(Der Himmel über Berlin)
di Wim Wenders
Germania, 1987
Con: Bruno Ganz (Damiel), Solveig Dommartin (Marion), Otto Sander (Cassiel), Curt Bois (Omero), Peter Falk (Se stesso)
Rivisto oggi, conserva intatta la sua poesia, la freddezza tenera e malinconica degli angeli. Entità partecipi delle vicende umane ma incapaci di condividerne la materialità se non rinunciando alla propria condizione di immortali. È quanto decide di fare Damiel pur di incontrare davvero la bella e solitaria trapezista Marion. È accettando la finitudine dell’esserci e dello stare che questo angelo vede per la prima volta i colori, annusa l’aria, gusta il cibo, si immerge nell’attrito delle cose. Sino a dire, alla fine, «io ora so ciò che nessun angelo sa».
Una Berlino che non esiste più -lo spazio desolato, allora, della Potsdamer Platz è tornato a essere uno dei luoghi più vivaci e sperimentali di questa splendida città- diventa con Wenders la dimensione sospesa nella quale i versi di Rilke e i suoni di Nick Cave trasformano in senso e in danza il sangue dell’angelo e il muro degli uomini.
2 commenti
Giuseppe Amara
Salve, ho visto Il Cielo Sopra Berlino di Wim Wenders e realizzato una sorta di recensione al film. Su suggerimento del Prof. Biuso allego il link
real_gone
Mi ha davvero commosso in questo film l’intensità con cui i due protagonisti tendono ognuno nella direzione dell’altro: Damiel verso la terra, verso sensazioni che non può comprendere, e Marion, attraverso la ricerca e le domande sulla propria esistenza, verso un’elevazione spirituale. Mi piace pensare che prima che sulla terra, dopo la scelta di Damiel, essi si siano incontrati così, a mezz’aria, come nella scena finale, anche se a piani invertiti.