Milano – Palazzo Reale
Sino al 2 giugno 2009
Come nel momento della lotta altri animali cercano di apparire più alti e più forti di quel che sono -rizzando il pelo o aprendo le piume- così gli umani hanno inventato elmi, mostrine, corazze, divise e tutto quel sistema d’abbigliamento utile per la guerra, per vincerla. Le armature dei bushi sono esempi eccezionali di questo vestirsi per la guerra e -più in generale- per il comando.
La mostra permette di osservare da vicino e con attenzione questi abiti complessi e rigidi, geometrici e creativi, diversi gli uni dagli altri pur nella identità della struttura e dei componenti. In particolare, il kabuto -l’elmo- è un oggetto il cui significato va al di là della guerra e condensa in sé forti dimensioni simboliche. Gli elmi si ispirano a elementi naturali e astronomici: Luna, stelle, farfalle, aragoste, conigli, leoni, falchi, orsi, libellule e gli inevitabili draghi. Una selezione delle spade dei samurai mostra la raffinatezza anche di tali strumenti di morte.
Tramite questi oggetti si snoda dunque un percorso nel Giappone medioevale e moderno. Vi compaiono “Signori della guerra”, Shôgun, imperatori che come i contemporanei sovrani europei del XVII secolo costringono i nobili a risiedere a corte nella città di Edo (Tokyo), fino alla formale abolizione dell’ordine Samurai nel 1869. E poi i Ronin, “uomini- onda”, senza più un signore da servire e quindi senza più identità. L’ultima sala della mostra raccoglie esemplari grandi e piccoli dei Robot protagonisti dei cartoni giapponesi degli anni Settanta, chiaramente ispirati ai samurai sia nelle forme che nell’etica. La quale può ben essere espressa da quanto scrisse nel 1632 Yagyu Munenori: «Non ho imparato la via per vincere gli altri ma per vincere me stesso».