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Stoccolma

Sul numero di aprile della rivista del Touring Club Italiano leggo (pp. 22-23) che Stoccolma si è classificata prima tra le città più verdi d’Europa per il 2010. L’obiettivo dell’amministrazione svedese è diventare entro il 2050 «indipendente da petrolio e affini». Uno dei quartieri della città –Hammarby Sjöstad– è costruito in questo modo: «coibentazione delle facciate, doppi vetri, illuminazione a basso consumo, caldaie a biogas, energia solare trasformata in energia elettrica e utilizzata per il riscaldamento dell’acqua, riutilizzo della pioggia, impianto di trattamento delle acque, spazzatura raccolta con una rete pneumatica nel sottosuolo (niente cassonetti!), rifiuti organici trasformati in biogas utilizzato sia dai nuclei familiari sia come combustibile per i mezzi pubblici. E poi, verde, metropolitana elettrica per il centro città, piste ciclabili, car sharing»…Una foto del quartiere illustra con efficacia tutto questo.
Qualcuno dirà: “sì, va bene ma gli svedesi sono tristi e per mesi non hanno luce sufficiente”. L’inverno è buio, vero, ma la tristezza mi sembra un luogo comune. A me Stoccolma è parsa una capitale imponente e insieme rilassante, fredda e luminosa, felice di se stessa e dei propri limiti. Visitarla col battello che attraversa le sue isole, vederla dall’alto della torre di Kaknastornet, percorrerla a piedi fra le stradine di Gamla Ston o i grandi viali dei quartieri contemporanei o passeggiando lungo il lago Malarstrand, significa conoscere uno dei luoghi forse meno celebrati ma più belli d’Europa.
Le altre finaliste al concorso sono state Amburgo, Amsterdam, Bristol, Copenaghen, Friburgo, Münster e Oslo. Nessuna città italiana, ovviamente e tragicamente. Siamo noi a essere tristi.

3 commenti

  • Biuso

    Maggio 3, 2010

    Grazie, cara Maria. Una testimonianza bellissima e che dà speranza.
    Sì, anch’io penso che la Sicilia sia una terra irredimibile, come se in essa si condensasse troppa e insostenibile bellezza, come se fossero necessari i milioni di siciliani servi e insozzati per dare equilibrio a una terra di luce quale è l’Isola.
    Ma dobbiamo essere puliti per noi stessi, prima che per gli altri. Non importa che vicini di casa, negozianti, familiari o alunni ci guardino perplessi e forse sprezzanti. E’ per la nostra terra antica e sacra che lo facciamo.

  • Maria D'Asaro

    Maggio 3, 2010

    La tentazione di fuggire da Palermo, dall’Italia è veramente forte.
    Riporto una mia esperienza trascorsa:
    “Sapevo che sarebbe stata dura rimuovere le lattine, le cartacce, i tanti rifiuti che nei vasi soffocavano le rare e sofferenti piantine.
    Ma ancora più difficile è stato sostenere lo sguardo stupefatto dei passanti e dei vicini di casa. “Ma a questa, chi glielo fa fare? Tanto domani saranno di nuovo piene di rifiuti. Il negoziante di fronte al quale erano sistemati i vasi mi apostrofa bruscamente: “Ma che fa lei qui?” Gli spiego che non mi piaceva la vista dei vasi sommersi dalla spazzatura e, poiché avevo piantine in esubero nel mio balcone, volevo ripulire e trapiantare. Mi fissa con uno sguardo duro, che esprimeva disappunto e imbarazzo.
    Si perché a Palermo, in una via anonima di periferia, una signora che, con guantoni e paletta, desidera sistemare delle fioriere di terracotta, è un’aliena. E’ impensabile che ci si occupi di un territorio che non sia il balcone di casa.
    Tra gli sguardi curiosi e increduli, c’era quello di un mio alunno. Frequenza irregolare, alunno “a rischio”. A lui ho detto semplicemente: “Sai, non mi piaceva che fossero così sporche, mi piacciono le piante, è più bello così”. Mi ha fissato un istante in silenzio. Poi è andato.
    Tutto questo è successo il 23 maggio del 2008: non l’ho detto a nessuno ma in cuor mio dedicavo umilmente a Giovanni Falcone e alla sua scorta i fiori che ho piantato e il mio, piccolissimo e quasi insignificante, tentativo di controllo civico di una particella di territorio. Sono passati due anni: con un po’ d’acqua in estate e una piccola manutenzione invernale, le piantine sono vive e vegete. A testimoniare la voglia di resistere, a Palermo, alla violenza e all’incuria.”

    Continuo a pensare però che Palermo (forse anche l’Italia, ma non ho elementi suffcienti per affermarlo) sia irredimibile.

  • Anna Scirè

    Aprile 29, 2010

    Caro Alberto, ho letto le tue parole con profonda partecipazione.
    In questo periodo mi trovo a Berlino, e ogni giorno apprendo con meraviglia quante cose sono possibili all’interno di una società umana basata su valori come il rispetto ambientale, la sobrietà nei consumi, l’amore per il territorio. Qui in Germania ci sono anche dei siti web in cui la gente inserisce degli annunci con tutti gli oggetti di cui si vorrebbe disfare senza tuttavia buttarli… e può capitare di trovare anche degli annunci che regalano “una mensola”, o “10 grucce”.
    Certo, fa sorridere.
    Gli automobilisti spesso spengono il motore al semaforo rosso. Ma molte persone, in realtà, non hanno neppure la patente.
    Lo so, forse sembra un po’ esagerato.
    Ma lo trovo anche immensamente umano.
    Il turbine insensato della grande scatola televisiva , il degrado culturale di questi ultimi anni, la vergogna politico-sociale…ci hanno in qualche modo derubati da un lato dell’antichissimo e semplice valore della solidarietà con gli altri esseri e con l’ambiente, e dall’altro lato anche del sogno del futuro, del vero progredire, della vera evoluzione possibile.
    E’ vero, siamo noi ad essere tristi, e tristemente “insostenibili”.
    Speriamo di poter mettere in moto delle cause più innocue e creative, affinché almeno le generazioni future possano vivere in un’Italia migliore di quella attuale.

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