di Marco Bellocchio
Italia 2009
Con: Giovanna Mezzogiorno (Ida Dalser), Filippo Timi (Benito Mussolini)
Trailer del film
Cinque minuti. Questo è il tempo che il Mussolini socialista massimalista dà a Dio per fulminarlo durante un dibattito a Trento nel 1907 con dei cattolici. Il vano trascorrere dei secondi sarà la prova -afferma- che Dio non esiste. Così comincia il film e così inizia anche la passione della giovane Ida Dalser per il dirigente del PSI. Da tale passione nasce il giovane Benito Albino. Alla carriera di Mussolini, nel frattempo transitato fra gli interventisti ed espulso dal suo partito, questo legame (sancito da un matrimonio in chiesa, mentre Rachele era stata sposata in municipio…) è però di ostacolo. Quando il rivoluzionario diventa il padrone dell’Italia, Ida e il figlio vengono isolati, controllati, reclusi in manicomio. Morranno prima del Duce.
Il film utilizza un raffinato intreccio di narrazione e documentazione, sceglie moduli espressivi del cinema degli anni di cui racconta -sovrapposizioni, dissolvenze, formule testuali dentro l’immagine-, restituisce il dolore degli eventi con un’atmosfera cupa e crepuscolare, nella quale domina il nero. I due protagonisti sono molto intensi e la vicenda culmina nel figlio ormai “pazzo” che imita alla perfezione i comizi del padre, accentuandone l’intrinseca e buffonesca follia.
3 commenti
real_gone
A me il film di Bellocchio è sembrato molto efficace nel descrivere l’oscenità del potere (nel senso di “fuori scena”), ovvero i tremendi retroscena che il sistema conosce per garantirsi l’autoconservazione e mantenere l’impostura, la parvenza luccicante, l’accettabilità. L’occultamento di vicende pericolose al prestigio del regime deve essere perseguito a qualunque costo, contro ogni morale, contro ogni valore. Il personaggio di Ida Dalser, come tratteggiato da Bellocchio (e interpratato magistralmente dalla Mezzogiorno), è comovente e “titanico” perchè si scontra contro (gli anticorpi de) il potere, anche se non del tutto consapevolmente, inseguendo l’ossessione per l’amante e la difesa e l’amore per il figlio.
marco de paoli
Sul film di Bellocchio, aggiungerei in margine la straordinaria interpretazione di Giovanna Mezzogiorno. In certi momenti, in particolare durante il lungo monologo di fronte ai giudici, tutto giocato sul primo piano del volto, mi ha ricordato le confessioni di Liv Ulmann nel miglior Bergmann.
Salvatore Tinè
Ho trovato il film di Bellocchio un’opera di grande interesse, soprattutto per la sua capacità di congiugare la riflessione sul passato dell’Italia con quella sul suo presente. Il fascismo come espressione dell’anomalia italiana ovvero della peculiarità della società italiana mi pare uno dei temi del film il quale fa emergere in modo straordinario attraverso il personaggio di Mussolini il carattere insieme mostruoso e grottesco del regime mussoliniano. Un regime di cui Bellocchio coglie la natura nuova, apparentemente rivoluziaria ma anche il suo rapporto organico con il potere tradizionale della Chiesa: un potere feroce oppressivo negatore dei più elementari diritti della persona umana. L’irrazionalismo “futurista” caratteristico del primo fascismo si risolve nella follia del potere. L’immagine del figlio “folle” che fa il verso del padre mimandone la maschera grottesca mi pare l’intuizione più interessante del film. Si direbbe che la “follia” abbia un doppia faccia: la faccia del potere e quella della ribellione ad esso…