Le verità delle scienze dure -fisica, chimica, geologia ad esempio- sono anch’esse sottoposte al condizionamento dei contesti in cui vengono elaborate. E sono sottoposte alle passioni personali di chi studia, scrive, fa ricerca nei laboratori. Le scienze sono immerse in paradigmi collettivi e -nel loro concreto operare- subiscono i pregiudizi personali, ideologici, politici degli scienziati, uomini in carne e ossa. Di fatto, afferma Thomas Kuhn, «i sostenitori di paradigmi opposti praticano i loro affari in mondi differenti» (La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, 1978, p. 182); da ciò deriva la concreta impossibilità di una verità oggettiva e metastorica, tanto che -come scrisse Max Planck– una nuova verità scientifica non si afferma attraverso la persuasione degli avversari ma a causa della loro morte e della crescita di nuove generazioni a essa abituate e disponibili.
Se tutto questo vale per le scienze dallo statuto più oggettivo -quelle della natura-, a maggior ragione pervade di sé praticamente ogni affermazione e risultato delle scienze sociali. Un esempio è dato dalla stupefacente incapacità di scienziati della politica, analisti sociali e soprattutto giornalisti di comprendere le ragioni del successo in Italia di un movimento politico come quello fondato da Grillo.
La spocchia filogovernativa di Repubblica, specialmente del suo ex direttore Eugenio Scalfari ma anche dell’attuale Ezio Mauro; le banalità del Corriere della sera; i veri e propri insulti rivolti dai conduttori dei penosi talk show televisivi; gli evidenti pregiudizi del Manifesto, che sul numero di ieri definisce il Movimento 5 stelle «appetibile per chi si era lasciato fin qui sedurre dal populismo berlusconiano e dalle rozze semplificazioni bossiane, malgrado i 5 stelle siano in gran parte giovani secchioni ambientalisti, più bravi a problematizzare che a risolvere» (A. Fabozzi); tutto questo -e molto altro- dimostra una diffusa incapacità da parte dei mezzi di comunicazione di massa di intendere l’evidente novità di un movimento che può avere molti limiti -primo dei quali il populismo- ma che esiste al di là del blog di Grillo e le cui caratteristiche principali mi sembrano le seguenti: l’impegno in prima persona di cittadini che non si rassegnano alla totale corruzione della cosa pubblica e si assumono l’incarico di amministrare direttamente le città; il rifiuto della politica come professione; l’attenzione massima posta alla qualità della vita e dell’ambiente; l’innovazione tecnologica (Internet come luogo politico); un programma chiaro, articolato ma anche breve, in grandissima parte “di sinistra”. Un programma che tutti possono leggere facilmente e la cui ignoranza da parte di giornalisti e analisti non è consentita.
Questo Movimento ha un progetto. Continuare a dire che si tratta solo di «protesta antipolitica senza proposte» è del tutto falso. Si può condividere o meno tale progetto ma è con esso che bisognerebbe confrontarsi e non con i propri pregiudizi.
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16 commenti
agbiuso
In questo testo di più di cinque anni fa notavo “la spocchia filogovernativa di Repubblica, specialmente del suo ex direttore Eugenio Scalfari”. Scalfari, al quale Italo Calvino nel 1942 dava senza tanti complimenti il titolo di ‘Pagliaccio’, si è in questi giorni apertamente espresso a favore di Berlusconi, come racconta in un suo articolo Antonio Padellaro:
La Repubblica, ecco il vero ‘Carattere Eugenio’: è B. il male minore
di Antonio Padellaro | 23 novembre 2017
Noi del Fatto Quotidiano dobbiamo essere sinceramente grati a Eugenio Scalfari perché pronunciando una sola parola, anzi un solo cognome è riuscito a rendere palese, lampante, solare, assodato, indiscutibile ciò di cui eravamo straconvinti, ma che non riuscivamo a dimostrare fatti alla mano. Un po’ come quell’io so ma non ho le prove di pasoliniana memoria, fatte s’intende le debite proporzioni, poiché l’altra sera a DiMartedì non si parlava fortunatamente di trame golpiste, ma più modestamente delle prossime elezioni politiche.
Tema già abbondantemente trito e ritrito, benché manchi ancora parecchio, finché Giovanni Floris ci ha scossi dal sonno incipiente con un colpo d’ala e un colpo basso che il Fondatore ha incassato da par suo. Cosicché, messo dal bravo conduttore dinanzi a un angosciante rovello, scegliere dio ci salvi tra Berlusconi e Di Maio, il venerando e venerato ospite non ha frapposto indugio e ha esclamato con un sol fiato: “Berlusconi”.
Lo sventurato rispose, avranno pensato nella redazione di largo Fochetti, proprio mentre si stava per mandare in stampa, dopo “un cantiere di ascolto e di riflessione aperto da 18 mesi” (il direttore Mario Calabresi), il marmoreo restyling di Repubblica, atteso pensate da almeno “6 anni”. E che in un nanosecondo il Sommo ha rischiato di mandare, come diciamo dalle parti di Porta Metronia, in vacca. Insieme a quell’antiberlusconismo che, egli ha svelato, non è più nel Dna del giornale: sì, lo stesso che un tempo ossessionava il Cavaliere con le dieci domande per mandarlo in galera e che oggi lo blandisce per riportarlo al governo.
Chapeau, abbiamo invece pensato noi attenti studiosi del Tavecchio, e per due motivi almeno. In difesa della libertà di coscienza sulla quale nella chiusa del suo editoriale Calabresi invitava virilmente (per non dire altro) autori e lettori a non fare i furbi: “La parola d’ordine è una sola: scegliere” (e Scalfari infatti ha scelto Berlusconi). Ma soprattutto in onore del carattere di Eugenio, non quello tipografico della nuova Rep, ma del grande giornalista che più passa il tempo e più si concede il raro privilegio della sincerità. A Floris ha evitato di rispondere con gli stucchevoli giochini politichesi del né di qua né di là. E ha invece interpretato con nettezza il nuovo spirito del tempo che impregna Repubblica e il suo mondo di riferimento: meglio Berlusconi dei Cinque Stelle. Che per Scalfari sono il vero problema per non dire una vera jattura.
Ci risiamo con il male minore che però in questo caso non è come il patriottismo, estremo rifugio dei furfanti secondo Samuel Johnson. Sembra piuttosto l’autodifesa da un pericoloso corpo estraneo che non si può controllare. Ai tempi d’oro di Repubblica giornale partito, l’allora padre padrone metteva in vivavoce le telefonate deferenti dei maggiori leader di partito in modo che si sapesse chi era a dettare la linea.
Oggi, se pure quel fulgore si è spento, continua a sopravvivere il giornalismo di relazione che fa sistema con il capitalismo di relazione e con la politica di relazione. Con Berlusconi “populista europeista” (boh) si può parlare, fa capire Scalfari, ci si può mettere d’accordo. E infatti racconta che loro insieme, ai bei tempi, si facevano grandi risate (e magari l’uno strimpellava Douce France e l’altro accennava qualche passo di danza). Onestamente, ce li vedete Grillo o Di Maio che si consultano con Calabresi?
Resta un problemino: secondo tutti i sondaggi, i Cinque Stelle restano il primo partito, con circa tre punti di vantaggio sul Pd e con almeno il doppio dei voti di Forza Italia. Come può Scalfari auspicare un governo tra le due minoranze Renzi-Berlusconi senza con ciò negare il principio di maggioranza fulcro della democrazia rappresentativa? Di questo passo, con un estremo sforzo di sincerità, egli potrebbe anche mettere in discussione il suffragio universale. In fondo cos’è questa storia che un voto vale l’altro? O che ogni testa è un voto, se poi non si guarda cosa c’è dentro quella testa? Del resto, sbagliamo o nei suoi scritti domenicali Scalfari si è dichiarato a favore di un potere oligarchico concentrato nelle mani dei cosiddetti “migliori” e di pochi (non) eletti?
E se quelli che vanno a votare sono sempre di meno, è proprio un male? Soprattutto se poi scelgono i partiti sbagliati?
agbiuso
Grillo è un fuorilegge della democrazia, va punito
di Giuliano Ferrara
Fonte: il Foglio, 2.2.2014
Il mio amico Franco Zerlenga, che vede le cose da New York e talvolta le vede meglio di noi, sostiene che Beppe Grillo è semplicemente un nazista.
[…]
Grillo è un fuorilegge della democrazia. E’ il parassita malato delle polemiche e dei ritrovati anticasta dei ricchi e famosi che come sempre in Italia giocano allo sfascio. E’ il prodotto della subordinazione dei mass media, televisioni più deboli in primis (l’increscioso caso Mentana), alla sua dittatura d’opinione, alla sua convinzione malfidata di essere nel giusto di una campagna di distruzione dell’esistente democratico, magari con false locuzioni di difesa della Costituzione (il nazismo politico ha sempre un fondo legittimista che irrora il suo spirito eversivo). Grillo dovrebbe essere bandito dalla scena pubblica, con metodi rigorosi ed estremi.
Dovrebbe essere inseguito dal disprezzo agente, non inerte, delle istituzioni. Dovrebbe essere considerato, lui con i suoi corteggiatori e seguaci, come quel che è: un mostro antidemocratico di volgarità e di menzogna.
[…]
Grillo non può e non deve essere semplicemente criticato. Questa è blandizie, è fiacchezza dello spirito, è incapacità di reazione da circonvenuti. Grillo deve essere avversato e respinto ai margini del discorso pubblico. Deve essere sepolto sotto una valanga di indifferenza e di superiorità morale. Deve essere eliminato dal finto gioco delle regole e delle parti a cui si riduce, quando muore, una democrazia senza spada e senza risorse difensive e d’attacco. Grillo kaputt. Questo è il problema. Altro che il sessismo.
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Sono anche testi siffatti che confermano la giustezza delle mie scelte politiche ed esistenziali. Grazie Giuliano Ferrara!
agbiuso
A proposito di Eugenio Scalfari, al quale ho accennato in questa brachilogia, pubblico un Comunicato stampa del mensile Bottega Scriptamanent.
Mi sembra infatti un testo significativo di molte cose, tra le quali il potere di intimidazione -e non soltanto di informazione- della “grande stampa”. Significativo soprattutto di una sorta di complesso di inferiorità che afferra i giornalisti più famosi, che a un certo punto non si accontentano più di essere, per l’appunto, giornalisti e vorrebbero diventare ad esempio filosofi, rimanendo inevitabilmente dei dilettanti in un ambito così complesso, il quale richiede un’intera vita di studi e non soltanto gli anni della vecchiaia.
Alcuni scritti di Scalfari sono pubblicati nelle prestigiosa collana dei Meridiani Mondadori (proprietario Berlusconi): La passione dell’etica. Scritti 1963-2012. Questa pubblicazione, insieme a quella di altri autori contemporanei non proprio indimenticabili, rende ahimè sempre meno prestigiosa tale collana. Segno, anche questo, dei tempi.
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Comunicato stampa – 13 maggio 2013
Parlar male di Giuseppe Garibaldi si può, ma di Eugenio Scalfari no!
Perché gli editori italiani hanno ritrosia a pubblicare un libro critico sul, sempre grande ma pur sempre criticabile, giornalista? Si tratta solo del timore di mettersi contro la lobby di “la Repubblica”?
Come Agenzia letteraria, a noi di “Bottega editoriale” capita, quando mandiamo le nostre proposte editoriali alle case editrici, di ricevere le più variegate risposte.
Talvolta il parere è positivo e non dobbiamo far altro che paragonare i vari riscontri e indirizzare gli autori verso quelli che ci appaiono migliori.
Talaltra il riscontro è negativo; ciò avviene sostanzialmente o perché il testo non piace intrinsecamente oppure perché il dattiloscritto, pur essendo buono, non si confà con le strategie editoriali che la casa editrice ha in quel determinato momento.
In questo caso, invece, con il saggio di Francesco Bucci “Eugenio Scalfari. L’intellettuale dilettante” ci siamo trovati dinanzi ad una situazione del tutto nuova: diversi editori ci hanno riposto dicendo che il testo era valido, ma non volevano pubblicarlo. Perché?
Qualcuno ce l’ha detto direttamente (ma solo rigorosamente a voce…); qualcun altro ce l’ha fatto capire, guardandosi bene però dal dichiararlo. La sostanza, comunque, era uguale: “Perché mettersi contro il “Partito di Repubblica”? Eppure, il testo, lo ribadiamo, veniva nella gran parte dei casi giudicato valido…
Per amor di verità: in qualche altro caso ancora alcune proposte di pubblicazione sono giunte; ma si trattava di progetti improponibili che sembravano quasi fatti apposta per essere da noi rigettati.
Ma cosa dice questo saggio?
Riportiamo qui di seguito la scheda editoriale, così potrete verificare direttamente. Siamo ovviamente disponibili a inviarvi anche il testo stesso.
In allegato riportiamo anche un piccolo collage di alcuni articoli pubblicati in occasione di un precedente libro dello stesso autore, che sottoponeva a critica – sebbene per motivi assai diversi – gli scritti di Umberto Galimberti.
L’opera
Il saggio si presenta come un originale e tagliente ritratto critico di Eugenio Scalfari, che viene mostrato al lettore in una veste inedita e sorprendente.
L’obiettivo dello scritto emerge sin dalle righe introduttive: se da una parte risulta riconosciuta la “grandezza” dello Scalfari giornalista – i cui pezzi sono stati e sono tuttora «esemplari per lucidità di analisi e chiarezza espositiva» – dall’altra non si esita ad affermare che gli scritti di altra natura a cui Scalfari si è dedicato negli ultimi anni – scritti che spaziano tra gli argomenti più disparati: dalla filosofia, alla letteratura, alla scienza, alla psicologia, ecc. – sono «privi di qualsiasi valore sotto il profilo propriamente culturale».
Il saggio dunque ruota attorno a tale tesi, che viene ampiamente argomentata e adeguatamente dimostrata attraverso l’analisi delle opere di Scalfari; analisi peraltro supportata dal confronto delle affermazioni che emergono da tali opere con quelle sostenute negli articoli, apparsi nel tempo, sui giornali, anche al fine di evidenziare le contraddittorietà dello Scalfari intellettuale.
L’opera, quindi, risulta ben costruita e strutturata: procede per argomenti, per “discipline”, e passa al vaglio le tematiche affrontate da Scalfari nei suoi scritti mettendole in discussione in una dinamica dialettica tesa a comprovare il dilettantismo alla base dell’opera non giornalistica del protagonista.
Ne emerge un ritratto della figura di Scalfari originale, sostenuto e meditato, che si presenta come un pamphlet a tratti satirico, spesso pungente, sempre molto interessante per i contenuti che veicola.
L’autore
Francesco Bucci (Roma, 1949), ha pubblicato il libro Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale (Coniglio Editore, 2011) in cui metteva in evidenza le colpevoli, gravi carenze dei sistemi di controllo della qualità di componenti rilevanti dell’industria culturale italiana (grandi editori e organi di stampa nazionali): di esse il “caso Scalfari”, denunciato con il presente lavoro, costituisce un’eclatante conferma.
Poniamo questo quesito sull’ “intoccabilità” di Scalfari, proprio alla vigilia del “Salone Internazionale del Libro di Torino” nella speranza di un ripensamento da parte di qualche coraggioso editore italiano.
In tal senso siamo certi che lo stesso Scalfari (che stimiamo, anche personalmente, e del cui giornale ci nutriamo quotidianamente e ininterrottamente da decenni) non apprezzerebbe questa autocensura non richiesta.
Per informazioni o approfondimenti contattateci a: amministratore@bottegaeditoriale.it oppure ai seguenti numeri telefonici: 0984 838217 – 0984 302973 – 333 2942128 – 392 9251770 .
Fulvio Mazza (direttore “la Bottega editoriale”)
Leonardo Rubino
Bell’articolo. Gradevole la lettura.
Vedo che in esso compaiono termini come fisica, chimica, Grillo, M5S e soprattutto scienza; tutti argomenti correlati, molto correlati…
Bella la sua citazione di Planck:
“una nuova verità scientifica non si afferma attraverso la persuasione degli avversari ma a causa della loro morte e della crescita di nuove generazioni a essa abituate e disponibili.”
Per dirla con Schopenhauer: “Lo stolto non va istruito. Va solo contraddetto.” …e poi si attende che muoia, come dice Planck…
Bene, per quanto mi è possibile, sposto un attimo il baricentro verso ciò di cui un po’ più spesso mi interesso: le performances della scienza ufficiale:
http://www.stampalibera.com/wp-content/uploads/2012/07/SULLATTENDIBILITA-DELLA-SCIENZA-UFFICIALE.pdf
http://www.openfisica.com/fisica/upload/documenti/9/leonardo_rubino/NEUTRINI%20SUPERLUMINALI.pdf
http://www.aliveuniverseimages.com/documents/005-presunta-espansione-universo.pdf
Scusate se il ramo scientifico (mio) qui richiamato è un po’ specifico, ma la coerenza della scienza ufficiale deve sussistere in tutti i rami, non solo in
alcuni…da cui la mia opinione generale…
Chissà che il vento di cambiamento portato da Grillo non abbia effetto anche in questo…
W Beppe.
Saluti.
Leonardo Rubino.
leonrubino@yahoo.it
Biuso
Due interventi odierni su http://www.beppegrillo.it
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M5S Sicilia: il Vice-Presidente 5 Stelle senza privilegi!
Antonio Venturino, citttadino portavoce del MoVimento 5 Stelle Sicilia, è stato eletto Vice-Presidente Vicario dell’ARS: l’Assemlea Regionale Siciliana. Si tratta della seconda carica istituzionale più importante dell’ARS. Ai normali politici conferisce di “diritto” alcuni privilegi che Venturino, come promesso in campagna elettorale, ha immediatamente rifiutato.
“Ho appena firmato la rinuncia all’indennità di carica di Vice Presidente, pari a 3.244,22 euro al mese, così come avevamo promesso durante la nostra campagna elettorale. Per quanto riguarda l’altro privilegio, quello delle auto blu, l’abbiamo già detto mille volte: noi rinunciamo a questo tipo di benefit. La macchina resterà parcheggiata da qualche parte. A noi non interessa. Non utilizzeremo assolutamente l’auto blu.” Antonio Venturino, M5S, Vice-Presidente Vicario dell’ARS
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Ha fatto almeno questo
A tutti si concede la frase “Ha fatto almeno questo..”. L’onore delle armi. Anche il critico più feroce riconosce alla sua vittima un piccolo insignificante merito. Mussolini ha almeno prosciugato le paludi pontine. Nerone ha almeno costruito la Domus Aurea. Brunetta almeno conosce la ricetta originale della pasta e fagioli. Berlusconi ha almeno evitato il carcere. Fassino aveva almeno una banca. D’Alema ha almeno una barca. Scalfari ha almeno scassato i cosiddetti per quarant’anni filati con i suoi editoriali. Mastella ha almeno una piscina a forma di cozza. Tutti hanno un almeno, anche i più sfigati. Un “almeno” nel proprio curriculum serve per evitare la “damnatio memoriae”, la cancellazione dalla memoria collettiva e la distruzione di ogni traccia che possa essere tramandata ai posteri. Mi sono chiesto quale fosse l’almeno di Rigor Montis, il dimissionario extraparlamentare. Ho pensato allo spread, il suo unico alibi governativo, ma lo spread non si è turbato più che tanto dalla sua prossima dipartita e neppure i titoli di Stato che anzi chiudono in rialzo. Certo, lo ammetto, sono leggermente prevenuto dopo una debacle degna di Caporetto, con disoccupazione, debito, tassazione alle stelle e aziende che muoiono come le mosche d’inverno e il PIL che sprofonda. Ho pensato quindi che l’almeno di Monti fosse la sua reputazione internazionale, nessuno è profeta in patria. Vederlo abbracciato spesso alla Merkel e a Hollande come a due salvagenti personali era più che un indizio di almeno. Ho letto per conferma il Financial Times a firma Wolfgang Munchau “L’anno di Monti è stato una bolla, buona per gli investitori finché è durata. E probabilmente gli italiani e gli investitori stranieri non ci metteranno molto a capire che ben poco è cambiato nel corso dell’ultimo anno, ad eccezione che l’economia è caduta in una profonda depressione. Due cose devono essere sistemate in Italia, la prima è invertire immediatamente l’austerità, in sostanza smantellare il lavoro di Monti… la seconda è scendere in campo contro Angela Merkel…”. Forse il FT è di parte, troppo di sinistra. Ho dato una scorsa al New York Times, un articolo di Paul Krugman “Tecnocrati “responsabili” costringono le nazioni ad accettare la medicina amara dell’austerità, l’ultimo caso è l’Italia dove Monti lascia in anticipo, fondamentalmente per aver portato l’Italia in depressione economica”. Il NYT deve essere comunista. Sono passato a sfogliare il Daily Telegraph “Monti ha portato l’inasprimento fiscale al 3,2% del Pil quest’anno: tre volte la dose terapeutica. Non vi è alcuna ragione economica per farlo. L’Italia ha avuto infatti un budget vicino al saldo primari nel corso degli ultimi sei anni”. Maoista! Forse però un almeno lo ha anche Monti. Almeno si toglie dalle balle. Ci vediamo in Parlamento. O fuori o dentro. Sarà un piacere.
agbiuso
A proposito della democraticità del Movimento 5 stelle e della democraticità degli altri partiti.
agbiuso
Su beppegrillo.it leggo questo intervento:
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di R.L.
Ciao Beppe,
sono una cosiddetta grillina. Per i giornali, sono una nullità che scompare all’ombra di Beppe Grillo.
Per gli scettici, sono una povera ingenua che lavora aggratisse per il riccone. Per i partiti, sono eversiva, fasssista, populista, demagoga. Per quelli che sanno tutto, sono già esistita ma tanto non è cambiato nulla. Per i complottisti, sono involontariamente al servizio dell’instaurazione del Nuovo Ordine Globale. Per i talebani di PDL e PD-L sono come loro e sto cercando il mio posto al sole. Per Bersani, non ho il coraggio di dirgli in faccia che è un fallito e che ha inciuciato con i piduisti. Per Renzi, se loro diventano grillini, allora noi passiamo dal 20% al 2% (e chi se ne frega? Vuol dire che iniziano a fare una buona volta gli interessi dei cittadini). Per Zingaretti…. Zingaretti chi? Non pervenuto. Per Alemanno, non nevico, non faccio pioggia, non porto siccità quindi non mi può usare come scusa. Per Berlusconi, sono troppo vecchia per il bunga bunga. Per la mia famiglia, sono una specie di aliena che invece di vivere la sua vita, dedica il suo tempo libero dietro ad una chimera. Per il mio compagno, sono la sua idealista ma che sta iniziando a cambiare il mondo. Per mio figlio di pochi mesi, spero di essere un esempio. Per i miei concittadini in Movimento, ci sono sempre.
Per me stessa, sono una cittadina fiera.
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agbiuso
Il Grande Fratello e i due minuti d’odio.
agbiuso
L’articolo che copio qui sotto si conclude con la seguente domanda:
“se io avessi preso 98.000 euro da Riva sarei un uomo finito, perché Bersani no?“.
Consiglio di leggere l’articolo direttamente sul sito di Grillo, in modo da utilizzare anche i link che vi sono segnalati.
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“Io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliargli la lingua! Cioè pagare la stampa per non parlare!“. Lo ha detto Girolamo Archinà, responsabile delle pubbliche relazioni dell’ILVA di Taranto. Archinà sopravvaluta la stampa, a chiudersi la bocca ci pensa da sola (*). La situazione drammatica di Taranto dove i tumori sono diffusi come il raffreddore era evidente anche a un cieco. Se non veniva denunciata dai partiti, dai governi, dalla Confindustria e dalla stampa nazionale vuol dire che erano tutti in torta con diversi interessi, chi economico, chi politico, chi semplicemente mazzettaro. Nessuno si è accorto di nulla. Deve essere un caso di cecità collettiva. Il presidente dell’ILVA è Ferrante, ex prefetto di Milano, candidato sindaco pdmenoellino. Non ha visto niente. I partiti del “lavoro, lavoro, lavoro” per dirla alla Fassino, che del lavoro ha una visione esoterica, mantenuto insieme alla moglie dalla politica da più di un ventennio, non sospettavano nulla, ma prendevano contributi generosi da Riva, il padrone dell’ILVA. 245.000 euro a Forza Italia e 98.000 a Pierluigi Bersani. Contributi a norma di legge.
Nel governo attuale il posto di Bersani è occupato da Passera, l’ovetto kinder, che oggi si reca in visita pastorale a Taranto. Passera è stato amministratore delegato di Intesa San Paolo che ha finanziato Riva. Passera è accompagnato all’ILVA dal ministro dell’Ambiente Clini sul quale Archinà ha detto “Corrado Clini è un uomo nostro”. Clini, che ha avuto come sponsor Gianni De Michelis, è stato direttore generale del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dal 1991 al 2011. Anche lui non ha mai visto nulla. Mi immagino la faccia dei tarantini e dei dipendenti dell’ILVA all’arrivo di Passera e Clini. Due vampiri all’AVIS. E questi dovrebbero salvarli? Il Governo vorrebbe destinare 336 milioni di soldi dei contribuenti alla bonifica della città. Non pagherebbe quindi Riva, che del resto ha già pagato i politici, ma gli italiani. Questa è una favola noir, senza lieto fine, dove nessuno si prende alcuna responsabilità, la gente muore per anni (lo ha denunciato più volte questo blog) per incuria e per interesse. E, nella migliore tradizione italiana, l’unica via di uscita è la magistratura che, come da copione, è subito demonizzata.Il giudice Patrizia Todisco ha chiuso sei reparti dell’ILVA di Taranto per tutelare la salute dei suoi cittadini. I partiti e le altre istituzioni sono rimasti a guardare. I danni li paghi Riva insieme ai partiti che ha finanziato in questi anni.
(*) finanziamenti pubblici a parte
Ps: se io avessi preso 98.000 euro da Riva sarei un uomo finito, perché Bersani no?
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agbiuso
Difendere la democrazia -parola in gran parte svuotata di senso dalle pratiche di partiti corrotti sino al midollo e di giornali ubbidientissimi ai loro padroni- significa oggi difendere il Movimento 5 stelle, non Grillo ma il Movimento:
Plotone di esecuzione
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Viviamo tempi interessanti. Siamo arrivati alla resa dei conti, al collasso economico e sociale di una Nazione. Ed è iniziato il gioco al massacro verso chi si oppone. Si attacca sempre con ferocia, come insegna la Storia, chi vuole il cambiamento e denuncia l’insostenibilità di un Regime. Così si spostano le lancette in avanti. Un anno, anche pochi mesi, sono meglio di niente per chi gode di privilegi intollerabili, impunità e fiumi di denaro pubblico. Direttori di giornali, partiti, istituzioni, lobby sono schierati come un plotone di esecuzione per abbattere il MoVimento 5 Stelle. Lo fanno ormai senza pudore, alla dove cojo cojo. Non ci sono giornali buoni, non ci sono partiti buoni, non ci sono lobby oneste. Distorcono le notizie, insultano, propongono sondaggi farlocchi, cercano ogni giorno il pelo nel buco del culo degli attivisti e dei consiglieri del M5S, del blog, dello staff, di Beppe Grillo. E’ uno sport nazionale al quale non si sottrae più nessuno: “prima li diffami, poi li isoli, poi li annulli”. Un gioco praticato dal dopoguerra che non ha mai fatto prigionieri e ha lasciato dietro di sé un’autostrada di sangue. Oggi, anche se il gioco riuscisse, il baratro attende comunque questi sciagurati che attaccano come dei cani rabbiosi chiunque li metta in discussione, invece di affrontare la catastrofe ormai alle porte riconoscendo i loro errori e togliendosi dai coglioni.
Dopo la vittoria di Parma il vento è cambiato. Un vento di scirocco, umido, oleoso, pesante è penetrato nelle segreterie dei partiti, nelle direzioni dei giornali, nei consigli di amministrazione dei concessionari di Stato, nei salotti delle banche. Da qui alle prossime elezioni la parola d’ordine è la distruzione con qualunque mezzo, in ogni modo del M5S, anche con una legge elettorale su misura che lo escluda dal Parlamento. Il Paese sprofonda, ma da Bersani a Berlusconi, dal Corriere della Sera alla Repubblica, il problema dei problemi è il M5S. Non sanno cosa li aspetta, o forse lo sanno troppo bene. Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere.
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agbiuso
I giornali-Pravda al servizio delle banche e dei partiti sono prontissimi a dare grande rilievo a ogni piccolo e grande difetto del Movimento 5 stelle. Pochissimi di questi fogli propagandistici, a cominciare da Repubblica (quelli controllati da Berlusconi, il Giornale, Libero e robaccia simile non sono neppure stampa) danno notizia del fatto che il sindaco di Parma e gli altri amministratori hanno deciso di ridursi lo stipendio del 10%, un evento che in Italia, si può ben dire, non si è mai visto.
Ma su questo la libera stampa tace.
aurora
non esprimo nessun giudizio sul successo dei grillini 5 stelle, dopo i fallimenti della vecchia politica, le persone sperano che esista qualche cosa di meglio.Aspetto di vedere realizzati i proponimenti, sbandierati, in campagna elettorale,non credo che i cittadini s’impegneranno in prima persona a seguire l’agire degli eletti, dopo la fase di entusiasmo, delegheranno ai pochi il fare, come è sempre stato.Le persone anziane necessariamente, saranno escluse dal partecipare, causa la scarsa dimestichezza, con il mezzo internet
diegob
mi pare che la tua tesi, caro alberto, sia che molte delle istanze che grillo, con indubbia capacità, ha catalizzato, esistano già nel corpo sociale e che, forse, questa volta, trovano una strada per imporsi
in parte la penso così anch’io, e parzialmente lo afferma anche vendola, al cui partito ho offerto il mio suffragio in queste amministrative
il mio giudizio è sospeso, seguo con attenzione l’evoluzione degli eventi
agbiuso
Rispondo a Gabriella Carnino e a tutti coloro che avessero lo stesso tipo di problema.
Credo che la difficoltà si riferisca soltanto alla sezione Brachilogie, che prevede il testo bianco su sfondo nero e non alle altre.
Per rendere più leggibile il testo in questo caso si può:
– operare sulla visualizzazione del proprio monitor;
– fare un copia/incolla del testo su un qualsiasi word processor modificando il colore del carattere da bianco a “automatico” (nero).
E’ una procedura un poco scomoda, lo so, ma risolve il problema.
Ditemi, eventualmente, se funziona.
gabriella carnino
Caro Alberto, ho seri problemi a leggere i tuoi articoli, per i colori del sito, nè tantomeno riesco a leggerli meglio stampandoli…Ci sarà pure un modo!
Dario Generali
Caro Alberto,
hai perfettamente ragione nel rilevare la supponenza con la quale uomini politici, quotidiani e televisioni cercano di liquidare il Movimento 5 stelle come una forma di qualunquismo senza progetti e senza modelli politici e amministrativi.
Personalmente trovo molto più convincenti e affidabili gli aderenti al Movimento che il loro guru e capo carismatico, che mi sembra gestisca il gruppo in modo del tutto dispotico, arrogandosi il diritto di decidere, senza reali confronti, cosa tutti debbano fare e dire.
Come giustamente sottolinei il Movimento è però espressione di esigenze più che legittime e, quantunque non pensi di dargli il mio voto, mi auguro che continui a crescere, se non altro per operare una forte pressione politica sui partiti tradizionali della sinistra, inducendoli finalmente a rinnovarsi in modo radicale e a darsi quella trasparenza che loro manca come a tutti gli altri partiti italiani.
Un caro saluto.
Dario