Ora che con estrema lentezza ma anche con inevitabile parabola il più volgare politico italiano dell’età moderna va dissolvendosi, non bisogna dimenticare che parte dei suoi crimini sono stati e continuano a essere le guerre coloniali in Afghanistan, in Iraq e in Libia. La tragedia dentro la tragedia è che tali crimini sono stati e continuano a essere perpetrati con la complicità convinta del Partito Democratico e del centrosinistra in genere. E persino con il sostegno di settori della sinistra radicale, come quella che parla in Micromega e nel Manifesto.
Il fardello dell’uomo bianco si espresse una volta sotto il sole trascendente del cristianesimo, poi nella freddezza dello scientismo positivista (del quale l’imperialismo sovietico è stato una potente variante), ora trionfa tramite la menzognera formula della “democrazia” e dei “diritti umani”. Ma si tratta sempre della stessa ossessiva volontà di uniformare il molteplice all’uno, si tratta della stessa mortale presunzione di rappresentare il valore e la verità unica del mondo. Io sono orgoglioso di essere europeo ma lo sono perché l’Europa è stata ed è la terra del tramonto della verità e non il luogo di un’identità dogmatica, che essa sia religiosa, scientifica o politica. Perché la pace sta nelle differenze.
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11 commenti
aurora
L’autismo a volte si manifesta in periodi discontinui, con chiusure dentro se stessi le persone interagiscono ascoltando il mondo circostante senza dimostrazioni partecipative,cioè nella meditazione e nel silenzio
L’ambasciatore Usa in Libia è stato ucciso,pare fosse una brava persona, la primavera araba si sta impantanando in stragi orrende
agbiuso
L’ambasciatore Usa in Libia è stato ucciso da -sembra- libici islamisti, a causa di un film ritenuto blasfemo.
Questo è uno dei risultati della sostituzione di un governo laico -come quello di Gheddafi- con un coacervo di fanatici islamisti. La stessa operazione fu compiuta in Iraq e si tenta di replicarla in Siria.
I governanti statunitensi sono talmente ottusi da non rendersi conto che stanno sostenendo i più radicali tra i loro nemici, come già fecero in Afghanistan.
E’, afferma giustamente Marco Tarchi, la Nemesi della storia.
Ma non ci sono speranze, gli statunitensi sono troppo arroganti per imparare.
aurora
Gentile professore,
Grazie per avermi ricordato il vulnus di Ermengarda”Sparsa le trecce morbide
su l’affannoso petto”,ecc., io le invio “ Ognuno sta solo sul cuor della terra – trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera” (Quasimodo)
agbiuso
Gentile Aurora, la ringrazio molto di questa sua testimonianza che ci ricorda come il non liberarsi da soli conduca inevitabilmente a rimanere servi di qualcun altro.
Lo spiega da par suo anche Alessandro Manzoni nel bellissimo coro dell’Adelchi.
aurora
“29 marzo 2011Postato in: Interviste
Dall’ Intelligenza Artificiale alla politica:
dialogo con un grande filosofo della mente”
gentile professore,
ho rivisto le poche indicazioni che parlano di lei per rendermi conto che nella sua intelligenza c’è posto per moltissimi argomenti che stimolano la sua sensibilità,la mia cultura non arriva a tanto,associo l’attuale colonialismo,alla fine della 2^guerra mondiale,1939-1945, quando gli americani sono arrivati a Roma, ci hanno liberato dal nazismo e da Mussolini,nel contempo,la nostra democrazia era molto condizionata dall’interferenza che la politica americana esercitava sul nostro governo, alla quale presidenza c’era De Gasperi,io mi ricordo che gli americani, oltre alla fame materiale che ci hanno tolto saziandoci, hanno portato la loro cultura molto avanzata,i loro films ci mostravano le loro bellissime case,Esther Williams,Gingers Rogers,Fred Astaires,mi hanno aiutato a superare gli orrori della guerra.Nei vincitori c’è superbia ed arroganza, oltre alla brutalità,ovvio che la più grande potenza democratica del mondo, esprima oltre ai suoi lati buoni anche quelli orripilanti,le differenze nei popoli sono la ricchezza delle esistenze di tutti, naturalmente, anche per me
agbiuso
Gentile Aurora,
Fini afferma che “i Talebani sono feroci e crudeli in battaglia, certo, ma non pisciano sui nemici uccisi, non pisciano sui prigionieri ma li trattano, finché conservano questo status, con rispetto e, se sono stranieri, come ospiti. Possono uccidere, e uccidono, ma non torturano. Hanno conservato il senso di sé e della propria e altrui dignità, valori prepolitici, prereligiosi, di cui la cultura superiore si è completamente svuotata”. Credo che abbia ragione, e questa è una prima differenza.
La seconda, importantissima, è che nessun talebano ha mai attaccato gli USA (o l’Europa), mentre gli Stati Uniti e i loro servi -Italia compresa- hanno massacrato centinaia di migliaia di afghani, hanno reso quel Paese un inferno, e nonostante questo hanno perso la loro guerra.
I costumi, le leggi, la visione del mondo, la religione dei talebani possono non piacerci -a me non piacciono- ma questo non è un motivo sufficiente per andare a bombardarli. Essere convinti del contrario è un atteggiamento storico-psicologico che ha un nome ben preciso, si chiama colonialismo ed è un crimine non soltanto politico ma anche culturale poiché consiste nella negazione della differenze in nome, appunto, dell’identità.
aurora
Grazie per avere segnalato l’approfondimento di Massimo Fini,quello che dice è molto interessante e non si può non essere d’accordo,si prova orrore nei confronti di chi compie azioni così rivoltanti,non mi schiero a favore, della più grande potenza (“democratica”) del mondo,ma rifletto sulla cultura della politica predicata dai talebani, che mi risulta essere estremista e altrettanto violenta,l’orrore è sempre rivoltante da qualsiasi parte provenga
agbiuso
I soldati della più grande potenza (“democratica”) del mondo orinano sui cadaveri dei loro nemici.
Massimo Fini spiega con chiarezza il significato di questo e di altri analoghi atti compiuti dai rappresentanti di una civiltà in disfacimento.
aurora
confermo quello che dice diegob, questa pagina che il prof. agbiuso ci manda è importante perchè ci rende partecipe di interessantissimi avvenimenti culturali che ci sfuggirebbero e gliene sono grata,d’altra parte l’offerta culturale della rete è talmente vasta che qualche cosa passa senza essere notata cordiali saluti
agbiuso
“ecco una domanda: le tradizioni, che in passato, dai tempi dell’illuminismo, era bene superare, oltrepassare, non sono oggi, in fondo, il vero progresso? non ha forse un cuore antico, antichissimo, la risposta più attuale alla dura lotta che ci aspetta?”
La sua domanda, caro Diego, è importante e ha la risposta nel ragionamento che la precede.
Se, infatti, non si dà un solo itinerario nella comprensione del mondo -ma piuttosto una molteplicità di strutture, ipotesi, visioni, storie- ne consegue che nessun paradigma può aspirare a porsi come assoluto ma solo in quanto strumento che qui e ora può aiutare gli individui e le comunità a trovare un significato all’esistenza. Le tradizioni non possono pretendere di essere onorate per sempre -visto che davvero tutto scorre- ma neppure le credenze condivise in un determinato luogo possono essere imposte ad altre comunità né i paradigmi del presente possono applicarsi come valori assoluti al passato e al futuro.
Io credo che sia questo uno dei significati più plausibili della tesi nietzscheana per la quale «direi: no, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni» (Frammenti postumi 1885-1887, 7[60]).
Naturalmente la questione da lei posta può essere affrontata anche in altri modi. Con il riconoscimento, ad esempio, che la vita collettiva è un pulsare di tradizione e innovazione, dove il primo termine è indispensabile quanto il secondo.
O anche sostenendo, come faceva Pasolini, “la tradizione di bellezza delle città italiane” contro la volgare metastasi urbanistica che negli anni Cinquanta e Sessanta voleva cancellare antichi borghi e centri storici italiani in nome di uno sviluppo che non costituiva affatto un progresso. Più in generale, scriveva Pasolini, non bisogna «confondere mai, neanche per un solo istante, l’idea di ‘progresso’ con la realtà di questo ‘sviluppo’» (Scritti corsari, Garzanti 1990, p. 177).
E quindi ciò che lei chiama “tradizione” può rappresentare davvero una forma di difesa dell’identità di luoghi e comunità rispetto all’arroganza di chi intende uniformare l’intero pianeta al proprio modello di vita, qualunque esso sia.
diegob
è vero, caro prof. biuso, che sussite la malsana presunzione di ricondurre ogni stile di vita, ogni modo di essere, ogni forma di umana convivenza, ad un modello consumistico tristemente omogeneo, sì che il mondo sia tutto una sterminata periferia che obbedisce a pochi, intangibili, centri di potere
ma la spinta è, mi pare ovvio, la forsennata e perenne ricerca di un mercato sempre più vasto e capillare, quindi più o meno quel che pensava il barbuto filosofo di treviri
certamente non è solo un fatto di mercato, sicuramente c’è un modello umano da imporre, per cui così come abbiamo su tutto il pianeta lo stesso tipo di telefonino o di scarpe ginniche, così l’idea è di avere teste tutte eguali, tutte vuote eguali
ha ragione, caro prof. biuso, le differenze, le diverse visioni del mondo, le culture non omologate sono di per se, sovversive
ecco una domanda: le tradizioni, che in passato, dai tempi dell’illuminismo, era bene superare, oltrepassare, non sono oggi, in fondo, il vero progresso? non ha forse un cuore antico, antichissimo, la risposta più attuale alla dura lotta che ci aspetta?
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mi scusi prof., ma vorrei fare un appello agli altri lettori del sito:
questo bellissimo sito è sicuramente letto da tante persone qualificate e di certo molto più colte ed intelligenti di me; vi prego, venite a commentare anche voi, perchè i tanti interessantissimi spunti che ci sono non meritano esser raccolti solo da me e pochi altri (filippo, la sig.ra aurora per esempio)