Il primo uomo
di Gianni Amelio
Italia, Francia, Algeria 2012
Dal romanzo di Albert Camus
Con: Jacques Gamblin (Jacques Cormery), Nino Jouglet (Jacques bambino), Catherine Sola (Catherine Cormery), Maya Sansa (Catherine Cormery da giovane), Denis Podalydès (Professeur Bernard), Nicolas Giraud (lo zio Etienne), Abdelkarim Benhabouccha (Hamoud)
Trailer del film
1924. Jacques Cormery è nato in una famiglia franco-algerina assai povera, suo padre è morto nella Prima guerra mondiale. Vive con la madre, uno zio e una nonna inflessibile. Dopo le elementari comincia a lavorare ma il suo maestro riesce a convincere i familiari che l’intelligenza del bambino merita il proseguimento degli studi.
1957. Cormery vive a Parigi, dove è diventato un celebre scrittore. Torna in Africa nel momento in cui il conflitto tra algerini di origine francese e algerini musulmani va diventando sempre più profondo. Invitato a parlare all’Università, difende l’idea di una convivenza plurale e pacifica ma viene contestato dai nazionalisti francesi. Jacques incontra la madre, lo zio, percorre la città alla ricerca del suo vecchio maestro e di un compagno di scuola musulmano il cui figlio è stato condannato a morte. Si reca nella fattoria dove è nato, nel cimitero che accoglie le spoglie del padre. Cerca di ricostruire il senso della propria vita e di quella della sua terra, l’Algeria.
Asciutto come la scrittura di Camus, dolente e forte come il suo pensiero, questo film mette in scena il romanzo al quale lo scrittore stava lavorando al momento dell’incidente che lo uccise nel 1960. Il libro fu poi pubblicato dalla figlia Catherine nel 1994. Figlia che in una lettera ad Amelio ringrazia il regista per «aver fatto questo film con tanto pudore, misura e bellezza profonda. […] Di certo non sono una spettatrice obiettiva, ma ho trovato il suo film bellissimo. Ho ammirato la sua direzione degli attori (senza una nota falsa!) e la giusta distanza che lei ha preso, e che rispetta la finzione senza tradire il libro».
Nino Jouglet, che interpreta lo scrittore da bambino, ha uno sguardo serio e insieme dolce, consapevole e candido. Serietà e dolcezza che manterrà anche da adulto. Il film è tutto sotto il segno di una grande sobrietà, di una matura libertà e di una profonda passione per il mondo. Così era Camus. Così è fatta la sua opera.
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1 commento
diegob
condivido la recensione, ribadisco anche la bellezza formale del film, davvero appagante
c’è un dialogo centrale, quando il protagonista incontra il vecchio maestro, nel corso del quale l’anziano educatore afferma più o meno che l’uomo che cresce e si forma, è già presente nel bambino, nelle sue qualità innate
un tema importantissimo, sul ruolo autentico dell’educazione in senso letterale, cioè la capacità di far sbocciare le qualità innate
e poi, caro alberto, c’è anche il tema della madre, una doppia madre: la madre dell’utero e la madre terra, la terra natìa a cui si rimane legati, per sempre
un grande film