Avevo auspicato che l’Europa ci liberasse da un governo infame. E così sembra.
Liberarci dalle macerie dalla sconcertante volgarità, dal malaffare, dall’incapacità amministrativa sarà assai più difficile. Gli ultimi anni del berlusconismo ci hanno condotto alla soglia della catastrofe economica. A evitarla sono stati chiamati i banchieri, nella persona di Mario Monti. Costui è stato un importante membro della Goldman Sachs, la più grande banca d’affari del mondo e tra le prime responsabili dell’attacco speculativo contro l’Italia. Le premesse sono quindi pessime, perché affondano nel dominio della finanza mondiale e dei suoi istituti volti all’arricchimento di gruppi ristretti e alla subordinazione di interi Paesi ed economie alle loro volontà.
Come ha scritto Marco Tarchi in una sua mail, «dall’era dei pagliacci passiamo a quella dei banchieri». Il passo avanti è il ritorno alla politica dopo una lunga fase psichiatrica e criminale. Ma non nutro alcuna illusione sulla volontà della finanza ultraliberista di risolvere i problemi da essa stessa generati. La Banca Centrale Europea è un istituto di diritto privato, che fa gli interessi di se stessa e della finanza, non della società e dei cittadini. Altre sarebbero le vie da percorrere per un reale risanamento delle economie. In Italia, ad esempio, si otterrebbe un enorme risparmio di pubblico danaro mediante la cancellazione di opere insensate come il TAV e il ponte sullo stretto di Messina; il ritiro dalle guerre della Nato; la rinuncia all’acquisto di cacciabombardieri il cui costo supera quello delle spese per la ricerca e l’istruzione. Tutto questo sarebbe praticabile immediatamente e a costo zero.
Condivido dunque il pensiero di Dario Generali, secondo il quale «Monti risanerà sicuramente il bilancio, ma come l’ha risanato Prina con la tassa sul macinato, cioè finendo l’operazione in atto da anni di riportare i lavoratori nelle condizioni di servi. È probabile che agisca anche sui ceti più abbienti, mettendo in pratica le misure di risanamento proposte sia dalla destra che dalla sinistra, in modo da dare l’impressione di un’illusoria equità nei sacrifici. Un conto però sarà far pagare una patrimoniale a ricchi che si stracceranno per questo le vesti, ma non saranno minimamente toccati da questa misura nel loro tenore di vita e un altro sarà eliminare l’art. 18 per i lavoratori, che perderanno così ogni tutela, o far lavorare tutti, indipendentemente dagli anni di contribuzione, sino a 67 anni, o rendere licenziabili gli statali, ecc.
La vere misure di equità da prendere in Italia sarebbero quelle di eliminare i privilegi dei politici e dei loro clienti e di combattere veramente l’evasione fiscale. Non credo che sarebbe necessario altro, visto che ora la quasi totalità dei lavoratori autonomi evade il fisco in misure significative e talvolta enormi. Di buono ci sarà però almeno un esecutivo dignitoso che non sarà indecente come lo è stato quello berlusconiano».
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28 commenti
agbiuso
Corrado Clini è stato Ministro dell’Ambiente nel governo dell’ “onesto e moderato” Mario Monti (sostenuto dal Partito Democratico e da Forza Italia). Costui ha sottratto 3,4 milioni di euro ai progetti -pagati da tutti noi- per risanare l’ecosistema idrico in Iraq. Ha tolto acqua e risorse agli iracheni per arricchire un proprio conto in una banca svizzera.
Che cosa bisognerebbe fare a costui?
Chi è violento?
La violenza contro uno è da respingere e quella di quest’uno contro centinaia di migliaia di donne e bambini va invece accettata come pratica normale e diffusa?
agbiuso
Hai perfettamente ragione, caro Diego.
La conferma sta in una storiella pubblicata dal Corriere della Sera nella rubrica curata da Romano (stranamente!).
Mi sembra una favola assai istruttiva.
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IL CASO DEGLI «SBORNIA BOND»
FAVOLA PER I TEMPI MODERNI
Questa è una storiella svizzera. Sembra che il suo autore lavori per una grande banca della Confederazione.
Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.
Rendendosi conto che quasi tutti i clienti sono disoccupati, e che dovranno ridurre le consumazioni, escogita un geniale piano di marketing consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).
La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.
Lei ogni tanto alza i prezzi e naturalmente nessuno protesta, visto che
nessuno paga. La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk-manager, il fido è garantito dai crediti che il bar vanta verso i clienti: il “collaterale a garanzia”.
Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie finanziarie della banca ha una pensata geniale: prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli “Sbornia Bond”.
I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Dato che rendono bene, tutti li comprano. Conseguentemente il prezzo sale; quindi arrivano anche i gestori dei Fondi Pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con
alto rating che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di “Sbornia Bond”.
Un giorno però alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che sente odore di crisi e, per non rischiare, riduce il fido e chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.
Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti, il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi.
Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi.
Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada.
Il prezzo degli «Sbornia Bond» crolla del 90%; la banca entra in crisi di liquidità e congela l’attività: niente più prestiti alle aziende; l’attività economica locale si paralizza.
I fornitori di Belga, che in virtù del suo successo avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano pieni di crediti inesigibili, visto che lei non può più pagare. Purtroppo avevano anche investito negli “Sbornia Bond” sui quali ora perdono il 90%.
Il fornitore di birra inizia prima a licenziare, poi fallisce.
Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente, che chiude subito lo stabilimento, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza. Per fortuna la banca viene salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero. Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare. Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli “Sbornia Bond” alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e sobrio.
Giovanni Decio
giovanni.decio@alice.it
Questa la risposta di Sergio Romano
Agli inizi del Settecento un medico olandese, Bemard de Mandeville,
descrisse la nascita del capitalismo in un poemetto satirico, “ La favola delle api”, che dimostrava come la somma dei vizi privati potesse produrre, nel grande alveare della società, una utilissima combinazione di dinamismo,
intraprendenza, concorrenza e quindi, in ultima analisi, di maggiore ricchezza per tutti. Ma non aveva previsto che la somma della stupidità e dell’ingor-digia potesse distruggere così rapidamente la ricchezza accumulata dalle sue instancabili api. Spero che la favola degli «Sbornia Bond» abbia lo stesso successo di cui ha goduto “La favola delle api.”
diegob
La critica a certe spericolatezze finanziarie non è affatto, caro Alberto, un canto poetico da inguaribili «comunisti» ma proviene proprio dai «veri» professionisti del mondo bancario. Ho letto ripetutamente, negli scritti di un alto dirigente bancario (che non voglio nominare per non far epubblicità ad una banca), l’esortazione a che le banche facciano il loro lavoro vero: finanziare l’impresa, l’attività economica sia pubblica che privata, e non, come è accaduto in questi ultimi vent’anni, occuparsi di finanza speculativa. E come sempre, tutto il caos è partito dagli USA, dove ad un certo punto la scellerata politica di Reagan ha tolto la separazione fra banche d’affari e banche «reali». Personalmente sono un anticapitalista, ma, in questo caso, il problema è che non si è più neanche seguita la logica «vera» del capitalismo a favore della logica del puro imbroglio, nell’illusione che una montagna di cifre virtuali potesse sostituire l’economia reale.
Alla fine, tutto si riconduce, ad una questione morale, al decadimento etico, alla mancanza di vergogna, perfino nei confronti di un’etica «borghese».
Ora però, visto che il re è nudo, forse sta per cominciare una nuova partita, io sono, molto cautamente, ottimista perchè la consapevolezza è ormai diffusa.
agbiuso
Un articolo assai chiaro di Andrea Baranes spiega bene in che modo le banche -non soltanto il Monte dei Paschi di Siena- rubino il nostro sangue e il nostro lavoro: Debiti e derivati, la mela marcia sta nella finanza
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La vicenda Monte Paschi di Siena da alcuni giorni riempie le cronache. Si chiamano in causa comportamenti spregiudicati, l’ingerenza della politica, un sistema di potere «occulto» e via discorrendo.
Verrebbe da dire magari fosse così. Perché parleremmo di alcune proverbiali mele marce in un sistema sano. Come avviene da diversi anni per ogni singolo scandalo e crisi che investe il mondo bancario e finanziario ci sentiamo ripetere che singole persone in posizione chiave si sono fatte abbagliare dalla cupidigia e hanno violato le regole del gioco.
E invece no. Lo scandalo Monte Paschi nasce dal seguire alla lettera le possibilità attualmente offerte dalla finanza. Ancora peggio. Dall’utilizzo di strumenti, procedure e meccanismi che interessano la gran parte del sistema bancario e finanziario.
Cos’è successo? In attesa di conoscere i dettagli della vicenda (se mai emergeranno), capiamo i meccanismi di funzionamento. Negli scorsi anni Monte Paschi si lancia in una serie di operazioni rischiose. Trading sui mercati finanziari per moltiplicare i profitti, la scalata a banca Antonveneta a un prezzo molto elevato, e via discorrendo. Poco importa la natura di queste operazioni, il fatto è che non vanno come sperato, e la banca accumula delle perdite.
Il problema è che quando si pubblicano i bilanci, gli azionisti non sono per niente contenti di vedere delle perdite. Vogliono dei profitti, anche sostanziali, altrimenti si arrabbiano con i manager e riducono loro gli stipendi e i bonus. E allora cosa si fa? Semplice, si «aggiusta» il bilancio per farlo sembrare migliore di quanto non sia in realtà.
Ho un debito di 100 euro con un mio amico, ma non voglio che si sappia in giro. E allora mi metto d’accordo con questo mio amico. Facciamo una scommessa. Io non gli devo più ridare i 100 euro, ma se entro tre anni il Frosinone non vince scudetto e Champions League dovrò restituirgliene 500. È una follia, mi direte. Le possibilità sono praticamente nulle e invece di dovergli 100 euro avrò un debito di 500. Si, ma per me l’importante è il breve termine. Oggi posso dire in giro di non avere debiti, posso mostrare un bilancio scintillante. E il mio stipendio è legato a quanto brillano i miei numeri.
Tutto qui. In pratica la banca aveva un debito che grazie a un contratto derivato ha «spostato» su altre banche. Se e quanto questo debito riapparirà sui bilanci di Monte dei Paschi dipende da complicatissimi calcoli finanziari. Rimane il fatto che le grandi banche d’affari che costruiscono e vendono i derivati non sono delle sprovvedute. Nell’immediato hanno tolto dai bilanci di Monte Paschi il debito, ma nel medio periodo le possibilità che sia la banca senese a vincere non sono forse tanto distanti da quelle di vedere il capitano del Frosinone alzare la Champions cup da qui a tre anni (se vi interessa il linguaggio tecnico, Monte dei Paschi ha sottoscritto dei derivati chiamati swap che consentono lo scambio di due flussi di cassa, tipicamente un debito a tasso fisso con uno a tasso variabile).
Se in qualche modo questo meccanismo vi suona familiare, il principio è esattamente lo stesso dei derivati venduti agli enti locali in Italia, che hanno recentemente visto la condanna di quattro grandi banche nel processo contro il Comune di Milano. È esattamente lo stesso usato dalla Grecia per «abbellire» i bilanci pubblici ed entrare in Europa. È esattamente lo stesso usato da una buona parte delle grandi banche per fare sparire sotto il tappeto dei debiti subito prima di dovere pubblicare i bilanci semestrali. In questo modo il top management della banca mostra profitti a due cifre, gli azionisti sono contenti e i bonus si gonfiano.
Non sono poche mele marce, non è un abuso, non è uno scandalo e non è l’ingerenza della politica. È il normale funzionamento di questo sistema finanziario. Per favore, smettiamo di parlare di uno «scandalo Monte dei Paschi». È questa finanza a essere scandalosa. Non bisogna cambiare pochi manager che hanno tradito la fiducia dei risparmiatori. Bisogna cambiare, radicalmente, le regole del gioco dell’intero sistema finanziario. Introducendo una tassa sulle transazioni finanziarie, dei limiti e controlli sui derivati e via discorrendo. Come primo passo, come clienti scegliamo quelle banche che sostengono l’economia reale, e non affidiamo i nostri risparmi a chi se li va a giocare sul Frosinone campione d’Europa da qui a tre anni.
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Fonte: il manifesto, 26.1.2013
agbiuso
Dario Sammartino mi segnala un articolo chiaro e sintetico che spiega la complicità tra le agenzie di rating (quelle che attribuirono il massimo dell’affidabilità alla Lehman Brothers pochi giorni prima che essa fallisse) e le banche, in particolare la Banca Centrale Europea, il cui presidente è l’italiano Mario Draghi: Bar sport sui mercati.
E’ a questa gente, alla quale appartiene interamente Monti, che viene affidata la “soluzione della crisi” che essa stessa ha prodotto. E’ evidente che così non ne usciremo mai.
E infatti Guido Viale scrive giustamente:
“A otto mesi dall’insediamento del governo Monti bisognerebbe chiedersi: l’economia italiana sta meglio o peggio? E sta meglio o peggio la democrazia ad essa legata a doppio filo? Quanto a occupazione, redditi popolari e del lavoro, servizi sociali stiamo sicuramente peggio; ma siamo ripagati in termini di migliori prospettive? Abbiamo subito un decreto Salvaitalia, ma, usando gli indicatori di chi ci governa, spread e rapporti debito/Pil e deficit/Pil, il paese non si è allontanato di un centimetro dal baratro. Abbiamo subito due decreti per la crescita – il terzo è in arrivo – che hanno massacrato servizi, pensioni e lavoratori del privato e del pubblico impiego; ma, a parte le cifre a suo tempo sparate dal premier tecnico (le ricordo: Pil +11% per cento; salari +12; consumi +8; occupazione +8; investimenti +18), ci stiamo avvicinando – per usare la sua metafora – più alla Grecia che alla Germania. O forse anche la Germania sta avvicinandosi a noi”.
Biuso
Segnalo un bellissimo testo del musicista Mikis Théodorakis, che mostra il vero significato della crisi finanziaria in atto e testimonia la fierezza del popolo greco, con il quale tutti gli altri -e in primo luogo il nostro- dovrebbero solidarizzare, invece che credere ingenuamente alle disastrose “ricette” dei banchieri arrivati al potere politico: La verità sulla Grecia.
agbiuso
Greg Smith è stato per molti anni dirigente della Goldman Sachs -la banca per la quale ha lavorato anche Mario Monti– per il settore derivati di Europa, Medio Oriente e Africa.
Sul New York Times di ieri ha scritto un articolo nel quale annuncia la sua decisione di lasciare questo lauto posto in quanto la banca è ormai un luogo assolutamente tossico: “And I can honestly say that the environment now is as toxic and destructive as I have ever seen it”.
Sostiene che “this decline in the firm’s moral fiber represents the single most serious threat to its long-run survival”.
Descrive le riunioni operative della banca come momenti e luoghi nei quali “not one single minute is spent asking questions about how we can help clients” poiché “it’s purely about how we can make the most possible money off of them”.
Aggiunge che “If you were an alien from Mars and sat in on one of these meetings, you would believe that a client’s success or progress was not part of the thought process at all”.
Consiglio di leggere per intero questa rarissima voce critica proveniente dal cuore del potere contemporaneo.
Biuso
Ringrazio Dario Sammartino che, da valente avvocato amministrativista, mi segnala un articolo in cui si descrive con molta chiarezza il cattivo esempio dato da un paio di ministri dell’esecutivo sacrificale, i quali percepiscono lauti stipendi da Consiglieri di Stato “fuori ruolo”.
Paolina Campo
E’ vero. L’arroganza del “mostrarsi”, dell’imporre se stessi attraverso oggetti costosi e spesso inutili(perchè il SUV e non un’ altra auto?)è purtroppo uno stile di vita, una “cultura” appunto, che va oltre l’uso corretto delle cose. Penso spesso ai bambini che comunicano tra loro tramite cellulari di ultima generazione a scapito di un sano momento di gioco, di una bella corsa tra amici. A scapito di un linguaggio sempre più deformato e contratto.E’ vero dobbiamo difenderci, non dobbiamo dare più spazio a questa assurda piega che ha preso il nostro stare al mondo.
diegob
purtroppo c’entra, caro prof. biuso
perchè è proprio questione di una cultura, di un modo di concepire se stessi, il proprio rapporto con gli altri
del resto, nel suo «cyborgsofia» c’è molto ben inteso quel rapporto fra il corpo e gli apparati, i congegni, e quindi io penso che certe autovetture vengono per lo più acquistate per il senso «fisico» di potenza e arroganza tecnomuscolare (certo qui il contesto è un uso deprecabile di quel rapporto corpo/macchina, ma sicuramente il tema della «estensione» del proprio io nel congegno anche qui lo vediamo)
io siccome ho guidato camion, fra i vari e strani mestieri della mia vita, e in effetti un mezzo potente esercita un effetto «fisico», corporale, su chi guida
questa faccenda della «dismisura» dei suv è vera, e non vien capita, cercando di spiegarla ai più, che rubricano la faccenda in una banale questione di «buon o cattivo gusto»
Roberto Battaglia
Fortunatamente l’uomo si è costituito ai carabinieri come si evince da questo link , anche se la cosa che non mi convince è il fatto che quella zona è piena di telecamere di videosorveglianza..
..costituirsi ridurrà la pena?
agbiuso
Leggo una tragica e (apparentemente) insensata notizia e mi viene in mente la domanda posta da Antonella qualche giorno fa: che cosa possiamo fare?
Potremmo cominciare con il mostrare disprezzo verso chi possiede quel tipo di automobile arrogante, inquinante, americante che si chiama SUV; potremmo non rivolgere più la parola a chi ne possiede uno, semmai ne conoscessimo personalmente. Cominciamo a difenderci.
Non c’entra con i banchieri? C’entra, invece, e molto.
La Zanzara
Sono perfettamente d’accordo con quanto il prof. Biuso scrive. Per me sta solo da capire se gli interessi delle banche coincidano con quelli della povera gente.
E’ vero, a nessuno interesa il collasso, e la speculazione senza lo speculabile determinerebbe la distruzione di entrambi. Indi per cui secondo me si sta puntando a strozzare ulteriormente l’Europa, per distruggere l’euro e ristabilire la potenza del petrodollaro – di cui stranamente nessuno più parla. Ciò porterà dunque ad una morsa pù stretta e ad un conseguente, quando verrà il momento, status quo, che punterà solo ad una propaganda ancor più forte di quella che dalla globalizzazione e dall’affermarsi del controllo su internet e sui mezzi d’informazione l’Italia ha subìto. L’applauso, i cori contro b. sono l’esempio compiuto e più lampante di come il berlusconismo – sembra paradossale, ma non lo è – abbia vinto.
Non credo inoltre che la democrazia possa essere proclamata come si sta tentando di fare per sedare il più possibile la protesta e lo scontro. La speranza verte dalla passione, ma la passione senza oggetto, senza il contenuto alla speranza è solo una fantasticheria. E’ ideologia. E mentre si fantastica, si spera, ci si propone con ottimismo, il potere fa la sua mossa . Se poi aggiungiamo che i garanti del cambiamento sono dei tecnocrati con un’età media di 60 anni il gioco è fatto : cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. La gerontocrazia plutocratica, servendosi dello scontro tra ideologie vecchie e logore, ha trovato l’elisir di lunga vita: tertium gaudens. O forse dovrei dire Goldman Sachs e gruppo Bildenberg ? L’attuazione del trattato di Lisbona è la mannaia che ben presto ricadrà sulle nostre teste.
Inoltre: le banche come istituto storico sono nate per fare gli interessi di gruppi familiari potenti che influenzavano in modo più o meno forte la politica di Regni e Comuni (Bardi e Peruzzi a Firenze è un buon esempio), determinandone ascese e depressioni lungo l’arco storico. Con il potenziamento delle strutture bancarie e l’espandersi degli scambi commerciale, le banche, divenute non più familiari ma familistiche, diventano uno strumento e un organo di tipo inter-statale (come la Lega Anseatica: una lega di città sul mare del Nord e sul Baltico unite in consorzio commerciale-bancario legate a vario titolo e modo con l’Ordine dei Cav. teutonici). L’aspetto familistico e internazionale (nel senso proprio del termine) rimane una caratteristica fondante dell’ “essere banca”, almeno fino a quando la nascita degli stati nazionali non segnerà, anche se per poco, la nazionalizzazione forzata delle banche: in effetti esse si liberalizzeranno subito, riprendendosi le fette di potere cedute nei processi nazionali dei vari paesi!
Ora, conoscendo la storia contemporanea ci accorgiamo che le banche di qualunque paese Occidentale, con varia forza, piegano come desiderano le nazioni: ricordiamo il 1870 e la crisi tedesca, la caduta depressiva della banca del 1929, la crisi post anni ’90 con ovviamente la connivenza di parti politiche che hanno tutto da guadagnare dalla speculazione…. in ciò non dimentichiamo neanche la caratteristica più importante: sono organi SOVRANAZIONALI, ossia sono slegate dai singoli interessi nazionali, il che rende la volontà di destabilizzarci una semplice operazione finanziaria dove a contare è il Danaro.
Insomma i banchieri (quelli grossi) sono una casta nemica dei popoli, sacerdoti di Mammona: il denaro è il loro credo. come ci si può affidare a gente del genere?
Consiglio a tutti la visione di questi link:
http://www.youtube.com/watch?v=WCzJWSiWJiw
http://www.youtube.com/watch?v=xQ77qhrp_I8&feature=related
La invitiamo ovviamente a continuare tale conversazione davanti una buona tazza di caffè: a breve organizzeremo un dibattito su tale argomento. Così ognuno esporrà la propria posizione.
A presto,
distinti saluti a tutti
La Zanzara
Dario
Non posso che sottoscrivere di nuovo quanto da te detto, ogni parola. Ci troviamo purtroppo in un contesto drammatico; servono azioni, rapide e chirurgicamente precise. Quando così non fosse, il paese andrebbe allo sfascio. Direi che un’altra possibile parola chiave deve essere questa: responsabilità. Del premier e dei ministri (realisticamente attendibile), di tutti i parlamentari e partiti politici (già questa un po’ meno), della società, di ognuno di noi. È l’occasione del cambiamento. Si spera che, per una volta, sia cambiamento reale ed ovviamente proficuo. Poi l’anno prossimo si andrà a votare, e almeno allora non potremo dire di non essere stati noi a scegliere il nostro futuro.
diegob
dario carissimo, la questione è interessante ed anche molto complessa
vorrei chiarire: io mi sento culturalmente, moralmente, socialmente abbastanza lontano dal mondo delle banche e della finanza e nel mio cuore c’è sempre stato l’auspicio del superamento di quel potere a favore di un potere diffuso e realmente democratico
ma, detto questo, ritengo che, almeno nel breve periodo, abbiamo tutti bisogno che il sistema finanziario sia almeno amministrato in modo decente perchè purtroppo lo stato, il nostro apparato pubblico, si regge su un gigantesco prestito che consiste nella massa dei titoli emessi
proprio ieri una persona che conosco mi ha rivelato che in giappone alcuni fondi pensione hanno venduto, svenduto, circa tre miliardi di euro di btp italiani, per levarseli dal cassetto
ma l’aspetto agghiacciante, è che non li ha comprati nessuno, cioè li ha comprati la bce, praticamente solo per evitare il disastro
queste sono cose il cui ritmo va a livello delle ore, non dei decenni o degli anni
mi vengono in mente le lotte operaie: mio padre negli anni cinquanta fece una longa lotta per occupare una fabbrica, che finì con una bella scarica di manganellate, ma loro, gli operai, durante l’occupazione, cercarono di continuare la manutenzione, non volevano che si distruggesse la fabbrica, unica speranza per il loro futuro
così un pò oggi, siamo «costretti» ad appoggiare quelli che sono per così dire i «meno peggio» del sistema
certo, è un dilemma nell’intimo di noi stessi, per lo meno quelli come me che hanno anche combattuto un certo sistema, una certa concezione del mondo
ma credo che bisogna ragionare con freddezza, i tempi lo richiedono, a mio modesto avviso
Dario
Come spesso è accaduto, io e diegob ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda ed anche adesso mi sento di condividere in pieno il suo giudizio.
Devo dire la verità, ho atteso prima di scrivere il mio commento su questa pagina, ma tutti questi giorni che stiamo vivendo sono purtroppo giorni d’attesa: la situazione nella quale ci troviamo è da tutti i punti di vista pericolosissima direi ( va da sé che sia l’ambito economico quello che sta decretando la nostra sorte, la “struttura” di marxiana memoria); ho atteso con ansia le dimissioni di B., ho atteso con ansia mista a nervosismo i giorni del totoministri del governo Monti, ho continuato ad attendere oggi, ascoltando il discorso del nostro nuovo Capo del governo e continuerò ad aspettare i primi passi dell’azione legislativa. Tutto ciò risponde ad una sola parola: speranza.
Molti non hanno riflettuto su questo, ma per quelli come me, nati non troppi anni fa, il governo Monti rappresenta praticamente l’unica grande (?), autentica(?), concreta, alternativa ai governi berlusco-prodiani degli anni passati; rappresenta in altre parole il nuovo, l’altro, la possibilità di osservare un modo diverso di fare politica e di governare, ed in tutto questo io spero che i partiti e i rappresentanti delle istituzioni politiche riescano a racimolare un po’ di quel senso dello Stato che gli è rimasto e comprendano che siamo davvero ad un ultima chiamata, ma comunque in una fase delicatissima. L’immagine descritta dai più è quella del baratro, davanti al quale ci troviamo, ma a me viene in mente un’altra immagine, tratta da “I greci e l’irrazionale”: Dodds alla fine del libro parla di un ostacolo e di un cavallo e cavaliere che arrivano fin davanti allo stesso per poi fermarsi e rifiutare il salto: ecco la metafora secondo me calza a pennello ( parole altrettanto belle e davvero significative a mio parere sono nella conclusione de “Il secolo breve” di Hobsbawm); siamo nella fase ormai imminente al salto, diciamolo chiaramente, il sistema Italia è scricchiolante, se non traballante: urgono provvedimenti politici seri, quelli da autentica classe dirigente, quelli da statisti, quelli che devono illuminare la strada nei decenni a venire; se rifiutiamo di saltare ci aspetta davvero il baratro ( e bene sottolinea davvero Diego quando parla del fatto che il rischio di una recessione sia quello di un pericolo che mica colpisce solo le banche o le grandi lobby affaristiche: se cadiamo in recessione, le banche vanno in disavanzo e chiudono i rubinetti del credito, le imprese dunque non potranno accedere ai finanziamenti e chiuderanno, si ridurranno i posti di lavoro, si andrà verso esiti inflazionistici ecc. ecc.: insomma un problema di tutti da evitare assolutamente!!!), le riforme — termine davvero inflazionato negli ultimi tempi — sono improrogabili.
Ora, parlavo di speranza, perché secondo me chi ha a cuore le sorti di questo paese non può che sperare che il tentativo di Monti vada a buon fine, non può che sperare che si imbocchi davvero il percorso della discontinuità e ci si renda conto che è bene prendere le distanze dal passato. Urge della buona politica, la speranza è che questa ultima chiamata sia l’occasione propizia per una svolta.
Mi accorgo di essere forse un po’ troppo ingenuo, diciamo che il mio entusiasmo sta già un po’ scemando nei confronti di questi ministri ( ovviamente solo per quanto riguarda i loro curricula, perché relativamente a provvedimenti ancora non se n’è visto nulla, quindi non mi permetto di giudicare per adesso!!), ma la speranza è l’ultima a morire…
Ed infine, ragionamento questo che continuo a mantenere saldo, il governo Monti era l’unica carta che potevamo permetterci di giocare: non vi erano altre alternative praticabili; certo, sarebbe stato stupendo cancellare tutti i problemi con un colpo di spugna ( compresi tutti i deputati che stanno in parlamento!!) e ricominciare da capo, ma purtroppo così non può farsi. Di questo ne sono assolutamente convinto; sia ben chiaro, anch’io ritengo che il sistema sia malato, e la crisi d’altronde ne è un chiaro sintomo, ma da qui ragionare su esiti idilliaci e visionari dei problemi attuali ce ne vuole: la politica, purtroppo, mi sono accorto che è soprattutto ragionare sul concreto e sul”possibile” non sull’ideale: pertanto, il governo che ci guiderà nei prossimi mesi era l’unica soluzione, se qualcuno ne riesce ad immaginarne un’altra, me lo faccia sapere. La domanda quindi per me è: riusciranno questi ministri e questo Presidente del Consiglio a fare della buona politica ?
Detto questo, continuo a restare nell’attesa dell’azione di governo e continuo a sperare. Perdonatemi la prolissità, ma il coinvolgimento è davvero tanto e la preoccupazione grande. Confido di aver espresso i pensieri, che mi si ingarbugliavano in mente da ormai troppi giorni, nel posto più adatto.
Saluti…
anzi, dato l’orario Good night and good luck! (ne avremo bisogno).
Paolina Campo
Un mio modestissimo parere: la situazione finanziaria versa in una crisi di non facile soluzione e penso che bisogna accettare di fare qualche sacrificio. Mi sento molto sollevata dalla figura corretta e per bene di Monti. L’Italia è fatta anche di brave persone, di gente colta che usa toni pacati, che non si lascia andare a dichiarazioni che fanno indignare anche le pietre. E quanto sono diverse le donne chiamate a coprire ruoli importanti al governo! Certo, non saranno bellissime, ma sicuramente sono donne che non hanno avuto bisogno di quote rosa(odiose!) per essere lì.
agbiuso
Caro Diego,
lei fa benissimo a scrivere qui ciò che pensa. Ci mancherebbe!
Per quanto riguarda il fallocefalo, egli possiede ancora un enorme potere politico, economico e mediatico; non bisogna quindi farsi illusioni ritenendo che sia ormai al declino.
Il punto è un altro: a generare il processo che ci ha condotti a esser “messi molto male” è stato il mondo della grande speculazione finanziaria e delle banche. Non credo quindi ci ci possa illudere che uomini provenienti da quel mondo, come Monti e Passera, possano fare qualcosa di diverso dal servire quegli interessi.
C’è un abisso tra l’identità criminale e paranoica di Berlusconi e la sobrietà del suo successore, tra la volgarità assoluta della corte che gli ruotava e gli ruota intorno e la nuova compagine di governo. Ai miei occhi questo vuol dire moltissimo. Ma è chiaro che “il problema finanziario non è in via di soluzione”.
Temo che tale soluzione sarà in ogni caso fasulla se avrà come obiettivo salvare e arricchire le banche e le loro speculazioni a danno del corpo sociale, dell’economia reale, dei ceti che lavorando offrono al vampiro finanziario il sangue di cui si sta nutrendo.
diegob
condivido le ovvie critiche allo squallore del potere del cavaliere e della sua corte, condivido anche l’opinione che il monti sia comunque espressione di un potere finanziario
però, e qui non mi sento del tutto in sintonia con quanto affermano il prof. biuso e gli altri amici, tutte persone di sicura caratura culturale e intellettuale, non sarei troppo sicuro che in qualche modo il problema finanziario è in via di soluzione, il cavaliere non c’è più, e quindi il potere da (legittimamente) criticare è quello di monti
no, siamo nel mezzo di una tempesta finanziaria mostruosa, il default non è affatto scongiurato (con tutte le conseguenze orribili per i ceti medio bassi), e la parte becera e populista della destra sta cercando di lucrare consensi in modo sfacciatamente demagogico, per un progetto di autentica distruzione della democrazia
dobbiamo stare attenti, almeno penso io, in questa delicatissima fase, a non portare acqua al mulino del cavaliere e della lega
io ho informazioni dal mondo finanziario (diciamo una specie di piccola «talpa» personale), che mi dicono che siamo messi molto male
passata la tempesta, certamente sarà giusto dare risalto ad ogni iniziativa in direzione della libertà e della dignità dei popoli, dei cittadini reali, ma non è, a mio avviso, questa la fase
speriamo che il monti ce la faccia, perchè il caimano stà li acquattato
caro prof. b., cari amici, questo è il mio pensiero, in amicizia, non potevo che scrivere ciò che penso
Nunzia Sanfilippo
Che dire? Credo ci sia tanto da dire ma ancor più da fare. Il piccolo contributo che possiamo dare è quello di far in modo che “la coscienza critica che si è storpiata nella torbida propensione a guardare dietro le quinte” (Adorno), ritorni al centro del palcoscenico.
La celebre espressione di Goya “il sonno della ragione ha creato dei mostri” ritorna ad essere attuale. La caduta del cefalopode potrebbe rappresentare un tentativo della ragione di destarsi dal lungo sonno ma ahimè non è cosi. Non è stata la ragione che lo ha scaraventato giù, non è stato il popolo italiano a ripudiarlo e a ricacciarlo agli inferi, ma la mano invisibile di Smith che inizia a far vedere “un dito alla volta” la sua crudele natura. Condivido pienamente quanto ho letto, ogni riflessione qui scritta è tristemente vera.
Berlusconi è caduto e ne sono felice, ma la mia paura è nutrita dalla constatazione che la politica italiana si è talmente concentrata sulle vicissitudini di questo inutile uomo affetto da bulimia sessuale che, ha trascurato uno dei più grandi tumori della politica, la completa subordinazione di questa al capitalismo.
Oggi in Italia non esiste una valida alternativa, il fatto che Berlusconi sia uscito dallo scenario politico non mi consola per niente, il problema rimane perché molti come me rimarranno gli stessi studenti che, fino a qualche anno fa sognavano di poter proseguire gli studi, di vincere magari un dottorato di ricerca, di poter serenamente vivere nella propria patria, di essere rappresentati da una classe colta e facinorosa, di non dover impegnare le serate a contare quanti “talleri” rimangono nella tasca, di non dover vituperare ogni santo giorno contro le classi dirigenti che continuano a proporci l’austerity per le popolazioni, mentre le rendite e i privilegi della finanza, dei grandi possidenti e della politica rimangono intonse.
Appena appresa la notizia del governo Monti, riflettevo sul fatto che la maggior parte dei nostri funzionari pubblici proviene dalla più grande banca del mondo, credo sia proprio questo il motivo per cui al centro delle agende politiche di tutti i paesi del mondo è posta una cultura finalizzata al mantenimento di un sistema finanziario che proprio in questi ultimi anni ha fatto emergere le sue pecche, travolgendo la cittadinanza globale in una crisi dalla quale difficilmente riusciamo ad emergere.
Sarà deformazione professionale, ma quello che mi fa più paura è guardare un sistema di potere generalizzato che ha eliminato dal suo discorso l’individuo, il rispetto per la persona e per il suo futuro. La Goldman Sachs è una porcheria immane, è la regina ape da cui vengono sfornati tutti i pecchioni.
Cambierei idea su Monti, o quantomeno potrei acquistare un po’ di fiducia nei suoi confronti, se decidesse di prendere delle misure che per una volta vanno incontro al popolo e non alla solita classe di trematodi che ci governa! Cambierei idea se riformasse la casta, se dimezzasse gli stipendi dei suoi membri, obbligandoli a comprare titoli di stato a valenza decennale. Basta! Niente chiacchiere, via le Maserati e che usi la cesoia! Sarà pure il gota della finanza, riuscirà a gestire la situazione, ma il problema rimane! Vorrei che per una volta l’ape regina fosse la classe degli studenti, dei ricercatori… Riassumo il mio discorso con il grande Totò: “A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?”!
Roberto Battaglia
Interessanti entrambi, anche se ho apprezzato maggiormente l’articolo di Angelo d’Orsi perchè mi sono rispecchiato in molte cose che ha scritto. Soprattutto quando descrive il momento in cui Berlusconi da le sue dimissioni: “Il quale, la sera seguente, non ha arretrato dal recitare la parte del salvatore della patria, che fa fatto un passo indietro, mostrando senso dello Stato e generosità “.
Ho provato lo stesso stato d’animo dell’autore che con molta enfasi esordisce nel capoverso dando del “maniaco sessuale, finito al governo del Paese. Un corruttore, un bugiardo, un ridicolo pagliaccio” a Berlusconi.
Questa recita da teatrino scolastico l’ho avvertita anche io nello stesso istante, e ho sorriso perchè pensavo: almeno è l’ultima pagliacciata che devo sorbirmi.
Infine, trovandomi nella situazione di studente universitario, mi sento di aggiungere all’articolo di d’Orsi un motivo in più per gioire della caduta di questo governo: La Gelmini a casa….e credetemi non è poco!
agbiuso
Su quanto sta accadendo in Italia in questi giorni, consiglio di leggere due articoli:
– Franco Bifo Berardi, La caduta di B. e l’uovo del serpente di Goldman Sachs;
– Angelo d’Orsi, Da Berlusconi a Monti, perché è giusto gioire.
agbiuso
La tua domanda, Antonella, è fondamentale e difficile.
Mario ti ha risposto in un modo che condivido pienamente.
Aggiungo che credo si debba riconoscere che la situazione è di stallo poiché le forze che governano davvero le società sono -di fatto- anonime.
I decisori politici (presidenti, primi ministri, parlamenti) sono chiaramente eterodiretti dalle grandi istituzioni della finanza internazionale, che ormai comincia anche a mettere direttamente al governo dei propri rappresentanti (Grecia, adesso Italia). Nel più potente Paese del mondo il presidente è soltanto un fantoccio nelle mani delle banche, dei petrolieri, dei produttori di armi. Reagan, i Bush, Obama lo dimostrano in modo secondo me palese.
Poter incidere su simili forze da parte del singolo è del tutto velleitario. Soltanto dei movimenti collettivi potrebbero almeno rallentare e attutire l’operato del mercato capitalistico e dei suoi mercanti, privi di qualunque interesse che vada oltre la perpetuazione di se stessi.
Individualmente possiamo e dobbiamo fare di tutto per tenerci informati, per comprendere tali dinamiche, per non farci ingannare dalla grande stampa (di qualunque colore; il televisore è meglio buttarlo via), per dire come stanno le cose ogni volta che ne abbiamo l’occasione. Anche per questo continuo a scrivere qui e intendo il sito in una chiave politica. Senza le vostre reazioni, contributi, testi, questo spazio sarebbe monco.
Una speranza è data da movimenti spontanei e apartitici come quelli sorti in Spagna e come il NO TAV in Piemonte. Ma l’Italia non è la Spagna. Un’analisi ampiamente condivisibile, che offre qualche apertura all’agire e al pensare, si trova in un articolo della rivista anarchica A (il cui link è sempre presente qui nella colonna di sinistra). Si intitola Venti di rivolta, l’autore è Andrea Papi. Consiglio la lettura di questo e di altri articoli della rivista, liberamente consultabili.
Studiare, pensare, parlare è quanto possiamo e dobbiamo fare, per noi stessi e per gli altri.
mario
Grazie Antonella: proseguo nella citazione proponendo di far sentire ai Signori dei Listini un sano puzzo di lanciafiamme alla Kurt Russell portato dal vento…
Si sa che l’umanità (politici, debitori, fornitori, amanti, in fondo tutti noi) non ti rispetta mai come quando ti teme. Brutto dirlo? Bruttissimo, ma l’umanità è pigra: se tutto procede come al solito si tende a dire “ok così, sistemato” (le pensioni, i pagamenti, qualunque scomodo dovere).
Siccome oggi si dà per scontato che “interesse della finanza = dell’economia = della società tutta”, forse possiamo far loro intuire che non è così e che uno che prende 40.000 €/anno di pensione e risolve il dramma tagliando le nostre può sempre trovarsi a testa in giù nella sua auto blindata rovesciata in strada.
Lo spread, il BTP, l’interesse consolidato etc son questioni su cui LORO ci menano continuamente per il naso, ma secondo me a crepare per difendere i 40.000 di pensione (propri, di Scilipoti o della Casta) magari uno ci pensa su due volte.
Esprimo riflessioni con la benda di Kurt sull’occhio, lo so, e (come diceva Woody Allen) non le condivido affatto. Ma… c’è ancora tempo per fare i raffinati?
antonella
Il mostro è mutante: descrive bene lo stato attuale delle cose. Penso che Mario abbia colto nel segno. Ma se noi siamo provati, piuttosto che stare a vedere cosa succede, prima che fagociti tutto e tutti, quale mossa possiamo fare per cambiare, per non diventare servi?
aurora
Non è festa grande,non ancora,le borse fanno presto ad andare giù e altrettanto presto ad andare su,chi non ha niente, vince la noia, leggendo le vicissitudini di chi ha molto e perde molto,chi non ha niente qualche volta,in occasioni specialissime, stappa una bottiglia di spumante
diegob
capisco il senso di sollievo, ma i festeggiamenti son stati fuori luogo
sulla questione della finanza, io credo alle tesi dell’economista spezzino vladimiro giacchè (c’è un suo prezioso blog sul «fatto quotidiano»)
la tesi di giacchè, espressa molto alla buona come può fare un digiuno d’economia, è che la finanza rapace è una conseguenza e non la causa della crisi
la crisi è una «normale» crisi ciclica del capitalismo che, nell’arretrare del profitto derivante dalla produzione, ha spostato il guadagno sull’investimento finanziario, una sorta di «nuovo» mercato
quindi in qualche modo la finanza ha «congelato» la crisi classica per un certo periodo (durante gli anni 90) ma poi, inesorabilmente, il ciclo di crisi arriva
sulla stessa linea più o meno è anche loretta napoleoni
certamente la ricetta liberista applicata da persone non delinquenti è meglio che avere il crimine al potere, ma non muta le linee di fondo del problema
il problema della redistribuzione del reddito è drammatico e sempre crescente, e io sono convinto che bisogna inventarsi qualcosa di diverso dalla classica concatenazione fra un lavoro ed un salario, cioè credo che il reddito debba essere, almeno per i tanti che saranno senza lavoro, un diritto di cittadinanza
i diritti del cittadino debbono rimpiazzare quelli del lavoratore, perchè la povertà sta attanagliando duramente molte realtà del piccolo commercio e della piccola impresa, sono decine gli imprenditori, medi e piccoli, che si sono uccisi in questi anni
sono pessimista, per ora, anche se avere almeno persone non immorali nel proprio comportamento personale è già un sollievo
mario
“- Sei l’unico scampato?
– No ci sei anche tu.
…
– Gli incendi hanno rialzato la temperatura. …Ma
non durerà a lungo.
– Nemmeno noi.
– E allora?
– E allora niente.
– Se hai paura di me…
– Non dobbiamo temere l’uno dall’altro. Siamo troppo
provati per tentare qualcosa.
– Beh… che facciamo?
– Perché… non aspettiamo qui ancora un po’…
e vediamo che succede?”.
(scena finale da “La Cosa” di John Carpenter, 1982)
Mica roba da niente tirar fuori qualcosa di non già detto sugli “ultimi giorni di Pompei”, qualcosa di non già detto meglio dai finissimi opinionisti che in questi giorni ce la sminuzzano davanti agli occhi, minuto per minuto, da ogni schermo .
Cosa può aggiungere a tanto l’umile scrittore pulp? tutt’al più uno spunto dal suo mondo di mostri.
Nella scena di cui ho riportato il dialogo intirizzito , Kurt Russell ha appena ucciso il mostro, ma la base artica è in fiamme e intorno ai due superstiti c’è solo il ghiaccio eterno. E, quel che è peggio, entrambi sanno che il mostro è mutante, capacissimo di occupare il corpo di qualunque essere amico per rigenerarsi e continuare la sua strisciante marcia di occupazione del nostro mondo. Potrebbe persino covare nel sangue di uno di loro due, ora…
Ora è festa grande, per chi ha sopportato il nuovo ventennio di videocracy che ci sembra concluso. Ma che è cominciato quando La Cosa ha occupato i corpi di molti che poco prima tiravano le monetine a Craxi in fuga e subito dopo l’hanno accolta senza difese immunitarie.
Ricordiamocelo bene, questo meccanismo, perché mi pare che – sarà colpa del dna italico, o di quello umano in genere – non sia la prima volta che ci colpisce.
E di un’altra, noi – per motivi anagrafici – potremmo non arrivare a stappare lo spumante alla fine.
Ma forse non solo noi.
Cin cin. Ma fate un bel ripasso del Carpenter: non sono ancora andati in Tunisia, “Essi vivono”.