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Eros

Eros

È uno dei dialoghi più perfetti. La struttura a incastro in cui i personaggi e i discorsi si inseriscono non distoglie dal vero scopo dell’opera, anzi lo mette maggiormente in risalto.
Eros è «un essere superiore all’uomo, un demone possente» generato dall’intraprendenza (Poros) e dal bisogno (Penia) (Simposio, 202d – 203b); è l’unione del possedere e del desiderare. In quanto intermedio tra sapienza e ignoranza, Eros è dunque filosofo (204 a). In ciò si differenzia sia dagli dèi che dagli stolti i quali, per opposte ragioni, non aspirano alla sapienza. Amore è tendenza al possesso sicuro del bene/bellezza, è ricerca dell’immortalità nei due diversi gradi della generazione biologica, che prosegue nei figli la vita dei genitori, e della generazione intellettuale, la quale soltanto assicura una sopravvivenza non troppo effimera.
Il lungo discorso iniziatico di Diotima conduce dalle cose belle alla Bellezza in sé, alla forma oggettiva ed eterna, della quale tutte le singole cose belle partecipano: «Ecco, l’uomo è giunto al termine: conosce il bello nella sua pura oggettività; quel bello che esiste nell’Essere» (211 c).
La straordinaria efficacia della scrittura, le definizioni dell’Eros e del Bello, la descrizione mossa e chiarissima dei costumi sessuali greci, sono alcuni degli elementi che fanno di questo dialogo platonico una delle più radicali espressioni del paganesimo.

2 commenti

  • Arcaici / Ora - agb

    Luglio 5, 2016

    […] (166). Platone colse il frutto di tanta potenza nel cammino filosofico che dal Fedone lo porta al Simposio passando per il Fedro. Poi però «concreto e sereno come nel Simposio egli non sarà più, perché […]

  • Laura Caponetto

    Aprile 1, 2012

    L’amore è sempre amore di qualcosa e per l’esattezza di ciò di cui si è privi e si sente il bisogno.
    L’Eros di Socrate non è bello né buono; poiché desideroso di bellezza e bontà egli è infatti carente di tali qualità. “Cos’è Eros?” chiede Socrate a Diotima. “Δαίμων μέγας”, risponde lei. Un demone grande. Eros, in quanto demone, è intermediario tra il divino e l’umano; con lui si colma lo spazio che separa il mondo celeste dal mondo terreno. Eros cioè mette in relazione Essere e Non-Essere, essendo egli stesso un Non-Essere relativo, perenne desiderio e tendenza verso l’Essere.
    Eros viene concepito il giorno delle feste per la nascita di Afrodite (del resto è l’esperienza della Bellezza a risvegliare l’Amore), quando Poros (l’Espediente), ubriaco di nettare, si addormenta nel giardino di Zeus e Penia (la Povertà) gli si sdraia accanto, pensando di poter porre fine alla sua miseria concependo un figlio da lui. Eros sintetizza i caratteri della madre e del padre: come Penia, egli è sempre indigente e bisognoso; come Poros, è dotato di inesauribili energie che lo spingono a cercare e conoscere.
    L’Amore è desiderio insaziabile, anelito continuo, ricerca ininterrotta che non raggiunge mai del tutto l’oggetto cercato. Eros è per l’appunto φιλό-σοφος, mai del tutto ignorante e mai del tutto sapiente, ma sempre in cerca della sapienza, della quale è innamorato e carente.

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