Fremono, complottano, tremano, strepitano, sognano percentuali, propongono cifre a un tempo grottesche, insensate e oligarchiche -il 42,5%- come condizione per ottenere alle elezioni il premio di maggioranza. Non pensano ad altro, insomma, che a neutralizzare la democrazia, a rendere ancora una volta nulla la volontà dei cittadini italiani, giusta o sbagliata che sia. E questo dopo che per cinque anni si sono tenuti ben stretta la pessima legge che ha contribuito a eleggerli. Non ci avrebbero neppure pensato se ogni giorno che passa non crescesse la possibilità di non essere rieletti nel prossimo parlamento. E dunque di perdere tutto ciò su cui hanno puntato e investito per ottenere prebende, privilegi, vitalizi, soldi, autorità.
Per quanto mi riguarda, la democrazia rappresentativa è un fantasma di libertà e, se proprio si vuole votare, meglio un sistema proporzionale puro o con sbarramento minimo al 2% e nessun premio di maggioranza, in modo da garantire la rappresentanza di molti dei ceti sociali, delle visioni del mondo, dei legittimi interessi che formano il corpo collettivo. Ma ora che vedo queste orde di deputati e senatori composte per lo più da analfabeti, mafiosi e puttane, questi sciami di cialtroni che se non fossi animalista paragonerei a delle cavallette che stanno depredando la nazione, ora che li vedo terrorizzati di fronte alla prospettiva che in parlamento arrivino persone incensurate, persone che non facciano della politica un mestiere e dunque non si ricandidino dopo due mandati, persone che si impegnano a rendere conto al corpo sociale di ciò che decidono e di come operano, persone quindi molto diverse da loro, ora mi sembra che si debba rispettare “il monito dell’Europa” quando chiede ai Paesi membri che «gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria» (Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, Codice di buona condotta in materia elettorale, pag. 10).
I “democratici ed europeisti” Napolitano e Monti non hanno nulla da dire di fronte allo sconcio di una legge elettorale pensata contro qualcuno -come esplicitamente ammesso da Renato Schifani, presidente del Senato- invece che a favore della volontà popolare? No, qualcosa dicono. Auspicano, difendono e sostengono lo sconcio. La verità è che pur con i suoi limiti il Movimento 5 Stelle adotta un metodo ultrademocratico nella scelta dei candidati. Che la grande stampa e la televisione convincano molti italiani del contrario è la conferma che il potere nelle società contemporanee è un potere mediatico. Anche per questo spero che il Movimento 5 Stelle rimanga intransigente nel proibire ai suoi rappresentanti di partecipare a programmi televisivi dove i giornalisti si pongono al servizio dei potenti.
Per molto tempo ho condiviso il giudizio nietzscheano sulla Rivoluzione francese come «orgia della mediocrità» (Frammenti postumi 1887-1888, 9 [116]) ma ora comprendo sempre più come una somma insostenibile di privilegi, di arroganza e di ingiustizie si possa spezzare soltanto attraverso la violenza e il sangue. Avevo due rimpianti nella mia vita. Adesso se ne aggiunge un terzo: temo che non vedrò mai rotolare le teste dei banditi che depredano l’Italia. Ma vederli perdere il loro titolo di “onorevole”, con i privilegi ai quali si accompagna, quello almeno sì.
17 commenti
agbiuso
Ora che il Movimento 5 Stelle è entrato in Parlamento e lo ha fatto con la determinazione di rendere trasparente quanto anno dopo anno, decennio dopo decennio, crimine dopo crimine, si è consolidato, i partiti sono più terrorizzati di prima. E bloccano tutto pur di non cominciare a dover rendere conto. Chi paga questa paralisi? Noi tutti, noi i non privilegiati.
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Il balletto dei partiti per non decidere nulla e mantenere posizioni di privilegio e di impunità decennali continua, imperterrito, senza vergogna. Il Paese ha bisogno di leggi e di riforme, ma il Parlamento è paralizzato. Lo è da anni, da quando i parlamentari sono diventati emanazione dei segretari di partito, impiegati e funzionari nel migliore dei casi, e il governo legifera a colpi di decreti legge su cui pone la fiducia accordata senza problemi dai lacchè di partito che premono pulsanti a comando. In questa legislatura è arrivata una variabile non prevista: il MoVimento 5 Stelle, che vuole riportare il Parlamento, e quindi il popolo italiano, alla sua centralità. Il M5S va quindi disinnescato. Immaginatevi l’orrore di Maschera di Cera già pronto per il museo di Madame Tussauds se venissero presentate una dopo l’altra leggi sulla ineleggibilità, sul conflitto di interessi, sulla corruzione. Si scioglierebbe insieme ai suoi alleati pdmenoellini. Il Parlamento deve rimanere un simulacro, un non luogo, per questo non vengono attivate le Commissioni parlamentari. Le leggi urgenti per il rilancio dell’economia, la nuova legge elettorale, le misure di sostegno ai disoccupati rimangono nei cassetti. L’orologio deve rimanere fermo. E’ un continuo rimando, un opprimente spostare in avanti le decisioni. Per evitare qualsiasi legge sgradita a questi cialtroni si invoca la necessità di avere un Governo PRIMA delle Commissioni. Un falso. L’Italia è una Repubblica parlamentare senza Parlamento. Per disinnescare il M5S le Commissioni saranno istituite DOPO l’elezione del presidente della Repubblica, DOPO il nuovo ciclo di consultazioni, DOPO la fiducia al nuovo governo, quindi, ottimisticamente a luglio PRIMA della chiusura di Camera e Senato per ferie. Poi, extrema ratio, per sicurezza, si potrebbero sciogliere le Camere e andare a nuove elezioni senza aver avviato alcuna riforma. L’economia non aspetta e per allora potremmo essere falliti con la distruzione irreversibile delle piccole e medie imprese che oggi tengono ancora, miracolosamente, in piedi l’Italia e allora non ce ne sarà più per nessuno. Mentre a Roma si discute di poltrone l’Italia brucia. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
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Fonte: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur
Adriana Bolfo
Ma va’?! Ma valà (o va’là)?! Secondo un noto intercalare.
E ora, porelli, che faranno?
N.B. Porelli: forma toscana per “poveretti”. Certo, di spirito. E può darsi abbiano da pagà a rata der mutuo (forma romana).
agbiuso
Altri due non ricandidati; adesso scoprono che Berlusconi è “un bugiardo” 🙂
Adriana Bolfo
Non che gli altri di cui si parla, e anche quelli di cui non si parla, mi vadano meglio, ma mi trovo particolarmente d’accordo sul “surrealismo” e quesito inerente del personaggio sopra nominato, che già consideravo inconsistente quando faceva il radicale, cioè il ragazzotto che allora stazionava da quelle parti, e ho continuato a considerare inconsistente quando è stazionato da qualche altra parte, sempre meno giovane anagraficamente e pur sempre ragazzotto “globalmente”.
Diciamo che è uno dei numerosi “diversamente inabili”, cioè nullafacenti policromi – e, nel caso specifico, di un policromo grigio.
agbiuso
Forse l’autore è troppo ottimista ma le sue parole sono da condividere come auspicio, oltre che come soddisfazione per i risultati già raggiunti.
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Con la copia in tasca (ben nascosta) dei sondaggi confezionati dai loro personali e privati consulenti della comunicazione, le mummie dei partiti prendono atto della indignazione popolare presente in rete e quindi si comportano di conseguenza.
E così, il PD non candida Crisafulli, non candida la Brambilla e all’ultimo momento esclude 14 funzionari in odor di mafie perché sa che a furor di popolo verrebbero sbugiardati, insultati, avviliti, smascherati da tutti noi in rete.
E così, il PDL si arrende e non candida più Scajola. Non candida più Dell’Utri. Non candida più Papa e da due giorni sono chiusi dentro una stanza per cercare di convincere Cosentino che il 16 marzo dovrà andare in galera come la Legge ha prescritto e non lo possono più candidare perché altrimenti ogni giorno sulla rete ci sarebbe chi ricorda ai cittadini che cosa fa che cosa ha fatto e che cosa vuole fare questo candidato.
E così il centro spiega a Rutelli, che è meglio per lui scomparire per sempre dallo scenario politico e così annuncia “mi prendo un anno sabbatico per riposare”. (riposare da che? Quesito surrealista).
E la Lega Nord è costretta a rinunciare a tre fondamentali capi bastone perché nelle pagine facebook leghiste la gente inferocita ha chiesto le loro teste.
In tutto una cinquantina.
Non molti, ma troppi, davvero troppi per loro. Anche se per tutti noi sono sempre troppo pochi, è il segnale del fiato sul collo che viene dalle invisibili bocche virtuali della nostra scandalizzata indignazione.
[…]
Grazie a noi.
Perché tutto ciò sta accadendo non grazie a una loro scelta, non grazie al lavoro della magistratura, non grazie al senso di responsabilità di un parlamento ridotto a carta straccia e mercato delle vacche.
Se ne ritorna a fare l’omeopata il bravo Scilipoti che abbandona l’agone insultando tutti noi “mi immolo per impedire che sui cosiddetti social networks dilaghi la demagogia anti-democratica e populista”.
Secondo loro, secondo le mummie, noi tutti saremmo “il populismo”.
E’ ciò che gli storici chiamano, da sempre, “furore popolare”.
Non vedremo mai più né Dell’Utri né Scilipoti né Scajola né Belsito né Rutelli né Rosy Mauro né Alfonso Papa in parlamento.
A furor di popolo sono stati mandati a casa.
E’stata la nostra rabbia bulimica a obbligare i comitati elettorali delle mummie.
Cominciano a capire che –per loro- è iniziato il conto alla rovescia.
Cominciano a rendersi conto che li stiamo mandando a casa tutti.
E questo è soltanto l’inizio.
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Fonte: Sergio Di Cori Modigliani
agbiuso
Un video di Massimo Fini.
Diciotto minuti di analisi non conformista sulla democrazia diretta, il tradimento dell’articolo 11 della Costituzione -«l’Italia ripudia la guerra»-, il colonialismo che pratichiamo e quello che subiamo, la servitù degli italiani.
agbiuso
Condivido i 16 punti elencati qui sotto.
Per questo, per semplici e fondamentali ragioni di merito, ho firmato per consentire la presentazione delle liste elettorali del Movimento 5 Stelle.
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Un non eletto, che non partecipa alle elezioni con l’obiettivo di farsi rieleggere, lascia, da assoluto impunito, la sua Agenda in eredità al prossimo governo, nel caso non sia ancora lui presidente del Consiglio. Non scende in campo, ma sale in politica, ascende al Cielo. Non è stato sfiduciato dal Parlamento, ma si è sfiduciato da solo. E’ un fenomeno della autoreferenzialità estrema, un energumeno anticostituzionale, un presuntuoso che non ammette lo sfascio economico di cui è diretto responsabile. Non si è mai visto in una democrazia che ci si candidi alla guida di una Nazione con la pretesa di non partecipare alle elezioni e che si imponga il programma ai successori al pari delle Tavole della Legge di Mosè. Il programma di Rigor Montis, nel caso il M5S riesca a partecipare alle elezioni e le vinca (perché porsi limiti?) diventerà carta straccia con buona pace dei suoi sostenitori Casini e Fini. Del doman non v’è certezza, ma con altri cinque anni di montismo e della sua agenda c’è l’assoluta sicurezza del fallimento economico senza ritorno dell’Italia. L’Agenda Grillo (un estratto dal Programma del M5S e delle proposte discusse nel forum e nel blog) dà molta più fiducia:
1 – Legge anticorruzione
2 – Reddito di cittadinanza
3 – Abolizione dei contributi pubblici ai partiti (retroattivi da queste elezioni)
4 – Abolizione immediata dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali
5 – Introduzione del referendum propositivo e senza quorum
6 – Referendum sulla permanenza nell’euro
7 – Obbligatorietà della discussione di ogni legge di iniziativa popolare in Parlamento con voto palese
8 – Una sola rete televisiva pubblica, senza pubblicità, indipendente dai partiti
9 – Elezione diretta dei candidati alla Camera o al Senato
10 – Istituzione di un politometro per la verifica di arricchimenti illeciti da parte della classe politica negli ultimi vent’anni
11 – Massimo di due mandati elettivi
12 – Legge sul conflitto di interesse
13 – Misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa sul modello francese
14 – Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica con tagli alle Grandi Opere Inutili come la Tav
15 – Informatizzazione e semplificazione dello Stato
16 – Accesso gratuito alla Rete per cittadinanza
Questo e altro ancora nel futuro degli italiani. Si volta pagina. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
Fonte: beppegrillo.it – 27.12.2012
agbiuso
Dario Fo ha rilasciato un’interessante intervista a proposito del Movimento 5 Stelle:
“I Cinque Stelle mi ricordano i bei tempi del Pci. E sono di sinistra“.
Fo vi afferma, tra l’altro, che Grillo “fa bene a non mandarli in televisione, non sono ancora così esperti per reggere ai trabocchetti”.
Biuso
Un efficace elenco dell’Italia di oggi (oggi 18.11.2012).
Chi di televisione ferisce, di televisione perisce.
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Le immagini sono tutto. I fotogrammi accelerati dell’Italia, in apparenza sconnessi, hanno la logica dell’ultima spiaggia, del prossimo 8 settembre. Viviamo in un Helzapoppin’ all’amatriciana. Istantanee. L’elicottero che porta in salvo Passera e i sottosegretari dalla furia degli operai del Sulcis. Fini, Napolitano e Schifani che ridono e scherzano mentre si apprestano a modificare la legge elettorale. I fumogeni sparati dal ministero della Giustizia sui manifestanti a Roma (qualche magistrato sarà esiliato in Guatemala o nella Terra del Fuoco per punizione?). Cinque comparse impalate come stoccafissi su un palco a rispondere a domande prepagate nell’imitazione di supereroi che dovrebbero salvare il Paese. Uno con il telefonino per i suggerimenti da casa. La Toscana devastata, la gente sui tetti delle auto o schiacciata sotto un ponte, solo per una perturbazione temporalesca più abbondante del solito. Berlusconi nell’imitazione della mummia di Tutankamon con l’itterizia giallo cagarella da elezioni stampata sul volto. I salotti esclusivi dei talk show dove le disgrazie del Paese servono a far aumentare lo share e a rendere felici mummie politiche, come Forminchioni e Polverini, sedute in poltrona o sui trespoli, l’intervistatore di partito pensoso. L’ aeroporto di Fiumicino trasformato in una discarica. Renzi sindaco errante. La guerra totale in Medio Oriente ormai alle porte trattata come notizia di cronaca. L’importanza quotidiana h24 di Casini in televisione. L’election day, ma anche no, lo sbarramento al 42,5%, al 40%, ma anche no, la preferenza diretta, ma anche no, il premiolino del 10% al primo partito, ma anche no, eliminare il M5S, ma anche sì. I conti risanati di Rigor Montis con il debito pubblico schizzato a 2.000 miliardi (si possono risanare i conti aumentando il debito? Si. Certo. Miracolo! Miracolo bocconiano!). La legge anti corruzione che premia i corrotti. Monti in loden, la Frignero in tailleur. La Val di Susa militarizzata come l’Afghanistan. Il tabernacolo di Bersani. Nuove liste elettorali di giornata, come le uova: la montezemola libera e bella, la giannina con il papillon, la tremontina no global. Il sangue dei ragazzi che colpiscono il manganello con le loro facce. Lo spread crescente tra stipendi dei politici (e dei tecnici al governo) e quelli degli impiegati e degli operai. Il fisco più “leggero” per le famiglie dei disoccupati. La trattativa Stato mafia scomparsa dai media dopo le telefonate quirinalizie di Mancino. Gli esodati al mattino, pensionati la sera ed esodati ancora il giorno seguente. La metastasi dell’ILVA, la peste di Taranto. I voti comprati dalla ‘ndrangheta in Lombardia a 70 euro e in Sicilia dalla mafia a 300 euro (è l’Italia a due velocità mafiose).
Qualsiasi somiglianza tra l’Italia e la realtà è puramente casuale.
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[Fonte: Helzapoppin’ all’italiana ]
agbiuso
Grazie, caro Prof. Ricupero, per questa sua testimonianza di passione politica e civile.
Sul Manifesto di oggi Alessandro Robecchi scrive:
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Domanda: c’era una persona in Italia che all’ora di pranzo di ieri non aveva ancora visto le immagini dei lacrimogeni tirati su un corteo dal ministero della Giustizia?
Risposta: sì, una persona c’era. Per la precisione, il questore di Roma Fulvio Della Rocca che convocava una conferenza stampa per parlare… esatto! Dei lacrimogeni tirati su un corteo dalle finestre del ministero della Giustizia. Forte di questa sua impeccabile preparazione sui fatti, da lui stesso ammessa, Della Rocca ipotizzava che i lacrimogeni, sparati da terra, fossero rimbalzati sulle pareti del ministero e poi riprecipitati in strada. Ma i corsi di formazione per questori dove li fanno, al circo Togni? Diciamolo: il questore di Roma, per essere un genio dovrebbe essere del tutto diverso.
Non diversamente dal suo ministro dell’Interno, signora Cancellieri. Non ha fatto in tempo a lodare la polizia, che le si parava davanti questa mirabolante figura di merda planetaria. Di più: aveva appena tuonato “Facciamole vedere tutte, le immagini!”, che il video del bombardamento dall’alto le è stato servito a colazione. Più che una commissione d’inchiesta, a questo punto, servirebbe un esorcista.
Del resto, l’uso massiccio di lacrimogeni è un must. Prima si allenano in Val di Susa – dove la Asl dice che è meglio non mangiare gli ortaggi contaminati dal gas – poi si divertono a Roma. Gli F35 non ce li hanno ancora consegnati, bombardare dall’alto è un problema, quindi si accontentano dei balconi. Quanto alla ministra della giustizia Severino, si è detta «inquieta e preoccupata». C’è da capirla. Se al piano sopra il mio ufficio fossero appostati poliziotti che sparano lacrimogeni sulla folla, sarei inquieto anch’io: con ‘sti strani rimbalzi ipotizzati dal questore non si sa mai. Come vedete, è tutto sotto controllo, non facciamo allarmismi, non agitiamoci. La nostra fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine resta ben salda. Ora si individueranno i responsabili. Vi informeremo prontamente sulle loro meritate promozioni.
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Lo scorso 4 aprile il Dipartimento di Scienze Umanistiche nel quale insegno ha deliberato a maggioranza di conferire la “Laurea Honoris Causa a S.E. Anna Maria Cancellieri – Ministro dell’Interno”.
Naturalmente ho votato contro.
Salvatore Ricupero
Ho appena visto le immagini della manifestazione di ieri e non mi vergogno di confessarvi dell’apparizione di qualche lacrima. Non riesco a capacitarmi, ma quelle immagini mi hanno fatto ricordare il Cile di Pinochet e l’Argentina di Videla. In quelle immagini ho visto i miei figli picchiati a sangue dai loro padri. I miei studenti picchiati a sangue dal loro ministro! Ma che paese è questo? Ma dove sono i garanti della nostra “grande democrazia”, lo pseudo presidente della repubblica, le sinistre ufficiali, il saccente presidente del consiglio? Il ministro della pubblica istruzione dovrebbe,dico dovrebbe, insorgere indignato per quanto è successo. Quei manganelli, se ne avessi il potere li rivolterei contro questi abitanti dei piani del potere, che stanno inondando di sangue e dolore le popolazioni che si fregiano di governare. Scusatemi, ma non ho parole per esprimere quel che provo in questo momento.
Adriana Bolfo
Questa è l’Unione Europea meritevole del NO-bel per la pace.
agbiuso
I banditi, i satrapi, i corrotti, i violenti -i potenti insomma- si chiudono nei loro bunker e ordinano a dei poveracci fanatizzati (detti “poliziotti”) di picchiare manganellare far male a coloro -giovani o meno che siano- che osano ricordare il baratro verso il quale l’ultraliberismo e i suoi servi ci stanno portando.
Far scorrere il sangue di questi violenti in giacca e cravatta sarebbe un atto di giustizia.
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(Dal Manifesto -15.11.2012)
I tecnici del manganello
di Marco Bascetta
Se nelle piazze italiane di 87 città, da Milano a Torino, da Roma a Napoli, da Padova a Brescia e a Pisa abbiamo visto in azione ieri i «professionisti della violenza», questi indossavano immancabilmente caschi blu, anfibi e pantaloni con la riga rossa.
I tecnici del manganello hanno dato prova di una tecnica assai primitiva: menar botte da orbi su chi capitava a tiro e incutere il massimo di terrore a una massa imponente di giovani e giovanissimi, in gran parte alla loro prima esperienza di piazza. Mai visti prima, ignoti perlopiù alle stesse realtà consolidate di movimento. Poca organizzazione, nessun disegno preordinato, molta rabbia e molto coraggio nell’affrontare tutti insieme una violenza spropositata, improvvisa e incomprensibile. Solo la consueta faziosità dei media, smentita da numerose immagini e testimonianze, ripropone il trito dualismo tra tanti giovani di buona volontà e frange organizzate di militanti pronti allo scontro e inclini al saccheggio.
A Roma, con una scelta ai limiti della follia, la polizia blocca il corteo in un punto del lungotevere assolutamente privo di vie di fuga. Non si vuole disperdere, si vuole picchiare. Il panico avrebbe potuto provocare un vero disastro. Perché solo in Italia a un corteo è interdetto, a colpi di lacrimogeni e di manganello, di portare la propria voce sotto le finestre della cittadella del potere? Un corteo che non aveva nulla di minaccioso se non la sua sacrosanta distanza dalle rappresentanze politiche.
E il suo rifiuto delle logiche indiscusse e indiscutibili che governano la gestione della crisi, fuori da ogni dimensione democratica. Nella capitale d’Italia esiste, come a Pechino, la città proibita e la sua inviolabilità non riguarda in alcun modo una questione di ordine pubblico, o una minaccia reale per i suoi disprezzati abitanti, ma un fatto simbolico, un gesto di arroganza che segna il confine netto tra governanti e governati. Confine che nel tempo del governo tecnico e postdemocratico, conviene sottolineare ulteriormente e senza equivoci. A Roma come ad Atene o a Madrid, dove pur governa una destra politica screditata e ormai invisa ai più e dove una marea montante di indignati e di incazzati invade la città. C’è un principio decisivo e mai enunciato nella dottrina della «spending review»: i bastoni costano meno delle carote. E, soprattutto, non alimentano illusioni. È possibile non far tornare più questo conto? Finora neppure i greci ridotti allo stremo e impegnati in una estenuante guerra di piazza ci sono riusciti.
Ma con ogni evidenza, soprattutto tra le giovani generazioni, colpite fino all’inverosimile dalle politiche di austerità, dileggiate dalla stupidità e dall’improntitudine dei governanti, bastonate a ogni tentativo di insorgenza, sta crescendo un temibile fronte del rifiuto dal quale l’Europa distoglie lo sguardo, contando sulla frammentazione dei dominati nei diversi paesi del continente e sulla solida unità delle sue oligarchie. È un movimento in larga parte spontaneo, sospinto dall’esperienza individuale e collettiva e dalle nuove forme politiche che questa va assumendo più che dall’ideologia. Su questa prospettiva si abbattono i manganelli.
agbiuso
Caro Diego, anche un esponente tra i più importanti della sinistra non di governo riconosce al M5S dei chiari meriti:
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La grande truffa dei gattopardi
di Paolo Flores d’Arcais, da Il Fatto quotidiano, 11 novembre 2012
Renato Schifani sarà una nullità politica ma è pur sempre il presidente del Senato, una sorta di vice-Napolitano (art. 86 della Costituzione). E un vice-Napolitano che confessa le “carte false” della legge elettorale in gestazione, il cui unico scopo è impedire la vittoria di una delle forze politiche che si presenteranno alle urne, è uno scandalo che dovrebbe fare davvero scandalo, invece di dare avvio al gran ballo del minimalismo.
Soprattutto dopo l’altra confessione, di Monti: “Nell’ipotesi in cui fosse impossibile costituire una maggioranza, io sarei là”. E invece imperversano i reggicoda mediatici della partitocrazia con i sussiegosi “ma quale golpe” e “uno sbarramento ci vuole”, quasi che la “Porcata” l’abbia inventata Grillo anziché la Casta, e l’urgenza improcrastinabile di cambiarla non sia apparsa al Colle improvvisamente, quando M5S ha cominciato a veleggiare su numeri a due cifre. Perfino Bersani ha dovuto balbettare che Grillo ha ragione, tanto sono sfacciate e indecenti le finalità della nuova legge.
Del resto, se si volesse davvero riavvicinare le istituzioni ai cittadini basterebbe proporre l’uninominale a doppio turno con primarie incorporate. La “voce dal sen fuggita” del vice-Napolitano conferma, invece, che le nomenklature vogliono solo continuare a occupare le istituzioni come “Cosa loro”, “riformando” la Porcata in Porcata-plus. Tutta la partitocrazia, purtroppo, Pd compreso, visto che 42,5% o 40% di sbarramento sempre una legge truffa contro l’Altrapolitica resta.
Chi minimizza insolentisce la Costituzione repubblicana, chi fa finta di nulla la sta rottamando: verbo disgustoso se si vuole indicare il rinnovamento, che qui rende perfettamente l’idea della lugubre manovra partitocratica in atto.
Quella di Grillo non è certo l’Altrapolitica che preferisco. Quella che vorrei, davvero in grado di portare il Paese fuori della crisi, è il riformismo della Fiom e dei girotondi. Ma Grillo è stato l’unico a scegliere la rottura radicale con la partitocrazia – compresa la sua componente di centrosinistra – e questa era e resta la lucida precondizione di ogni rinnovamento. Senza la quale non si produce realismo politico, ma al massimo un sequel del Gattopardo.
(11 novembre 2012)
diegod56
penso che l’unico modo per arginare il consenso del movimento cinquestelle sia raccogliere e far proprie le sue istanze più importanti, in una sana e vera competizione sulle idee
mi pare che vendola, ripetutamente, abbia espresso questo concetto
agbiuso
Il suo, cara Adriana, non è uno sfogo ma è un commento che coglie bene quanto ho cercato di dire a proposito della “paura diffusa e dilagante, che incute, di uno ‘sfratto’ dal Palazzo a tanti suoi con-dòmini (nel senso del latino dominus, padrone)”.
No, non aveva trovato qui il link a Mente critica [quale esattamente dei vari siti che portano questo nome?] ma sono contento ogni volta che la Rete permette di ottenere informazioni che il mainstream mediatico non offre.
Grazie quindi a lei.
Adriana Bolfo
Osservazioni simili e un bel dibattitto trovo in questi giorni nel blog Mente Critica, che consiglio, e a cui mi sembra di essere arrivata, tempo fa, direttamente o indirettamente da qui.
Nel caso io ricordi bene, colgo l’occasione per ringraziarla anche di questo, nonché della sempre vigile attenzione alla reale dimensione politica, cioè non angustamente partitica, della nostra (ohimé) quotidianità.
Inoltre: d’accordo sull’intransigenza antimediatica del 5Stelle, senza malintesi e, prima, malcantati inni alla libertà di espressione, poiché l’adesione libera a un insieme comporta l’accettazione e il rispetto delle regole di tale insieme come avviene in genere, si tratti degli scout, di un gruppo sportivo, di preghiera, di studio e quant’altro.
Senza contare che molti criticoni all’interno della politica o della stampa sembrano essere dove sono proprio grazie all’obbedienza neppur tanto mascherata alle parole d’ordine della propria corporazione o posizione e nel solco (disciplina di partito, di corrente, di abitudini) di molti loro padri fondatori.
Non considero tanto interessante disquisire, come si fa da più parti, sulle aporie della novità del 5Stelle, quanto notare la paura diffusa e dilagante, che incute, di uno “sfratto” dal Palazzo a tanti suoi con-dòmini (nel senso del latino dominus, padrone), co-padroni felicemente dimorantevi.
Se tali affermazioni sembrano qualunquiste, rincaro: vedi mai che tanti sono preoccupati di dover lavorare (per la prima volta nella vita?). E non solo per questo: la perdita del potere e della posizione avvertita come un rischio di diventare ciò che molti sono, cioè delle nullità?
Insomma, era uno sfogo.