tutto o non vince, non puo’ accontentarsi d’un pareggio, perchè perderebbe il suo slancio emotivo.
Prometto che col Partito Democratico sarò ancora più severo. Ma credimi, Alberto carissimo, io ragiono fuori da ogni logica preconcetta, sbaglio di sicuro, ma in assoluta indipendenza. Sarebbe molto interessante che altri, che passano di qui, ragionassero su un fenomeno politico che è comunque di grande rilevanza, e forse, neppure effimero.
Son stato lungo, lunghissimo. Ma sincero assai.
agbiuso
Caro vecchio amico,
in politica non si dovrebbe ragionare come si fa all’asilo, vale a dire “sì, ho fatto questo ma anche lui”…
La mia valutazione della politica del Partito Democratico prescinde TOTALMENTE non soltanto dalle scelte del Movimento 5 Stelle ma anche dalla sua stessa esistenza.
Anche se questo Movimento non ci fosse, tutte e ciascuna delle critiche sarebbero pienamente confermate dalle scelte del PD in merito agli F35; alle cosiddette grandi opere distruttive del territorio e arricchenti partiti, banche, imprese amiche e corporazioni; alla opzione liberista; all’asservimento alla finanza; alla distruzione della scuola e dell’università pubbliche; alla complicità ventennale con Silvio Berlusconi.
Il Partito Democratico negli ultimi venti anni è stato al governo e oggi lo è di nuovo.
Il Movimento 5 Stelle esiste politicamente dal 2013.
Sono quindi entità del tutto incommensurabili nella loro identità, nelle responsabilità, nelle dinamiche.
È, come sempre, sulle scelte e sui comportamenti politici concreti che invito a riflettere, non sullo spettacolo mediatico dei nomi, delle sigle, della propaganda.
Soltanto questo può essere l’ “orizzonte” di un ragionamento politico.
Ti chiedo quindi, se vuoi, di rispondere alle mie critiche al PD come se il M5S -al quale non sono iscritto- non esistesse.
un vecchio amico...
C’è dei limiti molto grandi anche nel Movimento di Grillo, caro Alberto. Ne scriverò quando avrò il tempo. Il PD, con i suoi difetti, è un «bersaglio facile» ma non basta a riempire l’orizzonte del ragionamento. A presto, appena la tenaglia del lavoro mi lascia un attimo.
agbiuso
«Decadenza Berlusconi, ancora rinvio del voto. No a proposta M5S su 5 novembre»
Vogliono distruggere il principio dell’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Pdl e Pd vogliono salvare a tutti i costi il loro capo.
agbiuso
Processo Mediaset: Tartuffe a Corte
di Marco Travaglio
Nel Paese di Tartuffe, che con buona pace di Molière non è la Francia ma l’Italia, si attende con ansia spasmodica la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset per sapere finalmente se B. è un delinquente matricolato o un innocente perseguitato per fini politici.
Pare infatti, ma si tratta soltanto di voci di corridoio, che parte del Pd avrebbe qualche difficoltà a convivere ancora al governo con il partito guidato, anzi posseduto da un condannato per frode fiscale. E, per capire se B. sia un giglio di campo o un criminale incallito, attendono la sentenza Mediaset in Cassazione. Tutte le precedenti è come se non fossero mai state pronunciate, solo perché non erano condanne definitive. Poco importa se lo dichiaravano responsabile di reati gravissimi, come la falsa testimonianza sulla P2 (amnistiata), le tangenti a Craxi (cadute in prescrizione), svariati falsi in bilancio (reato depenalizzato da lui), la corruzione giudiziaria (prescritta sia per lo scippo della Mondadori a De Benedetti sia per le mazzette a Mills). Per non parlare delle sentenze sulle tangenti alla Guardia di Finanza (i suoi manager pagavano i militari con soldi suoi perché non mettessero il becco nei libri contabili delle sue aziende, ma a sua insaputa). E su Dell’Utri e sui mafiosi stragisti, che dipingono B. come un vecchio amico dei boss.
Bastava leggere uno dei tanti verdetti che in questi vent’anni l’hanno riguardato per farsi un’idea del personaggio: conoscerlo per evitarlo.
Invece, dopo vent’anni di malavita al potere, siamo qui appesi a una sentenza di Cassazione sul reato forse meno grave – al confronto degli altri– commesso dal Caimano: la frode fiscale. Più che un delitto, un’abitudine. Una specialità della casa. In fondo andò così anche per Al Capone: era il capo della mafia americana, ma riuscirono a incastrarlo solo per evasione fiscale. Solo che in America l’evasione è galera sicura, dunque non occorse altro per togliere il boss dalla circolazione. Da noi un evasore che tentasse di entrare in galera verrebbe respinto dalle leggi, che sono inflessibili. Per finire in carcere, sottrarre milioni all’erario non basta: bisogna rubare almeno un limone.
Eccoli dunque lì, i politici di destra, centro e sinistra, che con Al Tappone han fatto affari, inciuci, libri, comparsate tv, bicamerali, riforme bipartisan, alleanze più o meno mascherate, e i giornalisti e gl’intellettuali al seguito, tutti tremanti sotto la Cassazione. Paradossalmente, il meno preoccupato è proprio lui: B. lo sa chi è B. e non ne ha mai fatto mistero. E ha costruito un sistema politico-mediatico perfetto: se lo assolvono, sarà la prova che era un innocente perseguitato; se lo condannano, sarà la prova che è un innocente perseguitato. A tremare sono tutti gli altri: gli ipocriti che lo circondano da vent’anni, fingendo di non vedere e tacendo anziché parlare. Infatti del merito del processo Mediaset, delle prove schiaccianti sul ruolo centrale di B. nella costruzione di una macchina perfetta di decine di società offshore per frodare il fisco e portare fondi neri all’estero da usare per corrompere politici, giudici, forze dell’ordine e funzionari pubblici, non parla nessuno.
È il trionfo di Tartuffe: tutti aspettano che i giudici della Cassazione dicano ciò che tutti sanno benissimo, anche se nessuno osa dire nulla. Oppure delirano, come Letta e Boldrini, che escludono conseguenze sul governo in caso di condanna: come se il pericolo fosse che B. molli il Pd, e non che il Pd resti avvinghiato a un evasore pregiudicato. Viene in mente la storiella raccontata da Montanelli per sbertucciare un’altra ipocrisia italiota, quella dell’intellighenzia “de sinistra” che negli anni 70 negava il terrorismo rosso: “Un gentiluomo austriaco, roso dal sospetto che la moglie lo tradisse, la seguì di nascosto in albergo, la vide dal buco della serratura spogliarsi e coricarsi insieme a un giovanotto. Ma, rimasto al buio perché i due a questo punto spensero la luce, gemette a bassa voce: ‘Non riuscirò dunque mai a liberarmi da questa tormentosa incertezza?’”.
Il Fatto Quotidiano, 30 luglio 2013
agbiuso
Propongo un’accurata e realistica analisi di Guido Viale, apparsa sul manifesto di ieri, 25 maggio 2013.
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Che il Pd nella fase della sua dissoluzione sarebbe finito, insieme al suo “facilitatore” Napolitano, in bocca a Berlusconi, fino a subirne le imposizioni più oscene, era prevedibile fin da quando aveva scelto Monti invece di una verifica elettorale che lo vedeva, allora sì, sicuramente vincente. Gli ultimi due anni hanno così messo in luce che il Pd non è un partito di governo. Perché non è, e da tempo, in grado di assumersi la responsabilità di governare, se non in compagnia di forze che possano essere presentate come «imposte dalle circostanze».
Da quando è scoppiata la crisi il Pd sa – lo sa la sua nomenklatura – di non potersi addossare da solo la paternità della «macelleria sociale» imposta dal patto di stabilità e dall’assetto economico di un mondo dominato dalla grande finanza. Non ha né la cultura né le capacità per imboccare strade alternative a questo presunto «stato di necessità».
Non ne ha la cultura perché ha da tempo rinunciato a ritenere – se mai lo ha fatto – che «un altro mondo è possibile». Il Pd considera inappellabile, quali che ne siano le conseguenze, il dogma thatcheriano: «Non c’è alternativa» al dominio incontrastato dei mercati, cioè della finanza, cioè a un mondo ormai privo tanto di un rapporto diretto tra capitale e lavoro (la finanza comanda per interposte figure) quanto di qualsiasi mediazione.
Una cultura alternativa vuol dire innanzitutto una prospettiva radicalmente diversa da quella attuale per l’Europa, che è il vero teatro dove si gioca il nostro futuro: un’Europa dei popoli, che rimetta nelle mani della cittadinanza attiva le scelte fondamentali di politica economica e sociale (ed estera, là dove si decide della pace e delle guerre); l’esatto opposto della subordinazione alle regole attuali, sempre dettate dall’alta finanza anche quando si mascherano dietro a «egoismi nazionali» e populismi che stanno portando la costruzione europea allo sfascio. Poi vuol dire sostenibilità ambientale, cioè conversione ecologica delle produzioni e degli stili di vita: una vera politica industriale – sempre invocata «a sinistra»; ma mai specificata – ispirata al rispetto delle compatibilità ambientali (innanzitutto nelle politiche energetiche, nella gestione del territorio, delle risorse e dei rifiuti); a obiettivi di rilocalizzazione delle produzioni e di valorizzazione delle risorse naturali, culturali e umane di ogni singolo contesto. Vuol dire infine mettere al centro della politica i diritti: quelli delle persone dove sono in gioco nascita e morte, ma anche e soprattutto tutela della vita: non costringere a nascere chi non è stato desiderato e impedire di morire a chi non ha altra prospettiva, ma difesa della salute, diritto a un reddito, a una casa, a una famiglia, ad avere dei figli anche quando si è senza lavoro; poi diritti dei cittadini a un contrasto vero alla criminalità con cui tutto il nostro ceto dirigente politico e imprenditoriale si è abituato a convivere, se non a praticarla direttamente; e diritto dei lavoratori, nelle imprese e nel loro rapporto con il mercato del lavoro, a decidere le condizioni del proprio impegno; infine, diritto per tutti a una partecipazione effettiva alla vita pubblica: cioè democrazia partecipata. Il Pd non ha la capacità di perseguire tutto ciò proprio perché un’alternativa alle dinamiche attuali del sistema economico esige la partecipazione attiva della cittadinanza a tutte le principali scelte; una partecipazione incompatibile con il mantenimento delle posizioni di potere, grandi, piccole o anche solo presunte, di chi se le è accaparrate con la «politica». La democrazia partecipativa non è un’utopia, ma promuoverla è arduo soprattutto perché molti considerano una «perdita di tempo» vedere che le loro decisioni non vengono mai rispettate. Per esempio, sono ventitré anni che gli abitanti della Valle di Susa si oppongono al Tav; se la loro lotta è diventata un esempio di costanza – ma anche di crescita politica e umana – per tutto il paese, tutti constatano anche che non ha smosso di un dito la determinazione di tanti governi, e soprattutto del Pd, a violare in ogni modo la loro volontà: con la disinformazione, la calunnia, la persecuzione giudiziaria, la militarizzazione, le alleanze con Berlusconi; anche a costo di perdere il governo della Regione (proprio là, infatti, e proprio per questo, si sono svolte le prove generali delle «larghe intese»). Oppure, la maggioranza assoluta degli elettori italiani si è espressa contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali con un referendum; ma non era passato un giorno che già il Pd nelle amministrazioni locali e nelle partecipate discettava di come aggirare quel divieto, spianando la strada a ben quattro leggi – tutte controfirmate da Napolitano; e la quarta anche dopo che la Corte costituzionale le aveva giudicate illegittime – per aggirare la volontà degli elettori. E nelle ultime elezioni tre quarti dell’elettorato italiano, con l’astensione, il voto a Cinque stelle e quello al centrosinistra (presentatosi in frontale contrapposizione a Berlusconi) hanno espresso la scelta di farla finita con il caimano e la sua corte: per ritrovarselo vero padrone dell’operato e dei destini del governo.
Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare. La costruzione di una forza in grado di riaprire la prospettiva di un cambiamento radicale è l’unica risposta possibile al drammatico aumento della povertà, della disoccupazione, della disgregazione del tessuto produttivo, all’azzeramento della democrazia; ma deve fare i conti con questo contesto. Deve innanzitutto riaprire una prospettiva in campo praticabile sul terreno culturale: gli elementi per farlo ormai ci sono tutti: in ambito scientifico e tecnico come nel recupero dei saperi tradizionali e nelle mille buone pratiche; ma questi elementi hanno bisogno di essere combinati – senza presumere di poterne fare una «sintesi» – e valorizzati in tutte le loro potenzialità. E poi diffusi; la cultura mainstream li avversa e li ignora; ma quello che propone alla fine non fa che confluire tutto nel grande alveo del berlusconismo: che non è una prerogativa esclusiva di casa nostra, ma una «cultura» che sta dilagando, insieme al populismo, in tutta l’Europa. Ma soprattutto le mille pratiche sociali e di lotta in corso devono riuscire a ricomporsi in un fronte comune: nessuno può farlo al posto loro; o sovrapponendosi; o evitando di fare i conti con il loro protagonismo. Non ci sono scorciatoie, ma le occasioni per promuovere queste aggregazioni non vanno trascurati. Le scorse elezioni avrebbero potuto promuovere un piccolo punto di riferimento a queste forze sociali e culturali disperse: cambiaresipuò era nato per questo. A strangolarlo, al di là della debolezza intrinseca a un esperimento affrettato, ci ha pensato la protervia di organismi ormai morti raccolti intorno ad Ingroia.
Oggi, nella scadenza del 26-27 maggio, molte forze che fanno riferimento a un lavoro sul territorio, alla prospettiva di una sua ricomposizione programmatica, e senza riciclare vecchie sigle e alleanze, ritentano, su basi più solide perché più direttamente legate al lavoro svolto per anni sul territorio, di offrire a tutti un punto di riferimento non solo locale. Sono liste di cittadinanza e candidati sindaco Sandro Medici con Repubblica Romana, Francesco Auletta con «Una città in Comune» a Pisa, Laura Vigni con «Sinistra per Siena» e in generale alla Rete dei Comuni Solidali – radicalmente alternative alla riproposizione di una prospettiva che non vede altra possibilità di progresso se non nel cercare di condizionare «in qualche modo» il Pd: una fatica di Sisifo. A queste liste è affidato un passo piccolo ma importante su una strada difficile ma irrinunciabile.
Fonte: AL VOTO. Medici e gli altri, il primo passo
agbiuso
Berlusconi è vivo e lotta insieme a loro.
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Il Governo ha una pistola alla tempia. Il colpo in canna. Sulla pallottola sono incise tre lettere I-M-U. Una tassa non soppressa, ma solo posticipata. Una cartuccia da sparare da parte di Berlusconi quando l’IMU dovrà essere eliminata alla fine dell’estate. Il Governo si accorgerà allora, con stupore, che ciò non è possibile. Non ci saranno fondi per finanziare i Comuni che, in assenza dell’IMU, rischierebbero di non garantire i servizi primari. Con l’incedere dell’autunno non sarà stato infatti operato alcun taglio di spese inutili (qualcuno si ricorda ancora della leggendaria eliminazione delle Province?) per trovare risorse di copertura.
Il Nipote di suo Zio, in arte Capitan Findus, il merluzzo scongelato, lo sa perfettamente. Il grilletto della pistola si chiama evasione fiscale per cui è stato condannato in appello Berlusconi, il Vero Presidente del Consiglio. L’indice sul grilletto è la sentenza della Cassazione che potrebbe rendere definitiva la condanna a quattro anni di carcere e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e cancellare definitivamente dalla vita pubblica un incubo ventennale. La sentenza è attesa per ottobre, forse novembre. Prima che ciò accada l’Evasore in Secondo Grado griderà al tradimento per la mancata abolizione dell’IMU e denuncerà la catastrofica situazione economica. Che è certa. Squinzi di Confindustria due giorni fa ha annunciato la possibilità di un ritorno al passato, al dopoguerra, di chiusura del sistema industriale, di crollo del Nord. Uno scenario degno del romanzo “La strada” di Corman McCharty. Le sue parole sono un anticipo dell’Autunno Freddo che ci aspetta.
Berlusconi cavalcherà la paura del disastro economico accusando i comunisti (?) di una politica recessiva. La legge elettorale, se cambierà, sarà disegnata come un vestito su misura per farlo vincere e conquistare la maggioranza parlamentare. Diventerà intoccabile. Qualcuno alzerà il cane della pistola. Si sentirà un clic. Uno sparo. Il colpevole, come sempre, sarà il maggiordomo, alias pdmenoelle, il miglior amico di Berlusconi, il classico cane affettuoso che lecca sempre la mano del padrone con immutato entusiasmo.
Fonte: Pistola alla tempia
Biuso
Caro Diego, non sei stato né lungo né noioso e anzi hai chiarito in modo molto concreto e informato alcuni aspetti importanti della fondamentale questione posta da Adriana.
Grazie, dunque.
diegob
Debbo dire che la questione posta dall’amica Adriana Bolfo è abbastanza complessa. Sono d’accordo che la crisi economica deriva da politiche finanziarie disoneste e immorali e non dalla spesa pubblica. In questo aspetto «keynesiano» del tema non c’è ombra di dubbio. Per quanto riguarda le affermazioni di Grillo sul problema dello «squilibrio» generazionale, seppur non approvando il poco tatto di certe sue affermazioni, direi che il problema esiste (la «piramide» previdenziale rovesciata, per capirsi). Faccio presente che io, che non sono giovane ma non sono neanche vecchio (56 anni) secondo l’inps (ieri mi sono informato) andrò in pensione a 68/69 anni e con un assegno di 800 euro lordi. Dunque che qualche problema c’è, mi pare evidente). Allora se noi guardiamo il programma del M5S c’è una prospettiva che io reputo molto ma molto intelligente del problema (e io non voto M5S…). L’idea del reddito di cittadinanza porta in sè l’idea chiave: spostare il peso del sostegno alle persone anziane, cioè noi da vecchi, sulla fiscalità generale (contrariamente ad ora, che le pensioni le pagano i lavoratori in attivitò, e solo loro, con contributi sempre più esosi). L’idea del salario di cittadinanza è una rivoluzione copernicana del problema, l’unica possibile, altrimenti, il disastro è matematicamente certo. Dunque Grillo è un po’ brutale, ma nell’idea di welfare del M5S c’è la prospettiva giusta, secondo me. Sono stato lungo e forse noioso, caro Alberto, ma il tema è scottante non poco.
agbiuso
Cara Adriana, quanto lei afferma corrisponde in gran parte a verità ma credo sia anche una parte della verità.
Il populismo -e uso questo termine in un senso ovviamente descrittivo e politologico, non valutativo come invece di solito si fa- è un fenomeno molto complesso e anche contraddittorio. P.A. Bouclay afferma che il populismo ha «le spalle larghe. Pro-gay od omofobi, liberali o protezionisti; pro o antisionisti; islamofobi o semplicemente ostili all’immigrazione di massa; euroscettici sovranisti o sostenitori dell’Europa delle regioni […] Lontani da un modello monolitico uniformato da un corpus dottrinario comune, i movimenti populisti europei sono polimorfi».
Quindi del populismo del Movimento 5 Stelle sono componente fondamentale anche il sostegno ai movimenti per i cosiddetti “beni comuni”, contro il saccheggio (pubblico e privato) del territorio -come nel caso del TAV, del Ponte di Messina, dell’Expo milanese-; la strenua opposizione alle banche speculative e in generale allo strapotere della finanza -che non ha né patria, né territorio, né Stato-; la salvaguardia del bene pubblico supremo che è l’acqua; la difesa delle piccole imprese contro le multinazionali; il contrasto all’utilizzo di fondi pubblici per foraggiare, sostenere e salvare imprese private; il rifiuto deciso dello spreco di pubblico danaro nelle imprese belliche e colonialiste presentate come “missioni di pace”; la garanzia del diritto all’istruzione, alla sanità e al trasporto pubblici.
Quali partiti sono decisamente e coerentemente su queste posizioni?
Questi elementi convivono certamente con altri di segno diverso e anche opposto. Io credo comunque che tali componenti siano di gran lunga superiori sia quantitativamente sia qualitativamente a quelli da lei indicati e spero che saranno questi ad affermarsi sempre più all’interno del Movimento.
Adriana Bolfo
Una compagine che abbia impostata la campagna elettorale sul leit-motiv “statocriccacorruzionebrutto” e dal cui più visibile rappresentante (Grillo) continui a provenire il messaggio che “il pubblico” costa troppo e va tagliato (v. stipendi e pensioni) non mi ha l’aria di essere una forza democratica allo stato nascente, bensì in quasi aborto od asfissia – e ciò al di là della pur partecipabilissima ripulsa per corruzione e sprechi e cattiva gestione del “publico” che certo ci sono. (Per non parlare del privato, che bussa alle casse del “pubblico” quando non vuole accettare le perdite che pure fanno parte del gioco profitto-perdita e del rischio di investimento, connotazioni necessarie di un vero liberismo – tanto per fare un esempio, le banche che sono in sofferenza per debito PRIVATO, non pubblico, e in gran parte estero, e che vengono salvate lautamente con denaro pubblico).
Per inciso: la spesa pubblica vera è costituita in gran parte da stipendi e pensioni sotto forma di stipendietti e pensionette, che vanno ad alimentare la produzione e il consumo di beni privati quali cibo e vestiario e oggetti ordinari di uso quotidiano e spesso non succulento (cibo) e non lussuosi (vestiario e oggetti), ma proprio minimamente necessari alla sopravivenza sempre più esegua dei sempre meno che possono permetterseli in quantità e qualità adeguate.
La spesa pubblica di stipendi e pensioni di cui sopra alimenta “il privato”, in vistoso calo di vendita e, conseguentemente, di produzione e quindi di occupazione, se viene tagliata “questa” spesa pubblica, che è quella vera.
Elementare – ma anche il 5stelle nelle sue voci ufficiali (rettifico: nella sua voce ufficiale) sembra proprio non pensarci. Chi lo spiega ai parlamentari? C’è qualche volenteroso? Credo che moltissimi, tra gli eletti, capirebbero: basta pensarci.
Insisto qui su questo argomento non per la prima volta perché mi pare confinato assai tra parentesi nei vari scambi di idee.
Se poi, là dove si decidono linee e discorsi, cioè non qui, il motivo/motore profondo sono liberismo e privatizzazione, allora sarebbe il caso di proclamarlo, uscendo finalmente dall’ambguità.
agbiuso
Caro Diego, condivido per intero il tuo giudizio su Matteo Renzi e sulla tragedia culturale e politica che per il Partito Democratico -e dunque per tutta la sinistra- ha rappresentato l’oblio della lezione gramsciana.
L’auspicio che enunci sul Movimento 5 Stelle è anche il mio.
Ti sono grato ogni volta che esprimi anche qui le tue opinioni.
diegob
Seza dubbio, caro Alberto, il Partito Democratico sconta un «difetto di fabbrica» già dalla lontana gestione di Achille Occhetto. Non si è mai chiarito se debba essere una forza socialista europea oppure un partito contenitore simile al partito democratico americano (in sostanza un forza liberldemocratica vagamente progressista). In qualche modo è poi diventato un partito che prende i voti a sinistra e poi li usa per politiche di destra, ogni volta con la scusa che «ce lo chiedono i mercati». È questo il grande problema: aver fatto esattamente l’opposto di quel che auspicava Gramsci, cioè aver subito l’egemonia culturale della destra (in questo avvantaggiato dal fatto che la destra «ufficiale» è così cialtrona da lasciare il mestiere ad altri). Cos’è Renzi se non la destra con la faccia gioviale del giovane «al passo coi tempi»?
Il problema è che le idee di sinistra debbono tornare a combattere sul campo più difficile: l’economia, il mercato, la redistribuzione del reddito, con proposte coraggiose e concrete.
Ovviamente il M5S è un soggetto politico nuovo e per qualche verso non del tutto facile da capire, ma, a mio avviso, dovrebbe diventare il «vero» partito democratico italiano, ma ci vorrà del tempo e, nel frattempo, puo’ succedere di tutto.
Comunque, caro Alberto, io scrivo con sincerità le mie opinioni, proprio per arricchire il dibattito originale di queste pagine.
Biuso
@Enrico
La ringrazio molto. Il testo che ha segnalato è chiaro, ironico ed efficace. Credo proprio che la strategia di Berlusconi sia quella ben sintetizzata nel testo di Amenduni.
@diegob
Caro Diego, ribadisco che il PdL -come prevedevo- non ha vinto. Ha, infatti, perso milioni di voti rispetto alle precedenti legislative, non ha potuto eleggere suoi uomini alla presidenza delle camere, non ha la presidenza del governo.
Sono gli errori tattici e strategici del PD ad aver restituito capacità di condizionamento a Berlusconi.
Ma, e questa è la seconda cosa che vorrei dirti, non si tratta soltanto di “errori” ma anche di attiva e costante complicità. Una complicità che si dispiega ormai da decenni. È in questo senso che si possono “imputare agli elettori del Partito Democratico gli errori compiuti”. Non gli errori successivi alle elezioni ma quelli precedenti, che sono molto più numerosi e gravi.
diegob
Non è giusto imputare agli elettori del Partito Democratico gli errori compiuti dopo che le elezioni sono avvenute, così come non è giusto attribuire agli elettori del M5S la responsabilità delle scelte successive al voto (siano esse apprezzate oppure no).
Il programma elettorale del Bersani prevedeva un governo di centrosinistra e non un governo di larghe intese. Tanto è vero che fu stretta un’alleanza con il piccolo partito di Vendola al riguardo. Una buona parte degli elettori di Bersani credevano in una vittoria elettorale (ricordi, caro Alberto, quando io, anche in queste pagine, non creduto, paventavo invece la vittoria del Cavaliere?)
Dopo il voto, e questo è un fatto, seppur con molti limiti ed errori, Bersani tentò un accordo con gli eletti del M5S. Non stiamo qui a discutere perchè questo accordo sia fallito, giacchè le opinioni possono essere diverse. Poi il disastro del voto per il Quirinale ha evidenziato che il Partito Democratico è diviso in due. L’elettorato, anch’esso è diviso, vedremo che accadrà.
C’è da dire che il M5S, a mio avviso, ha vinto ma non abbastanza per essere così autosufficiente come è parso fossero le intenzioni iniziali, probabilmente nel tentativo, anche interessante, di uscire dalla logica partitica ed essere strumento «diretto» delle istanze del corpo sociale. C’è del buono in questo, ma, di fatto, il Cavaliere, in pratica, con un abile gioco di sponda, ha trasformato una sconfitta in una vittoria.
Enrico
Segnalo un pezzo di Dino Amenduni in cui – a mio avviso – è spiegata molto bene la tattica usata dal Pdl (da Berlusconi, quindi) nei riguardi del Pd, con l’obiettivo di fare precipitare quest’ultimo nei sondaggi
http://www.valigiablu.it/come-fregare-il-proprio-alleato-di-governo-in-pochi-semplici-passi/
Comunque, alla prossima occasione di voto nazionale il Pd potrebbe perdere molti dei suoi elettori storici (quelli buonafedisti, per intenderci).
agbiuso
Cara Adriana, lei ha colto perfettamente -come sempre- il nucleo psicologico e antropologico, prima ancora che politico, di questo stupefacente spettacolo: milioni di elettori che credono con sincerità di essere “di sinistra” o almeno “progressisti”, i quali accettano senza fiatare o con qualche mugugno la complicità del loro partito con uno dei peggiori soggetti politico-imprenditoriali che ci siano al mondo. E lo accettano non soltanto adesso che sono alleati anche formalmente ma per anni e anni, quando erano ufficialmente avversari.
Un momento fondamentale di questa lenta e inesorabile discesa nell’irrazionalità politica è stato -come lei ricorda- l’autunno del 2011. Era lì che si poteva dare il colpo di grazia a Berlusconi. Ma, ancora una volta, l’attiva determinazione di Giorgio Napolitano paralizzò l’intero gruppo dirigente del Partito che se si fosse votato sarebbe uscito vincitore assoluto, con il Pdl all’8-9% e il M5S ancora non pronto.
Ma gli dèi hanno voluto in altro modo. E adesso ridono dal loro Olimpo guardando, certo, gli italiani ma soprattutto osservando gli elettori e militanti del PD con uno sguardo ironico, compassionevole e sprezzante. Lo sguardo che essi meritano.
Adriana Bolfo
Visto che il PD non si vergogna, essendone geneticamente inabile, che comincino a vergognarsi i suoi ostinati buonafedisti elettori – senza la sindrome dell’orfano o di quello-che-ha-sempre-votato-e-che-allora-che-cosa-resta?
Almeno sganciarsene idealmente, per l’onestà che moltissimi di loro (elettori) hanno, per il rispetto di se stessi che vale più di qualunque automatismo e sindrome. Vergognarsi non di sé, ma del PD, intendo, e chiedersi se una fedeltà valga la vergogna e lo sfascio.
Riflessione-esortazione di una che comprende le ritrosie prodotte specialmente dalla fedeltà, dalla buona fede, dall’automatismo e dalla tendenziale ripulsa per il non-voto, e che nel 2011 avrebbe votato PD.
Guarda caso, NESSUNO, allora, volle le elezioni.
agbiuso
Come era facile prevedere, l’ “astuto” Violante si è espresso così:
Violante:no a ineleggibilità Berlusconi
21/05/2013 13:43
13.43 Luciano Violante è contrario alla ineleggibilità di Berlusconi. Lo ha detto lo stesso esponente del Pd a margine di un convegno. “Per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l’ineleggibilità, ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta”.
Anche i socialisti italiani sono contrari. Lo ha detto il segretario Nencini: “Gli avversari si battono nelle urne, non applicando vecchie norme ad personam”.
Fonte: Televideo, 21.5.2013
agbiuso
Berlusconi, un governo ai suoi ordini
di Antonio Padellaro
Dopo ciò che è successo ieri a Brescia, un governo degno di questo nome dovrebbe cessare all’istante di esistere e il premier dovrebbe altrettanto inevitabilmente dimettersi. Per tre ragioni almeno.
Primo: in una piazza spaccata a metà, da una parte i fans azzurri, dall’altra i contestatori grillini e quelli con le bandiere rosse, il “delinquente” confermato in appello per evasione fiscale Silvio Berlusconi ha sferrato l’attacco finale alla magistratura, annunciando che imporrà al governo, che lui controlla, la sua personale riforma volta a neutralizzare l’azione penale e a ridurre i pm al rango di obbedienti funzionari al servizio dei politici.
Secondo: Alfano vicepremier e ministro degli Interni e Lupi ministro delle Infrastrutture erano lì, in prima fila, ad applaudire le frasi eversive, malgrado fino all’ultimo il Pdl avesse smentito la partecipazione di membri del governo. Un colpo reso ancora più efficace perché sferrato di sorpresa.
Terzo: attorniato dai suoi ministri festanti, il Caimano ha detto, chiaro e tondo, che si deve a lui se questo governo è nato e che solo per generosità non lo farà cadere “con un fallo di reazione” dopo la sentenza Mediaset che l’altroieri l’ha condannato a 4 anni di carcere e a 5 di interdizione dai pubblici uffici.
Insomma, con schietta ruvidezza Berlusconi ha finalmente detto ciò che tutti avevano capito: Enrico Letta non conta niente e se non ubbidisce alle disposizioni di palazzo Grazioli – oggi l’abolizione dell’Imu, domani la demolizione della giustizia e della legalità – può tranquillamente tornarsene all’amato subbuteo.
Di fronte a tanta insultante arroganza, il Pd riunito a Roma ha reagito con alcuni pigolii e l’unica dichiarazione maschia è di Rosy Bindi. Dopo il suicidio assistito (da Napolitano) del partito, l’Assemblea nazionale è parsa una mesta cerimonia funebre con tanto di esecutore testamentario, l’ottimo Guglielmo Epifani. Non parliamo naturalmente dei milioni di elettori e militanti traditi da un gruppo dirigente desideroso, a quanto pare, di farsi annettere dal Cavaliere. A un certo punto Epifani ha detto: “Abbiamo rischiato di toccare il fondo”. Non è esatto, segretario. Dopo i ceffoni di Brescia, adesso state scavando con buona lena.
Il Fatto Quotidiano, 12 Maggio 2013
agbiuso
Analisi interessante e molto plausibile.
Sì, credo proprio che siano ricattabili (ma non solo).
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La tentazione dell’inciucio: qualche dirigente Pd è ricattabile?
di Paolo Flores d’Arcais e Barbara Spinelli
Cari parlamentari del Pd, M5S e Sel,
ci rivolgiamo oggi soprattutto ai parlamentari del Pd e di Sel, perchè c’è qualcosa che non riusciamo proprio a capire. Estromettere Berlusconi dalla vita politica e dal potere (compreso il suo monopolio sulla televisione commerciale) non solo sarebbe sacrosanto secondo tutti i canoni delle democrazie liberali occidentali, ma sarebbe anche un vantaggio non da poco per il centro-sinistra. Ora, se una misura a portata di mano, che corrisponde sia all’interesse generale e all’etica di una democrazia sia all’interesse egoistico e di bottega di una forza politica, viene da quest’ultima rifiutata e anzi tale forza politica si muove in direzione opposta (mantenere il Caimano nei gangli decisivi del potere e della politica), l’interrogativo è d’obbligo: perché tanta assurdità?
Il masochismo è infatti comprensibile e accettabile come una delle tante e varie inclinazioni sessuali (in fatto di sesso, tra adulti consenzienti, “di tutto e di più” è l’unica norma liberale), ma in campo politico è un controsenso, oltretutto enigmatico. Nessuna forza politica e nessun singolo politico vuole il proprio male, ama danneggiarsi. Talvolta lo fa, ma per stupidità. Nel caso che stiamo esaminando, però (la possibilità di estromettere B. dalla politica e dal potere), neppure la stupidità può essere una spiegazione, perché è talmente evidente, anche al più stupido del genere “homo sapiens”, che la soluzione prospettata sarebbe di enorme vantaggio per il centro-sinistra, e carica di rischi invece la scelta opposta, che la spiegazione di tanto pervicace “masochismo” va cercato altrove.
Dove? L’unica spiegazione logica che resti, visto che ogni interesse generale, ogni valutazione etica, ogni interesse di bottega spinge nel senso della “estromissione”, è che una parte del gruppo dirigente Pd+Sel sia ricattabile. Ovviamente dei contenuti e ingredienti di tale “ricattabilità” nulla possiamo sapere e neppure immaginare, ma se non ci viene data una spiegazione più plausibile, quella della “ricattabilità” (anche solo mentale) resta l’unica in campo. In un dialogo di oltre dieci anni fa su MicroMega, Giuliano Ferrara spiegava a un allibito Piercamillo Davigo che la prima dote di un politico deve consistere nell’essere ricattabile. “Non ricattabile, vorrà dire”, insiste Davigo. No, proprio ricattabile, replicò a quel punto Ferrara, perché un politico non ricattabile non è affidabile.
Pd e Sel hanno da guadagnare un Perù dalla estromissione di Berlusconi dalla politica e dal potere (del resto perfino la destra “presentabile” che si fa chiamare “centro” ha analogo interesse). L’Italia, la sua democrazia, la convivenza civile, la considerazione del nostro Paese in Europa e nel mondo (sia presso l’opinione pubblica che presso gli establishment), ne trarrebbero un impareggiabile giovamento, e del resto in nessuna democrazia liberale sarebbe mai stata tollerata la presenza in politica di chi assommasse il potere mediatico di un Murdoch a quello economico di un emiro.
Perciò, se il Pd e Sel non operano sollecitamente per dichiarare Berlusconi ineleggibile, se non scelgono un Presidente della Repubblica che – in quanto Custode della Costituzione repubblicana e dei suoi valori – rifiuterà di sottomettersi alle pressioni di Berlusconi, alle cui esigenze resterà indifferente, dovranno spiegare ai loro elettori perchè mai preferiscano un comportamento che è scellerato secondo i parametri di una democrazia liberale e al tempo stesso masochista fin quasi al suicidio per Pd e Sel medesimi.
(11 aprile 2013)
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Fonte: Micromega
agbiuso
“Dopo l’incontro Bersani si è fermato a colloquio con Violante, membro di una delle due commissioni di “saggi” istituite da Napolitano, il cui nome è stato rilanciato da Cicchitto (PdL) al Quirinale“.
Fonte: Televideo, 11/04/2013 13:23
È chiaro?
agbiuso
Temo che ormai non ci sia nulla da fare: il Partito Democratico salverà ancora una volta Berlusconi. Fa bene comunque Flores d’Arcais a insistere.
Non condivido, però, l’ottimismo di una frase come questa: “I senatori del Pd vogliono smentire il loro capogruppo? Gli elettori Pd li inseguirebbero coi forconi”.
Non credo proprio: gli elettori del PD sono abituati a ingoiare di tutto, sono avvezzi all’obbedienza.
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Bene, benissimo! Un gruppo parlamentare dichiara solennemente che la decisione sulla ineleggibilità di Berlusconi va presa subito, che traccheggiare nella formazione della “Giunta delle elezioni” sarebbe uno scandalo, che di fronte a tale scandalo diventano giustificate proteste anche irrituali ed “estreme”, come l’occupazione delle aule parlamentari. Il M5S, nella conferenza stampa di ieri, per bocca dei suoi capigruppo, ha annunciato proprio questo. Costringendo il presidente del Senato Grasso a una contorta risposta, tutta sulla difensiva, e alla convocazione della “Giunta del regolamento” per decidere come procedere.
Il regolamento del Senato è però chiarissimo: “Il Presidente, non appena costituiti i Gruppi parlamentari, nomina i componenti della Giunta per il Regolamento, della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e della Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico, dandone comunicazione al Senato”. I Gruppi sono stati costituiti il 19 marzo, Grasso poteva aver nominato la “Giunta delle elezioni” quasi tre settimane fa, la “Giunta del regolamento” è stata infatti già nominata. Perché questo ritardo?
Lo capiscono anche i sassi: perché la “Giunta delle elezioni” può decidere, anche in tempi rapidissimi, l’esclusione di Berlusconi dal Parlamento, liberando il panorama politico italiano dal quasi ventennale incubo dell’illegalità e dell’inciucio. Nella “Giunta delle elezioni”, infatti, Pd e M5S hanno un’ampia maggioranza. Il M5S ha reiterato ancora ieri che voterà ovviamente per Berlusconi ineleggibile, prendendo sul serio la legge 361 del 1957, calpestata nelle precedenti legislature dal combinato disposto Caimano/D’Alema. Il capogruppo al Senato del Pd, Luigi Zanda, ha ripetuto la stessa cosa più volte, aderendo all’appello di MicroMega (250 mila firme) e addirittura regalando alla manifestazione di piazza Santi Apostoli le copie della Costituzione con cui tale manifestazione si è autofinanziata.
I senatori del Pd vogliono smentire il loro capogruppo? Gli elettori Pd li inseguirebbero coi forconi. A questo punto Bersani non può più tacere. La “Giunta delle elezioni” può infatti decidere anche su modalità e ritmi del proprio lavoro. Se c’è la volontà politica di rispettare la legge (in una democrazia liberale dovrebbe andare da sé), Berlusconi può essere cacciato da Palazzo Madama entro qualche settimana. Bersani parli, dunque, perché un solenne impegno su Berlusconi ineleggibile avrebbe inevitabile influenza (benefica) anche sulla scelta per l’inquilino del Colle più alto.
(9 aprile 2013)
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Fonte: Berlusconi ineleggibile, Bersani parli chiaro
Il PD è rosso | Agorà di filosofia
[…] Ovviamente essendomi concentrata sulle riforme Fornero ho volutamente tralasciato gli altri orrori PD: il conflitto di interesse a favore di Berlusconi, il gravissimo scandalo finanziario del Monte dei Paschi, il sostegno alle guerre imperialistiche volute dagli USA, l’acquisto di decine di cacciabombardieri F35 -con il cui costo si potrebbero attuare delle politiche sociali-, privilegi dei parlamentari, inserimento nella Costituzione dell’obbligo del pareggio di bilancio -decisione che implica per qualunque governo una tassazione forzata per giungere annualmente al raggiungimento del pareggio-, sostegno al TAV, ineleggibilità di Berlusconi in quanto concessionario delle TV. https://www.biuso.eu/2013/03/24/il-partito-democratico-e-il-senatore-berlusconi/ […]
Enrico
Caro Prof.,
fa bene a segnalare il famoso video (siamo nel Febbraio 2002 – e non nel 2003 – ed è in carica il governo Berlusconi II)in cui Violante parla dell’assicurazione data nel 1994 dai capi del centrosinistra a Berlusconi e a Gianni Letta “che le televisioni non sarebbero state toccate nel cambio di governo”: in effetti, tra il 1996 e il 2001, i governi della sinistra non si sono interessati al tema del conflitto di interessi e anzi, nel 1999, consentono a Mediaset di mantenere le frequenze televisive di Rete 4 che si dovevano assegnare ad Europa 7 (vincitrice della gara indetta).
Tornando al video, impagabili le espressioni facciali dei vari deputati inquadrati mentre Violante parla: non potevano credere che qualcuno di loro ammettesse che c’erano stati degli accordi (indecenti come non mai) con S.B.
Detto questo, credo sia necessario riconoscere che Bersani (almeno finora) si è comportato in maniera ben diversa e ieri ha ammesso di aver rifiutato condizioni inaccettabili poste dalla destra per dare l’assenso ad un suo governo: leggendo i giornali di oggi, apprendo che ha anche “resistito” alle pressioni fatte da Napolitano perché si facesse a tutti i costi la grossa coalizione.
In virtù di queste considerazioni, rispondendo alla sua domanda, credo che il M5S avrebbe potuto concedere un’apertura di credito al segretario Pd, magari non ostacolandolo (come Bersani stesso aveva detto a Crimi e Lombardi, ci sono diversi modi per farlo); oltretutto, il Pd aveva anche cambiato di molto la propria agenda (merito indiscutibile del M5S). Comunque, vediamo che succede adesso…
Un caro saluto
Adriana Bolfo
No, se vogliono davvero rappresentare chi li ha eletti; sì, se vogliono godere dei vantaggi del potere, compreso il vantaggio di godere dei vantaggi senza rischio e senza penalità.
P.S. Invio il commento che poco fa mi sembra non essere riuscita a inviare; nel caso invece arrivasse doppio,mi scuso per il disguido involontario.
agbiuso
Ecco le immagini e le parole dirette e inequivocabili con le quali Luciano Violante ammette pienamente le complicità del Partito Democratico con Berlusconi.
È con questi amici di Berlusconi -che gli “garantiscono” tutto- che il Movimento 5 Stelle dovrebbe allearsi? È con costoro? È con costoro, cari amici?
Adriana Bolfo
Qualunque altro presidente e da chiunque scelto/concordato può essere ugualmente nocivo per il Paese, se, come Napolitano, farà nuovamente da passacarte alla Merkel e alla finanza, segnatamente quella tedesca, e alla BCE.
Al di là e al di qua del presidente, inoltre: se il 5Stelle, che nulla di veramente deciso e profondo ha detto mai in tema di politica economica, è liberista , (pro o contro l’euro che sia), siamo veramente nei guai. Per liberista intendo: a pro della privatizzazione del pubblico, presentato come tutto corrotto e costoso. La campagna anche condivisibile contro castacorrotta-statobrutto, come un tutt’uno che non solo dai 5S viene pronunciato come un mantra e d’un fiato, di fatto orienta al desiderio ( e al programma?) della privatizzazione gabellata per moralizzazione contro gli sprechi.
Mi permetto di ricordare a tutti, di qualunque colore, che il privato privatizza i profitti e socializza le perdite, v. banche e così in quaunque altro settore, come, per es, l’azienda trasporti nella mia città.
Domanda: vogliamo svenarci per curarci un’influenza e per conseguire un qualunque diploma e per salire un un bus e un treno? Perché la privatizzazione ha di mira i vari sistemi pubblici come sanità, istruzione, trasporti e beni comuni (espressione recente già divenuta tormentone), cioè suolo e sottosuolo e l’impoverimento di già sfruttati e resi poveri e ancor più. (A questo proposito, Jean Ziegler, La privatizzazione del mondo, Tecalibri, 2001). Anche i suoi sostenitori dotati di stipendietto, come la maggioranza, verrebbero rovinati in toto, mentre sarebbero ancora ben garruli e illusi del colpo moralizzatore anti-pubblico.
Lo spiega qualcuno ai molti, 5Stelle e non, che la spesa pubblica è quella di stipendi e pensioni e servizi pubblici e se si taglia questa si produce deficit ancor maggiore perché meno persone hanno soldi? E che la maggior quota degli stipendietti e delle pensioni va ad alimentare la produzione e il guadagno privati, visto che con tale quota – tanto più grande in percentuale tanto più misera è la retribuzione – molti acquistano cibo quotidiano e non lussi? Chi lo spiega
agli illusi sulla privatizzazione? Inutile, of course, spiegarlo agli illudenti, che “già lo sanno” e hanno il necessario pelo sullo stomaco e il necessario patrimonio per infischiarsene, patrimonio ancora accrescibile, guarda caso, dalla privatizzazione spinta e totale.
Chi spiega questo ai decrescisti felici e infelici? Chi spiega che un progetto di filiera corta, che si dà per scontato genuina – ma che non è “automaticamente” così –
è sostenibile solo se ci si sgancia dall’euro, che ha resi i Paesi PIIGS debitori di debito PRIVATO, e NON pubblico, con la zona dell’euro forte, Germania e Olanda, (che, d’altra parte, tanto bene comincia a non stare? Chi di mercantilismo ed euro ferisce, di mercantilismo ed euro perisce) e debitori per importazione di bolle finanziarie e di tutto, compresi prodotti alimentari. La filiera corta è costruibile con reale risparmio di soldi e aumento della qualità solo su tale premessa di sganciamento dall’euro.
Al di là e al di qua dei presidenti e di chi li sceglie e come, importa questa politica di fondo, rispetto alla quale taluno non è chiaro e taluno lo è già fin troppo, come, per es, i liberisti “di sinistra” (???) alla Ichino e Chicco Testa, per dire. Non dimentichiamo, che è la prima, la politica del lavoro, cioè quella dei licenziamenti, approvata da tutti durante il governo Monti e non disapprovata, non mi pare, in tanti discorsi elettorali delle vecchie e nuove sigle. D’altra parte, se non ne parla la sinistra vera o presunta, chi dovrebbe parlarne?
Alla luce di tutto ciò, non emergono per nulla le contrapposizioni, perché proprio non ci sono.
Dopo di che, litigare sui presidenti resta importante per chi anela alle seggiole e per chi anela a scapolarsi processi e condanne e per chi anela, senza dirlo, ad aiutare in tal senso.
diegob
Con grande franchezza, caro Alberto, come sai ho rifiutato ogni sprezzante demonizzazione del M5S e ho anche compreso le ragioni di una intransigenza nel non voler essere da puntello ad un sistema nell’abbattimento del quale il movimento stesso trova la sua ragione fondante, ma, nonostante questo, avrei preferito, nel frangente in cui ci si trova, nel momento attuale, che il M5S avesse comunque fatto partire il governo del centrosinistra, per poi ottenere, comunque, alcuni risultati; ora quel che temo è una ripresa della scena da parte della destra, questa destra italiana così incarnata da un personaggio ben poco apprezzabile; conosco la risposta probabile: è il PD che non ha accettato il «Governo a 5 Stelle», ed è vero, ma ritengo però che quel che sta accadendo, al di là di stabilire di chi è la colpa, è gravissimo, foriero di disgrazie ancor peggiori che non un governo Bersani. Questo è il mio punto di vista, al riguardo, ed è per me doveroso riportarlo, comunque, anche in queste tue appassionate e «vive» pagine di riflessione politica.
agbiuso
Condivido pienamente le tue preoccupazioni e il tuo auspicio, caro Diego.
Napolitano ha in pratica trasformato -con la complicità o con la rassegnazione delle forze politiche- l’Italia in una repubblica semipresidenziale. Altro che “rispetto per la Costituzione”!
È anche per questo che “la partita del Quirinale è assolutamente fondamentale”. La mia previsione però, stavolta pessimistica, è che il Pd preferirà l’usato sicuro di un accordo con Berlusconi.
Invece che accusare, implorare e insultare il Movimento 5 Stelle, gli iscritti, i militanti, gli elettori del Partito Democratico dovrebbero rivolgersi ai dirigenti del loro partito implorandoli affinché non consegnino la presidenza a un amico dell’entità immonda.
Gli attacchi al M5S costituiscono anche “un’arma di distrazione di massa” utilizzata allo scopo di avere un politico Pd-Pdl al Quirinale.
diegob
Data la posizione delicatissima del Quirinale nei prossimi mesi e anni, la partita del Quirinale è assolutamente fondamentale; personalmente spero in un accordo fra PD e M5S su questo, un accordo paritario, senza vincitori e vinti, ma su una figura condivisa. Il prossimo governo durerà poco, pochissimo, ma il Quirinale, salvo un colpo di mano dei militari, dura sette anni.
Onestamente, caro Alberto, spero si sciolga il nodo almeno su questo punto, che è altra cosa che la questione del governo, ancora più importante.
agbiuso
Copio qui un testo di Paolo Flores D’Arcais, facendolo seguire da un breve commento.
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Il nodo è il Quirinale, dove un Presidente resterà sette anni, mentre questo Parlamento (per non parlare del governo, sempre che ne nasca uno) potrebbe durare il tempo di una rosa. A Berlusconi, perciò, interessa solo il Quirinale, se ottiene il Presidente che vuole può appoggiare anche un governo Bersani (e farlo cadere quando gli farà comodo). Per la sua “curva sud” e le sue squadriste in botulino bercia che il Colle più alto spetta a Gianni Letta, in realtà il suo vero candidato è un qualsiasi dignitario del Pd purché devoto all’inciucio. Berlusconi, per dirla senza perifrasi, vuole un Presidente del Salvacondotto. Un altro Napolitano. Un Monito Permanente che consenta l’orgia delle leggi ad personam (e dei legittimi impedimenti ad personam e delle amnistie ad personam) con cui garantirsi una tombale impunità e un’illegale eleggibilità.
Mentre l’Italia, per uscire dalla morta gora, per cominciare a ricostruire economia e cultura dopo il quasi ventennio dell’abiezione e delle macerie, ha bisogno di tutt’altro, di un autentico Custode della Costituzione, intransigente sui fondamenti di giustizia e libertà che la animano – la prima parte, tranne l’art. 7 – proprio in vista delle modifiche della seconda, per una drastica riduzione di parlamentari, costi della politica e vortice di corruzione.
Già circolano insistenti i nomi per questo berlusconiano Presidente del Salvacondotto. Difficilmente proponibile quello che più è nel cuore del Cavaliere putiniano (Massimo D’Alema), il gossip giornalistico privilegia la quadriglia di Amato, Mattarella, Castagnetti e Marini. Quest’ultimo sembra il più gettonato, forse perché ha dato già prova della sua debolezza verso Berlusconi nei due anni di presidenza del Senato. Il Parlamento nato da uno sconvolgimento elettorale che grida radicale rinnovamento, befferebbe e insulterebbe la volontà dei cittadini con la più stantia continuità di Casta, con l’inciucio elevato a regime.
Grillo e Casaleggio lo consentiranno? Perché si pecca per atti ma anche per omissioni. Se il M5S starà a guardare, anziché gettare nella lotta per la scelta del Presidente della Repubblica tutta la forza di quasi nove milioni di elettori, non potrà evitare l’accusa di ponziopilatismo, perché anche un cieco vede l’abisso che separa Rodotà da Amato e Zagrebelsky da Marini. Quei quasi nove milioni di italiani hanno delegato il M5S a realizzare un’Altrapolitica, non a trastullarsi con polverose autoreferenzialità di movimento. Il mandato di quei milioni di cittadini è imperativo: un Presidente contro l’inciucio.
(26 marzo 2103)
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Fonte: Berlusconi e l’inciucio per il Colle: Grillo e Casaleggio lo consentiranno?, MicroMega, 26.3.2013
Si tratta di un testo significativo dei gravi equivoci che ci sono intorno al Movimento 5 Stelle. Le questioni -drammatiche e condivisibili- che Flores D’Arcais pone, infatti, non vanno rivolte al M5S ma al PD.
È assai curioso, infatti, che si invitino Grillo e Casaleggio a votare per dei candidati insieme al PD che però il PD non ha nessuna intenzione di candidare.
Poniamo che il M5S accetti di eleggere come presidente della repubblica Rodotà o Zagrebelsky. Ma se poi il PD vota insieme al PdL per Amato o Marini, oppure -peggio ancora- per due candidati berlusconiani come Letta e D’Alema, che cosa c’entra il M5S? Ecco, questo strano equivoco è chiarito molto bene da un articolo di Andrea Scanzi, che non si occupa del Quirinale ma in generale delle strumentali assurdità che vengono richieste al Movimento 5 Stelle:
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In apparenza ce l’hanno fatta. Dopo essere stata in buona parte polverizzata dal Movimento 5 Stelle, la cosiddetta Casta sta facendo passare la vulgata secondo cui lo stallo attuale – e più ancora la devastazione politico-economica del paese – sia colpa dei grillini. Lo si legge ovunque: “Il M5S è irresponsabile”, “Sta salvando Berlusconi”, “Sa solo dire di no”, etc.
Parte di queste accuse sono giuste, per meglio dire comprensibili. L’ho scritto più volte anch’io. Però, al tempo stesso, siamo di fronte a due paradossi notevoli.
Paradosso Uno. Il M5S sarebbe responsabile, per buona parte di politica e media, di vent’anni di disastri. Un po’ come se Jovetic, dopo aver sbagliato due partite di fila, fosse accusato di non aver fatto vincere uno scudetto alla Fiorentina negli ultimi trent’anni. Il ragionamento non ha nulla di logico e ha molto di interessato. Pd e Pdl incolpano il M5S dei propri errori (e delle proprie connivenze), nella speranza che gli italiani – popolo di per sé senza memoria, come attesta il perdurante successo di Berlusconi – alle prossime elezioni voltino le spalle alla forza di Beppe Grillo. Ci riusciranno? E’ possibile.
Paradosso Due. Il M5S sta ricevendo accuse di ogni tipo, pur rispettando il suo programma. Anche questa è notevole: non è che il Movimento sia accusato di essere un voltagabbana, di avere tradito gli elettori, di avere barattato la propria natura in nome delle poltrone. No, qui è il contrario: il M5S ha la colpa – e in effetti in Italia lo è – di rispettare le parole date. E tra le parole date, anzi urlate, c’era il “niente fiducia, niente alleanze, devono andare tutti a casa”.
Quindi non stanno sbagliando? Non ho detto questo, e non l’ho scritto nei giorni precedenti. Purezza e coerenza devono sempre scendere a patti con la realtà delle cose: è inutile continuare a giocare a poker se nel frattempo gli altri giocano a briscola. Però è davvero intollerabile questa recita – anzitutto dei piddini – secondo cui loro sono santi e gli altri irresponsabili. Per esempio: ultimamente Bersani dice cose molto sensate e savie. Ma è lo stesso Bersani che fino al giorno prima delle elezioni smacchiava i giaguari e snobbava i fascisti del web. Bersani sta dando il meglio di sé ora che è un dead man walking della politica: ricorda l’attaccante che segna una strepitosa doppietta, ma dopo che l’arbitro ha già fischiato tre volte. Fuori tempo massimo.
Di chi è la colpa? Il disastro attuale non è colpa del M5S (chi lo sostiene asserisce il falso e sa di farlo), ma del peggiore centrodestra d’Europa e di un centrosinistra incapace, correo e comicamente arrogante. Nessuno al mondo sarebbe riuscito a perdere contro questo Berlusconi tramontante. Nessuno, tranne il Pd (e derivati). Se si cercano le colpe, si additino i Boccia e le Bindi. Sono loro che hanno tenuto in vita il Caimano. Mica Grillo. Se “Berlusconi c’è ancora”, le colpe sono delle Bicamerali, dei D’Alema, degli inciuci, dei Mastella, degli indulti, degli scudi fiscali, delle leggi vergogna (mai cancellate), dei conflitti d’interesse (non risolti). Eccetera eccetera.
Basta però con il passato. Sono d’accordo: inutile continuare a togliersi i sassolini dalle scarpe, non serve a nulla se non a rimpinguare l’ego (di Grillo e non solo). Però quei sassolini ci sono, ragazzi. E più che altro sono macigni. Caduti sui nostri zebedei a tutta velocità.
Il M5S sta perdendo voti. Probabile. Attenti però a confondere il parere (altamente negativo) di chi ha votato il Pd con quello di chi ha votato M5S. Ci sono dei delusi tra questi ultimi, ma sono una minoranza. E – soprattutto – è gente che ha votato Grillo senza sapere chi fosse Grillo. Stupirsi che il M5S non dia la fiducia a Bersani è come stupirsi di una battuta volgare di Enzo Salvi. E’ proprio l’abc del M5S. Il Movimento sta perdendo voti, ma pochi. E più che perderli per il no alla fiducia, li perderà se si andrà al voto a ottobre con questa stessa legge elettorale. A quel punto molti italiani, pur di non riavere il pareggio, si tureranno il naso e voteranno Berlusconi o Renzi (cioè Berlusconi o Berlusconi). Come in Grecia. Allo stato attuale, però, la “irresponsabilità” del M5S è criticata (in massima parte: un 10% di delusi dal M5S c’è) da chi già odiava il Movimento. E’ ovvio che i piddini lo accusino di non avere senso dello Stato (come se i Violante ce lo avessero avuto). Ed è ovvio che una Fiorella Mannoia scriva uno status Facebook (peraltro condivisibile) contro il lassismo di Grillo. Anche la Mannoia, però, non è un’elettrice del M5S, bensì una sostenitrice nobile di Rivoluzione Civile (al punto da donare una sua canzone). Sillogismo per sillogismo, un grillino potrebbe rispondere alla Mannoia che la colpa della situazione attuale è anche sua, perché ha disperso il voto e creduto in un progetto squisitamente confuso e aritmeticamente inutile, che ha “tolto” voti al centrosinistra non garantendo la maggioranza al Senato. Lo vedete? Ognuno tira la coperta dove e come vuole.
Quindi che si fa? L’ho già scritto. Per il M5S votare Bersani è impensabile. Non esiste. Nemmeno se dietro Bersani ci sono Gabanelli, Saviano e Mazinga. Se invece il nuovo capo dello Stato (votato con maggioranza centrosinistra e M5S) darà l’incarico a un’altra persona, ne potranno parlare. E’ vero che per il Movimento non conta il nome ma il programma, ma è anche vero che il programma lo fa il nome (anzi i nomi). Un governo a tema, e a tempo, di sei mesi-un anno è l’unica strada (auspicabile: in realtà ce ne sono altre, e vedrete che batteranno quei sentieri polverosi lì). La tregua Pd-M5S si può fare solo con un governo realmente nuovo e sganciato dalle logiche consuete (i Letta e i Franceschini, di grazia, si autoimpongano il silenzio per i prossimi mesi): se non è possibile, si vada al voto. Ma non si dica (sempre) no a prescindere: datti una calmata, Grillo. Allo stato attuale è molto meglio essere un po’ incoerenti ma vivi, che coerentissimi ma pressoché in coma.
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Fonte: “E’ tutta colpa dei grillini”, il Fatto Quotidiano, 26.3.2013
Adriana Bolfo
@agbiuso
Grazie a lei dell’attenzione con cui legge sia i commenti sia la realtà.
agbiuso
@Adriana Bolfo
Condivido per intero le sue considerazioni. Grazie per averle espresse in questo spazio.
@diegob
Sì, caro Diego, la “ragione fondante” del M5S è quella che hai indicato. Lo sostengo per questo. Ottenere di meno non ci porterebbe fuori dalla miseria economica e culturale nella quale siamo immersi da decenni.
Per quanto riguarda Renzi, è significativo che nel Partito Democratico il cosiddetto “nuovo” sia assai vicino alla finanza ultraliberista e al berlusconismo. Un partito che nel novembre 2011 avrebbe potuto iniziare a governare l’Italia per cinque anni, per merito del suo “alto esponente” Napolitano ha consegnato la nazione a Monti e ha fatto rinascere l’entità immonda.
Grandi politici costoro, non c’è che dire.
Una conferma preoccupante -visto che i nomi sono quelli di Alfano e Brunetta- è data dalle seguenti dichiarazioni:
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Alfano:”Non si può fare a meno del PdL”
24/03/2013 15:28
15.28 “Rappresentiamo una grande parte del Paese, non si può fare a meno di noi”. Lo ha scritto su Twitter il segretario del PdL, Alfano, a proposito della formazione di un nuovo governo. A favore del “governissimo” anche il capogruppo del PdL alla Camera, Brunetta, che ha invitato Bersani a mettere da parte “l’ascia da guerra” e a dare “ascolto al capo dello Stato”, che ha esortato tutte le forze politiche a “lavorare unite per il bene del Paese”. Per Brunetta, quindi, Pd e PdL devono “dialogare per formare il governo”.
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A dar manforte c’è pure Montezemolo (Montezemolo!)
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Italiafutura:no fronte irresponsabilità
24/03/2013 16:31
16.31 Da parte del Pd “è in atto un’indecorosa caccia ai voti leghisti e grillini”, con il risultato di “una miscela d’intrasigenza e tatticismo” che se andasse in porto comporrebbe “la nascita di una sorta di fronte dell’irresponsabilità”. Così un editoriale di Italiafutura, l’associazione fondata da Montezemolo. Bersani “rincorre alchimie potenzialmente esplosive”, nella crisi in cui siamo “basta poco per far divampare un incendio incontrollabile. E’ quello in cui spera Beppe Grillo”. Serve invece “un governo di scopo per ripartire”.
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Fonte: Televideo
E su tutto questo prosegue e si intensifica l’attacco della stampa in mano alle banche e ai partiti che hanno condotto l’Italia alla situazione nella quale ci troviamo:
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Da mesi orde di trolls, di fake, di multinick scrivono con regolarità dai due ai tremila commenti al giorno sul blog. Qualcuno evidentemente li paga per spammare dalla mattina alla sera. Questi schizzi di merda digitali si possono suddividere in alcune grandi categorie. Quella degli “appellanti” per la governabilità per il bene del Paese, del “votaBersani, votaBersani”, o del “votaGrasso, votaGrasso” (l’unico procuratore antimafia estimatore di Berlusconi). Quella dei “divisori”, venuti per separare ciò che per loro è oscenamente unito, che chiedono a Grillo di mollare Casaleggio, al M5S di mollare Grillo e a tutti gli elettori del M5S di mollare il M5S per passare al sol dell’avvenire delle notti polari del pdmenoelle. Quindi arrivano, di solito nel tardo pomeriggio, i cosiddetti “ex”, “Grillo ti ho votato ma dopo che sei passato con il rosso con sprezzo delle istituzioni non ti voto più”, oppure “Beppe, ti ho seguito dal primo Vday, ma il tuo autista, si legge in giro, è un narcotrafficante. Addio al mio voto”. Gli “ex” si presentano anche con tutta la famiglia e persino con gli amici “Grillo, siamo un un gruppo di tuoi estimatori, io, mia moglie, le nostre due figlie e i loro fidanzati. Non ci rispecchiamo più nel tuo comportamento antidemocratico. Il voto la prossima volta lo daremo al pdmenoelle che è più serio”. Non mancano gli “accusatori” che si attaccano alle fortune che io e Casaleggio staremmo accumulando alle spalle del M5S “Chi prende i soldi del gruppo di comunicazione? Eh? Chi li prende? Trasparenza! Chiediamo trasparenza. Siete peggio di Berlusconi. E pensare che avevo convinto mio padre a darvi il voto, mai più”. “Lo fate per gli ads e per gli ebook, a voi non ve ne frega un cazzo della democrazia”. Ci sono poi i “critici di giornata” che arrivano in massa come le locuste. Qualunque cosa tu abbia appena detto o fatto viene ferocemente attaccata, spesso con lunghe e articolate argomentazioni di 2.000 caratteri. Da questa brodaglia i telegiornali e i talk show colgono fior da fiore, con lerci e studiati “copia e incolla” per spiegare che Grillo è un eversivo, che il MoVimento 5 Stelle è spaccato. Di solito partono così “Il MoVimento 5 Stelle si divide sulla linea Grillo, ecco i commenti dal blog”. Dato che nel blog chiunque può commentare questo non vuol dire nulla. Prima vomitano i commenti sul blog e poi li rivomitano nelle televisioni.
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Fonte: Schizzi di merda digitali
diegob
si potrebbe però, caro Alberto, alla luce di questi eventi, auspicare che, in un’ottica di compromesso, il M5S appoggi un governo Bersani, questo per non far prevalere l’ala filoberlusconiana del PD
anche se, a mio avviso, non avverrà, perchè la ragione fondante del M5S non è un accordo politico ma una rivoluzione vera e propria del sistema
esistono casi, nelle vicende umane, in cui tragicamente ragioni divergenti ma entrambe fondate, pongono il dilemma alla coscienza
il partito democratico è un ibrido che non puo’ certo sciogliere ora, in pieno marasma politico, i suoi nodi irrisolti, anche se io prevedo sullo sfondo una scissione, con una destra renziana che prende il largo
Adriana Bolfo
Temo che per la gran degli elettori Pd vada bene ciò che decide il partito, e non per una sorta di disciplina (esterna) di partito ma proprio per convergenza di idee con i loro esponenti politici anche quelli massimi.
Certo, se l’obiettivo è rimanere in sella il più possibile, allora gli inciuci sono cercati, tanto più se i voti di differenza rispetto all’ormai collaudato e sodale “rivale” sono pochissimi. Il sostegno reciproco è appunto, sostegno e sicurezza di fronte ai 5Stelle, i veri vincitori, e conferma il sostegno reciproco ormai abituale. (Dovrebbe, il Pd, invece, interrogarsi sui tre milioni e mezzo di voti in meno riportati; poi certo è arrivato secondo “in classifica”…e chi lo nega? Ma…come mai il secondo sembra volere tutte le presidenze, oltre Camera e Senato, anche Consiglio e Repubblica? NON ha vinto!! Sbaglio?)
Saranno inoltre tutti disponibili a una bella manciata di diritti civili sotto forma di nozze omossessuali, per dire che sono al passo coi tempi e per continuare a mistificare sull’economia, rovinata non dalle esuberanze mondane del capo del Pdl (come il Pd ha avuto e ha interesse a far credere, e anche Monti), ma dal regime di cambi fissi e dalla politica liberista che il Parlamento ha sostenuto e sostiene.
Intendo che anche le nozze omosessuali non si fanno coi fichi secchi, in puntuale applicazione del detto “non si fanno nozze coi fichi secchi”, per dire che la povertà non giova (nemmeno) ai diritti civili.
In questo senso riprendo quanto detto dall’economista Alberto Bagnai nel corso della trasmissione “Agorà” del 19 marzo scorso.
agbiuso
Ahi ahi ahi, Napolitano si conferma coerente sino alla fine e sembra auspicare un accordo del PD con il corruttore e golpista.
Bersani stesso accenna a una “Superbicamerale per le riforme” (da brividi!).
Riscrivere dunque la Costituzione repubblicana in compagnia del piduista? Che cosa pensano gli amici e gli elettori del PD di questo eventuale accordo con il più neofascista dei capi politici?
agbiuso
Gentile Aurora,
otto milioni di voti si ottengono non soltanto -evidentemente- con la Rete ma anche e soprattutto andando nelle piazze e nei luoghi dove la gente vive, come ha fatto per mesi il M5S, e con il passaparola tra tante, tantissime persone.
Quanto agli “invasati” da Berlusconi, costoro rimarrebbero tali anche se vedessero costui rubare loro il portafoglio dalle tasche e dalle borse.
È ai “non invasati” -che per fortuna sono milioni e costituiscono la maggioranza- che bisogna rivolgersi.
aurora
la questione politica da noi in Italia è allo sfascio ma non mi pare che il movimento 5stelle brilli per idee originali espletando la loro politica su internet,ciò esclude una gran parte delle persone,che non hanno dimestichezza con internet.Ho visto le interviste fatte alle persone anziane, che partecipavano alla manifestazione del pdl, ieri a Roma, erano invasate del Berlusconi,ho letto la dichiarazione di Lino Banfi, di eterno amore per Berlusconi, questi non li convinci sul fatto che il Berlusconi è un danno per il paese,aspettiamo e vediamo.
Don Giovanni ( a Zerlina)
Certo, io.
Quel casinetto è mio: soli saremo
e là, gioiello mio, ci sposeremo.
Là ci darem la mano,
Là mi dirai di sì.
Vedi, non è lontano;
Partiam, ben mio, da qui.
Zerlina
Vorrei e non vorrei,
Mi trema un poco il cor.
Felice, è ver, sarei,
Ma può burlarmi ancor. Atto Primo – Scena ottava musica di Mozart