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Il Ministro, il Cepu e la virtù

In molte Facoltà il pactum sceleris è questo: io ti offro una didattica scadente, un impegno minimo, un livello scientifico basso e in cambio ti assicuro voti alti agli esami e voti ancora più alti per tesi di laurea di scarso valore; prenditi il pezzo di carta e non dare fastidio. Un patto possibile solo perché fa comodo ai peggiori docenti e a molti studenti e famiglie. Il Ministro Mariastella Gelmini Tremonti sostiene che la decisione di tagliare fondi agli Atenei che risultano “non virtuosi” (sulla base in realtà di «criteri improvvisati, arbitrari, parziali» [ANDU]) li purificherà dal male. L’effetto, invece, sarà tutto l’opposto: l’Università tende verso il suicidio a causa della corruzione interna ma i vari governi che si sono succeduti (e l’attuale più di ogni altro) le offrono la pistola carica. La grottesca “virtù” di cui i ministri parlano consiste infatti in due ben precisi elementi: tagli drastici che costringeranno, fra l’altro, ad alzare -e di molto- le tasse di iscrizione; esami facili per tutti, visto che tra i criteri per i finanziamenti c’è il numero di esami superati in tempo dagli studenti. Insomma, più che virtù è Cepu.

2 commenti

  • Biuso

    Luglio 28, 2009

    Caro Dario, la tua analisi è lucidissima e da me totalmente condivisa.
    Una versione più ampia di questo intervento -apparsa su Girodivite– conferma quanto da te sostenuto.

  • Dario Generali

    Luglio 28, 2009

    Caro Alberto,

    purtroppo questa politica universitaria ha nei tagli di Tremonti, eseguiti
    dalla segretaria Gelmini, solo il suo improvvido epilogo, ma è stata
    perseguita in modo equanime, come anche tu poni in evidenza, sia dai governi del centro destra, che da quelli del centro sinistra.
    A partire dal ministro Berlinguer si sono inseriti forti disincentivi di
    carattere economico alla selezione, imponendo di fatto alle università di
    promuovere la maggior parte degli studenti, anche a fronte di una loro
    preparazione assai approssimativa. Proprio questa incapacità di formulare
    politiche effettivamente democratiche e finalizzate al bene pubblico è stata
    alla base della delegittimazione della sinistra e della possibilità
    dell’instaurazione della tirannide berlusconiana, che, invece, ben comprende
    che tali politiche porteranno, come dici giustamente, al suicidio della
    scuola e dell’università pubbliche, a vantaggio di organismi privati che le
    sostituiranno, in una logica di ulteriore controllo dell’opinione pubblica e
    di rafforzamento delle barriere alla mobilità sociale.
    La vera differenza, in questo settore, fra i governi di centro sinistra e di
    centro destra, è che i primi pensavano di rendere maggiormente democratiche
    le carriere scolastiche e ottenevano invece il contrario, con una chiara
    eteronomia dei fini, mentre i secondi perseguono con lucidità la
    delegittimazione e la rovina delle istituzioni scolastiche e formative
    pubbliche, spesso, almeno in passato, sedi di elaborazione di pensiero
    critico e di esigenze di libertà intellettuale e sociale, a vantaggio di
    scuole e università private, più facilmente controllabili, possibili
    occasioni di profitto per le stesse società di Berlusconi e dei suoi
    accoliti e aperte solo ai ceti più abbienti.
    Un caro saluto.
    Dario

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