Kama. Sesso e Design
Palazzo della Triennale – Milano
A cura di Silvana Annichiarico
Sino al 10 marzo 2013
Nell’artificio naturale che è l‘umano, biologia e tecnologia sono inseparabili. E quindi anche l’elemento generatore del vivente -la sessualità- può diventare in noi forma, invenzione, cultura. Che il desiderio possa abitare anche dentro la materia inorganica è qui mostrato attraverso manufatti che dalle società tribali e itifalliche, dalla ceramica greca e romana, dai vasi ellenici (nei quali accoppiamenti etero e omosessuali sono del tutto comuni), dagli affreschi eroticissimi di Pompei, arrivano sino al più raffinato, colto e divertente Design contemporaneo.
Dei tanti oggetti e artisti che questa rassegna mette in scena, ne ricordo qui soltanto tre.
Jemima Stehli si ispira ad alcuni degli oggetti d’arredo che appaiono in Arancia meccanica.
The Great Wall of Vagina di Jamie McCartney è una parete composta con i calchi dei genitali di centinaia di donne.
Le immagini e le opere di Betony Vernon costituiscono delle raffinatissime macchine desideranti: emblematica è Origin Chair, una scultura/sedia nella quale il marmo diventa una sorta di eterno ritorno del coito.
Nonostante il tentativo di urbanizzare esteticamente il desiderio, il sesso rimane selvaggio, pornografico e indicibile. La ragione sta anche nei versi che accompagnano le opere di Andrea Branzi: «Ad ogni vivente è dato in sorte / il nobilissimo istante della morte / ma l’ultimo sospiro, l’ultimo spasmo / somiglia nuovamente ad un orgasmo». L’unione erotica con gli oggetti -uno dei nuclei della società dei consumi- è anche un modo per godere di quell’istante e nello stesso tempo però non viverlo mai, lasciarlo nell’altrove. Quell’altrove nel quale sempre abitiamo. Questo è il desiderio.