Che cosa significano le parole di La Rochefoucauld e di Proust: «Si je ne t’aime pas, tu m’aime»? («Se non ti amo, tu mi ami», L’Indifférent [1896], Einaudi 1978, p. 30). Probabilmente non si tratta di una verità letterale ma vuol dir questo: “quando il tuo amore non mi interesserà più, allora cambierà la mia lettura dei tuoi gesti e in essi vedrò l’amore che prima non vedevo, perché desideravo un amore più grande”. Ancora una volta, l’amore e la vita sono un gesto ermeneutico.
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3 commenti
antonella
“Permanere” nella espressività infantile non potrà mai permettere ad una relazione di crescere e di allontanarsi da quella sorta di “fissazione” a ripetere schemi e stilemi che provengono dal ricordo comportamentale della coppia genitoriale.
Forse la sfida, per crescere nella relazione è proprio l’abbandono degli schemi già visti e certo non elaborati in prima persona, ma mediati dall’amore e dalla protezione che sempre il bambino attua nei confronti del genitore.
Più che un ricordo, l’amore s’improvvisa e si “fa” ogni giorno.
agbiuso
Non ha affatto “deragliato dal tema”, caro Diego, tutt’altro.
Quanto lei afferma a proposito della dimensione infantile -nel senso migliore- dell’innamoramento, è confermato da molte ricerche empiriche.
L’amore non si può forse “pensare” nella sua totalità e radicalità ma lo si può e lo si deve comprendere, per viverlo meglio. E’ quanto millenni di riflessione e di arte hanno tentato.
L’amore e la morte (il tempo) sono le vere scaturigini, insieme alla meraviglia, della filosofia.
diegob
è difficile discorrere intorno all’amore, senza rischiare di scivolare in un sentimentalismo convenzionale; io sono convinto che per l’amore fra due persone, rientrino in gioco comunque riminiscenze della primissima esperienza di relazione; infatti boncinelli(*) afferma che due innamorati non a caso hanno espressioni infantili, recuperano perfino lo stile delle affettuosità primordiali di cui siamo stati oggetto; quindi l’amore è sostanzialmente un viaggio nei ricordi, dove entrambi ci si improvvisa mamma e bimbo/a; infatti nei primi mesi della nostra vita il nostro io non è definito e distinto, siamo tutt’uno con la fonte stessa del nostro appagamento; e questo, si ripete anche nel gioco dell’amore; io non credo che l’amore lo si possa «pensare» perchè la sua fisicità è assoluta e primordiale
mi perdoni la lunghezza, carissimo prof. biuso ed anche forse, il deragliamento dal tema
(*) http://www.festivaldellamente.it/eventi_dettaglio.asp?id=246