È del significato l’essere transeunte, è della verità l’essere nomade. Significati e verità abitano nel corpo che è per sua natura l’effimero e cangiante coagularsi della materia in un ordine temporale destinato sin dal suo apparire alla dissoluzione. Prospettivismo e relativismo non sono tanto e soltanto un’opzione culturale, gnoseologica e neppure esistenziale ma costituiscono, assai più radicalmente, la struttura stessa –paradossalmente costante- del pensare e dell’esserci umani nel tempo/mondo.
Ogni verità che si pone fuori dal tempo, ogni principio che si autocostituisce come variabile indipendente nel cangiare incessante delle sensazioni e delle conoscenze, è solo una labile espressione del bisogno che abbiamo di stabilità in quella transizione incessante che la vita umana –individuale e collettiva- è. La finitudine biologica del corpo fonda il limite ontologico del mondo. Noi siamo questo limite. Pensare il tempo è possibile solo a partire da un processo che esso stesso produce. La mente è tale processo. La mente è un grumo di tempo consapevole del proprio passare, è la consapevolezza che il flusso temporale acquista di se stesso in un’entità biologica che produce significati come il ragno fila la propria tela.
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3 commenti
Pietro Ingallina
Sottoscrivo l’articolo e la riflessione sui numeri come “cardine logico persistente” del Prof. Biuso.
Mi viene da ricordare, anche, come Gian Battista Vico abbia già affermato, in ultima istanza, la perfetta conoscibilità all’uomo delle sole cose che lui stesso creerebbe: il riferimento era, oltre che alla Storia, proprio alle matematiche – a suo avviso frutto della mente umana.
Tuttavia, malgrado questa posizione abbastanza attuale, Vico è stato trascurato fino ad oggi.
Biuso
Credo che il 7, il 5 e ogni altra cifra costituiscano un’ulteriore prova di quanto ho cercato di dire.
I numeri, infatti, non esistono in natura, non sono empirici, non sono cose. Essi sono una potentissima invenzione della mente, la quale se ne serve per trovare e attribuire un ordine anche funzionale alle strutture naturali e agli eventi.
I numeri costituiscono quindi un “cardine logico persistente” ma “logico” appunto, cioè frutto del nostro pensare e quindi mutevole anch’esso nella funzione e a volte anche nella struttura, come la storia delle matematiche dimostra.
Grazie, caro Diego, per questa bella e importante domanda e per ciò che la precede.
diegob
è un perfetto riassunto del tuo capolavoro «la mente temporale», con, a rinforzo, un chiarissimo riferimento al filosofo con i baffi
carissimo alberto, unico vero filosofo che fa anche il professore, fra coloro che conosco
avrei però una domandina: i numeri, per esempio il 7 o il 5, sono anch’essi parte di questa mutevolezza oppure sono cardini logici persistenti?