Il 13 dicembre 2011 Valter Lavitola scrive da Rio de Janeiro una lettera a Silvio Berlusconi. Missiva nella quale elenca i favori fatti all’allora presidente del consiglio, piange per la condizione di latitante alla quale è ridotto, deplora le tante promesse nei suoi confronti che Berlusconi non ha mantenuto, chiede somme altissime “in prestito” e assunzioni per i suoi familiari e conoscenti, ricorda che anche il loro comune amico Bettino Craxi si sentiva tradito a Hammamet da Berlusconi.
Invito a leggere per intero questo documento che non soltanto conferma come sia stata e continui a essere governata l’Italia; non soltanto mostra l’abisso di corruzione nel quale la coppia Craxi-Berlusconi, con gli innumerevoli complici-amici-servi, ha precipitato la società civile. L’elemento più interessante è per me un altro: la scrittura. Ecco alcuni esempi, soltanto alcuni:
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Non mia avrebbe più parlato (p. 1)
Ho rischiato d’avvero (p. 1)
Da dove erano arrivate le pressione per il vergognoso arresto (p. 2)
Alle precedenti pressi da solo 54.000 firme (p. 3)
Tutte somme non concordate con lei […] e che quindi non voglio essere restituito (p. 5)
Le aberanti accuse a me mosse (p. 7)
Glielo puo chiedere (p. 8 )
Un amico che si sente tradito, abandonato (p. 8 )
La prego di aver chiaro che si trata (p. 10)
Il clamore della vicenda giudizziaria (p. 12)
Tranne che per le assunzione (p. 15)
Non posso accedere ne a banche, ne a cassette di sicurezza (p. 15)
Le ho fatto pervenire questa lettera sigilata (p. 16; il “sigilata” è ripetuto anche a p. 17)
Mi raggiungerano per le festività (p. 17)
Entrambe, se lo riterà, possono fatturare (p. 17)
Verà a riferirmi in carcere (p. 18)
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Così scrive un “giornalista”, così scrive il direttore dell’Avanti! -quotidiano del Partito Socialista Italiano-, così scrive un amico e sodale del Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana. L’orrore per la scrittura violentata diventa vergogna per l’essere italiani, per i milioni di italiani che non soltanto votano per Berlusconi ma hanno creduto e continuano a credere in Berlusconi. La lettera di Lavitola si conclude, tra l’altro, con queste parole: «Mi scusi per la ineleganza, che come sa normalmente non mi appartiene» (p. 19). E così l’analfabetismo diventa persino grottesco. Aveva ragione Socrate: ogni male deriva dall’ignoranza. Oltre che essere corrotti nella sostanza stessa del loro essere, tali soggetti sono di un’ignoranza irredimibile. Per questo sono così rivoltanti.
9 commenti
agbiuso
Girlfriend in a coma è un film di Annalisa Piras e Bill Emmott che descrive gli ultimi vent’anni della società italiana.
Il ministro (dei Beni culturali) Lorenzo Ornaghi e la direttrice del Maxxi, Giovanna Melandri, hanno censurato la visione del film adducendo “motivi elettorali”. Ho inviato loro la seguente mail:
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Gentili Lorenzo Ornaghi e Giovanna Melandri,
la decisione del Ministero dei Beni Culturali e della direzione del Maxxi di vietare la proiezione -il 13 febbraio a Roma- del film documentario indipendente Girlfriend in a Coma è di inaudita gravità e segna uno dei livelli più bassi ai quali è giunta la politica culturale in Italia.
Questo film si presenta come un gesto d’amore verso l’Italia; è veramente assai triste che si abbia paura di vederci allo specchio, di constatare che cosa siamo diventati.
Da cittadino e da docente chiedo quindi l’immediata programmazione di Girlfriend in a Coma, anche in nome della libertà di espressione che costituisce il nucleo ideale di ogni società democratica.
Nonostante tutto fiducioso,
Prof. Alberto Giovanni Biuso
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Maggiori informazioni sul film e sul perché scrivere a Ornaghi e Melandri si possono trovare qui: No alla censura di “Girlfriend in a coma” per elezioni.
diegob
è per questo che la letteratura comico/fantastica è in crisi: la realtà offre personaggi che nessuna fantasia, fervida che sia, puo’ concepire
agbiuso
Sul grottesco Sallusti consiglio l’ironica ma anche esatta lettura di un articolo di Adriano Todaro: Diritto negato.
agbiuso
A proposito di un altro complice dell’entità immonda s.b., Bruno Tinti ha scritto un articolo finalmente chiarificatore.
Soltanto nelle società arrivate al culmine della corruzione i malviventi ottengono la solidarietà anche di persone diverse da loro.
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Il caso Sallusti non esiste, ma serve
La caratteristica straordinaria del cosiddetto “caso Sallusti” è che così tanta gente sembra convinta che esista un caso Sallusti. Tanto da mobilitarsi addirittura per emanare una legge che lo risolva. Che poi l’occasione sia stata ghiotta per il partito trasversale (la quasi totalità delle fazioni politiche) degli imbavagliatori degli organi di informazione per costruire finalmente una legge che assicuri intimidazione, disinformazione e impunità è, per un paradosso della fortuna, cosa di cui essere felici: con tanta gente che tirava la diligenza da una parte e dall’altra, questa, alla fine, è caduta e, fuor di metafora, la legge non è andata in porto. Così Sallusti potrebbe andare in carcere come merita e ad altri come lui potrebbe succedere altrettanto.
Come merita: le circostanze narrate nell’articolo (scritto da altri) erano false; il contenuto dell’articolo (un giudice avrebbe “ordinato” di eseguire l’aborto su una minore) era squalificante per un magistrato, sul piano umano come su quello professionale; Sallusti non ha esercitato il controllo previsto dalla legge; Sallusti si è rifiutato di pubblicare una rettifica, pur dopo che altri giornali avevano spiegato come realmente si fosse svolta la vicenda; Sallusti ha rifiutato un’offerta di transazione volutamente insignificante sul piano economico e molto significativa sul piano etico (20.000 euro da devolvere a Save the Children); Sallusti ha precedenti specifici. Cos’altro dovrebbe fare un direttore di giornale per meritare una condanna per diffamazione a pochi mesi di carcere? Quanto vale l’onorabilità di un cittadino additato (falsamente) al pubblico disprezzo?
Come merita. Sul piano etico e non più su quello giuridico. Sallusti ha condotto una campagna di disinformazione sistematica, propalando la tesi (falsa, sul piano fattuale oltre che giuridico) di essere stato condannato per un “reato di opinione”. Come se dire che taluno è un assassino, mentendo, fosse una manifestazione del diritto di opinione e non volgare calunnia – seresa all’Autorità giudiziaria – o diffamazione – se scritta su un giornale. Sallusti ha trovato decine di alleati: con protervia inversamente proporzionale al loro livello di competenza giuridica, costoro hanno avvalorato questa tesi aberrante, abbassando uno dei più alti principi costituzionali, la libertà di espressione del pensiero, a grimaldello per continuare la sistematica delegittimazione della magistratura; e per garantirsi l’impunità per future spregiudicate e irresponsabili aggressioni.
Come merita. Per questa sua ridicola e irritante pretesa di mascherarsi da martire, da vittima sacrificale, da alfiere di una banda di gente come lui, pronta ad abusare di ogni diritto e di ogni opportunità. Utilizzando palcoscenici incomprensibilmente (ma nemmeno tanto) messi a sua disposizione dagli organi di informazione, Sallusti ha rivestito i panni di una novella Jeanne d’Arc, pronta a immolarsi sul rogo della cieca repressione. Pene alternative? Sia mai! Che l’ingiustizia si compia fino in fondo. Ma che ci vada in prigione. Come merita, appunto.
agbiuso
@aurora
D’Alema si era iscritto alla Normale di Pisa ma non si laureò mai. In compenso -si può leggere su Wikipedia- “nel 2006 ha poi effettivamente ricevuto il titolo di vice-conte, più esattamente la stella di Cavaliere di gran croce dell’Ordine Piano”. Un ordine tra i più importanti dello Stato della Chiesa (cattolica).
@Enrico
Grazie per la segnalazione dell’articolo di Gramellini, il quale fa anche lui un’ “ermeneutica della corruzione”, indicando altri grotteschi errori del testo di Lavitola.
@Dario Generali
Hai perfettamente ragione: senza buoni costumi anche le buone leggi si riducono a delle grida manzoniane.
@diegob
Grazie Diego. Sì, quel testo esprime davvero “plasticamente” il degrado totale al quale l’Italia è stata condotta. Anche per questo alle prossime elezioni sarà necessaria una rottura quanto più radicale possibile, affinché questa antipolitica dei banditi venga sostituita da una politica dei cittadini. Con i loro limiti, certo, ma che non siano dei criminali come costoro.
diegob
sono d’accordo, con dario generali: certi abissi sono anche innestati in un contesto di degrado culturale e civico diffuso
comunque hai fatto molto bene, caro alberto, a porre in evidenza questo sciagurato linguaggio, che così plasticamente evidenzia l’abisso
Dario Generali
Caro Alberto,
dici bene, con Craxi e Berlusconi si sono rotte tutte le dighe e si è giunti a livelli grotteschi. Purtroppo, però, la corruzione e l’arroganza degli ignoranti che da noi possono ottenere posti di potere e di prestigio, è un dato che va ben oltre la sciagurata azione di quei due cialtroni ed esprime un costume nazionale che trova le proprie ragioni nelle condizioni servili in cui ci siamo trovati per dei secoli e nella profonda ipocrisia del cattolicesimo controriformista, che sta alla base della mentalità e del costume della nazione.
Uscire da questa mentalità richiederà tempi lunghi, perché è largamente diffusa nella sensibilità popolare ad ogni livello e, come sai, a nulla valgono le buone leggi se non ci sono buoni costumi.
Un caro saluto.
Dario
Enrico
Caro prof. Biuso,
sono d’accordo con lei, questa lettera è un documento: come tale, l’analisi del significante è altrettanto importante di quella del significato, ed entrambi i livelli ci dicono molto sul ventennio berlusconiano.
Segnalo, sull’argomento, l’articolo di Gramellini su “La Stampa” di oggi.
Un caro saluto
aurora
Nell’abisso di corruzione ci siamo precipitati consapevolmente, l’ignoranza di questi personaggi da Niccol Minetti a Formigoni, a Polverini, per non parlare di D’Alema laureato alla normale di Pisa, eppure tutti laureati, anche l’immoralità di queste persone è ignoranza, l’avidità e l’ingordigia è ignoranza, sono assatanati dalla volontà di potenza, insieme al popolo che gli permette e favorisce tutto ciò.