Finis Schiele, Finis Austriae
Schiele e il suo tempo
Milano – Palazzo Reale
Sino al 6 giugno 2010
Più il suo tempo che Schiele in questa mostra. Protagonista infatti è Vienna, è l’Austria, che da Impero millenario e terra felix precipita nella catastrofe della Prima guerra mondiale. Negli anni che precedettero la Finis Austriae l’arte figurativa visse una stagione di profondo rinnovamento. Dall’ornato baroccheggiante e ormai esausto, gli artisti della Secessione transitarono a nuove forme: assai più sobrie, razionalistiche e insieme inquietanti. Gustav Klimt fu il grande sciamano -era così che si presentava- di tale trasformazione. Ma i risultati più grandi e innovativi furono raggiunti da Egon Schiele. Nei pochi anni della sua produzione, morì ventottenne di febbre spagnola proprio alla fine del conflitto, Schiele accese la tela con i suoi colori densissimi -che fossero il rosso, il nero, l’arancione, il blu- spalmati in forme mai viste, ben figurative ma nello stesso tempo pronte alla dissoluzione, come se le linee, gli angoli, i cerchi dei suoi ritratti e delle città non potessero più contenersi nei limiti di antiche misure ma dovessero esplodere in una calma, immobile angoscia.
I due magnifici Eremiti formano una massa unica e potente; la sensualissima Donna distesa -una delle ultime opere- è fatta di due colori e di puro desiderio; nell’Autoritratto con alchechengi si condensano tutta la forza psicologica, l’armonia della struttura, la perfezione cromatica che nutrono la mente di chi guarda Schiele.
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