Sul Manifesto di oggi è stato pubblicato un commento di Alberto Asor Rosa dal titolo I sette pilastri della saggezza. Un articolo sconcertante. Conoscevo Asor Rosa come un fine storico del presente, oltre che un italianista di valore. E invece decenni di militanza nella sinistra marxiana producono ora questo aborto di analisi, questo peana di un governo semplicemente feroce:
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Insomma: un governo non più “di parte”, ma singolarmente “super partes”, e quindi autorevole ed efficace non a dispetto ma in considerazione esattamente della sua natura non rappresentativa.
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Menzogna, menzogna ideologica pura. Il segnale lessicale più evidente della nullità di questo futile e insieme emblematico testo sta in una omissione. Mai una volta, infatti, si pronuncia il nome del vero padrone, di chi sta dietro e sopra Bruxelles, l’Unione Europea e tutta questa monnezza ultraliberista: gli Stati Uniti d’America. Non una sola esplicita critica alla grande finanza senza patria ma che negli USA ha la propria terra promessa. Napolitano e Monti sono degli atlantisti di ferro, che stanno consegnando l’Italia mani e piedi alla colonizzazione nordamericana. E Asor Rosa li presenta come specchiati esempi di italianità!
Che pena, veramente.
Che pena, veramente.
6 commenti
agbiuso
Caro Diego,
quanto affermato nella citazione è vero. Che lo abbia scritto Tremonti o chiunque altro non ha importanza, vale il contenuto. Peccato però che Tremonti sia stato poco coerente con le sue stesse affermazioni e per lungo tempo abbia agito da liberista convinto.
Il problema, lo ribadisco ancora una volta, non è la persona di Mario Monti. Non ha alcuna importanza che sia un soggetto spregevole o un sant’uomo. Queste non sono categorie politiche ma morali. L’azione di un capo di governo -e, in generale, di un decisore politico- va giudicata sulla base dei provvedimenti e delle scelte economiche di fondo, non sull’onestà o meno della sua vita privata.
Anche per questo ho ripetuto sino allo sfinimento che quello di Berlusconi non è un caso politico ma semplicemente psichiatrico, perché in lui -come per tutti i soggetti patologici arrivati al potere- la personalità è tutto. Nei casi fisiologici, invece, contano le decisioni, la politica economica, i provvedimenti. E quelli presi dal governo presieduto da Monti sono totalmente proni agli interessi della finanza, delle grandi banche d’affari come la Goldman Sachs, della quale Monti, come Draghi, è stato consulente ed esponente di primo piano.
Napolitano, Monti, Draghi, Sarkozy, Cameron…, l’intero ceto dirigente europeo è composto da burattini -assai ben pagati- in mano alla speculazione finanziaria e al Fondo Monetario internazionale, che stanno portando alla catastrofe l’economia del nostro Continente. Non è un caso che l’Argentina -ad esempio- pur trovandosi peggio di noi ha tuttavia rifiutato la subordinazione al FMI e agli USA e oggi è uscita dalla crisi economica.
Dovremmo essere non soltanto più comunitari ma anche più “nazionalisti” e non lasciare che a decidere delle sorti dell’Italia siano le agenzie di rating e i pescecani di Wall Street, quelli ai quali Monti -brav’uomo o no che sia, questo non conta nulla- obbedisce.
diego b
Caro Alberto (e prof. Biuso, sono affezionato a questo appellativo),
anche in queste pagine si avverte la faglia che ora attraversa quella schiera in precedenza compatta nell’avversare il cavaliere e il suo mondo;
lo snodo del contendere è il giudizio sul Monti. Taluni lo giudicano un bene, altri un male, altri un male necessario;
è difficile, almeno per me, operare un giudizio senza suddividere la prospettiva immediata da quella a lungo termine, come anche quella delle scelte di governo possibili da quella che la mia morale, la mia coscienza profonda reclama;
io penso, semplicemente, che in un’ottica di assoluta emergenza sia stato un bene aver chiamato il Monti al governo, ma per un mandato brevissimo e con il solo scopo di evitare il default, e avere il tempo di andare ad elezioni politiche;
però, in effetti, vedo bene come il Monti (che non considero una persona spregevole) stia cercando di fare il proprio lavoro da una prospettiva che è assolutamente interna alla logica del capitalismo finanziario, logica illogica che ha portato non solo l’italietta ma tutto il pianeta ad una enorme crisi e ad un accrescimento immorale delle ingiustizie;
quindi il Monti è al massimo un male necessario, ma non è certo l’angelo che scaccia il diavolo, è solo un diavolo meno repellente all’aspetto;
ora, caro Alberto, immetto una citazione per la quale forse mi radierai da queste pagine, ma ne vale la pena per l’effetto sorpresa, vedendo da dove è tratta:
Sotto la pressione della crisi che arriva stanno infatti e per primi dichiarando fallimento proprio gli alchimisti che, appena ieri (solo alla fine del Novecento), hanno inventato il mercatismo, l’utopia madre della globalizzazione, il suo strapotente motore ideologico: i liberali drogati dal successo appena ottenuto nella lotta contro il comunismo; i post-comunisti diventati liberisti per salvarsi; i banchieri travestiti da statisti; gli speculatori-benefattori; e i più capaci pensatori di questo tempo, gli economisti, i sacerdoti e falsi profeti del nuovo credo. (Giulio Tremonti, La Paura e la Speranza, 2006, pag. 13)
agbiuso
Ringrazio Giusy e Dario Generali per la loro condivisione.
Grazie a Dario Sammartino, al quale devo peraltro la segnalazione di questo articolo, per le sue osservazioni critiche, alle quali vorrei rispondere brevemente.
Il mio commento non riguarda quella frase specifica -che ho scelto soltanto per dare un’idea del tono complessivo dell’articolo- ma l’impianto di fondo del testo di Asor Rosa. Se lo avesse scritto un qualsiasi giornalista o professore liberista su qualche giornale di destra, non lo avrei neppure notato. Mi ha colpito che un’analisi così prona al potere tecnocratico controllato dagli USA venga da un intellettuale di sicuro valore, che si è sempre dichiarato marxista e che sia stata pubblicata sul Manifesto.
E’ vero ciò che dici: nelle parole di Asor Rosa c’è anche molta disperazione. Ma a me sembra che ci sia soprattutto una sorta di resa persino compiaciuta al potere degli sciacalli che stanno distruggendo le economie mondiali.
Ancor più triste è che un tribuno come Grillo abbia scritto su questo tema qualcosa di meno erudito ma di più corrispondente a quanto sta accadendo: I vampiri della Repubblica.
Dario Sammartino
Non sono del tutto d’accordo.
La frase incriminata ha secondo me carattere descrittivo, nel senso che prende atto che le “parti” sono venute meno, travolte dal nuovo, che non è affatto il bene.
Il nuovo è il totalitarismo, ecco perché funziona un governo : non c’è più spazio per la dialettica.
Colgo l’essenza dell’articolo nel paragrafo 10: “C’è qualcosa di totalitario nel sistema finanzcapitalistico. Non solo ne sono sconosciuti, – e imprevedibili, e non sanzionabili, almeno finora – i grandi protagonisti, cui l’ultimo grande salto tecnologico, quello informatico, ha consentito di agire sempre e ovunque al di fuori di ogni controllo (la tecnica, nel corso del processo storico degli ultimi tre secoli è sempre stata, prevalentemente, dalla parte del capitale e contro il lavoro)”.
Mi sembra un’analisi disperata.
d
Dario Generali
Caro Alberto,
certe prese di posizione di intellettuali di partito, che devono molto, se non tutto, alla loro appartenenza, sono perfettamente in linea con il ruolo che hanno accettato di svolgere, cioè di chierici venduti. Ti ricordi il sostegno dato da Umberto Eco (tra l’altro con argomenti ridicoli, indegni del suo livello intellettuale) alla riforma berlingueriana, che è stato il peggiore attacco alla qualità della scuola pubblica che si sia mai condotto dall’Unità d’Italia?
Come sappiamo molto bene per esperienza, i decisori politici hanno la convinzione, proprio per i vantaggi che sono in grado di concedere, che gli intellettuali debbano svolgere un ruolo subordinato, al loro servizio. Chi, come noi, è convinto dell’esatto contrario, cioè del fatto che siano i politici e i sindacalisti a dover dare attuazione ai migliori progetti e alle migliori idee elaborate dagli intellettuali, che, in quanto tali, non devono prendere ordini da nessuno ed anzi devono fornire forme, modelli e valori alla società, viene sistematicamente escluso da ogni posizione di rilievo e da ogni incarico istituzionale, poiché giudicato “non affidabile”, in quanto, evidentemente, non asservito alla loro casta.
Gli intellettuali che invece sono disposti a vendersi a un partito o a un gruppo di potere hanno i maggiori vantaggi, ma devono spesso pagare un conto molto alto, subordinando la loro intelligenza e la loro cultura agli ordini di chi gli garantisce sostegni e prebende.
È una situazione che si è sempre verificata e ci sono sempre stati intellettuali che, per difendere la loro libertà e la loro dignità intellettuale hanno accettato di vivere modestamente, magari molando lenti per guadagnarsi il necessario, ed altri che si sono asserviti senza problemi a chi gli ha garantito le migliori condizioni.
Un caro saluto.
Dario
Giusy Randazzo
Pena. Hai scritto bene. Condivido la tua indignazione. Da uno studioso del livello di Asor Rosa ci si sarebbe aspettata un’analisi più autentica o, forse dovrei dire, più lucida. Ma sai, gli anni ci sono.
Un abbraccio,
gr