di Fabrizio De André
nell’arrangiamento (magnifico) della Premiata Forneria Marconi
(1979)
La prima versione di questa canzone è del 1971 e fa parte dell’album Non al denaro, non all’amore né al cielo, ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgard Lee Masters. Il giudice è Selah Lively, preso in giro da tutti -gli umani son feroci- per la sua altezza e trasformatosi poi in arbitro della vita e della morte altrui.
Il pubblico moralismo condanna la vendetta come sentimento e pratica poco consona alla gente per bene. E in effetti molta vendetta non è altro che semplice risentimento, che lascia il vendicatore in balia dei suoi nemici. Ma vendetta è anche l’oggettiva presa di distanza dall’alterità che ci ha fatto del male, il lasciare l’altro alla sua nullità. Il giudice di De André mi sembra esprima tale oggettività, che non teme le morali ed è libera da ogni senso di colpa.
7 commenti
agbiuso
In una delle mie due città -Catania- si è in attesa della nomina da parte del Csm del nuovo Procuratore della Repubblica. Una carica fondamentale nell’ambito giudiziario. Ebbene, a proposito di giudici molto discutibili, la situazione non è per nulla confortante, come si può capire dal blog di Sonia Alfano: Due amici impresentabili per una sola Procura
agbiuso
Non sbaglia, caro Diego. La figura del giudice è cambiata anche perché oggetto di attacchi feroci da parte della mafia e della politica mafiosa. E nell’Italia contemporanea uno solo dei tre poteri -quello giudiziario, appunto- si pone spesso a salvaguardia della giustizia e dell’equità.
Spesso, non sempre. Le decisioni del CSM, ad esempio, rivelano a volte quanto la corruzione alligni pure tra i magistrati, nel senso che è lo stesso CSM a essere corrotto, come quando negò a Falcone di succedere a Caponnetto a capo della procura di Palermo -preferendogli un oscuro burocrate di nome Meli-, decisione che segnò la fine di Falcone e della sua azione di contrasto del fenomeno mafioso. Più di recente, quanti giudici sono stati condannati per essersi venduti a Berlusconi e ai suoi avvocati o sono sospettati di averlo fatto? Quanti giudici amici del tiranno siedono in Parlamento, anche con importantissimi incarichi?
Per fortuna tanti altri magistrati guardano soltanto alla Costituzione e sono persone straordinarie. Tra queste vorrei ricordarne due con le quali ho avuto -per ragioni assai diverse- direttamente a che fare: Silvia Clerici e Giuliana Sammartino.
Le canzoni di De André, comunque, non mi sembra insistano proprio sulla funzione giudiziaria ma presentano una simbologia assai più ampia.
In Storia di un impiegato -l’opera più direttamente politica di De André- il giudice è certamente espressione dell’intero potere sociale, sino a ricordare all’imputato (in Sogno numero due) la sua stessa “urgenza di potere” e ponendo tutto sotto un segno onirico e ironico (“Ascolta, / una volta un giudice come me / giudicò chi gli aveva dettato la legge: / prima cambiarono il giudice / e subito dopo / la legge. // Oggi, un giudice come me, / lo chiede al potere se può giudicare. / Tu sei il potere. / Vuoi essere giudicato? / Vuoi essere assolto o condannato?”).
Tornando al Giudice di Lee Masters, il verso “non conoscendo affatto la statura di dio” mi sembra sia stato qui interpretato in modi opposti da real_gone e da Laura Caponetto. Questo vuol dire che ci si trova di fronte non tanto a dei testi ideologici quanto a delle opere d’arte.
diegob
c’è una cosa che mi frulla in capo, da quando ho letto questo thread ed anche i commenti degli amici lettori
la figura del giudice, nel nostro immaginario, non è però mutata?
quando il grande fabrizio scriveva «il gorilla», per esempio, il giudice era l’incarnazione del potere costituito, un giudice feroce con il rubagalline e mansueto con le persone potenti
oggi, nell’italia di oggi, spesso il giudice ci pare l’unico personaggio che stà dalla parte della legalità, che cerca, a volte perdendo anche la vita, di indagare sulle malefatte dei potenti
sicuramente vi sono anche giudici per nulla simpatici, ma nel complesso, magari anche con un pò di mitologia, oggi la figura del giudice la leggiamo in modo del tutto diverso
sbaglio?
Laura Caponetto
Questa versione di Un giudice mi piace moltissimo.
Nel giudice di De Andrè ho sempre letto la storia di una graduale corruzione d’animo derivante dal potere acquisito. Così, inizialmente il giudice prende le distanze (come scrive il prof. Biuso) da chi l’ha ferito, si vendica, ma, col passare del tempo, si sente sempre di più simile a dio (poichè, come lui, può disporre della sorte degli uomini, arbitro in terra del bene e del male). Fino alla fine dei suoi giorni, quando, credendosi addirittura superiore a dio, si genuflette non in segno di rispetto, ma per abbassarsi alla sua altezza.
Dell’album live del 1979, trovo particolarmente interessante l’arrangiamento di Bocca di rosa.
Andrea Tavano
Un album che ho letteralmente consumato. Un connubio unico e sublime.
amelia
Grazie Alberto ! Parole illuminanti in un periodo di falso perdono e di buonismo ipocrita…
real_gone
Di questo album trovo davvero bello l’arrangiamento di Amico fragile, canzone in sè già bellissima, ma impreziosita da due bei assolo di Franco Mussida…
Nella canzone di De André, oltre al tema dello scherno e della vendetta, comune al testo di Lee Masters, vi è un finale accenno polemico alla viltà del giudice, come altrove nella produzione del cantautore: penso al Il gorilla (che pure è un rifacimento di Brassens) o all’album Storia di un impiegato.