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La carne dei volti

La carne dei volti

Raffaello verso Picasso. Storia di sguardi, volti e figure
Basilica Palladiana – Vicenza
A cura di Marco Goldin
Sino al 20 gennaio 2013

Un profluvio di pittori, di dipinti, di epoche artistiche. Non manca quasi nessuno tra i nomi più importanti della pittura europea tra il Quattrocento e il XX secolo. Tranne Antonello da Messina, Hieronymus Bosch e Leonardo da Vinci, sembrano esserci proprio tutti: Mantegna, Botticelli, Raffaello, Dürer, Veronese, El Greco, Rubens, Caravaggio, Rembrandt, Velasquez, Goya, Manet, Monet, Degas, Gauguin, Renoir, Cézanne, Modigliani, Picasso, Bacon. E molti altri.
Il tema della mostra è quell’elemento fondamentale dell’identità di ciascuno che è il viso, la faccia con la quale ci presentiamo non soltanto agli altri ma in primo luogo a noi stessi, il volto che parla anche quando non proferiamo parola, lo sguardo che comunica pensieri, emozioni, memorie, attese, il dolore e la gioia.
In un percorso siffatto ciascuno individua e trova le consonanze più intime, proiettando sui capolavori quell’opera di ognuno che dovrebbe essere la propria temporale e palpitante esistenza.

[Cliccando sulle immagini, esse appariranno assai meglio definite]

Nella Vergine con il bambino di Bramantino (1485) ho trovato la continuità senza iato tra l’umano e i luoghi, tra il corpo e lo spazio. Questa donna spigolosa e delusa sembra essere tutt’uno con il castello dal cui sfondo emerge; stesso colore, stessa geometria.

Il medico di Francisco Goya (1779) è prima di tutto interessato a scaldare il proprio corpo e il proprio prestigio al fuoco di un braciere. Pazienti e scienza vengono dopo, come è chiaro dallo sguardo freddo e infastidito, ravvivato -come spesso accade in Goya- da un barlume di follia.

Nella Donna con parasole e un bambino di Auguste Renoir ciò che davvero emerge non è l’idillio campestre e familiare ma è il dolore della luce, di una postura obliqua, di quell’angolo buio al quale ogni vita è destinata.

L’Autoritratto che Pierre Bonnard dipinse nel 1945 trasmette l’immensa nostaglia e il lutto di chi sa che «il nostro dio è la luce» (come scrisse una volta a un amico) e che manca ormai poco alla tenebra.

La magnifica Figura distesa nello specchio (1971) di Francis Bacon va finalmente all’essenza metafisica del volto umano: un grumo di carne, di finitudine, di tempo.

3 commenti

  • aurora

    Gennaio 21, 2013

    “La carne dei volti”
    grazie per la segnalazione le bellissime immagini e il commento molto interessante,una pausa di consolazione ci vuole onde stemperare l’arezza per quello che succede nel nostro sconclusionato paese

  • diegod56

    Gennaio 21, 2013

    Nel bel testo di Giorgio Vallortigara, «La mente che scodinzola», ed anche in altri analoghi saggi divulgativi, troviamo l’interessante questione del volto «preregistrato» nel cervello dei pulcini ed anche nei neonati umani. In qualche modo al volto siamo già predisposti. Non a caso molti usano l’espediente degli «emoticons» per cui dai segni sembra di vedere un volto;
    io non li uso, ma per fare un esempio ecco :- )

  • Adriana Bolfo

    Gennaio 20, 2013

    Mi spiace averla persa, ma il video-saggio on line non mostrava immagini così interessanti (al di là del commento interessante pure, as usual, proficuamente, per tutti, ben lontano dalle lungaggini e dispersività del curatore leggibili sul sito. Ops, riparo subito al reato d’opinione: “la meticolosità e l’abbondanza del commento del curatore”. Vedi alla voce: IRONIA).

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