È uscito il numero 9 di Vita pensata, Rivista mensile di filosofia
Indice del numero 9 – Marzo 2011
Editoriale: Femmina (con Giusy Randazzo), p. 4
Irenäus Eibl-Eibesfeldt (I parte), pp. 22-31
Donne senza uomini, (con Giusy Randazzo), pp. 39-40
La donna che canta, pp. 41-42
Prospettive sulla guerra civile, pp. 46-47
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8 commenti
diegob
aggiungo, permettetemi cari amici direttori, una breve riflessione da «tipografo» intersecata con un pensiero anche da studioso (dilettante) delle forme di comunicazione
la versione in pdf, ad un primo superficiale giudizio, potrebbe apparire ridondante rispetto alla versione «ipertestuale», una sorta di orpello estetico, una sorta di «nostalgia» della carta
e invece mi sono reso conto che, in termini d’esperienza di lettura, la lettura dell’impaginato rende possibile una maggiore concentrazione, oltre al vantaggio ottico non banale delle colonne più strette (l’occhio fatica ad andare a capo sulle colonne larghe), la nostra mente si organizza ad un leggere «da libro»
un ipertesto è utile per la consultazione ma determina una dispersione della concentrazione «sul merito»
in ogni caso trovo ottima l’idea di non poter apporre commenti anche nella versione ipertesto, perchè è molto importante per entrare in un testo capire quali sono i suoi confini, mentre la lettura a «nuvola» che ci impone il web non riserva la stessa quiete mentale, se non sai dove sei, non entri nel profondo di quel che sta scritto
compatibilmente con le mie esangui finanze da artigiano trovo anche molto utile stampare su carta le preziose pagine, ma comunque anche senza concedersi quel lusso, direi che la rivista «c’è»
agbiuso
Nel suo testo non ci sono né lacune né imperfezioni. La ringrazio, cara Campo, dei suoi commenti sempre pervasi di rigore e di passione per la filosofia.
Condivido, naturalmente, quanto da lei scritto, compreso il giudizio sul libro -davvero “bellissimo”- di Konrad Lorenz.
Paolina Campo
Davvero divertente lo spot su BOOK, divertente e triste se si pensa che molti avrebbero bisogno di vedere spesso tale spot.
L’articolo dedicato all’etologia mi ha fatto pensare al bellissimo libro di Konrad Lorenz, “L’anello di Re Salomone” e precisamente ad una frase che si può leggere quasi all’inizio del libro.
Dopo aver descritto, simpaticamente, le disavventure del suo papero Martino che si era fidanzato con la sua oca addomesticata Martina, Lorenz scriveva:
“E mentre seguivo ancora con lo sguardo le oche che volavano basse sull’acqua e scomparivano alla prossima curva del fiume, fui improvvisamente colto da quel senso di meraviglia per le cose note e familiari che è all’origine della filosofia”.
Stupore e gioia davanti al fatto evidente che conoscenza e apprendimento sono determinanti nel comportamento degli esseri viventi.
Già, perchè oggi si è perso di vista cosa veramente dia gioia e provochi in noi lo stupore che ci permette di andare oltre la nostra inevitabile imperfezione.
Un soggettivismo arrogante che crede di non avere bisogno di altro che di sè stesso per agire nel migliore dei modi possibili, semina su un terreno arido e raccoglie frutti acerbi.
La differenza oggi è “tra chi pensa e chi non pensa”; tra chi crede di doversi nutrire di conoscenza per dare sempre più vigore a “quel valore pragmatico dell’esempio”, e chi di certo nutrimento sente di non avere bisogno.
Aristotelicamente, penso che già a partire dal nucleo familiare vada coltivata l’idea della “certezza dell’impegno”, perchè i nostri figli possano aprirsi al mondo con occhio critico e umile.
Ho imparato, studiando ” La mente temporale”, che il nostro è un “corpo isotropo”. I libri ci permettono di scoprire sempre nuovi orizzonti e capire quanto siamo piccoli di fronte ad un mondo stracolmo di significati, a cui dobbiamo lanciare le giuste esche per afferrarne qualcuno.
Mi scuso delle imperfezioni e delle lacune che vi possono essere in questo mio testo. Penso però che forse è sempre meglio esprimersi che rimanere indifferenti.
Grazie.
Biuso
«In omnibus requiem quaesivi et nusquam inveni nisi in angulo cum libro». Quest’affermazione di Tommaso da Kempis mi ha sempre sostenuto nell’amore senza fine per i libri. In essi si condensa -come in nessun altro luogo, relazione, strumento- la parola, questa meraviglia, incrocio del mondo, enigma sempre nuovo. Il libro è uno di quei pochissimi oggetti che non possono essere migliorati, poiché è già perfetto (lo si vede anche in questo divertito e intelligente filmato); gli strumenti elettronici si affiancano a esso ma non possono sostituirlo.
Ha ragione, Diego, ad avvertire un «disprezzo sempre più cupo» verso il pensiero e dunque verso la parola scritta. Inquisizioni (papiste), totalitarismi (nazicomunisti), fanatismi (islamisti) hanno bruciato libri nelle piazze e nelle biblioteche. In alcuni luoghi dell’Occidente teleliberale, e soprattuto in italia, il disprezzo per i libri è evidente, diffuso e addirittura motivo di vanto: il fallocefalo al governo si vanta di non leggere un libro da decenni «perché non ha tempo» e il vandalo che gli fa da ministro dell’economia sostiene che «la cultura non si mangia», mentre qualunque studioso di fenomeni sociali e storici sa che è vero esattamente il contrario. Leggere è dunque un’attività radicalmente politica, è la salvezza del singolo e della polis. Oltre a essere un immenso piacere.
diegob
Mi ha colpito il contributo di Alessandro Generali, Flashbook, per vari aspetti. Anzitutto c’è il tema, sempre interessante su cosa sia, e quali significati abbia il libro, questo protagonista così importante dell’umana vicenda. In fondo è segno dei nostri tempi bui trovarsi a considerare il libro, il leggere, come un evento dal connotato «sovversivo». Per tanti anni, quando andavo a scuola io, abbiamo vissuto con l’idea che l’autorevolezza, la pacata e rispettosa considerazione sociale fossero attributi dei libri ormai acquisiti, condivisi. E invece no, ci ritroviamo nella consapevolezza che i libri a taluni danno proprio fastidio, e questa campana del disprezzo verso il pensiero rintocca sempre più cupa.
Di grande fascino, comunque, ogni protesta basata sul silenzio, e il silenzio ha come una proprietà magnetica di «caricarsi» di significato esteriore ed interiore.
La regola del silenzio poi è significativa: in un mondo caotico, dove più che la sobrietà e la misura dominano l’arroganza e la superficialità, la risposta più inquietante è il silenzio.
Mi torna in mente il film di Truffaut, Fahrenheit 451, con la sua inquietante parabola. I libri oggi forse non si bruciano, ma si annegano, nel mare dell’informazione disonesta, e forse anche nel mare dei troppi libri inutili, che soffocano quelli buoni.
Flashbook, un’idea interessante.
Giusy Randazzo
Per Paolina
Mi permetto di ringraziare Paolina per l’entusiasmo con cui parla della Rivista. L’impegno è notevole, ma lettori come lei sono una gratificazione che conforta e affranca dalla fatica.
Per Diego
“una rivista di filosofia che non galleggia fra le nuvole, ma scava nella terra, nella terra viva”
Caro Diego,
questo è il complimento più bello che la Rivista abbia mai ricevuto.
diegob
da una prima lettura, troppo rapida per ora, traggo un’impressione; secondo me il tema di fondo, la trama costante che permane in questa bella rivista, e pian piano emerge sempre più distinta è la vita concreta in una sempre più chiara consapevolezza che il pensiero è incardinato nei corpi vivi e veri, nella loro storia; non a caso in numerosi articoli è decisiva la questione animale, che ci interroga; e anche la donna, tema di questo numero, è un tema dove la corporeità è essenziale, giacchè le donne, anche senza filosofia, sono molto meno cartesiane degli uomini; è vero, come giustamente è scritto, che anche i maschi sono generati da una donna, e io credo che la donna sia il vero essere umano, nella sua completezza e ricchezza, e il maschio, in qualche modo, l’eccezione semplificata; comunque il tutto in una rivista di filosofia che non galleggia fra le nuvole, ma scava nella terra, nella terra viva; del resto, ogni discorso di libertà è un discorso sulla vita nella sua concretezza; complimenti a chi organizza la rivista, complimenti sentiti
Paolina Campo
Attendo sempre con impazienza il nuovo numero di “Vita pensata” ed ogni volta ne resto piacevolmente coinvolta, a cominciare dalla copertina. Una figura eterea di donna che si esprime con grande femminilità, eleganza, grazia, mistero.
Ho letto tutto d’un fiato l’editoriale: è vero, una donna non ha bisogno dell’otto marzo per essere celebrata, non ha bisogno di un mazzo di fiori per essere felice se insieme a quel mazzo di fiori non c’è rispetto, condivisione, relazionalità.
Grazie, quindi, per le belle pagine e per le foto in cui è possibile leggere ancora.