È uscito il numero 8 di Vita pensata, Rivista mensile di filosofia
Indice del numero 8 – Febbraio 2011
Editoriale: Sulla fine (con Giusy Randazzo), p. 4
Islam. Immagini e forme, pp. 37-38
Le armi, la morte, pp. 39-41
Oltre la morte?, pp. 45-46
You don’t know Jack (con Giusy Randazzo), pp. 47-48
La fine di tutto, pp. 49-51
5 commenti
agbiuso
Questa onestà intellettuale le fa onore. Grazie dell’informazione.
diegob
Caro prof. Biuso, per onestà verso i lettori, debbo specificare che l’immagine del foglietto è più o meno quella che usa Bill Bryson nel libro divulgativo Breve storia di(quasi) tutto, anche se mi pare che scriva «libretto» delle istruzioni.
agbiuso
Caro Diego,
la ringrazio per aver compreso il significato del mio riferimento costante alla grecità.
Davvero molto efficace, nel suo commento alla recensione di Augusto Cavadi, l’immagine del “foglietto di istruzioni” che “passa da un organismo ad un altro”.
Condivido pienamente le sue tesi avverse all’antropocentrismo.
diegob
Mi scuso se aggiungo un’altra nota di lettura.
Il prof. Cavadi, sulla rivista ha scritto, con il suo stile sempre nitido e comprensibile, una ben articolata recensione di uno dei tanti libri che hanno per oggetto la morte.
Fra le frasi riportate, la più giusta, secondo me, è quella di Remo Bodei: «perché io dovrei avere dei privilegi rispetto a una rosa o a un cane?»
Ma perchè poi tante domande intorno alla morte? Io credo che esista solo la vita, con una sua durata. Ma l’errore è, a mio sommesso avviso, che misuriamo la nostra vita umana sulla durata del nostro corpo. Sbagliato, direi.
Se riferiamo della vita di un altro animale, noi consideriamo la vita del gruppo, della colonia. Se affermo: «in quel bosco vivono da centinaia di anni le marmotte, e ci vivranno ancora per secoli», non considero che una singola marmotta campa circa 15 anni, e non dico «le marmotte vivono in quel bosco per quindici anni circa». Del resto, la vita, altro non è che il trasmettere le informazioni contenute nel filamento del DNA. Il foglietto con le istruzioni, passa da un organismo ad un altro, ma, la vera morte è solo quando si perde quel foglietto.
diegob
ho letto con grande interesse la recensione de la fine di tutto, per il tema, sempre presente per altro nel suo lavoro filosofico, del rapporto a mio avviso imprescindibile fra filosofia e scienza; ovviamente è quasi un secolo che è tramontato l’ottimismo positivista e la scienza, e laddove ci si interroga sull’estremo, l’estremo del tempo, l’estremo dell’intimo della materia, l’estremo del confine incerto, direi inesistente, fra materia e vita, ecco che la filosofia è l’unica soluzione; è evidente che il suo costante richiamo ai greci, caro prof. biuso, non è erudizione, citazione elegante, ma consapevolezza che si possa ancora sapere, ma solo in quel modo; ci torneremo su, perchè l’argomento è centrale, è forse il senso stesso del pensare per davvero