Alcune serie televisive non soltanto durano anni e decenni ma entrano nella vita di milioni di persone come parte reale e decisiva della loro identità. «Legioni di adolescenti, professionisti, casalinghe, impiegati, persone di ogni età e senza caratteristiche particolari» incontrano «parte dei loro amici -della loro famiglia allargata, si potrebbe dire- all’interno della tv o del computer», tanto che «la fine della propria serie tv preferita può scatenare sintomi depressivi e un senso di angoscia e smarrimento simile a quella generata dalla fine di un amore» (P.E. Cicerone, «Maniaci seriali», in Mente & cervello, n. 97 – gennaio 2013, pp. 88 e 93). L’articolo che ne parla indulge un po’ troppo in un paragone tra serie televisive come le soap opera o fiction quali Lost, Sex and the City, Dr. House e la grande letteratura epica e romanzesca. Un’analogia insensata poiché per la nostra specie l’attenzione visuale, lo scorrere passivo delle immagini che attraversano il nostro orizzonte, è pura natura; il leggere è attività costruttiva della mente, è cultura diventata natura. Anche per questo la lettura costituisce un livello evolutivo assai superiore rispetto alla dipendenza televisiva, la cui essenza è quindi pre-umana.
Una conferma arriva da quanto leggo in merito alla presenza di s.b. in un programma televisivo di ieri sera (10.1.2013). Sia per il cinico conduttore Santoro sia per l’immondo suo ospite l’importante è stato non il contenuto di ciò che veniva detto ma l’audience, la capacità di tenere legati alla visione milioni di cittadini ridotti al rango di spettatori di uno scontro subumano. La vittoria non poteva che arridere al più rozzo, il quale -invece d’essere venuto a noia- dopo vent’anni domina ancora il mezzo televisivo.
8 commenti
agbiuso
A proposito di (tele)visione e di lettura leggo da un libro di Nunzia Bonifati e Giuseppe O. Longo la seguente affermazione:
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Nei bambini che hanno una forte interazione precoce con la televisione e con il calcolatore le connessioni cerebrali si sviluppano in modo diverso rispetto ai bambini che esercitano un’intensa attività di lettura e scrittura o un’intensa attività corporea.
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Homo immortalis. Una vita (quasi) infinita, Springer, Milano 2012, p. 252
agbiuso
Anche il manifesto -in un articolo di Norma Rangeri dal titolo Lo scambio tra Michele e Silvio– deplora il grande sostegno che Santoro ha offerto all’entità immonda in cambio del personale successo televisivo.
agbiuso
Triste ma assai lucido e veritiero, cara Giusy, l’articolo che segnali. Ti ringrazio per averne suggerito la lettura.
Anni in comune, ormai, di interessi e di studio rendono naturale la nostra consonanza.
“Saper leggere il libro del mondo”, come canta il tuo concittadino De André, è quanto impariamo l’uno dall’altra.
Un abbraccio a te.
Giusy Randazzo
Caro Alberto,
stamane verso le 6 del mattino scrivevo a una mia amica le medesime cose su sb e Santoro. Convergenza di opinioni, di idee, di visioni tra me e te. Non è la prima volta, d’altronde. Invito te e tuoi lettori a leggere un articolo comparso su MicroMega, anch’esso lucido e disincantato, che da diverse prospettive trovo profondamente triste.
Un abbraccio,
Giusy
aurora
Una volta la socializzazione degli individui avveniva,d’inverno, ci riposavamo,noi poveri , nella stalla al caldo,a fare filò,si diceva,ora coloro i quali non dispongono economicamente dei mezzi per andare a teatro,al cinema o in altri posti dove si trasmette cultura,guardano la televisione che a sua volta ce né di buona e meno buona,non credo che l’esibizione del Berlisconi da Santoro favorisca i consensi al partito pdl,il Berlusconi guitto era e guitto è rimasto
agbiuso
Ribadisco di non aver visto questo programma (non possiedo un televisore e non seguo la televisione) ma mi sembra che un articolo di Francesco Merlo –L’arena televisiva come Sanremo– descriva efficacemente la continuità tra politica e spettacolo in quest’Italia immonda come il suo -ancora- padrone, padrone nell’egemonia culturale, che da noi vuol dire egemonia televisiva.
Quanto a Santoro, Merlo conferma ciò di cui ero certo ancor prima che la trasmissione andasse in onda: che avrebbe regalato centinaia di migliaia di voti a s.b.
In cambio dell’audience, e cioè in cambio di soldi e potere. È sempre la stessa compagnia di giro che si esibisce in questo paese da avanspettacolo che è l’Italia.
agbiuso
“Per lui era vera”. In questa espressione si raccoglie, caro Diego, la potenza ontologica della televisione.
diego b
La nostra mente non si è evoluta in modo adatto a non farsi ingannare dalla televisione. È evidente che per quanti (cioè la gran parte dei teleutenti) non hanno una adeguata attrezzatura critica, la televisione entra nei processi mentali come fosse realtà, anzi, è la realtà. Mi ricordo mio nonno, vecchio marinaio dalle braccia tatuate, uomo che aveva conosciuto il mondo, i quartieri malfamati di ogni grande porto, da vecchietto sia era letteralmente innamorato di un’annunciatrice dagli occhi neri. Per lui era vera.