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Il giullare

Invito a guardare un filmato tratto dalla conferenza stampa del 23 ottobre 2011 di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel.
Stavolta non si tratta di qualche presentatore di programmi satirici ma dei due maggiori capi di governo dell’Europa. Sono essi -e i giornalisti in sala- che ridono di Berlusconi e, di conseguenza, dell’Italia. Mi sento umiliato ma hanno perfettamente ragione, perfettamente. Siamo lo zimbello del mondo. Se lo merita questo popolo vile, disonesto, mafioso e analfabeta. Mi vergogno. Non ho fatto abbastanza contro questo vecchio buffone incapace.

14 commenti

  • agbiuso

    Dicembre 12, 2012

    Sulle gravi responsabilità dell’Europa e di Monti nel persistere dell’arroganza berlusconiana, Barbara Spinelli ha formulato delle riflessioni in gran parte condivisibili:

    Lo spirito del tempo
    (la Repubblica, 12.12.2012).

  • Roberto Battaglia

    Novembre 8, 2011

    Speriamo di poter stappare una bottiglia di spumante tra qualche ora…

  • biagio guastella

    Novembre 2, 2011

    “Del resto c’è da chiedersi cos’è più scandaloso:se la provocatoria ostinazione dei potenti a restare al potere,o l’apolitica passività del paese ad accettare la loro stessa fisica presenza.” (P.P.Pasolini,da “Scritti corsari”)

  • filippo scuderi

    Novembre 1, 2011

    appunti presi da internet; (VOGLIO PENSARE POSITIVO)

    A)l’ICE organizza, in collaborazione con l’AIE-Associazione Italiana Editori, il padiglione italiano alla BookExpo America 2011, che si terrà dal 23 al 26 maggio presso il Jacob K. Javits Center di New York.
    La manifestazione è la più importante per il settore dell’editoria negli USA e uno tra i più rinomati appuntamenti di settore a livello mondiale. Nel 2010 la fiera ha visto la presenza di 27. 211 visitatori provenienti da tutto il mondo, tra agenti, scout, produttori di film e di TV e autori, 1.350 espositori e 2.334 giornalisti.
    Novità di quest’anno è la partecipazione dell’Italia in qualità di Paese Focus al Global Market Forum, la sessione di seminari professionali che si svolge prima dell’apertura della fiera. Il 23 maggio si svolgeranno infatti i simposi organizzati dall’AIE, con relatori italiani e americani su temi di interesse per i due mercati: dalla letteratura per ragazzi ai libri d’arte, dal mercato digitale europeo all’import-export di libri e diritti tra USA e Italia, alla presentazione delle fiere dell’editoria in Italia. Sarà un’occasione per porre in evidenza la nostra editoria al fine di incrementare gli scambi – e in particolare la vendita di titoli italiani – con il maggior mercato mondiale, ma anche per mettere a confronto relatori italiani e statunitensi del mondo del libro.
    All’edizione 2011 l’ICE realizza, in collaborazione con l’AIE, il padiglione italiano su un’area di 150 mq, con 29 tra case editrici, scuole di lingua ed enti fieristici italiani.
    Il mercato editoriale statunitense – il più grande al mondo – è un mercato difficile, non solo per l’Italia ma per tutti i Paesi europei (ad eccezione del Regno Unito), ma che offre interessanti opportunità grazie al crescente interesse per la cultura e la lingua italiana, favorito da due fenomeni: l’ampliamento delle cattedre e dei corsi di lingua italiana presso le Università e le scuole superiori negli ultimi anni. Solo nel 2008 il numero di studenti di italiano nelle scuole superiori è passato da 65.000 a 78.000, stesso numero si raggiunge nelle Università. Il secondo motivo, la riscoperta da parte delle nuove generazioni della numerosa comunità italo-americana, del valore delle proprie origini e della propria cultura.

    B)Il 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia in USA. La musica di Verdi e le arie pucciniane saranno la colonna sonora per le celebrazioni organizzate dall’ambasciata italiana a Washington per il 17 marzo. Mentre lo stesso presidente Barack Obama rende omaggio alla ricorrenza dell’Unità, la nostra rappresentanza diplomatica pubblica l’elenco degli eventi nella Capitale e in tutta l’Unione. Sarà la cultura italiana a occupare i grandi spazi museali di Washington. Al museo nazionale di storia americana si sentiranno le note di cinque Stradivari, mentre il teatro dell’Opera ospiterà il Don Pasquale di Donizetti per concludere in giugno con una mostra sulla civiltà etrusca che sarà allestita al National Geographic museum. Canaletto, invece, sarà l’arista che arricchirà le sale della sede della diplomazia italiana dal 1° aprile.
    Le altre grandi città Usa renderanno omaggio al 150esimo e alla cultura italiana in molti modi. Si passa dalla Notte tricolore di Boston (8 aprile) alla mostra di Francesco Nonino con le sue foto a Detroit. Houston celebrerà l’Italia col cinema e Dallas allestirà al teatro dell’Opera il Rigoletto di Verdi.
    Los Angeles sarà tricolore il 17 marzo con una notte italiana all’istituto italiano di cultura, mentre l’Ucla celebrerà Francesco De Sanctis. San Francisco esalta l’Italia con un festival dal 29 marzo al 19 aprile dedicato ai film dal tema risorgimentale presso l’istituto italiano di cultura. Infine New York, con una serata all’auditorium, proprio oggi, 17 marzo, celebra il 150esimo ricordando Giuseppe Garibaldi.

    C)L’avevano sempre invitato, per tre anni consecutivi, ma non si era mai presentato prima di ora all’annuale serata di gala della Niaf, la National Italian American Foundation. Non l’aveva mai fatto, nonostante i suoi predecessori – da Bill Clinton a Jimmy Carter, da Ronald Reagan a George W. Bush – fossero stati ospiti fissi del più importante (e istituzionale) ritrovo della comunità italo-americana degli Usa.
    Aperto con un Viva l’Italia in italiano, proseguito con un elogio al nostro Paese: “E’uno dei nostri maggiori alleati, Stato fondatore della Nato”; e intercalato da qualche espressione nella nostra lingua, come quando ha detto, rivolgendosi alla platea: “è bello parlare con tanti amici”, il discorso è stato dedicato più alla storia degli italiani d’America che alle relazioni tra i due governi
    Per questo, il suo discorso alla fine è stato un inno all’Italianità, un omaggio al contributo che l’Italia ha dato alla crescita come nazione degli Stati Uniti. Tra una citazione di Leonardo da Vinci e una di Niccolò Macchiavelli, passando per sportici e attori, Barack Obama ha fatto una sorta di storia della contaminazione italiana dell’America.

    “Cosa sarebbe stata senza i viaggi di Colombo, Verrazzano e Vespucci? Cosa sarebbero la scienza e la tecnologia senza non solo Da Vinci e Galileo, ma senza Fermi? Cosa sarebbero i film e la musica senza la magia di Capra, Sinatra e Sophia Loren, i miei preferiti? Cosa sarebbero gli sport senza il fegato e la grinta di Di Joe Di Maggio?”, ha scandito Obama
    “PENSARE POSITIVO”

  • agbiuso

    Ottobre 28, 2011

    Il linguaggio di b. e dei suoi amici descrive bene che cosa sia un “popolo vile, disonesto, mafioso e analfabeta”.

  • agbiuso

    Ottobre 27, 2011

     

    Sono tutti e due veri? Lo è uno solo? E quale?
    Lo si può scoprire in un intervento di Concetto Vecchio.

    Invito anche a leggere una piccola antologia di ciò che in questi giorni la stampa europea pensa di “questo clownesco primo ministro” (appunto).

  • Paolina Campo

    Ottobre 27, 2011

    Molto bella la nota di speranza di riuscire un giorno a sfogliare un libro di storia e trovarci un capitolo dedicato al periodo berlusconiano ormai passato. Perchè, è vero, di “berlusconianesimo” si dovrà scrivere tra quelle pagine. Perchè non è tanto Berlusconi, il suo viso artefatto, le sue figuracce, la sua risata volgare che grava sulla storia del nostro tempo presente. E’ il fatto di vederci circondati da gente che anche nel quotidiano sembra sforzarsi di somigliargli. Penso che chi riesce a guardare con sospetto ed indignazione al berlusconianesimo, abbia la responsabilità di mostrare che c’è ben altro oltre il denaro, le donne, il potere.C’è un mondo che aspetta di essere preso sul serio, un mondo in cui bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare, ognuno secondo le proprie possibilità e i propri limiti. Ma con onestà.

  • agbiuso

    Ottobre 25, 2011

    “so bene che il padrone di casa di questo bellissimo sito è abbastanza vicino alle istanze del pensiero libertario e, immagino, non ami troppo le strutture politiche gerarchizzate, anche quando fossero guidate da uomini giusti

    ed anch’io, in parte, la penso così, ma lo sconcio morale di questi anni fa rimpiangere certe concezioni della politica, per quanto non libertarie, per quanto rigidamente militanti, che avevano però il senso del rigore morale, o per lo meno la vergogna nei confronti della disonestà, invece che l’arroganza che definisce la morale un noioso moralismo”

    E’ vero, caro Diego. Non c’è confronto tra la volgare avidità degli amministratori contemporanei della cosa pubblica e i comportamenti di altri periodi della storia repubblicana. Per quanto corruzione e malaffare siano stati sempre presenti, essi venivano temperati dal senso civico collettivo, dall’adesione alle ideologie forti, da organizzazioni politiche -alcuni partiti- che tenevano sotto controllo la disonestà dei loro membri.
    Ma già Enrico Berlinguer denunciò la trasformazione dei partiti stessi in comitati d’affari sempre più lontani da ogni rispetto per la cosa pubblica. Il Pd, pur erede in parte di questa tradizione, è ormai ridotto al pietoso stato documentato anche dall’articolo di Travaglio che ho segnalato poco fa in un altro commento.
    Grazie sempre per l’apprezzamento e soprattutto per l’attivo contributo che lei offre a questo sito.

  • diegob

    Ottobre 25, 2011

    Tutto ciò mi da raccapriccio: notare come in effetti, B. sia “legittimato” a stare dove sta, poiché è innegabile che rappresenti l’italiano medio: è incredibile osservare come tutto quell’humus culturale, quanto di peggiore l’Italia è stata da molti anni a questa parte, si incarni perfettamente in lui; e allora a momenti rabbrividisco per l’esattezza di quest’equazione elettorale

    in effetti, ottimo dario, come non condividere queste considerazioni? sono anch’io dell’idea che il personaggio in oggetto sia anche lo specchio, oppure il compendio, di un certo diffuso modo d’essere;

    vorrei però rilevare una carenza di fondo, a mio avviso non spesso evidenziata, che risiede proprio anche nel modo di essere della politica, del fare politica, in questi nostri tempi post moderni

    credo che sia anche la crisi dei partiti politici un elemento del problema; certamente i partiti sono stati per decenni soprattutto degli opachi e tristi centri di potere, ma la loro funzione, la funzione pensata dai costituenti, era ben più nobile

    mi sovviene il partito come lo intendeva gramsci, cioè come l’intellettuale collettivo, cioè il luogo dove si sviluppano idee, dove si tramutano le istanze sparse del corpo sociale in progetti concreti, dove, e qui stà il punto, non si insegue il peggio che emerge dalla pancia del corpo sociale, ma invece si tenta, si attua, un qualche progetto educativo, cercando dal corpo sociale di filtrare il buono, non gli scarti maleodoranti

    se la politica non è nobile, allora insegue i desideri egoistici di ogni gruppo elettorale, di ogni corporazione, mentre la politica dovrebbe tendere al bene collettivo, se non al superamento almeno alla sintesi degli egoismi

    so bene che il padrone di casa di questo bellissimo sito è abbastanza vicino alle istanze del pensiero libertario e, immagino, non ami troppo le strutture politiche gerarchizzate, anche quando fossero guidate da uomini giusti

    ed anch’io, in parte, la penso così, ma lo sconcio morale di questi anni fa rimpiangere certe concezioni della politica, per quanto non libertarie, per quanto rigidamente militanti, che avevano però il senso del rigore morale, o per lo meno la vergogna nei confronti della disonestà, invece che l’arroganza che definisce la morale un noioso moralismo

    son stato lungo, scusate

  • anna

    Ottobre 25, 2011

    caro alberto
    è stato, è vero, detto quasi tutto, quello che manca è la farsa di queste ultime ore: il giullare isterico che non riesce a muovere le fila e rischia … l’assenza di decisione. Un’amara conferma alle ironie franco-tedesche.

  • aurora

    Ottobre 24, 2011

    è stato già detto tutto non aggiungo niente

  • Dario

    Ottobre 24, 2011

    Purtroppo, caro professore, questo è il rovescio della medaglia della democrazia; la cosa più inquietante di tutte infatti, secondo me, è che — si voglia o non si voglia ammetterlo — Berlusconi è il nostro capo di governo e questo vuol dire che lo è diventato attraverso libere elezioni (al di là dei vari giochetti di potere, della corruzione, brogli o scorrettezze varie ecc. ecc. che possono esserci state) e che, insomma, egli rappresenta letteralmente una parte, e neanche minoritaria a quanto pare, di questo paese. Tutto ciò mi da raccapriccio: notare come in effetti, B. sia “legittimato” a stare dove sta, poiché è innegabile che rappresenti l’italiano medio: è incredibile osservare come tutto quell’humus culturale, quanto di peggiore l’Italia è stata da molti anni a questa parte, si incarni perfettamente in lui; e allora a momenti rabbrividisco per l’esattezza di quest’equazione elettorale e tutte le migliaia di voti che sono confluite sotto quel nome mi sembrano segnare con un marchio di volgarità e grettezza le varie città di questo paese: il grand’uomo, quello che si è fatto da sé; il “messia” autentico del modello manageriale ed imprenditoriale; l’uomo ricco, potente, ma soprattutto l’autentico campione della peggiore cultura piccolo-borghese d’Italia; direi quasi “l’uomo della provvidenza” per un paese che aveva bisogno di una nuova guida evidentemente, all’epoca della famigerata (!) “discesa in campo”; in ultima analisi anche tutte le vicende più recenti, che gravitano attorno ad escort e scandali sessuali di ogni sorta, non sono che l’ultimo colpo di pennello che va a decorare il quadro: perché è ovvio che non può che fare piacere se il nostro Presidente del Consiglio riesce (o per lo meno lo afferma) di andare con 8 donne di fila, perché meglio così che gay, perché in fondo questa non è che l’ultima perla che si aggiunge alla collana del potere che l’italiano medio gli invidia: soldi, autorità, donne.
    Eppure, continuo a pensare che, più di Berlusconi, sia il berlusconismo l’autentico tumore della nostra politica al giorno d’oggi, quello che a tutti i costi bisognerà curare: giacché, se c’è una cosa che quest’uomo ha fatto è proprio degradare il decoro delle istituzioni ad un livello inimmaginabile; non arrivo a dire, come ha fatto Cacciari sull’Espresso di qualche mese addietro, che Berlusconi è effetto e non causa, ma quello che è certo è che nessuno dura eterno e prima o poi anche lui dovrà passare la mano; resterà purtroppo in piedi il becero edificio che ha costruito: spero veramente che possa arrivare qualcuno o qualcosa che riesca ad abbatterlo.
    In conclusione, vorrei spezzare la lancia anche a favore di un sentimento che indebitamente negli ultimi anni è stato sbandierato ( e con quale trasporto poi) dalla destra, con gravissima colpa, a mio parere, della sinistra: vale a dire “patriottismo”. Io amo l’Italia, credo che sia veramente il (più) “Bel-paese” del mondo e amo anche gli italiani: non li condanno tutti in blocco, so che c’è del buono nel nostro paese, so che ci sono anticorpi che possono tentare di combattere questo morbo politico, so che non tutti per fortuna si rispecchiano in questo governo e nella sua sovrastruttura culturale ed antropologica, so che esistono nuove forze e — quindi — nuove speranze per un futuro diverso e migliore. Per questo non smetto di avere a cuore le sorti di questa nazione e pertanto con più convinzione non posso che deprecare questa politica e questi politicanti.
    Dopotutto, la storia vince ogni cosa ed il tempo ingloba tutto: fra qualche anno, se ci capiterà fra le mani un libro di storia, spero davvero che potremo sfogliare un capitolo della storia d’Italia intitolato “Il periodo berlusconiano”: solo un capitolo per l’appunto; e poi voltare pagina e leggere i capitoli successivi. Direi per forza di cose migliori: ce lo meritiamo.

    P.S.
    Mi si perdoni la lunghezza degli scritti; ogni volta mi lascio trasportare 🙂

    Saluti

  • agbiuso

    Ottobre 24, 2011

    La ringrazio molto di questa segnalazione.
    Il servizio del TG1 è un’infamia degna della Pravda o della Televisione di stato cinese. E i giornalisti che lo hanno prodotto meritano solo un aggettivo: servi.

  • Laura Caponetto

    Ottobre 24, 2011

    L’Italia è evidentemente diventata lo zimbello d’Europa e del mondo intero (le rivelazioni di WikiLeaks ci dicono chiaramente la bassa considerazione di cui gode Berlusconi negli Usa). Nonostante l’evidenza, i tg provano ancora a prenderci in giro, così come fa ogni giorno, in ogni intervista, il premier. Qui l’interpretazione delle risate della Merkel e di Sarkozy data dal tg1.

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