Epistolario 1885-1889 di Nietzsche – Metafisica di van Inwagen
«Tutto è stato portato a termine». Sul quinto volume dell’Epistolario di Nietzsche
in Giornale di Metafisica
1/2012 – Novembre 2012
Pagine 117-125
A slow study of the letters written by Nietzsche in the last five years of his conscious life shows a suffering man who trans-values the sorrow of his body recognizing it as both a face and a mask. The subject fades within history, art, science, within the time that becomes eternal through the death and beyond it, through the speech that becomes the seal of the world. Despite every insufficient reading which underlines the pathological feature in Nietzsche’s last writings madness has been a real fiction: it became the Great Health in which “it’s finished” and the ego multiplies and vanishes in “all the names of History”.
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Recensione a:
Peter van Inwagen
Metafisica
(Metaphysics, 2009)
in Giornale di Metafisica
1/2012 – Novembre 2012
Pagine 169-172
[Gratuitamente leggibile in formato pdf]
3 commenti
diegob
grazie Alberto carissimo
in effetti nel tuo ottimo «Nomadismo e Benedizione» ci sono molti riferimenti alla corrispondenza con il suo amico, amico in senso proprio umano, F. Overbeck
agbiuso
Poni una questione interessante e non semplice, caro Diego.
Sino a tempi recenti l’epistolario ha costituito un vero e proprio genere letterario, utilizzato da alcuni scrittori per chiarire genesi e significato delle proprie opere.
Non mi sembra però il caso di Nietzsche. La gran parte delle sue lettere (varie migliaia) ha come argomento questioni assai pratiche: richieste di indumenti e cibo alla famiglia, controversie con gli editori, conversazioni con gli amici, ringraziamenti a vari soggetti.
Vi si nota una grande sincerità e un profluvio -spesso insopportabile- di lamentele sulla propria condizione (ho argomentato meglio la cosa nell’articolo per il GdM).
Che poi però Nietzsche avesse chiara la propria grandezza e sapesse che “i due secoli futuri faranno i loro voti nel mio nome” lo disse e scrisse nelle opere pubblicate -soprattutto in Ecce homo– e non tanto o soltanto nell’epistolario.
L’impressione che si ricava dalle sue lettere (posso dire di averle sfogliate tutte) è di pena per un uomo fisicamente sofferente e psicologicamente ultrasensibile ma che ebbe sempre la capacità di andare davvero über, oltre le proprie miserie. All’amico Franz Overbeck scrisse che «se non riesco a scoprire l’espediente degli alchimisti per trasformare anche questo fango in oro, sono perduto» (Epistolario, vol. IV, 1880-1884, Adelphi 2004, p. 293; Lettera del 25.12.1882). È esattamente quello che seppe fare.
diegob
Mi permetto una domanda, caro Alberto, da lettore dilettante, su Nietzsche.
Tu che hai studiato in profondità le sue lettere, ritieni che confidasse che un giorno sarebbero state oggetto di studio?
Quando si legge Nietzsche, seppure in italiano e da ignorante come me, si ha come l’impressione che lui scriva da un lato per se stesso e dall’altro per l’umanità intera, ma non nel suo tempo, per un tempo lontanissimo, un po’ come uno che scrive qualcosa e lo nasconde, perchè venga ritrovato dopo, dopo la fine di tutto
scusami per queste elucubrazioni, ma a me Nietzsche mi dà questa impressione