di Xiaolu Guo
Con Huang Lu, Wei Yi Bo, Geoffrey Hutchings, Chris Ryman
Gran Bretagna, Germania, Francia – 2009
Li Mei non si è mai allontanata dal suo villaggio nella Cina profonda. Fa piccoli lavori ed è oggetto di attenzione da parte dei ragazzi del paese. Il trasferimento in una delle rinnovate città cinesi dove crescono ovunque palazzi e grattacieli significa prostituzione ma anche il legame con un killer che morendo le lascia danaro sufficiente per coronare il sogno dell’Europa. A Londra, però, tutto sembra ricominciare con la stessa indolenza, con la stessa solitudine, con lo stesso spreco delle occasioni che pur le si presentano.
“Pardo d’oro” al Festival del cinema di Locarno 2009, il film descrive in modo realistico e privo di propaganda -positiva o negativa- la vita dei cinesi, in patria e fuori. Al centro vi sono il corpo della ragazza e soprattutto la fame. Non a caso Li Mei ripete di continuo «ho fame» e il cibo, l’atto del mangiare, è il costante filo rosso che coniuga lo squallore del minuscolo luogo d’origine, la tranquilla agiatezza di una casa londinese, l’incontro-scontro con la cultura pakistana e islamica. Senza dirlo esplicitamente, She, a Chinese è un vero film sulla globalizzazione, dei desideri prima che dell’economia.
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