Erodoto, Storie, 5,4 – Sui Trausoi
Τραυσοὶ δὲ τὰμὲν ἄλλα πάντα κατὰ ταὐτὰ τοῖσι ἄλλοισι Θρήιξι ἐπιτελέουσι, κατὰ δὲ τὸνγινόμενόν σφι καὶ ἀπογινόμενον ποιεῦσι τοιάδε: τὸν μὲν γενόμενον περιιζόμενοι οἱ προσήκοντες ὀλοφύρονται, ὅσα μιν δεῖἐπείτε ἐγένετο ἀναπλῆσαι κακά, ἀνηγεόμενοι τὰ ἀνθρωπήια πάντα πάθεα: τὸν δ᾽ἀπογενόμενον παίζοντές τε καὶ ἡδόμενοι γῇ κρύπτουσι, ἐπιλέγοντεςὅσων κακῶν ἐξαπαλλαχθεὶς ἐστὶ ἐν πάσῃ εὐδαιμονίῃ.
I Trausi dal canto loro, mentre per tutto il resto seguono i costumi degli altri Traci, riguardo a chi nasce e a chi muore si comportano così: seduti intorno al neonato i parenti piangono, deplorando tutti i mali che egli, essendo nato, dovrà sopportare ed enumerando tutte le sofferenze umane; invece il morto lo seppelliscono scherzando e in piena allegria, aggiungendo come spiegazione che, liberato da tanti mali, egli è ormai in una condizione di piena felicità.
8 commenti
Tina messineo
Caro Alberto, non solo grazie alla pagina di Erodoto, che ci hai ricordato tanti anni fa, e alla poesia “Amore e morte” del Leopardi, letta a lezione, ma ora il trascorrere della vita stessa mi ha resa davvero consapevole che “l’essere delle cose finite in quanto tale ha come proprio in sé il germe del trapassare, l’ora della della loro nascita e l’ora della loro morte”( Hegel).
La domanda che 8 anni fa ti rivolsi è davvero diventata consapevolezza piena. E dunque “Amare” ora so esattamente cosa significa. Una gioia priva di scopi deve guidare il nostro stare al mondo! Questa è natura!
agbiuso
Sono orgoglioso di avere lettori e amici come le persone che frequentano questo sito.
Paolina Campo rammenta un disincanto che non era e non è disperazione ma è forma della lucida calma con la quale guardare il mondo.
Illumination testimonia del fluire della vita, nelle sue nascite nelle sue morti, e mi ricorda che natura è anche questo e sarebbe sciocco, oltre che inutile e contraddittorio, contrastarla.
“Potrebbe bastare avere la fortuna e la coscienza di essere parte di questa vita e di questo mondo e ‘vivere’ per amore?”
E’ una domanda bella e importante, per la quale non ho una risposta diversa dalla nostalgia di Cioran verso “la dolcezza di prima della nascita, la luce della pura anteriorità”.
illumination
Non è facile riflettere su tale argomento:tutto, e il suo contrario, niente, è corretto.
Sono madre e quando mio figlio era neonato guardandolo assieme a te, Alberto, ho espresso le mie paure per ciò che lo avrebbe aspettato nella vita;ricordo ancora la tua espressione di disapprovazione per i problemi che mi stavo ponendo.
Non provo alcun senso di colpa per averlo messo al mondo ma,certo,sarebbe bello che la vita lo graziasse da dolori e sofferenze.
Se la natura,come spesso ci ricordi, Alberto, non va contrastata anche il mettere al mondo dei figli risponde ad un ordine naturale da non sovvertire solo perché l’uomo è così imbecille da mandare tutto al diavolo!
In questo momento “sto aspettando” che una persona a me cara muoia ma non c’è gioia o allegria in me e in nessuno di quelli che la amano.
Potrebbe bastare avere la fortuna e la coscienza di essere parte di questa vita e di questo mondo e “vivere” per amore?
Non so esprimere meglio il mio pensiero,lascio comunque questo commento.
Paolina Campo
Ricordare, riflettere, pensare: attività della nostra mente che risponde agli stimoli di chi è davvero capace di scuotere le coscienze.
Ricordo una mia ex compagna di liceo, una tipa tutta d’un pezzo, capelli corti, molto composta e per bene.
Non era il tipo che si perdeva nelle solite cottarelle tipiche degli adolescenti. Lei sembrava avere superato quella fase già da tempo, nonostante la giovane età.
Riusciva a perdersi in discorsi esistenziali sul perchè e sull’inutilità della vita condannando tutti i genitori che, diceva, erano tali solo per puro egoismo.
Queste affermazioni mi sconvolgevano, cozzavano assolutamente con il mio sentirmi “femmina”, quindi detentrice di un dono bellissimo quale è quello della maternità. La mia disincatata compagna di classe era forse un pò troppo severa con la vita, ma la sua saggezza riusciva a vedere oltre i sogni di una ragazzina. Oggi, a distanza di tanti anni, penso ancora alle sue parole e, chissà, forse aveva ragione.
agbiuso
Grazie ai lettori che, come lei, arricchiscono il sito con i loro interventi.
Adriana Bolfo
Leopardiani prima di Leopardi: la saggezza sulle questioni fondamentali e la riflessione, nuda e cruda, sulla vita non patiscono limiti né di tempo né di cultura né di culture.
E grazie anche a chi, con brevi richiami, ci invita a riflettere…
agbiuso
Bellissima riflessione e concreta testimonianza la sua, Diego.
Grazie.
diegob
Saggezza profonda. Quando si osserva i propri figli, da piccoli, che giocano spensierati, non è infrequente provare un sottile senso di colpa nei loro confronti, per quando, prima o poi, capiranno la durezza del vivere. Ricordo quando ero piccolo, mia madre era severa, giustamente, e mia nonna cercava di mitigare questa severità affermando: i g’aveà tempo de capìe cose l’è a vita! (avrà tempo di capire cos’è la vita).
D’altro canto, per converso, ai funerali, spesso emerge questa sottile, a volte a malapena celata, allegria. Specie, com’ è ovvio che sia, se la persona defunta ha cessato di soffrire e di far soffrire chi gli stà accanto.
Comunque, è sempre motivo di stupore come il pensare di gente antica sia poi così simile al nostro vero sentire, oltre le forme retoriche della cortesia.